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  Dichiarazione del metropolita Jean di Dubna

dal blog del sito Orthodox England, 28 ottobre 2021

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A seguito dei drammatici eventi di ieri, sua Eminenza il metropolita Jean di Dubna ha specificamente benedetto la pubblicazione del seguente testo su tutti i media al fine di contrastare ogni sorta di falsità che è circolata su Internet negli ultimi due mesi. Lo pubblichiamo quindi anche qui.

Sulla ricezione dei chierici della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia da parte dell'Arcidiocesi del Patriarcato di Mosca delle Chiese ortodosse di tradizione russa in Europa occidentale

1. Il 23 agosto 2021, un gruppo di tredici chierici ortodossi russi nel Regno Unito (di seguito denominati "chierici") si è trasferito dalla diocesi della ROCOR dell'Europa occidentale (di seguito "la diocesi della ROCOR") all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca delle Chiese ortodosse di Tradizione russa nell'Europa occidentale (di seguito "l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca"). Questo trasferimento è stato formalmente annunciato dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nel suo Comunicato del 3 settembre 2021:

Suite à leur demande instante et répétée ainsi qu’à leur Pétition, par économie canonique pour qu’ils puissent vivre en plénitude la grâce de l’Église orthodoxe, les 21 et 23 août dernier ont été reçus au sein de l’Archevêché des églises orthodoxes de tradition russe en Europe occidentale les communautés et les clercs du Royaume-Uni ci-dessous mentionnés: ... [Seguono i nomi dei chierici maggiori che si sono trasferiti dalla ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca]

2. Questo trasferimento è stato motivato da due fattori principali. In primo luogo, i chierici hanno cercato di sfuggire alla situazione di scisma in cui erano stati posti dal vescovo ordinario della diocesi della ROCOR, il vescovo Irenei Steenberg. In secondo luogo, i chierici non potevano conciliarsi né con l'attacco del vescovo Irenei alla tradizione ortodossa russa, né con le azioni anticanoniche del vescovo Irenei, azioni che superano di gran lunga i limiti della propria giurisdizione canonica all'interno della Chiesa.

3. I chierici avevano sperato che il loro trasferimento avvenisse in silenzio e senza polemiche. Sfortunatamente, a causa delle successive azioni del vescovo Irenei Steenberg e di un piccolo numero di chierici all'interno della diocesi della ROCOR, ciò non è stato possibile. Diverse false dichiarazioni di questo trasferimento sono state circolate, online e per corrispondenza, in particolare la falsa affermazione secondo cui questo trasferimento non è avvenuto in modo canonico. In seguito al loro trasferimento, lo stesso vescovo Irenei, in violazione sia dei santi Canoni della Chiesa Ortodossa che delle procedure stesse della ROCOR, ha emesso a molti membri dei chierici avvisi di sospensione e convocazione a comparire davanti al suo tribunale diocesano. Ancora oggi, queste azioni recriminatorie sono in corso.

4. Di conseguenza, si è reso necessario redigere la seguente dichiarazione. Questa dichiarazione avrà quattro componenti. (1) Presenterà le ragioni del trasferimento dei chierici dalla diocesi della ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nell'agosto 2021. (2) Correggerà l'errata affermazione secondo cui il trasferimento dei chierici non è avvenuto in modo canonico. (3) Evidenzierà le violazioni dei santi Canoni, delle procedure proprie della ROCOR e del diritto naturale da parte del vescovo Irenei Steenberg e del suo tribunale diocesano nelle azioni recriminatorie del vescovo Irenei contro i chierici. (4) Tenterà di delineare ciò che è necessario per porre fine all'attuale scisma in cui è stata collocata la diocesi della ROCOR dal vescovo Irenei e ciò che è necessario per un cammino costruttivo.

I. Le ragioni del trasferimento.

5. Il trasferimento dei chierici dalla diocesi della ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca è stato provocato da tre questioni: (i) la violazione della comunione sacramentale e dell'unità canonica della ROCOR con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nel Regno Unito nel gennaio 2021; (ii) l'azione non canonica del Vescovo della ROCOR dell'Europa occidentale nel giudicare pubblicamente i chierici al di fuori della sua giurisdizione nel febbraio 2021; e (iii) la dichiarazione di intenzione di cessare la comunione sacramentale della ROCOR con la diocesi di Sourozh, nell'aprile 2021.

(i) Lo scisma della ROCOR dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nel Regno Unito.

6. Il 17 dicembre 2020, il metropolita Jean di Dubna, metropolita ordinario dell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, ha ricevuto un sacerdote greco-cattolico, padre Jacob Siemens, tra le file del suo clero nella cattedrale di sant'Alessandro Nevsky a Parigi. Nel ricevere padre Jacob, il metropolita Jean non ha eseguito una riordinazione, ma ha ricevuto padre Jacob mediante vestizione e concelebrazione.

7. Dopo aver appreso di questo evento, il vescovo ordinario della diocesi della ROCOR, il vescovo Irenei Steenberg, ha respinto l'accoglienza di P. Jacob Siemens mediante vestizione e concelebrazione. Nella sua Direttiva № 359/E, datata 23 gennaio 2021, il vescovo Irenei ha affermato che è assolutamente impossibile per un sacerdote cattolico essere accolto nella Chiesa ortodossa come sacerdote mediante vestizione e concelebrazione:

...la 'ricezione' il 4/17 dicembre 2020 da parte dell'Arcidiocesi di un individuo eterodosso di nome James [sic] Siemens, residente nei dintorni di Cardiff, Galles, presumibilmente nei ranghi del santo clero ortodosso, ma in un modo che ci sembra violare i santi Canoni ortodossi e le ferme pratiche della Chiesa ortodossa russa nel suo insieme: vale a dire che questo individuo, che era un sacerdote uniate cattolico ucraino, è stato "ricevuto" nell'Ortodossia a prescindere dalle misure sacramentali del battesimo o della cresima, e inoltre, è stato successivamente riconosciuto come sacerdote ortodosso, senza avere un'ordinazione ortodossa. Mentre la prima situazione (l'accoglienza nell'Ortodossia 'per confessione') è canonicamente altamente irregolare, ma non un'applicazione erronea del tutto senza precedenti da parte dell'economia delle misure canoniche destinate ad applicarsi a chi ha un battesimo/cresima ortodosso e ritorna dallo scisma (in questo caso, applicandolo impropriamente a un uomo che non ha mai avuto né l'uno né l'altro), quest'ultima questione, ovvero il "riconoscere" un'ordinazione eterodossa come se costituisse l'istituzione di un uomo come sacerdote ortodosso, è del tutto non canonica e va contro i fondamenti più basilari del santa Chiesa ortodossa, alla cui vera natura siamo chiamati a essere obbedienti e, quando è messa in questione, a difenderla, per il bene dei fedeli.

