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  Come i greci non condividono le diocesi: il Fanar litigherà con la Grecia?

di Nazar Golovko

Unione dei giornalisti ortodossi, 31 ottobre 2021

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ci sono disaccordi tra la Grecia e il Fanar. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Un nuovo metropolita greco è stato nominato per una sede formalmente subordinata al Fanar. C'è già stata una rottura tra la Grecia e il Fanar per questo. Cosa accadrà ora?

Il 21 novembre 2021, il capo del Fanar, il patriarca Bartolomeo, ha celebrato il 30° anniversario della sua ascesa al trono del Patriarcato di Costantinopoli ad Atene, insieme al primate della Chiesa di Grecia, l'arcivescovo Hieronymos. Questa visita potrebbe essere trascurabile, se non per le circostanze che indicano che l'unità greca è in pericolo. Si tratta di uno scontro tra il Fanar e la Grecia. Cosa ci permette di avanzare una simile ipotesi? Una serie di fatti, di cui parleremo in quest'articolo.

"Nuove Terre" – vecchi problemi

I rapporti tra il patriarca Bartolomeo e l'arcivescovo Hieronymos sono al momento piuttosto complicati. Sono aggravati dall'insoddisfazione di molti metropoliti della Chiesa di Grecia per le azioni del Fanar in relazione a una serie di questioni. Al primo posto c'è la disputa sulle diocesi, che formalmente fanno parte della Chiesa ortodossa di Grecia ma sono anche legate al Fanar. Si tratta delle cosiddette diocesi delle "Nuove Terre".

Il problema è sorto dopo che una parte della Grecia ottenne l'indipendenza e la Chiesa di Grecia fu costituita nel 1850. Fu a questa Chiesa, nel sud della Grecia moderna, che si unirono le diocesi del Patriarcato di Costantinopoli nei territori settientrionali. Questi sono i territori dell'Epiro, della Macedonia, della Tracia e delle isole nella parte settentrionale del Mar Egeo. In effetti, queste diocesi hanno una doppia subordinazione: al Patriarcato di Costantinopoli e alla Chiesa di Grecia. Questa subordinazione è regolata da alcuni accordi raggiunti tra le Chiese nel 1928, secondo i quali i vescovi partecipano ai lavori del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia.

Nello Statuto della Chiesa di Grecia del 1969 è stata esclusa la disposizione sulla subordinazione di queste diocesi al patriarca di Costantinopoli, cosa che ha suscitato critiche da parte del Fanar, che da allora ha preso provvedimenti per restaurare e stabilire la propria autorità su di esse. I fanarioti sono particolarmente scontenti del fatto che i vescovi delle "Nuove Terre" siano eletti e ordinati dal Sinodo e, di conseguenza, dai vescovi della Chiesa di Grecia.

Il Fanar ritiene che nessuna riassegnazione del clero appartenente alle diocesi indicate sia possibile senza il consenso del patriarca Bartolomeo. Al contrario, la Chiesa di Grecia sostiene che sia così per le assegnazioni interne nelle "Nuove Terre", ma in nessun modo per le riassegnazioni in generale. Per esempio, se il metropolita di Adrianopoli è nominato alla sede di Greven, è richiesto il consenso del patriarca Bartolomeo, ma se viene trasferito alla sede di Serres, è sufficiente la decisione del Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia. Qualunque cosa sia, il problema del rapporto tra il Patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa di Grecia rimane in una fase piuttosto turbolenta e ciò può portare a diverse conseguenze.

Per esempio, il 30 aprile 2004, il patriarca Bartolomeo, sulla base della decisione del Sinodo della Chiesa di Costantinopoli, ha interrotto la comunione eucaristica e ha smesso di menzionare l'arcivescovo Christodoulos di Atene e di tutta la Grecia (il predecessore dell'arcivescovo Hieronymos). Secondo il metropolita Nikiphoros di Kykkos , la rottura dei rapporti è avvenuta "per un solo motivo: il sempre memorabile arcivescovo ha osato convocare un Concilio dei vescovi della Chiesa di Grecia, in cui sono stati eletti tre nuovi metropoliti nella diocesi delle cosiddette" Nuove Terre" senza l'approvazione del patriarca".

Inoltre, cosa già caratteristica del Fanar, tra le accuse del patriarca contro l'arcivescovo Christodoulos c'erano i rimproveri della sua "cospirazione" con i russi per indebolire l'influenza del Fanar. Poi, nel 2004, un mese dopo, la situazione è stata risolta: è stato raggiunto un accordo tra il Patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa ortodossa di Grecia con l'accettazione dei termini del Fanar.

