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  Sull'aspetto canonico dell'ammissione del clero africano in seno alla Chiesa ortodossa russa

del sacerdote Georgij Maksimov

Pravoslavie.ru, 28 ottobre 2021

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la chiesa cattedrale dell'Annunciazione della Vergine in Piazza Tahrir nella città di Alessandria d'Egitto

Nell'ultimo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, tenutosi dal 23 al 24 settembre 2021, si è discusso "sulle conseguenze della concelebrazione del primate del Patriarcato di Alessandria con il capo della struttura scismatica operante in Ucraina" (verbale n. 61). Le decisioni prese sono state interpretate da molti in modo tale che la nostra Chiesa avrebbe presto accettato nella sua giurisdizione quei sacerdoti africani del Patriarcato di Alessandria che chiedevano il trasferimento sotto l'omoforio del patriarca di Mosca, dopo che il patriarca Theodoros di Alessandria aveva riconosciuto la struttura scismatica della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" l'8 novembre 2019.

È già emerso un movimento fiducioso verso una soluzione positiva alla questione dell'accettazione dei chierici africani nella giurisdizione della Chiesa ortodossa russa.

E sebbene la decisione finale, ovviamente, verrà presa solo alla prossima riunione del Sinodo, si può già dire che c'è stato un movimento fiducioso verso una soluzione positiva alla questione dell'accettazione del clero africano.

Molti di noi sono stati contenti di questa notizia, ma c'è chi ne è stato preoccupato. In particolare, hanno sollevato interrogativi su come ciò corrisponderebbe ai canoni e se si rivelerebbe un'invasione ingiustificata del territorio canonico di un'altra Chiesa locale. Vorrei rispondere a tale preoccupazione in questo articolo.

In realtà, ci sono in realtà due domande qui:

  • Può la Chiesa ortodossa russa stabilire la sua giurisdizione in Africa quando il patriarca di Alessandria considera l'Africa suo territorio canonico?

  • Può la Chiesa ortodossa russa nelle attuali circostanze storiche ricevere chierici del Patriarcato di Alessandria senza lettere dimissoriali da parte dei suoi vescovi?

Devo dire subito che personalmente rispondo positivamente a entrambe le domande, e qui fornirò le ragioni che vedo per tale risposta.

Cominciamo con la prima domanda. Fino all'inizio del XX secolo, il titolo del patriarca di Alessandria suonava così: "papa e patriarca della grande città di Alessandria, di Libia, Pentapoli, Etiopia e di tutto l'Egitto". Questo è il territorio canonico tradizionale e generalmente accettato del Patriarcato di Alessandria nell'Ortodossia. Egitto, Libia, Etiopia, tutto qui. E secondo il sesto Canone del primo Concilio ecumenico e il secondo Canone del secondo Concilio ecumenico, la potestà del vescovo di Alessandria si estendeva solo "a tutto l'Egitto". Ciò è dovuto al fatto che storicamente nel continente africano coesistevano diverse Chiese locali: Alessandria, Cartagine ed Etiopia. E solo dopo che la Chiesa etiope cadde nel monofisismo e la Chiesa cartaginese scomparve sotto i colpi degli arabi, la Chiesa di Alessandrina rimase l'unica Chiesa ortodossa in Africa, tuttavia, rivendicando solo alcune delle sue regioni settentrionali come territorio canonico.

Solo il famigerato Meletios (Metaxakis), che occupò la cattedra di Alessandria dal 1926 al 1935, aggiunse al suo titolo le parole "e di tutta l'Africa". Una così seria estensione della giurisdizione del Patriarcato di Alessandria non fu il risultato di discussioni panortodosse e di qualsiasi decisione conciliare, ma solo l'unica decisione di un controverso personaggio storico. Inoltre, per lungo tempo questa affermazione rimase sulla carta, e solo pochi decenni dopo, già nella seconda metà del XX secolo, i greci iniziarono a condurre una missione tra la popolazione nera di alcuni paesi africani (in alcuni paesi del continente nero non esiste ancora una sola parrocchia della Chiesa di Aalessandria).