8. Nella stessa Direttiva № 359/E, del 23 gennaio 2021, il vescovo Irenei Steenberg ha risposto all'accoglienza nell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca di padre Jacob Siemens rivolgendosi formalmente al suo clero (in grassetto), come segue:

Non potete né concelebrare né partecipare liturgicamente, o in qualsiasi misura ecclesiastica, con il suddetto James Siemens, né con alcun chierico o istituzione locale dell'Arcidiocesi/Esarcato nelle Isole Britanniche. Inoltre, se avete figli spirituali o parrocchiani che a volte hanno frequentato parrocchie dell'Esarcato nel Regno Unito per motivi di vicinanza, ecc., dovete informarli che fino a quando la questione non sarà risolta, non potranno ricevere i sacramenti in nessuna parrocchia dell'Esarcato nelle Isole Britanniche. [1]

9. Con questa direttiva il vescovo Irenei Steenberg ha rotto l'unità della Chiesa ortodossa russa nelle Isole Britanniche. Da un lato, dal momento che non ci può essere la comunione sacramentale senza la concelebrazione e la partecipazione liturgica, la direttiva del vescovo Irenei, che proibisce la concelebrazione e la partecipazione liturgica della ROCOR con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nelle Isole Britanniche, ammonta ipso facto a una rottura della comunione sacramentale della ROCOR con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nelle Isole Britanniche. D'altra parte, poiché l'unità canonica si realizza proprio attraverso reciproche misure ecclesiastiche, non può esserci unità canonica tra due diocesi o Chiese senza che entrambe partecipino a tali misure ecclesiastiche comuni. In quanto tale, la Direttiva del vescovo Irenei di vietare a tutta la ROCOR la partecipazione a qualsiasi misura ecclesiastica con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca porta ipso facto ad una rottura dell'unità canonica della ROCOR con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nelle Isole Britanniche. E poiché una rottura della comunione sacramentale e dell'unità canonica è uno scisma, la direttiva del vescovo Irenei che compie una rottura della comunione sacramentale e dell'unità canonica della ROCOR con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nel Regno Unito equivale all'inizio di uno scisma della ROCOR dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nelle Isole Britanniche.

10. La decisione del vescovo Irenei Steenberg di iniziare uno scisma con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca su questa base non poteva essere accettata dai chierici.

10.1. In linea di principio, come cristiani ortodossi russi, i chierici non potevano accettare l'assoluta negazione dogmatica del vescovo Irenei Steenberg dell'accoglienza dei preti cattolici nella Chiesa ortodossa russa mediante vestizione e concelebrazione. L'accoglienza dei sacerdoti cattolici in questo modo è una pratica del tutto standard nella Chiesa ortodossa russa. Indicativamente:

  • L'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca riceve i chierici cattolici mediante vestizione e concelebrazione, come testimonia per esempio l'accoglienza di padre Jacob Siemens da parte del metropolita Jean di Dubna.

  • Il Patriarcato di Mosca riceve i chierici cattolici mediante vestizione e concelebrazione, come è avvenuto per esempio con l'accoglienza dello ieromonaco Gabriel Bunge da parte del metropolita Hilarion (Alfeev) di Volokolamsk.

  • Vescovi dell'emigrazione russa, come san Tikhon di Mosca, il metopolita Evlogij (Georgievskij) e l'arcivescovo Georges (Wagner) hanno tutti ricevevano sacerdoti cattolici mediante vestizione e concelebrazione.

  • Fu mediante vestizione e concelebrazione che sant'Alessio (Toth) di Wilkes-Barre, e i molti sacerdoti cattolici che lo seguirono, furono ricevuti dal cattolicesimo nella Chiesa ortodossa russa.

  • Rifiutando in modo assoluto l'accoglienza dei sacerdoti cattolici nella Chiesa ortodossa attraverso la vestizione e la concelebrazione, il vescovo Irenei stava di fatto rifiutando la pratica ortodossa russa e la testimonianza dei santi ortodossi russi canonizzati. Come cristiani ortodossi russi, i chierici non potevano accettare un tale rifiuto della pratica e della testimonianza dei santi canonizzati della Chiesa ortodossa russa.

10.2. Nonostante le affermazioni di lealtà del vescovo Irenei Steenberg alle "solide pratiche della Chiesa ortodossa russa nel suo insieme", il suo scisma era in realtà basato, non sulla fedeltà all'Ortodossia russa, ma piuttosto sul rifiuto delle tradizioni e dei santi della Chiesa ortodossa russa. E, come cristiani ortodossi russi, non era possibile per i chierici seguire il vescovo Irenei in uno scisma basato sul rifiuto della tradizione ortodossa russa e sulla testimonianza dei santi ortodossi russi canonizzati.

(i) Il giudizio pubblico sommario del vescovo Irenei su chierici al di fuori della sua giurisdizione.

11. Dopo aver avviato uno scisma con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nelle Isole Britanniche, il vescovo Irenei Steenberg ha proceduto alla pubblicazione della sua Comunicazione № 390/E, datata 26 febbraio 2021 – una comunicazione che è stata, per sua istruzione, letta pubblicamente dall'ambone della parrocchia della ROCOR a Cardiff:

Nel dicembre dello scorso anno, l'arcidiocesi, con sede a Parigi, avrebbe ricevuto un certo dottor James [sic] Siemens nella santa Ortodossia, sebbene senza Battesimo o Cresima, e ora lo promuove come 'sacerdote', sebbene questo individuo non abbia un'ordinazione ortodossa – in diretta violazione dei santi Canoni della Chiesa. … Il dottor Siemens è, secondo i santi Canoni della Chiesa ortodossa, non un sacerdote ma un laico, e quindi non ha ricevuto la grazia dell'ordinazione per compiere alcun rito o sacramento della Chiesa ortodossa. Un 'battesimo' compiuto da un non sacerdote non è un battesimo; una 'confessione' compiuta da un non sacerdote non è una confessione sacramentale; la 'liturgia' celebrata da un non sacerdote non è la Divina Liturgia e coloro che si accostano a un calice ivi offerto non ricevono il prezioso corpo o il sangue di Cristo, qualunque cosa dica chi lo offre o chi ha autorità su di lui. Questo è solo un inganno spirituale, e rischia di condurre i fedeli inconsapevoli nella trappola dei falsi sacramenti e della falsa fede.

12. Con questa comunicazione, il vescovo Irenei Steenberg ha formalmente e pubblicamente emesso un giudizio sommario su padre Jacob Siemens, non solo sollevando una questione sull'ordinazione di padre Jacob, ma affermando categoricamente che padre Jacob non era stato ordinato, che non era un sacerdote ortodosso e che era, piuttosto, un "non-prete". Inoltre, con questo avviso, il vescovo Irenei ha emesso un giudizio sommario sottilmente velato sul metropolita Jean di Dubna, affermando che un vescovo che ha riconosciuto padre Jacob come sacerdote ortodosso era in realtà colpevole di "inganno spirituale".

13. Tuttavia, queste azioni del vescovo Irenei non potevano essere accettate dai chierici.

13.1. I chierici non potevano accettare il giudizio su padre Jacob Siemens come "non-prete", per ragioni che conseguono da quelle sopra esposte (paragrafo 10.1). Proprio come padre Jacob era un sacerdote cattolico ricevuto nel sacerdozio ortodosso attraverso la vestizione e la concelebrazione, così anche sant'Alessio di Wilkes-Barre era un sacerdote cattolico ricevuto nel sacerdozio ortodosso attraverso la vestizione e la concelebrazione. Secondo la logica del giudizio del vescovo Irenei Steenberg, se, per il suo modo di ricevere, padre Jacob non fosse un prete ma un "non-prete" che esercita un ministero sacramentalmente fittizio, allora anche sant'Alessio di Wilkes-Barre sarebbe stato un "non-prete" che ha trascorso l'intero servizio clericale ortodosso – un servizio per il quale la Chiesa ortodossa russa lo riconosce come santo – esercitando un ministero sacramentalmente fittizio. Tale posizione, tuttavia, è inaccettabile, poiché è un rifiuto diretto dell'autenticità del ministero di un santo ortodosso russo canonizzato. In quanto cristiani ortodossi russi, i chierici non potevano accettare alcun giudizio che comportasse una tale conseguenza, e come tali non potevano accettare il contenuto del giudizio del vescovo Irenei su padre Jacob Siemens.