Il 29 agosto 2015 la situazione si è nuovamente aggravata: i vescovi delle "Nuove Terre" hanno partecipato alla Sinassi dei vescovi del Patriarcato di Costantinopoli, cosa che ha provocato una protesta da parte della Chiesa greca, seguita dal rifiuto di partecipare all'incontro dei primati delle Chiese locali a Chambésy. E ora – un nuovo turno di confronto.

Dove finisce la Grecia e dove inizia il Fanar?

Tutto è iniziato nel marzo dello scorso anno, quando il patriarca Bartolomeo, in una lettera all'arcivescovo Hieronymos, ha sollevato la questione degli accordi del 1928, che, nell'interpretazione del Fanar, si riducono al fatto che le "Nuove Terre" sono un possesso del Patriarcato di Costantinopoli.

Il 26 marzo 2020 (subito dopo aver ricevuto una lettera dal patriarca Bartolomeo) l' arcivescovo Hieronymos ha incontrato il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. L'incontro è stato così frettoloso che è stato riferito che "l'obiettivo dell'arcivescovo era quello di informare il primo ministro di ciò che stava per accadere", cioè di problemi imminenti nei rapporti con il Fanar.

È molto probabile che l'arcivescovo Hieronymos abbia cercato di ottenere il sostegno di Mitsotakis nel suo confronto con il patriarca Bartolomeo. Ricordiamo che i rapporti tra il Patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa di Grecia sono prescritti dalle leggi della Grecia, quindi la posizione delle autorità sulla questione del "conflitto d'interessi" è estremamente importante. È possibile che in cambio del sostegno delle autorità, l'arcivescovo Hieronymos abbia promesso di sostenere tutte le iniziative statali, come la chiusura delle chiese per Pasqua, la promozione di misure di quarantena e vaccinazioni, ecc. Alla fine, ha ricevuto il sostegno, come vedremo più avanti.

La lettera del patriarca è stata letta ai membri del Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia nella sua ultima riunione nell'agosto 2020, mentre sono state discusse le azioni del rappresentante del Fanar, il metropolita Emmanuel di Calcedonia. E c'era qualcosa su cui discutere.

Così, il 20 agosto, durante un servizio divino al monastero di san Nicola nella diocesi di Greven (inclusa nelle "Nuove Terre"), il metropolita Emmanuel ha dichiarato che questo monastero, come l'intero insediamento sul cui territorio si trova, è direttamente connesso con il patriarcato poiché è "una continuazione del metochio del Fanar e della Chiesa patriarcale". Allo stesso tempo, Emmanuel ha affermato che né il metropolita locale né nessun altro "ha la minima giurisdizione sul monastero, ad eccezione dello stesso patriarca ecumenico".

Naturalmente, questa posizione dei fanarioti ha causato indignazione nella gerarchia greca. Il fatto è che le parole del metropolita di Calcedonia contraddicono completamente ciò che riconosce la Chiesa di Grecia. Quest'ultima ritiene che l'amministrazione dei singoli monasteri non differisca dall'amministrazione del resto dei monasteri operanti sul suo territorio.

Secondo i resoconti dei media, molti vescovi greci sono convinti che se le parole del metropolita Emmanuel non saranno trattate con serietà, allora le "Nuove Terre" diventeranno la seconda Creta, cioè saranno completamente controllate dal Fanar, cosa che creerà ulteriori problemi per la Chiesa ortodossa di Grecia.

Per esempio, nel novembre 2019, il Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha eletto vescovi di due metochia patriarcali a Creta. Si tratta di Eirenaios (Vericaxis), che è divenuto vescovo di Eumenia, e Damaskinos (Leonakis), che è divenuto Vescovo di Dorileo. Entrambi sono vicari del patriarca Bartolomeo, entrambi non sono stati inseriti nel clero della Chiesa di Creta, ma in quanto rettori di stavropigie ricadono sotto la giurisdizione del Fanar. Di conseguenza, nella città di Chania, per esempio, ci sono tre vescovi: tutti canonici, tutti greci e tutti appartengono a giurisdizioni diverse. Per la Chiesa di Grecia una situazione del genere non ha senso. Tuttavia, il Fanar vuole riprodurla per altre diocesi che formalmente fanno parte del Patriarcato di Costantinopoli. Ecco perché i padri sinodali greci chiedono che l'arcivescovo Hieronymos prenda provvedimenti decisivi per risolvere in qualche modo la situazione attuale. Uno di questi passaggi avrebbe dovuto essere il trasferimento di un metropolita dalle "Nuove Terre" alla sede di Peristeri, cosa che confermerebbe i diritti della Chiesa di Grecia su queste diocesi. E questa decisione era in contrasto con la quinta clausola dell'accordo del 1928, che specifica come sono organizzate le metropolie delle Nuove Terre. In particolare, si afferma che "è vietato effettuare trasferimenti gerarchici da una diocesi a un'altra diocesi".