È chiaro che, alla luce degli eventi molto drammatici del XX secolo, altre Chiese locali non hanno avuto il tempo di discutere di giurisdizione sull'Africa, e ancor più di discuterne. Tuttavia, ho sentito dire che il patriarca di Costantinopoli ha riconosciuto la giurisdizione del patriarca di Alessandria su tutta l'Africa solo negli anni '70, in cambio del trasferimento dell'esarcato americano della Chiesa di Alessandria alla giurisdizione di Costantinopoli.

Tutto quanto sopra, ovviamente, non sono stati i motivi che hanno spinto la Chiesa ortodossa russa ad aprire la sua giurisdizione in Africa, questa è solo una piccola escursione storica. È opportuno ricordarlo, poiché ora alcuni vescovi greci del Patriarcato di Alessandria dichiarano al loro clero che l'Africa sarebbe sempre appartenuta alla Chiesa alessandrina e che solo quest'ultima può farvi qualcosa. Questo semplicemente non è vero.

E il motivo delle azioni della Chiesa ortodossa russa è stato il suddetto riconoscimento da parte del patriarca di Alessandria degli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" l'8 novembre 2019. Qui vale la pena considerare il fatto che c'erano già parrocchie russe in alcuni paesi africani. I loro parrocchiani erano principalmente persone provenienti dai paesi di responsabilità canonica della Chiesa ortodossa russa, alcune chiese sono state costruite da russi e vi servivano sacerdoti russi, ma durante la liturgia commemoravano il patriarca di Alessandria e i vescovi greci locali, essendo nella loro giurisdizione.

L'atto traditore del patriarca Theodoros, che in precedenza aveva sostenuto la Chiesa ortodossa ucraina canonica, ha messo la Chiesa russa in una posizione difficile. Essa aveva messo ripetutamente i suoi figli in guardia contro la comunione con lo scisma, ma poi si sarebbe scoperto che i laici da lei battezzati e i sacerdoti da lei inviati in Africa sarebbero entrati contro la loro volontà in comunione con lo scisma attraverso la preghiera e la comunione eucaristica con il patriarca di Alessandria, che ha riconosciuto in questo scisma una presunta Chiesa. E questo non è un problema effimero: conosco personalmente cristiani ortodossi russi residenti in Africa che, dopo il già citato atto del patriarca Theodoros, si sono rifiutati di frequentare le parrocchie della Chiesa di Alessandria.

E così, per salvare questi loro figli dalla comunione con gli scismatici, il Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 26 dicembre 2019, riconoscendo l'impossibilità di commemorare il patriarca Theodoros di Alessandria nei dittici, nonché di continuare la comunione di preghiera ed eucaristica con lui, decretò anche di "trasformare la rappresentanza del patriarca di Mosca e di tutta la Rus' presso il patriarca di Alessandria in una parrocchia della Chiesa ortodossa russa al Cairo; ritirare dalla giurisdizione del Patriarcato di Alessandria le parrocchie della Chiesa ortodossa russa situate nel continente africano, conferendo loro lo status di stavropegie" (verbale n. 151).

Questa è stata l'apertura ufficiale della giurisdizione della Chiesa ortodossa russa in Africa. Di diritto e di fatto, essa esiste da quasi due anni. È interessante notare che a quel tempo ciò non sollevava le domande sconcertanti che sono sorte ora. Quasi tutti abbiamo dato per scontata questa decisione.

Tuttavia, hanno iniziato ad arrivare a sua Santità il patriarca di Mosca decine di petizioni di chierici del Patriarcato di Alessandria, che volevano anch'essi proteggere se stessi e i propri parrocchiani dalla comunione con gli scismatici. E qui sorge la domanda: se lo abbiamo fatto per i russi che vivono in Africa, allora su quali basi dovremmo rispondere con un rifiuto a simili richieste degli africani? Basandosi solo sul colore della pelle? Questo sarebbe razzismo, e la Chiesa russa è fondamentalmente estranea al razzismo.

Non ci sono ostacoli per l'ammissione dei laici africani nella Chiesa ortodossa russa. Ma quando si tratta di chierici può sorgere un problema, poiché secondo i canoni il chierico dipende dal suo vescovo ordinario. E in una situazione ordinaria, senza una lettera dimissoriale del suo vescovo, non può andare da nessuna parte.

E se il vescovo entrasse in comunione con gli scismatici? Questa situazione è insolita, ma è esattamente quello che è successo in Africa. Permettetemi di ricordarvi che i santi Padri insegnano all'unanimità l'impossibilità della salvezza nello scisma e che lo scisma è un allontanamento dalla Chiesa e un cammino verso la distruzione.