13.2. I chierici non potevano accettare neppure il giudizio del vescovo Irenei Steenberg – per quanto dichiarato esplicitamente o implicitamente – che i vescovi della Chiesa ortodossa russa, come il metropolita Jean di Dubna, sono colpevoli di "inganno spirituale" quando riconoscono il sacerdozio dei sacerdoti ortodossi russi ricevuti dal cattolicesimo per vestizione e concelebrazione. Infatti, se il metropolita Jean di Dubna fosse colpevole su questa base di "inganno spirituale", lo sarebbero anche (alla luce del paragrafo 10.1, sopra) san Tikhon di Mosca, il metropolita Evlogij (Georgievskij), l'arcivescovo Georges (Wagner), il metropolita Ilarion di Volokolamsk e molti altri vescovi ortodossi russi – poiché anch'essi riconoscono come sacerdoti ortodossi dei sacerdoti che sono stati ricevuti dal cattolicesimo mediante la vestizione e la concelebrazione. Ma un tale giudizio – che giudica colpevoli di "inganno spirituale" anche i santi ortodossi russi canonizzati – non solo è incompatibile con la tradizione ortodossa russa, bensì è un attacco diretto alla tradizione ortodossa russa. Come cristiani ortodossi russi, i chierici non potevano accettare alcun giudizio che comportasse una tale conseguenza, e come tale non potevano accettare il contenuto del giudizio del vescovo Irenei Steenberg sul metropolita Jean di Dubna come colpevole di "inganno spirituale".

13.3. Inoltre, così come i chierici non potevano accettare il contenuto dei giudizi pubblici del vescovo Irenei Steenberg su padre Jacob Siemens e sul metropolita Jean di Dubna, non potevano nemmeno accettare il fatto che il vescovo Irenei avesse emesso tali giudizi in forma pubblica. Poiché, come attestano, indicativamente, il Canone 14 del Concilio Protodeutero, il Canone 2 del secondo Concilio ecumenico e il Canone 13 del Concilio di Antiochia, è principio generale dell'ordine canonico nella Chiesa ortodossa che ogni vescovo rispetti i limiti della propria giurisdizione:

Ciascun [vescovo] ha bisogno di conoscere i propri debiti limiti... [2]

I vescovi non devono andare oltre la loro giurisdizione verso Chiese che si trovano al di fuori dei limiti di tale giurisdizione, in modo che non vi sia confusione tra le Chiese... [3]

Nessun vescovo osi andare da un'eparchia all'altra... a meno che, chiamato a farlo, non arrivi con lettere del metropolita e dei vescovi nel cui territorio si reca. Se, senza essere chiamato da nessuno, un vescovo si allontana in modo irregolare per... ingerirsi in cose ecclesiastiche che non lo riguardano, allora gli atti da lui fatti saranno nulli; e, per la sua irregolarità, sarà soggetto a punizione per la sua azione irragionevole, essendo immediatamente deposto dal Santo Sinodo. [4]

Tuttavia, né padre Jacob Siemens né il metropolita Jean di Dubna sono chierici sotto la giurisdizione del vescovo Irenei Steenberg. Infatti, non solo non sobo chierici all'interno della diocesi della ROCOR retta dal vescovo Irenei, ma nemmeno chierici all'interno della ROCOR. E come tale, il vescovo Irenei non aveva alcuna giurisdizione canonica per emettere un giudizio sommario pubblico su nessuno dei due. Piuttosto, qualsiasi preoccupazione che il vescovo Irenei avesse su padre Jacob Siemens o sul metropolita Jean di Dubna avrebbe dovuto essere da lui riferita all'organismo appropriato che possiede la giurisdizione canonica per giudicare la questione. Nel caso di padre Jacob, ciò significherebbe riferire la preoccupazione al vescovo diocesano di padre Jacob; mentre nel caso del metropolita Jean significherebbe riferire la preoccupazione al Sinodo o al Concilio dei vescovi del Patriarcato di Mosca. Poi, in ogni caso, deferita la questione, Il vescovo Irenei avrebbe dovuto lasciare all'ente in questione il compito di indagare e giudicare (o meglio, di decidere se giudicare o meno del tutto). Tuttavia, non riuscendo a seguire la via canonica, ma scegliendo invece di esprimere un giudizio sommario su padre Jacob e sul metropolita Jean, il vescovo Irenei ha agito ultra vires, assumendosi la giurisdizione che spetta (in un caso) al metropolita del Patriarcato di Mosca, e (nell'altro) al Sinodo o al Concilio dei vescovi del Patriarcato di Mosca. E, come cristiani ortodossi russi, fedeli alla struttura canonica della Chiesa ortodossa russa, i chierici non potevano accettare tale azione anti-canonica da parte del vescovo Irenei – azione la cui natura anti-canonica è di tale gravità che il canone 13 del Concilio di Antiochia (citato sopra) richiede la punizione per mezzo della deposizione.

(iii) L'intenzione di cessare la Comunione della ROCOR con la diocesi di Sourozh.

14. A seguito degli eventi di cui sopra, il 25 aprile 2021, il vescovo Irenei Steenberg ha dichiarato verbalmente all'arciprete Andrew Phillips che intendeva interrompere la comunione sacramentale della diocesi della ROCOR con la diocesi di Sourozh – la diocesi del Regno Unito dell'esarcato patriarcale del Patriarcato di Mosca in Europa occidentale – se quest'ultima non seguiva il vescovo Irenei nella rottura della comunione sacramentale con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca del Regno Unito. Con questa dichiarazione, il vescovo Irenei ha chiarito che era disposto e che stava attivamente pianificando di estendere lo scisma della diocesi della ROCOR, oltre il semplice scisma con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca nel Regno Unito, a uno scisma con l'intero Patriarcato di Mosca nelle isole Britanniche.

15. I chierici hanno compreso che la diocesi di Sourozh non avrebbe accettato il rifiuto del vescovo Irenei Steenberg della pratica standard ortodossa russa di ricevere preti cattolici mediante vestizione e concelebrazione, e che in quanto tale la diocesi di Sourozh non avrebbe seguito il vescovo Irenei in uno scisma con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca su tale base. E i chierici non potevano accettare il progetto del vescovo Irenei di estendere lo scisma della diocesi della ROCOR a uno scisma con l'intero Patriarcato di Mosca nelle Isole Britanniche. I chierici erano, e sono, impegnati per l'unità della Chiesa ortodossa russa, sia nell'Atto di comunione canonica del 2007 tra la ROCOR e il Patriarcato di Mosca, sia nella Gramota patriarcale del 2019 che ha unito l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca al Patriarcato di Mosca. In quanto tale, nel contesto delle Isole Britanniche, i chierici non potevano seguire un piano che li spingesse ulteriormente in una situazione di divisione involontaria dal resto della Chiesa ortodossa russa – e soprattutto non un piano basato su una posizione che era essa stessa un rifiuto della tradizione e della santità ortodossa russa.

(iv) La decisione di trasferirsi all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca.

16. I chierici hanno tentato di portare la situazione della diocesi della ROCOR nelle Isole Britanniche all'attenzione del Sinodo della ROCOR a New York. Tuttavia, questo tentativo non ha avuto successo e i chierici sono giunti a capire che lo scisma della diocesi della ROCOR nelle Isole Britanniche non sarebbe stato risolto dal Sinodo.

17. In questa situazione estremamente difficile, i chierici hanno riconosciuto che non esisteva alcun canone che stabilisse in modo preciso ed esplicito quale azione dovessero assumere i chierici nel caso in cui, appartenendo a una fra tre giurisdizioni territorialmente sovrapposte di un unico patriarcato, fossero spinti in un situazione di scisma dalle altre due giurisdizioni sovrapposte, per ragioni che erano esse stesse un rifiuto delle pratiche e della tradizione di santità dello stesso patriarcato. Qui i chierici hanno guardato al principio generale sotteso al canone 14 del Sinodo di Sardica, che, in un contesto correlato, dirige i chierici la cui comunione con la propria Chiesa è messa a repentaglio dal proprio vescovo diocesano, ma che si trovano in una situazione in cui non hanno accesso al proprio metropolita, a procedere invece ad accostarsi al metropolita di una vicina eparchia:

... il presbitero o diacono abbia facoltà di rifugiarsi [καταφυγεῖν] presso il metropolita della sua eparchia – oppure, se il metropolita è assente, abbia facoltà di correre [κατατρέχειν] presso il metropolita di una vicina eparchia... [5]

Qui, i chierici erano consapevoli che, appartenendo a una tradizione europea della ROCOR il cui particolare contesto di fondatzione era quello dell'emigrazione russa nell'Europa occidentale, avevano una particolare affinità con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, la cui storia e le cui tradizioni di emigrati si sovrapponevano sostanzialmente alle proprie. Pertanto, dopo molte deliberazioni, i chierici hanno preso la decisione di rivolgersi al metropolita Jean di Dubna, ordinario dell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, cercando rifugio dallo scisma della diocesi della ROCOR attraverso un trasferimento di giurisdizione all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca.

