Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?cat_id=32&id=205  Mirrors.php?cat_id=32&id=602  Mirrors.php?cat_id=32&id=646  Mirrors.php?cat_id=32&id=647  Mirrors.php?cat_id=32&id=4898 
Mirrors.php?cat_id=32&id=2779  Mirrors.php?cat_id=32&id=204  Mirrors.php?cat_id=32&id=206  Mirrors.php?cat_id=32&id=207  Mirrors.php?cat_id=32&id=208 
Mirrors.php?cat_id=32&id=3944  Mirrors.php?cat_id=32&id=7999  Mirrors.php?cat_id=32&id=8801  Mirrors.php?cat_id=32&id=9731  Mirrors.php?cat_id=32&id=9782 
Mirrors.php?cat_id=32&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  Documenti  >  Sezione 8
  Cosa sono le Chiese sorelle?

di Andrej Vlasov

Unione dei giornalisti ortodossi, 23 ottobre 2021

Clicca per SCARICARE il documento come PDF file  
Condividi:

per preservare la purezza della fede ortodossa, è importante abbandonare la politica dell'ecumenismo e la teoria delle "chiese sorelle". Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'ecumenismo sta avanzando così vigorosamente che alcune Chiese ora usano il termine "chiesa sorella" per riferirsi ad altre fedi. Scopriamo di cosa si tratta.

Il 10 ottobre 2021, in un incontro con il capo della Chiesa d'Inghilterra, l'arcivescovo Justin Welby di Canterbury, il patriarca Theodoros d'Alessandria ha affermato che gli ortodossi e gli anglicani sono chiese sorelle. Ora è diventato così di moda usare collocazioni come "chiesa madre", "chiesa figlia", "chiesa sorella" che il significato originale di questi termini sembra essersi perso.

Il significato originale dei termini

Per coloro che desiderano approfondire questo tema, consigliamo il saggio di Emmanuel Lanne, "Église-sœur et Église-mère dans le vocabulaire de l’Église ancienne".

Se consideriamo l'epoca dei primi tre, o anche più, secoli del cristianesimo, vedremo che il termine "Chiesa madre" indicava esclusivamente la prima comunità apostolica cristiana a Gerusalemme. Ci sono molte prove a riguardo. Per esempio, sant'Ireneo di Lione nel suo libro "Contro le eresie" dice quanto segue sulla Chiesa di Gerusalemme: "Tali sono le voci della Chiesa, da cui ha avuto origine ogni Chiesa; tali sono le voci delle metropolie dei cittadini del Nuovo Testamento; tali sono le voci degli apostoli; tali sono le voci dei discepoli del Signore".

È interessante notare che stiamo parlando specificamente della comunità di Gerusalemme, piuttosto che della Chiesa locale di Gerusalemme nella nostra attuale comprensione. Nei primi secoli ogni comunità cristiana era una Chiesa locale (per maggiori dettagli sulla struttura della Chiesa antica si veda l'articolo "Sulle origini del Patriarcato di Costantinopoli" ). Va anche notato che la Chiesa madre di Gerusalemme era una comunità dei primi decenni del cristianesimo, e non è durata un tempo più lungo. Dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70, i cristiani locali si ritirarono dalla città, e quando la comunità tornò a Gerusalemme qualche decennio dopo, era già diversa sia nella sua composizione etnica che nel suo significato nel mondo cristiano.

I testi liturgici restringono ulteriormente il termine "Chiesa madre", riducendolo alla camera del monte Sion in cui avvenne la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli. "Rallegrati, Sion santa, madre delle Chiese, dimora di Dio, tu che per prima hai ricevuto la remissione dei peccati mediante la Risurrezione" (Stichiro, tono 8).