"Non illudetevi, fratelli miei! Chi segue colui che introduce lo scisma non erediterà il Regno di Dio", scriveva il santo martire Ignazio il Teoforo. [1]

E il beato Agostino disse:

"Noi crediamo nella santa Chiesa cattolica. Tuttavia, eretici e scismatici si riferiscono anch'essi alle loro comunità come chiese. Ma gli eretici, pensando falsamente a Dio, distorcono la fede stessa e gli scismatici con divisioni illegittime si allontanano dall'amore fraterno, sebbene credano nelle stesse cose in cui crediamo noi. Pertanto, né gli eretici appartengono alla Chiesa universale, che ama Dio, né le appartengono gli scismatici". [2]

E lo ieromartire Ilarion (Trojtskij) scrisse:

"Sappiamo e siamo convinti che la caduta dalla Chiesa nello scisma, nell'eresia o nel settarismo è distruzione completa e morte spirituale. Se Cristo ha creato la Chiesa e la Chiesa è il suo corpo, allora staccarsi dal suo corpo significa morire". [3]

Quindi lo scisma non è affatto una cosa da poco e non è solo una disputa amministrativa, come sta cercando di presentare ora il patriarca Theodoros nelle comunicazioni con i religiosi africani. Lo scisma è una via diretta per l'inferno. E se andiamo ai canoni della Chiesa, allora il secondo Canone del Concilio di Antiochia recita:

"Non sia permesso avere comunione con coloro che sono stati scomunicati, né andare nelle case e pregare con coloro che sono fuori della comunione della Chiesa: non accettate coloro che sono fuori della comunione di una chiesa in un'altra chiesa. Se qualche vescovo, o presbitero, o diacono, o qualcuno del clero, risulta comunicare con gli scomunicati dalla comunione, sia egli stesso fuori della comunione della Chiesa".

Evstratij Zorja e il patriarca Theodoros. Foto: romfea

Secondo questo canone, entrare in comunione con gli scismatici espone la persona che ha agito in tal modo alla scomunica dalla comunione ecclesiale, cioè si trova nella stessa posizione nei confronti della Chiesa dello scismatico con cui è entrato in comunione. Non si tratta, sottolineo, di alcuna violazione canonica, ma di qualcosa che porta una persona fuori dalla Chiesa e la priva della speranza di salvezza – e questo vale solo per l'eresia e lo scisma.

Secondo coloro che pongono le questioni qui discusse, un chierico può lasciare il suo vescovo solo per eresia. Anche in caso di minaccia di scisma, presumibilmente non dovrebbe lasciarlo. Tuttavia, sarebbe difficile per me definire tale posizione un'ecclesiologia ortodossa appropriata. Dopotutto, poi, si scopre che i laici, secondo l'insegnamento patristico, non dovrebbero seguire il sacerdote che entra nello scisma, mentre i sacerdoti dovrebbero seguire il vescovo nello scisma? Una comprensione così chiaramente assurda non può essere definita un "approccio canonico". Permettetemi di ricordarvi che, secondo san Giovanni Crisostomo, "creare divisioni nella Chiesa non è meno male che cadere nell'eresia... il peccato di scisma non è lavato nemmeno dal sangue del martirio". [4]

Il sesto Canone del secondo Concilio ecumenico dice:

"Noi chiamiamo eretici sia coloro che sono stati a lungo dichiarati estranei alla Chiesa, sia coloro che... sebbene pretendano di professare in modo sano la nostra fede, si sono separati e organizzano riunioni contro i nostri vescovi correttamente nominati".

La comprensione che un chierico debba presumibilmente seguire il suo vescovo nello scisma contraddice il suddetto secondo Canone del Concilio di Antiochia. In adempimento di questo canone, la nostra Chiesa ha interrotto la comunione eucaristica con il patriarca di Alessandria. Dopotutto, non si tratta di una violazione privata o di un peccato di un singolo vescovo, ma della posizione ufficiale del primate della Chiesa. Il patriarca Theodoros ha proclamato il riconoscimento della struttura scismatica ed è entrato apertamente in comunione e concelebrazione con gli scismatici.