18. Se il vescovo Irenei Steenberg non avesse istituito uno scisma basato su ragioni profondamente opposte alla tradizione ortodossa russa; se il vescovo Irenei non avesse agito ultra vires in modo da disprezzare l'ordine canonico della Chiesa; e se il vescovo Irenei non li avesse costretti a una posizione di isolamento effettivamente settario dal resto della Chiesa ortodossa russa nel Regno Unito, questi chierici non avrebbero cercato un trasferimento di giurisdizione. Piuttosto, la loro decisione di trasferirsi è stata una decisione presa dalla necessità di uscire dalla posizione scismatica in cui erano stati posti dal vescovo ordinario della diocesi della ROCOR e di tornare alla comunione sacramentale e all'unità canonica con la pienezza del Patriarcato.

II. Confutazione delle false affermazioni sul trasferimento dei chierici all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca.

19. In linea con la sua Direttiva № 359/E del 23 gennaio 2021 – con la quale ha posto fine alla partecipazione della ROCOR a tutti i contatti ecclesiastici con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca – il vescovo Irenei Steenberg ha scelto di non seguire la prassi ecclesiastica standard di emettere lettere dimissoriali per il trasferimento dei chierici. Sosteneva invece che, poiché aveva scelto di non emettere tali lettere liberatorie, i chierici o non potevano essere ricevuti canonicamente, o non potevano essere ricevuti affatto, dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, e che quindi rimanevano sotto la sua esclusiva giurisdizione canonica.

Per esempio, nel suo Decreto № 24E/2021 del 26 agosto 2021, inviato a diversi chierici che si erano trasferiti, il vescovo Irenei affermava:

Le affermazioni secondo cui ora appartenete alla giurisdizione di un altro vescovo o un'altra diocesi sono canonicamente impossibili e infondate, e con la presente vi ricordiamo che rimanete sotto l'unica autorità canonica della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia...

Allo stesso modo, nella sua Comunicazione Internet del 2 settembre 2021, pubblicata sul sito web della diocesi della ROCOR, il vescovo Irenei ha scritto:

Nonostante qualsiasi pretesa possa essere avanzata da questi individui o da qualsiasi chierico di qualsiasi altra giurisdizione, inclusi i rappresentanti dell'arcidiocesi di Parigi nel Regno Unito o altrove, questi chierici non sono stati rilasciati dalla Chiesa all'estero e quindi non sono stati, e non possono essere, ricevuti canonicamente da chiunque altro; e allo stesso modo, nessuna parrocchia è stata rilasciata all'arcidiocesi di Parigi, né è stata da essa ricevuta canonicamente, qualunque pretesa possa essere erroneamente fatta... i chierici e la parrocchia coinvolti rimangono sotto la giurisdizione canonica esclusiva della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia...

E in una lettera del 12 ottobre 2021, inviata al metropolita Jean di Dubna dal Sinodo dei Vescovi della ROCOR, ma apparentemente scritta dal vescovo Irenei, si affermava che:

Riguardo alla situazione dei nostri sacerdoti nel Regno Unito, ...vostra Eminenza, le è stato detto direttamente per iscritto... che non sono stati rilasciati e quindi non possono essere ricevuti da lei...

Chiediamo pertanto che l'Arcidiocesi chiarisca formalmente la realtà, vale a dire che i chierici che sarebbero stati "ricevuti" dalla nostra diocesi occidentale e dal nostro vicariato di rito occidentale non potevano, in effetti, essere ricevuti, poiché non sono stati rilasciati, e che riconosca giustamente il fatto che rimangono sotto la sola autorità canonica della Chiesa all'estero.

Questi testi fanno tre affermazioni collegate, ma distinte: (i) che in linea di principio i chierici non possono essere ricevuti da un'altra diocesi o Chiesa senza lettere liberatorie; (ii) che i chierici non sono stati di fatto ricevuti dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca; e (iii) che ii chierici non sono stati ricevuti canonicamente dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca. Ognuna di queste affermazioni è falsa.

(i) La possibilità di trasferimento di giurisdizione senza lettere liberatorie.

20. Non è vero che in linea di principio i chierici non possano essere ricevuti da un'altra diocesi o Chiesa senza lettere liberatorie.

21. Certamente si deve riconoscere che ci sono canoni che stabiliscono che un vescovo può ricevere solo un chierico che abbia una lettera dimissoriale dal suo vescovo precedente. Per esempio, il canone 17 del Quinisesto afferma che:

nessun chierico, indipendentemente dal rango che gli capita di avere, ha il permesso, senza una dimissoriale scritta dal proprio vescovo, di essere incardinato in una Chiesa diversa... [6]

Tuttavia, si deve anche riconoscere che un canone non è né un dogma né una legge universale, assolutamente vincolante per ogni caso concreto. Anzi, come ha affermato lo stesso vescovo Irenei Steenberg:

...i canoni [sono] non tanto... un codice di diritto canonico che stabilisce parametri legali per l'azione, ma... linee guida che stabiliscono lo standard per una sana vita della Chiesa... [7]

Vale a dire, come linee guida, i canoni non sono necessariamente applicati con esattezza (κατ' ἀκρίβειαν) in ogni situazione. Piuttosto, in determinate circostanze, i canoni particolari sono, per il principio di economia (κατ' οἰκονομίαν), solo parzialmente applicati o non applicati affatto. Ciò vale per i canoni che richiedono che i chierici siano ricevuti con lettere liberatorie, così come vale per altri canoni.

22. Questo principio di economia non è solo generalmente riconosciuto dalla ROCOR (ad es. nell'articolo 2 dell'addendum all'atto di comunione canonica), ma si riconosce applicarsi anche ai canoni specifici relativi alle lettere liberatorie. Per esempio, tra il 28 ottobre 2018 e il 25 gennaio 2019, Mons. Irenei Steenberg ha ricevuto tre i suoi chierici l'arciprete Georgiy Blatinsky, il sacerdote Oleg Turcan e il sacerdote Denis Baykov dalle parrocchie russe di Firenze e Sanremo, nella diocesi della ROCOR dell'Europa occidentale, senza richiedere o ricevere lettere liberatorie dal loro precedente vescovo. Nella lettera del 12 ottobre, inviata dal Sinodo della ROCOR al metropolita Jean di Dubna, si spiega che in tali casi le lettere liberatorie non sono richieste dalla ROCOR, in quanto la diocesi o la Chiesa da cui si ricevono i chierici in questione non è in uno stato di unità canonica con la ROCOR:

Le parrocchie di Firenze e Sanremo [erano] direttamente sotto l'omoforio della gerarchia di Costantinopoli, il cui attuale status canonico non era e non è riconosciuto dalla Chiesa ortodossa russa. Quando le parrocchie in questione si sono rivolte alla nostra Chiesa all'estero per essere sottratte al loro status non canonico sotto Costantinopoli, il nostro Sinodo ha accettato di salvarle dal loro status non canonico all'inizio del 2019, ... in conformità con le norme canoniche di ricevere parrocchie da ambienti non canonici. ...erano sacerdoti sotto Costantinopoli, il cui status non canonico significava che le lettere di dimissione canonica non potevano essere richieste dalla loro gerarchia locale.