Il primo turno del confronto

Per consolidare questa decisione e spingere l'arcivescovo Hieronymos a intraprendere azioni più decisive, i padri sinodali hanno compiuto un passo disperato: hanno invitato il patriarca Bartolomeo in Grecia. Potreste chiedere perché è un passo disperato? Il fatto è che hanno invitato il capo del Fanar in un certo giorno.

In particolare, il 10 settembre 2021, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia, in uno dei suoi ultimi incontri, ha deciso di tenere celebrazioni in Grecia il 22 ottobre 2021, in occasione del 30° anniversario dell'ascensione del capo del Fanar al trono patriarcale. I sinodali hanno invitato a questi eventi "l'eroe dell'occasione". E questo invito sarebbe stato rispettoso nei confronti del primate della Chiesa madre (così i greci considerano il Patriarcato di Costantinopoli), se non per un "ma" – il 22 ottobre il patriarca Bartolomeo aveva programmato una visita negli Stati Uniti (che si è svolta il 23 ottobre), e che era stata annunciata molto prima che si svolgesse il Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia. È abbastanza comprensibile che il patriarca Bartolomeo abbia rifiutato gli eventi di Atene. In altre parole, i padri sinodali della Chiesa ortodossa di Grecia hanno invitato Bartolomeo in Grecia quando questi non poteva assolutamente venire. Non è né più né meno che un'illustrazione della favola di Esopo "La volpe e la cicogna".

A sua volta, anche l'arcivescovo Hieronymos ha preso alcune misure per mettere "a posto" i fanarioti. Oltre all'accordo con le autorità, che sono considerate garanti dell'accordo del 1928, ha cacciato dalla sede di Atene un suo predicatore, l'archimandrita Chrysostomos (Koulouriotis), che aveva concelebrato nel monastero di san Nicola con il metropolita Emmanuel, e non ha reagito in alcun modo alle affermazioni di quest'ultimo che il monastero appartiene al Fanar.

Lo stesso archimandrita Chrysostomos è anche abate del monastero di santa Parasceva a Megara (42 km. da Atene), il cui status è ancora controverso perché non è chiaro a chi appartenga – al patriarca Bartolomeo o all'arcivescovo di Atene. Pertanto, l'espulsione dell'archimandrita dalla cattedrale di Atene avrebbe dovuto essere un segnale per il Fanar che il capo della Chiesa ortodossa di Grecia è risoluto.

Mettiamo quindi assieme i dati disponibili.

Il patriarca Bartolomeo scrive una lettera in cui afferma che le "Nuove Terre" sono il suo territorio. L'arcivescovo Hieronymos visita Mitsotakis con questa lettera per ottenere sostegno in caso di scontro con il Fanar. Il metropolita Emmanuel, durante un servizio divino in uno dei monasteri situati nelle "Nuove Terre", dichiara che questa è una stavropigia del patriarca e appartiene esclusivamente a lui. In risposta, l'arcivescovo Hieronymos legge la lettera del patriarca Bartolomeo ai membri sinodali. Questi, a loro volta, chiedono all'arcivescovo di confermare la propria autorità in relazione alle "Nuove Terre", in particolare, attraverso il trasferimento di uno dei metropoliti di queste diocesi alla sede di Peristeri (un comune suburbano nella parte nord-occidentale del'area urbana di Atene, con una popolazione di 140.000 persone). I padri sinodali esprimono la loro insoddisfazione per le mosse dei fanarioti invitando il patriarca Bartolomeo in Grecia proprio nel momento in cui dovrebbe essere negli Stati Uniti. Allo stesso tempo, l'arcivescovo Hieronymos espelle da Atene il suo predicatore, l'archimandrita Chrysostomos, che ha concelebrato con il metropolita Emmanuel. E sembrava che il prossimo passo logico da parte della Chiesa greca avrebbe dovuto essere la nomina di uno dei vescovi subordinati al Fanar alla sede di Peristeri. Ma... l'arcivescovo Hieronymos non ha osato fare questo passo all'ultimo momento e ha proposto alla carica il suo associato archimandrita Grigorios (Papatoma). Il motivo è chiaro: pressioni da parte del Patriarcato di Costantinopoli e dei suoi "amici". Ma il problema non è risolto. Toccherà risolverlo al patriarca Bartolomeo ad Atene il 21 novembre, quando arriverà comunque in Grecia (dopo un mese!) per celebrare il suo 30° anniversario di ministero patriarcale.