Il Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 24 settembre 2021 ha stabilito che con queste azioni "si approfondisce ulteriormente la divisione tra le nostre Chiese". Permettetemi di ricordarvi che il Sinodo, per il suo statuto, è un piccolo concilio di vescovi. Cioè, è stato testimoniato in un concilio che c'è uno scisma tra la nostra Chiesa e la Chiesa di Alessandria. E se noi lo abbiamo ammesso, allora su quale base possiamo respingere le petizioni del clero che vuole proteggersi dallo scisma?

Stando a quanto afferma il secondo canone del Concilio di Antiochia, il clero del patriarca Theodoros dovrebbe essere fuori comunione con un tale primate. Tuttavia, secondo i canoni, un sacerdote non può servire senza un vescovo. Se ci fosse nella Chiesa di Alessandria un vescovo che si opponesse alle azioni del patriarca entrato in comunione con gli scismatici, allora questi chierici dovrebbero rivolgersi a tale vescovo.

Ma, come osserva il nostro Sinodo nella sua risoluzione, "finora, nessuno dei vescovi della Chiesa ortodossa di Alessandria ha espresso disaccordo con le azioni del patriarca Theodoros a sostegno dello scisma in Ucraina". Dopo la decisione del Sinodo, il metropolita Panteleimon (Lampadarios) di Antinois ha espresso la sua posizione:

"La decisione dei Patriarcati ecumenico e di Alessandria in merito al riconoscimento dell'autocefalia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è canonica e contraddice i santi Canoni della Chiesa ortodossa. Purtroppo, questa decisione ha creato ulteriori problemi non solo in Ucraina, ma in tutto il mondo ortodosso, soprattutto in Africa... Quanto ai sacerdoti della Tanzania che vogliono entrare a far parte della Chiesa ortodossa russa, questa è una questione che devono risolvere da soli. L'unico modo per superare questo conflitto è il vero pentimento dei patriarchi Bartolomeo e Theodoros e dell'arcivescovo Hieronymos di Atene. Devono ritirare le loro decisioni non canoniche e ristabilire la pace e l'unità della Chiesa. In caso contrario, affronteranno il terribile giudizio del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, poiché il loro operato è diventato una tentazione per i fedeli"... [5]

Una dichiarazione così audace di un vescovo della Chiesa ortodossa di Alessandria suscita rispetto, ma vladyka Panteleimon è a riposo e non è un vescovo ordinario. Inoltre non ha intrapreso alcuna azione per raccogliere intorno a sé i sacerdoti africani che non sono d'accordo con la decisione del Patriarca Theodoros. Se parliamo dei vescovi ordinari, nessuno di loro ha fatto apertamente tali dichiarazioni, anche se, per esempio, quando ho incontrato all'inizio del 2020 il recentemente scomparso metropolita dell'Uganda, Jonah (Luanga), questi in una conversazione personale mi ha confessato la sua categorica disapprovazione per le azioni del patriarca Theodoros nei confronti dell'Ucraina. Ma non ha espresso pubblicamente questa posizione, e lo stesso hanno fatto alcuni altri vescovi della Chiesa di Alessandria, che temono di perdere gli aiuti finanziari dalla Grecia a causa del loro disaccordo, [6] e hanno anche iniziato la persecuzione e l'oppressione dei loro chierici che avevano firmato la "Lettera aperta dei sacerdoti del Patriarcato di Alessandria". [7] . Padre David Lakwo è stato licenziato sia dalla carica di rettore che dalla carica di direttore di una scuola ortodossa; è stato espulso in disgrazia e lasciato senza mezzi di sussistenza. Il metropolita greco ha "messo al tappeto" padre Ambrose Chavala e un certo numero di sacerdoti tanzaniani chiedendo loro di firmare un documento che approvasse le azioni del patriarca Theodoros nel riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E quando si sono rifiutati, li ha scacciati dalle loro chiese e li ha rimossi dai loro posti. Allo stesso tempo, si sono ascoltate minacce di ulteriori persecuzioni, compresa la violenza fisica.

Non dovremmo sostenere e accettare anche questi poveri padri africani che hanno sofferto per aver parlato a sostegno della nostra Chiesa?