In quanto tale, secondo la concezione della ROCOR dell'ordine canonico della Chiesa, i canoni che vietano l'accoglienza di un chierico senza una lettera di liberazione dal suo precedente vescovo non si applicano in ogni circostanza. Proprio per la stessa ROCOR questi canoni non si applicano in una situazione in cui vi sia una mancanza di unità canonica tra la diocesi o Chiesa da cui parte il chierico in questione e la diocesi o Chiesa in cui quel chierico viene accolto. In tali situazioni, la ROCOR ritiene che tale chierico debba essere ricevuto, κατ' οἰκονομίαν, senza la ricezione di una lettera dimissoriale.

23. Inoltre, da nessuna parte i documenti costitutivi dell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca affermano che l'arcidiocesi non possa ricevere un chierico κατ' οἰκονομίαν , senza una lettera liberatoria del vescovo della precedente diocesi di quel chierico. Piuttosto, l'articolo 4 degli Statuti dell'Arcidiocesi specifica che ogni richiesta di adesione all'arcidiocesi deve essere accettata o respinta definitivamente con decisione dell'arcivescovo, senza riferimento a lettere liberatorie. In quanto tale, l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, per propria costituzione, ha diritto a ricevere ii chierici κατ' οἰκονομίαν, senza lettere liberatorie dei precedenti vescovi.

24. Non esiste, infatti, alcuna possibilità costituzionale di imporre all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca un'interpretazione dei Canoni che, in contrasto con l'articolo 4 degli Statuti dell'arcidiocesi, insiste sul fatto che le lettere liberatorie devono essere richieste, senza eccezioni, in ogni caso concreto di l'accoglienza di un chierico di un'altra diocesi o Chiesa. In particolare, l'articolo 3 della Gramota patriarcale al l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca ordina che l'arcidiocesi sia amministrata secondo i propri statuti. E l'articolo 1 degli Statuti dell'arcidiocesi afferma che gli stessi Statuti dell'arcidiocesi indicano come vengono applicati i santi Canoni della Chiesa all'interno dell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca. In quanto tale, l'articolo 4 degli Statuti dell'arcidiocesi – che specifica che ogni richiesta di adesione all'arcidiocesi deve essere accolta o respinta in via definitiva su decisione dell'arcivescovo, senza riferimento a lettere di liberatoria – è proprio la linea guida che indica come i canoni relativi per accoglienza dei chierici sono da intendersi all'interno dell'arcidiocesi. Pertanto, qualsiasi tentativo di imporre all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca un'interpretazione dei canoni in contrasto con l'articolo 4 degli Statuti dell'arcidiocesi sarebbe di per sé una violazione sia dell'Articolo 1 degli Statuti dell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca sia dell'Articolo 3 della Gramota Patriarcale all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca.

25. Di conseguenza, non solo la natura dei santi Canoni in quanto canoni, ma anche le azioni pratiche e le dichiarazioni della ROCOR, così come la costituzione stessa dell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, mostrano che non c'è verità nell'affermazione del vescovo Irenei Steenberg che in principio un trasferimento dei chierici da una diocesi o Chiesa a un'altra è impossibile senza lettere liberatorie.

(ii) La realtà del trasferimento dalla diocesi della ROCOR all'arcidiocesi di MP.

26. Non è vero che i chierici trasferiti all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca non siano stati di fatto ricevuti dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca.

27. In sostanza, l'affermazione secondo cui i chierici non sono stati di fatto ricevuti dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca è contraddetta dal fatto più elementare di questo caso – vale a dire che, come annunciato formalmente nel Comunicato dell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca del 3 settembre 2021, l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca ha di fatto ricevuto i chierici, il 23 agosto 2021 (cfr. paragrafo 1, supra).

28. Inoltre, lo stesso vescovo Irenei Steenberg ha riconosciuto la realtà del trasferimento dei chierici all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca. Così, in diverse lettere (purtroppo prive di data) che, tramite la sua cancelleria diocesana, inviava ai chierici, accusandoli di delitti canonici e convocandoli davanti al suo tribunale ecclesiastico, il vescovo Irenei accusava ciascun chierico, con identiche dichiarazioni, come segue:

Accusa: ricerca di incardinazione nella giurisdizione di un altro vescovo senza liberatoria canonica.

Vale a dire, che "[Nome] ha cercato di essere incardinato nella giurisdizione di un altro vescovo senza chiedere o ottenere la liberatoria canonica dal proprio vescovo; inoltre, che egli, non avendo ottenuto detta liberatoria, è comunque passato sotto la giurisdizione di un altro vescovo e così facendo ha fuggito l'autorità canonica della propria Chiesa e della sua gerarchia".

Nonostante qualsiasi altra cosa si possa dire su questa accusa, l'affermazione del vescovo Irenei secondo cui i chierici "sono comunque passati sotto la giurisdizione di un altro vescovo" è un riconoscimento che di fatto è avvenuto il trasferimento dei chierici dalla ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca. Anche un riconoscimento della cessione fatta suo malgrado, secondo il principio Quae non fieri debent, facta valent, è comunque un riconoscimento della realtà della cessione.

29. Di conseguenza, non è legittima l'affermazione del vescovo Irenei Steenberg secondo cui il trasferimento dei chierici non è avvenuto di fatto. Questa affermazione non solo nega i fatti più elementari del caso, ma è contraddetta dal riconoscimento stesso da parte del vescovo Irenei, in più documenti formali, della realtà di questo trasferimento.

(iii) La natura canonica del trasferimento dalla ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca.

30. Non è vero che i chierici trasferiti all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca non siano stati ricevuti canonicamente dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca. In particolare, la scelta del vescovo Irenei Steenberg di agire in linea con la sua Direttiva № 359/E del 23 gennaio 2021, e di non seguire la consueta prassi ecclesiastica di emettere lettere liberatorie per i chierici in trasferimento, non ostacola in alcun modo modo la natura canonica del trasferimento dei chierici dalla diocesi della ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca.

31. In sostanza, l'emissione di lettere liberatorie è una normale procedura amministrativa tra diocesi e Chiese canonicamente unite. In una normale situazione canonica, le lettere dimissoriali sarebbero trattenute solo se ci fosse qualche problema disciplinare significativo (per esempio una sospensione o una deposizione). Tuttavia, nel caso del trasferimento dei chierici dalla ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, non c'erano tali problemi disciplinari, e quindi non c'era motivo per rifiutare le lettere dimissoriali. Né il vescovo Irenei Steenberg ha sostenuto diversamente.

32. Al di là di ciò, l'emissione di lettere liberatorie – proprio come un normale iter amministrativo tra diocesi e Chiese canonicamente unite – è un iter amministrativo che si richiede solo nella situazione di trasferimento clericale tra diocesi e Chiese che condividono l'unità canonica reciproca. I canoni, come quelli relativi alle lettere liberatorie, che descrivono le normali relazioni tra Chiese che condividono l'unità canonica reciproca, non valgono per le relazioni tra Chiese divise dallo scisma – cosa che la stessa ROCOR riconosce (vedi paragrafo 22, sopra). Pertanto, rompendo l'unità canonica della diocesi della ROCOR e dell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca attraverso la sua Direttiva № 359/E del 23 gennaio 2021 (vedere paragrafi 8-9, sopra), il vescovo Irenei Steenberg ha così rimosso dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca ogni obbligo di relazionarsi con la Diocesi della ROCOR nel modo che i Santi Canoni richiedono a quelle Diocesi e Chiese che condividono l'unità canonica reciproca. In quanto tale, il vescovo Irenei, avviando uno scisma della Diocesi della ROCOR dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, ha così rimosso dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca qualsiasi requisito canonico di ricevere lettere liberatorie dal vescovo Irenei per il trasferimento dei chierici dalla diocesi della ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca. E poiché non vi era, in quanto tale, alcun requisito canonico per l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca di ricevere i chierici dalla diocesi della ROCOR solo con lettere liberatorie, la natura canonica del trasferimento dei chierici dalla diocesi della ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca non è stata in alcun modo ostacolato dalla scelta del vescovo Irenei di non fornire tali lettere.