Cosa possiamo aspettarci in questo caso?

Chi avrà la meglio: il Fanar o la Chiesa ortodossa di Grecia?

Naturalmente, lo scenario più realistico è che molto probabilmente all'arcivescovo Hieronymos mancherà la determinazione di "andare fino in fondo". E anche il serio sostegno del governo può non essere decisivo. E non c'è dubbio che tale supporto esiste.

Per esempio, il ministro dell'Istruzione e delle religioni Niki Kerameгs, il viceministro degli Esteri Miltiadis Varvitsiotis e il sindaco di Peristeri Andreas Pahaturidis hanno partecipato alla consacrazione del nuovo metropolita di Peristeri nella cattedrale di Atene. È chiaro che la presenza di tali alti funzionari all'ordinazione del metropolita di un sobborgo di Atene (pur con una popolazione di 140.000 abitanti) la dice lunga. Per lo meno, serve come segnale al Fanar che lo stato è pronto per i negoziati. Ma come saranno, questo dipende dall'arcivescovo Hieronymos e dal patriarca Bartolomeo.

Pertanto, si può tranquillamente presumere che il capo del Fanar arriverà ad Atene per tentare di risolvere il nuovo/vecchio problema "sul posto". Ci sono diverse opzioni per questa soluzione.

In primo luogo, il patriarca può ottenere l'appoggio del Dipartimento di Stato americano (può essere uno dei motivi, tra l'altro, per la visita negli Usa?) per far cedere i greci e ottenere il controllo completo delle "Nuove Terre".

In secondo luogo, se i greci resistono ancora, il capo del Fanar potrebbe minacciare di rompere la comunione eucaristica. Un precedente si è già verificato.

In terzo luogo, possono accordarsi con l'arcivescovo Hieronymos su termini "reciprocamente vantaggiosi" sull'affiliazione delle "Nuove Terre".

Quali possano essere questi termini, non lo sappiamo. Ma è del tutto possibile che il patriarca Bartolomeo accetti alcune concessioni riguardanti le "Nuove Terre" in cambio di una posizione più attiva della Chiesa greca nei confronti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Non è un segreto che di recente questo progetto sia stato apertamente bloccato e, in larga misura, a causa della posizione "pigra" della Chiesa di Grecia.

Per esempio, nel 1033° anniversario del Battesimo della Rus' celebrato a Kiev, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko, ha ricevuto le congratulazioni dai primati delle Chiese di Costantinopoli, Alessandria e Cipro, ma non dal primate della Chiesa di Grecia. Inoltre, fino ad ora, nessuno dei vescovi della Chiesa ortodossa di Grecia (tranne il metropolita Giovanni di Lagkadas, morto di coronavirus) ha concelebrato con gli scismatici ucraini. Ma sono passati due anni dal riconoscimento. Se a ciò aggiungiamo che all'interno della gerarchia della Chiesa di Grecia c'è un'opposizione piuttosto dura al riconoscimento degli scismatici ucraini, e che anche il popolo greco vi si oppone, allora la situazione è molto difficile per il Fanar a questo proposito. Così, c'è un'opportunità per il patriarca Bartolomeo di cercare di risolverla attraverso il problema delle "Nuove Terre".

Tuttavia, se non riuscirà a trovare un accordo con i greci, non sarà tanto per la perdita della stavropigia, ma per la perdita di autorità e rispetto da parte degli scismatici. I rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" capiranno molto presto che si può usare con il Fanar il linguaggio degli ultimatum, e inizieranno a presentargli le loro richieste. Per esempio, di ridare loro la diaspora, che il patriarca Bartolomeo ha "privatizzato" con una sola riga del Tomos. Ecco perché, nella sua ultima intervista all'edizione cipriota 'Politis', il patriarca Bartolomeo parla tanto della difesa dei "diritti" e dei "privilegi" del Fanar. Perché sa che la sua posizione diventa ogni giorno più precaria.

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