Scrivo tutto questo non per condannare i vescovi della Chiesa di Alessandria, ma solo per delineare la situazione in cui si trovano ora i sacerdoti africani. Certo, non tutti sono a conoscenza dei tragici incidenti nella società ortodossa ucraina, l'Ucraina è molto lontana dall'Africa e non tutti i sacerdoti locali hanno accesso a Internet. Tuttavia, ci sono molti padri che sanno cosa sta succedendo e vogliono proteggere se stessi e il loro gregge dalla comunione con lo scisma.

Cosa dovrebbero fare?

Poiché non si è trovato nella Chiesa di Alessandria un singolo vescovo ordinario che abbia rifiutato categoricamente la via dello scisma, l'unica opportunità per i chierici citati è di appellarsi al vescovo di un'altra Chiesa canonica, che si sia salvata dall'entrare in uno scisma.

Pertanto, alla luce dell'insegnamento ortodosso sul peccato dello scisma e del secondo Canone del Concilio di Antiochia (nonché dei Canoni apostolici 10,11 e 12), nella situazione attuale l'accettazione del clero africano nella Chiesa russa (o in qualsiasi altra che non sia in comunione con gli scismatici) è qualcosa di possibile e di corretto. Forse come misura temporanea, fino a quando la Chiesa di Alessandria non sarà liberata dalla comunione con gli scismatici. O forse come permanente, nel quadro della giurisdizione della Chiesa ortodossa russa in Africa stabilita da due anni a questa parte. Questo sarà presto considerato e deciso dal Sinodo, e poi dal Concilio dei Vescovi.

Ma, ripeto, l'idea che, secondo i canoni, un chierico debba seguire il primate nello scisma suona tanto folle quanto l'idea che si debba seguire l'eresia "per obbedienza".

E sebbene ora molti oratori greci associati alla Chiesa di Alessandria stiano scoppiando in filippiche arrabbiate contro la Chiesa russa, cercando di presentarla come un aggressore, è quest'ultima, così come l'intera unità dell'Ortodossia, che in questo caso è vittima dell'avventura del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e dei primati che hanno sostenuto le sue azioni illegali in quasi tutte le Chiese greche. Nessuno può incolpare la Chiesa ortodossa russa di mancanza di pazienza e di tentativi di dialogo. Ma questa pazienza e umiltà cristiana, artefici dell'attuale fermento, sono state prese come segni di debolezza e la cosa ha continuato ad aggravare lo scisma. L'unica cosa rimasta alla Chiesa russa è proteggere i suoi figli dall'infezione mortale dello scisma e dare una mano a coloro che vogliono proteggere se stessi e i loro parrocchiani.

Ora è il turno dell'Africa.

I suddetti autori di torbidi ecclesiastici dovrebbero incolpare solo se stessi per questo. Allo stesso tempo, la base ideologica per le azioni scismatiche del Patriarcato di Costantinopoli è l'eresia del nuovo papismo da questo percepito, [8] e i presupposti per l'attuale movimento dei sacerdoti africani sono state anche alcune azioni dei vescovi greci in Africa, [9] ma ho già trattato questi argomenti in altri luoghi.

Per quanto riguarda le domande poste all'inizio di questo articolo, spero di essere riuscito a spiegare perché personalmente rispondo positivamente.

Note

[1] Ieromartire Ignazio il Teoforo, Lettera ai Filadelfi // https://azbyka.ru/otechnik/Ignatij_Antiohijskij/poslanie-k-filadelfijtsam/

[2] Beato Agostino, Sul Simbolo della fede // https://azbyka.ru/otechnik/Avrelij_Avgustin/o-simvole-very/

[3] Ieromartire Ilarion (Trojtskij), Sulla vita nella Chiesa e sulla vita della Chiesa // https://azbyka.ru/otechnik/Ilarion_Troitskij/o-zhizni-v-tserkvi-io-zhizni-tserkovnoj/

[4] San Giovanni Crisostomo, Interpretazione della Lettera agli Efesini // https://bible-teka.com/zlatoust/56/

[5] https://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&id=9527

[6] https://www.ng.ru/ng_religii/2019-10-01/11_473_ukraina.html

[7] https://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&id=7956

[8] Sacerdote Georgij Maksimov. L'eresia del papismo di Costantinopoli // https://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&id=7064

[9] https://www.youtube.com/watch?v=9F1OklhFs-o

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