33. Di conseguenza, non c'è alcuna legittimità nell'affermazione del vescovo Irenei Steenberg secondo cui i chierici non potrebbero trasferirsi canonicamente dalla diocesi della ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca senza l'emissione di lettere liberatorie. Piuttosto, in virtù della rottura da parte del vescovo Irenei dell'unità canonica della diocesi della ROCOR con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, il metropolita Jean di Dubna era canonicamente del tutto giustificato nel ricevere i chierici dalla diocesi della ROCOR, κατ' οἰκονομίαν, senza lettere dimissoriali da parte del vescovo Irenei. il vescovo Irenei non può istituire uno scisma con un'altra diocesi o Chiesa e quindi esigere legittimamente che quella diocesi o Chiesa agisca nei suoi confronti come se si trovassero ancora in una situazione di piena unità canonica, senza alcuno scisma.

III. Ulteriori violazioni canoniche e procedurali del vescovo Irenei Steenberg.

34. In seguito al trasferimento canonico dei chierici dalla diocesi della ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, il vescovo Irenei Steenberg ha avviato un'azione recriminatoria contro i chierici, assegnando loro l'accusa di crimini ecclesiastici, da giudicare in una sessione del tribunale diocesano del vescovo Irenei. Le azioni del vescovo Irenei e della suo tribunale diocesano sono state abusive, condotte in violazione dei santi Canoni, delle procedure proprie della ROCOR e del diritto naturale. In quanto tali, non solo non hanno alcuna validità, ma costituiscono un ulteriore esempio del vescovo Irenei che agisce ultra vires, in opposizione all'ordine canonico della Chiesa.

(i) il vescovo Irenei Steenberg non ha giurisdizione sui chierici accusati.

35. Come vescovo diocesano della diocesi della ROCOR dell'Europa occidentale, la giurisdizione canonica del vescovo Irenei Steenberg è limitata a quella diocesi, e non ha giurisdizione canonica su chierici che siano membri di una diocesi diversa (cfr. paragrafo 13.3, sopra).

Tuttavia, nel momento in cui il vescovo Irenei ha rivolto ai chierici queste accuse di crimini ecclesiastici, essi erano già stati trasferiti all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, e quindi non erano più nella giurisdizione canonica del vescovo Irenei. In quanto tale, il vescovo Irenei non possedeva più alcuna giurisdizione che lo autorizzasse ad accusarli di delitti ecclesiastici e a farli giudicare in una sessione del suo tribunale diocesano. Anzi, così facendo, il vescovo Irenei ha agito ancora una volta ultra vires, violando i limiti canonici della sua giurisdizione, e assumendosi la giurisdizione che spetta canonicamente al vescovo ordinario dell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca. Poiché il vescovo Irenei non ha giurisdizione per incriminare i chierici, le accuse da lui emesse non sono valide, e poiché il suo tribunale diocesano non ha giurisdizione per giudicare i chierici, qualsiasi giudizio che possa fare riguardo a queste accuse è nullo.

(ii) L'accusatore non può essere giudice del proprio caso.

36. Il Tribunale diocesano del vescovo Irenei Steenberg è stato organizzato in modo tale che non vi sia una netta distinzione tra giudice e accusatore. Pertanto, ciascuna delle notificazioni di accuse ecclesiastiche ricevute dai chierici inizia con il seguente paragrafo con la stessa formulazione:

Con questa lettera, il Tribunale ecclesiastico diocesano informa lei, [Nome], chierico della Diocesi della Gran Bretagna e dell'Europa occidentale della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia e sotto la sua unica autorità canonica, di un'udienza canonica che si terrà MERCOLEDI', 7/20 OTTOBRE 2021, in occasione della quale verranno esaminate le seguenti accuse a suo carico; vale a dire che lei è accusato dalla Corte di: [Segue quindi l'elenco delle accuse.]

Le parole "Lei è accusato dal tribunale di di …," esplicitano che la Corte riunita per giudicare le accuse mosse contro ogni chierico è anche l'accusatore che fa queste accuse.

Tuttavia, condurre un processo in cui l'accusatore è anche giudice è una violazione fondamentale della giustizia naturale – nemo judex in causa sua – e nessun processo in cui l'accusatore è anche giudice può mai essere considerato un processo equo. Pertanto, poiché i procedimenti giudiziari diocesani organizzati dal vescovo Irenei contro i chierici stabiliscono l'accusatore quale giudice della causa, tali procedimenti giudiziari sono illegittimi e le sentenze che possono emettere sono nulle.

(iii) L'imputato deve essere informato dell'ora e del luogo in cui si riunirà il tribunale.

37. Il tribunale diocesano del vescovo Irenei Steenberg non ha informato esattamente i chierici accusati di dove e quando il suo tribunale diocesano si sarebbe riunito per giudicare queste accuse. Piuttosto, ai chierici veniva comunicata solo una data, ma non il luogo e l'ora del giorno in cui il tribunale diocesano si sarebbe riunito per giudicare le accuse mosse contro di loro.

 

Tuttavia, è una violazione fondamentale della giustizia naturale per un tribunale giudicare un caso senza informare l'imputato di dove e quando si riunirà per giudicare il loro caso. Nessuno può difendersi in un processo, se non sa dove e quando avverrà.

Inoltre, il Tribunale diocesano del vescovo Irenei è qui in diretta violazione dell'articolo 53 del documento procedurale della ROCOR, il Regolamento del Tribunale ecclesiastico, secondo il quale:

L'ora e il luogo dell'udienza devono essere resi noti alle parti, agli accusatori e agli imputati, nonché ai testimoni che ne daranno preventivamente notizia alla Corte, mediante apposito avviso.

Nessun tribunale che viola così fondamentalmente la giustizia naturale, e nessun tribunale della ROCOR che viola così direttamente i regolamenti della ROCOR sul tribunale ecclesiastico può essere considerato legittimo. Piuttosto, i procedimenti del tribunale diocesano del vescovo Irenei contro ii chierici sono, anche su questa base, evidentemente illegittimi, e le eventuali sentenze da essi emesse sono nulle.

(iv) L'imputato deve ricevere una chiara dichiarazione delle accuse mosse contro di lui.

38. Il tribunale diocesano del vescovo Irenei Steenberg non ha fornito a ciascuno dei chierici accusati dichiarazioni chiare delle accuse mosse contro di loro, formulate con precisione.

Tuttavia, è una violazione fondamentale del diritto naturale per un tribunale giudicare un caso senza informare l'accusato di di cosa è esattamente accusato. Nessuno può preparare adeguatamente una difesa, se non conosce la natura precisa e la causa delle accuse mosse contro di lui.

Inoltre, il tribunale diocesano del vescovo Irenei è qui in diretta violazione dell'articolo 54 del Regolamento della ROCOR sul tribunale ecclesiastico:

L'imputato o convenuto deve essere accusato con tempestiva comunicazione scritta dall'autorità giudiziaria diocesana sulla base del materiale probatorio acquisito, descrivendo con precisione le accuse (точно формулированные обвинения), alle quali ha diritto di replica in sua difesa in forma scritta prima della riunione del tribunale, e di rispondere oralmente durante l'udienza.

Tuttavia, nessun tribunale che viola in modo così fondamentalmente il diritto naturale, e nessun tribunale della ROCOR che viola così direttamente i regolamenti della ROCOR sul tribunale ecclesiastico, può essere considerato legittimo. Piuttosto, i procedimenti del tribunale diocesano del vescovo Irenei contro i chierici sono, anche su questa base, evidentemente illegittimi, e le eventuali sentenze da essi emesse sono nulle.

39. A titolo esemplificativo, per chiarire l'incapacità del tribunale diocesano del vescovo Irenei Steenberg di fornire ai chierici accusati dichiarazioni formulate con precisione delle accuse mosse nei loro confronti, si può considerare, a titolo indicativo, la seguente accusa, rivolta a un chierico del grado di lettore, qui citata in extenso :

Accusa 5: servizio sotto sospensione.

Vale a dire che "Il lettore [Nome] ha commesso il reato canonico di prestare servizio mentre sotto sospensione canonica, e quindi ha compiuto atti liturgici/amministrativi che gli erano proibiti, contrariamente alle istruzioni delle autorità ecclesiastiche". (Cfr. Canone 4 di Antiochia, Canone 13 di Sardica.)

Il formato dell'accusa è del tutto tipico delle accuse ricevute dai chierici da parte del vescovo Irenei: un'accusa in grassetto, seguita da una frase vaga, e poi integrata con l'invito a "confrontare" alcuni canoni.

Qui, in primo luogo, l'imprecisione di tale accusa risulta evidente dalla mancata precisazione di quali atti particolari il lettore sia accusato di compiere. L'accusa non nomina alcuna singola azione; non dice quando o dove si presume siano avvenuti gli atti di cui è accusato il lettore. L'accusa è vaga anche riguardo al fatto che gli atti in questione siano liturgici, amministrativi o entrambi. Tale mancanza di chiarezza impedisce all'imputato di sapere esattamente di cosa è accusato di aver fatto, e quindi gli rende impossibile difendersi adeguatamente.

In secondo luogo, l'imprecisione di tale accusa risulta evidente dall'omissione di citare quale canone o regolamento disciplinante l'accusatore avrebbe violato. Un invito a "confrontare" alcuni canoni non è un'affermazione che l'imputato è accusato di aver violato questi canoni.

Inoltre, che questi canoni non sono alla base dell'accusa è evidente dal fatto che nessuno dei due è rilevante per l'imputato:

  • Il Canone 4 del Concilio di Antiochia riguarda un vescovo, presbitero o diacono che, dopo essere stato deposto (καθαιρεθείς), in qualche modo liturgizza. Tuttavia, l'imputato non è né un vescovo, né un presbitero, né un diacono. Né l'imputato è stato deposto. Quindi questo canone è irrilevante per l'accusa che viene fatta, e non avrebbe mai potuto essere la sua vera base.

  • Il Canone 13 del Concilio di Sardica riguarda un chierico scomunicato (τις τῶν κληρικῶν ἀκοινώντηος) che tenta di ricevere la santa comunione dal vescovo di un'altra diocesi. Tuttavia, il lettore destinatario di tale accusa non è stato scomunicato. Quindi anche questo canone è irrilevante per l'accusa che viene fatta, e non avrebbe mai potuto essere la sua vera base.

In questa situazione, sorge inevitabilmente il sospetto che si sia fatto riferimento a questi canoni per dare prima facie un'apparenza di legittimità ad un'accusa il cui fondamento reale risiede altrove, ma che il tribunale diocesano del vescovo Irenei non vuole mettere sulla carta. Detto questo, la situazione di fondo è chiara: al lettore accusato non è stato detto realmente cosa è accusato di aver fatto, e non è stato veramente detto quale canone o regolamento è accusato di aver violato.

40. Complessivamente, organizzando il suo tribunale diocesano per esaminare casi sui quali non ha giurisdizione; istituendo il suo tribunale diocesano in modo da identificare l'accusatore come giudice; non comunicando all'imputato quando e dove si riunirà il tribunale; e non riuscendo a dire agli accusati esattamente di cosa sono accusati, le azioni del vescovo Irenei sono state una profonda violazione dell'ordine canonico, dei regolamenti della ROCOR e del diritto naturale. Tale violazione non solo rende illegittimo il procedimento del suo tribunale diocesano, ma dà l'impressione di un abuso di potere, in cui il vescovo Irenei si serve del tribunale diocesano per condurre un processo farsa.

IV. Suggerimenti per proseguire.

41. La situazione di scisma e recriminazione all'interno della quale il vescovo Irenei Steenberg ha collocato la diocesi della ROCOR nelle Isole Britanniche è profondamente dannosa per la Chiesa ortodossa russa. Sia per il bene della ROCOR che per il bene dell'Ortodossia russa più in generale, questo scisma deve essere sanato. La guarigione di questo scisma richiede: (i) la fine dello scisma stesso; (ii) una riconciliazione sulle questioni che hanno formato le cause prossime dello scisma; e (iii) ulteriore discussione e dialogo sulle questioni di fondo che hanno portato a questo scisma. Rispetto a questi obiettivi, vengono qui proposti i seguenti due gruppi di suggerimenti.

(i) Ciò che è necessario per porre fine allo scisma stesso.

42. Per quanto riguarda lo scisma stesso, si deve riconoscere che né l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca né la diocesi di Sourozh hanno reciso la comunione o l'unità canonica con la ROCOR, e che solo la ROCOR ha istituito questo scisma. Pertanto, la responsabilità di porre fine allo scisma della diocesi della ROCOR ricade principalmente sulla stessa ROCOR. Qui sono necessarie due azioni primarie:

In primo luogo, e più fondamentalmente, la ROCOR deve abrogare la Direttiva del vescovo Irenei Steenberg № 359/E del 23 gennaio 2021, che vieta la partecipazione ecclesiastica, la partecipazione liturgica e la concelebrazione della ROCOR nelle Isole Britanniche con l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca. Senza questa azione, lo scisma non può finire, e questa è un'azione che solo la ROCOR può compiere. Se (come sembra chiaro) il vescovo Irenei non è disposto a farla da solo, allora il Sinodo dei vescovi della ROCOR deve prendere in mano la questione.

In secondo luogo, e in aggiunta, la ROCOR dovrebbe sconfessare le azioni non canoniche del vescovo Irenei compiute durante il periodo dello scisma Nello specifico:

  • La ROCOR dovrebbe dissociarsi dalle affermazioni della Notifica del vescovo Irenei № 390/E del 26 febbraio 2021, chiarendo sia che riconosce il sacerdozio di padre Jacob Siemens, sia che sconfessa qualsiasi accusa al metropolita Jean di Dubna di essere in qualche modo colpevole di "inganno spirituale".

  • La ROCOR dovrebbe riconoscere che, a causa dello scisma avviato dal vescovo Irenei, non esisteva un'unità canonica regolare tra la Diocesi della ROCOR e l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca durante l'agosto 2021, così che, di conseguenza, il trasferimento dei chierici dalla ROCOR all'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca durante quel mese non richiedeva la trasmissione di lettere di liberatoria, ma anzi è del tutto canonica, κατ' οἰκονομίαν.

  • La ROCOR dovrebbe dichiarare nulle tutte le azioni recriminatorie intraprese dal vescovo Irenei contro i chierici che si sono trasferiti nell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca per sfuggire al suo scisma.

(ii) Ciò che è necessario per la riconciliazione sui problemi prossimi che hanno portato allo scisma.

43. Per quanto riguarda le questioni prossime che hanno portato allo scisma della diocesi della ROCOR dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca, anche qui la responsabilità principale è della ROCOR. Questo scisma è sorto attraverso il rifiuto del vescovo Irenei della pratica ortodossa russa di ricevere sacerdoti cattolici nella Chiesa ortodossa mediante vestizione e concelebrazione – una pratica attestata da più santi ortodossi russi canonizzati. Qui, la ROCOR deve chiarire che, come Chiesa, riconosce la legittimità di questa pratica ortodossa russa, e come tale riconosce la realtà che un sacerdote cattolico ricevuto mediante vestizione e concelebrazione è con ciò costituito come sacerdote ortodosso. Questo, ovviamente, non significa che non ci sia spazio per continui disaccordi o differenze di valutazione riguardo, per esempio, a ciò che deve essere considerato come una buona pratica, o addirittura come una pratica normale, nell'accoglienza dei sacerdoti cattolici nella Chiesa ortodossa. Ciò che richiede è il riconoscimento che un sacerdote ortodosso che è stato così ricevuto non è un "non sacerdote", privo della grazia dell'ordinazione.

(iii) La necessità di una discussione più approfondita.

44. Per quanto riguarda l'ulteriore discussione e dialogo sulle questioni di fondo che hanno portato a questo scisma, le cose sono più complicate.

45. C'è bisogno di una discussione e di un dialogo franco riguardo al continuo impegno della ROCOR per l'Atto di Comunione Canonica del 2007. Lo scisma dovrebbe essere assolutamente l'ultima risorsa, non qualcosa a cui un vescovo fa ricorso in un periodo di poco più di quattro settimane. Ma la velocità, se non l'entusiasmo, con cui il vescovo Irenei Steenberg, come vescovo della ROCOR, ha istituito uno scisma con un'altra diocesi del Patriarcato di Mosca, e quindi ha messo a repentaglio l'unità della Chiesa ortodossa russa più in generale, suggerisce che una tale linea d'azione gode di un più ampio sostegno all'interno della ROCOR. E l'Atto di Comunione Canonica non rimarrà praticabile se i vescovi della ROCOR sono così pronti a ricorrere allo scisma ogni volta che una diocesi del Patriarcato di Mosca non si adegua alle loro critiche. In quanto tale, gli eventi dello scisma del vescovo Irenei richiedono che la ROCOR renda chiaro il suo continuo impegno per l'Atto di comunione canonica, e quindi il suo impegno per la comunione sacramentale e l'unità canonica con la più ampia Chiesa ortodossa russa, le cui pratiche interne e la cui teologia non sono sempre uguali a quelle della ROCOR.

46. C'è anche chiaramente la necessità di una discussione seria e di un dialogo tra la ROCOR e il Patriarcato di Mosca (compresa l'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca) sulla questione dell'accoglienza degli eterodossi, una questione sulla quale la ROCOR, in particolare in Nord America, è arrivata a differire notevolmente dal Patriarcato di Mosca. Ma un tale dialogo non può essere semplicemente una critica a senso unico, in cui solo i partecipanti nordamericani della ROCOR esaminano la storia della pratica del Patriarcato di Mosca, facendo critiche su punti in cui tale pratica differisce dalle proprie. Piuttosto, ciò che è particolarmente necessario a questo punto è considerare come la teologia e la pratica sacramentali della ROCOR siano arrivate a divergere così tanto dalla pratica del Patriarcato di Mosca che un Vescovo della ROCOR potrebbe condurre la sua diocesi allo scisma da un'altra diocesi del Patriarcato di Mosca, apparentemente per "proteggere" la sua diocesi dalla pratica standard della stessa Chiesa ortodossa russa. Qui, in particolare, è necessaria una seria considerazione della trasformazione della teologia sacramentale della ROCOR nordamericana a partire dalla fine degli anni '60 circa, in particolare sotto l'influenza del pensiero vecchio-calendarista greco. Una discussione sulla questione dell'accoglienza con riferimento alla ROCOR può essere fruttuosa solo se si comprende come i vecchi calendaristi greci siano stati in grado di condurre elementi sostanziali della ROCOR a rifiutare le tradizioni sacramentali consolidate della Chiesa ortodossa russa – la stessa Chiesa le cui tradizioni la ROCOR era stata fondata per preservare – a favore di posizioni estreme di origine greca moderna che divergono così tanto dalla tradizione ortodossa russa. C'è da augurarsi che – attraverso una tale considerazione, in cui non solo i partecipanti della ROCOR criticano le particolarità storiche del Patriarcato di Mosca, ma in cui i partecipanti del Patriarcato di Mosca criticano queste trasformazioni storiche nella ROCOR – si ottenga una nuova chiarezza, in tutta la Chiesa ortodossa russa, della necessità di attenersi alle pratiche ortodosse russe standard in materia di accoglienza, come queste sono espresse non solo nei libri liturgici del Patriarcato di Mosca, ma soprattutto nella testimonianza viva dei santi ortodossi russi come san Tikhon di Mosca e Sant'Alessio di Wilkes-Barre.

Festa di San Michele, primo metropolita di Kiev.

30 settembre / 13 ottobre 2021.

Note

[1] NB Nella Direttiva № 359/E e altrove, il vescovo Irenei fonde i termini "Arcidiocesi" ed "Esarcato", in un modo che può indurre in errore. Per essere chiari, nel brano citato, il vescovo Irenei parla unicamente dell'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca (che non è un Esarcato), e non dell'Esarcato Patriarcale dell'Europa occidentale, che è in realtà un organismo ecclesiastico diverso dall'arcidiocesi del Patriarcato di Mosca.

[2] Πρωτοδευτέρας ιδʹ: «Δεῖ γὰρ ἕκαστον τὰ οἰκεῖα μέτρα γινώσκειν …»

[3] Βʹ Οἰκουμενικῆς Συνόδου βʹ: «Τοὺς ὑπὲρ διοίκησιν Ἐπισκόπους ταῖς ὑπερορίοις Ἐκκλησίαις μὴ ἐπιέναι, μηδὲ συγχέειν τὰς Ἐκκλησίας …»

[4] Ἐν Ἀντιοχείᾳ ιγʹ: «Μηδένα Ἐπίσκοπον τολμᾷν ἀφ' ἑτέρας ἐπαρχίας εἰς ἑτέραν μεταβαίνειν … εἰ μὴ παρακληθεὶς ἀφίκοιτο διὰ γραμμάτων τοῦ τε Μητρα οο α οο Εἰ δὲ μηδενὸς καλοῦντος ἀπέλθοι ἀτάκτως ἐπὶ ... καταστάσει τῶν ἐκκλησιαστικῶν πραγμάτων, μὴ προσηκόντων αὐτῷ, ἄκυρα μὲν τὰ ὑπ' αὐτοῦ πραττόμενα τυγχάνειν, καὶ αὐτὸν δὲ ὑπέχειν τῆς ἀταξίας αὐτοῦ, καὶ τῆς παραλόγου ἐπιχειρήσεως τὴν προσήκουσαν δίκην, καθῃρημένον ἐντεῦθεν ἤδη ὑπὸ τῆς Ἁγίας Συνόδου. »

[5] Ἐν Σαρδικῇ ιδʹ: «[Ὁ Πρεσβύτερος ἢ Διάκονος] ἐχέτω ἐξουσίαν ἐπὶ τὸν Ἐπίσκοπον τῆς Μητροπόλεως τῆς αὐτῆς Ἐπαρχίας καταφυγεῖν· εἰ δὲ ὁ τῆς Μητροπόλεως ἄπεστιν, ἐπὶ τὸν πλησιόχωρον α

[6] Πενθέκτης ιζʹ:«… μηδένα τῶν ἁπάντων κληρικῶν, κἂν ἐν οἱῳδήποτε τυγχάνῃ βαθμῷ, ἄδειαν ἔχειν, ἐκτὸς τῆς τοῦ οἰκείου Ἐπισκόπου ἐγγράφου ἀπολυτικῆς, ἐν ἑτέρᾳ κατατάττεσθαι Ἐκκλησίᾳ …»

[7] Vescovo Irenei (Steenberg) [MC Steenberg], "On the Canonical Situation of Russian Orthodoxy in Britain", 1.

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