Di conseguenza, tutte le altre comunità cristiane sorte a seguito della predicazione apostolica si trattarono reciprocamente come "chiese sorelle". Indicazioni in tal senso si trovano nel Nuovo Testamento; per esempio, l'apostolo Giovanni il Teologo si esprime così riguardo a due comunità cristiane: "I figli di tua sorella, che è stata scelta da Dio, mandano i loro saluti. Amen"(2 Gv 13). Nei secoli successivi, con la diffusione della Chiesa nel mondo, con l'emergere di distretti episcopali, di metropolie e successivamente di patriarcati, il significato originario di questi termini fu soggetto a modifiche. La comunità cristiana di una città più grande, che era impegnata nell'opera missionaria nei villaggi vicini e vi fondava comunità, diveniva nei loro confronti come una chiesa madre, e queste ultime come chiese sorelle tra di loro. L'espressione "come chiese sorelle" è usata qui per un motivo, perché nella mente dei cristiani di quel tempo, tutte queste relazioni intercomunitarie, "chiesa madre, sorella, figlia", e così via, non avevano molta importanza, ma erano più importanti altri fattori.

L'incarnazione dell'unità e il criterio della verità

Se si pone la domanda su chi o quale fosse la più grande autorità nella Chiesa antica, il criterio della fede adeguata e il giudice ultimo, allora si può rispondere così: è lo Spirito Santo disceso nel cenacolo di Sion. Né la comunità di Gerusalemme né alcuno degli apostoli individualmente, né la Chiesa romana né alcuna altra chiesa locale erano il metro delle cose, ma solo lo Spirito Santo che agiva nei cristiani. Non importava affatto da chi esattamente le comunità nelle diverse città avessero ricevuto il Vangelo, quale apostolo o altro predicatore avesse fondato la comunità, ecc. Se lo Spirito Santo scendeva sui cristiani appena convertiti, essi diventavano una comunità non inferiore a qualunque altra.

Il santo apostolo Paolo ne parla con tutta chiarezza: "Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere" (1 Cor 3:5-7). L'apostolo dice di se stesso che dopo la sua conversione, non chiese agli apostoli di insegnargli la fede cristiana o di autorizzarlo a predicare: iniziò subito a predicare Cristo. "Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco" (Gal 1:15-17).

Inoltre, quando il santo apostolo Pietro commise qualcosa di deplorevole (dal punto di vista dell'apostolo Paolo), l'apostolo Paolo non esitò a criticarlo. "Quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: Se tu, che sei giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei giudei? (Gal 2:11-14).

Allo stesso modo, l'apostolo Paolo dice di sé che non è lui che ha autorità, ma lo Spirito Santo che vive in lui. "Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me" (1 Cor 15:10).

I successivi monumenti ecclesiastici confermano questo atteggiamento nei confronti della questione di chi sia il criterio di verità. È lo Spirito Santo, che si è manifestato nella confessione di un'unica vera fede in Cristo da parte delle persone. Tutte le comunità che aderivano a questa fede erano apostoliche, indipendentemente da chi le aveva fondate in senso storico. Per esempio, l'antico scrittore cristiano Tertulliano dice che quando qualcuno non può "attribuire la sua fondazione a qualche apostolo o personaggio apostolico, ma è sorto molto più tardi, come quelli che sorgono quotidianamente, (diciamo) che tutti avanzano in una fede comune e per consanguineità sono considerati apostolici".

Il fatto che il Signore Gesù Cristo abbia organizzato la sua Chiesa senza la presenza di alcuna autorità visibile o di un corpo con la più alta autorità è la prova di una circostanza interessante a cui non molte persone prestano attenzione. Prima di spiegarlo, torniamo a una nota leggenda athonita sugli "anziani invisibili". La leggenda narra che sul Monte Athos vivano 12 monaci, che pregano incessantemente la preghiera del cuore, che è il loro unico cibo. Questi monaci sono i guardiani del Monte Athos e gli asceti più abili. Quando uno di loro muore, uno degli abitanti della Montagna Santa prende il suo posto, e così il numero 12 rimane invariato.

L'idea di costruire una Chiesa con un corpo autorevole visibile sarebbe suggerita, per esempio, dall'elezione di un altro apostolo per sostituire ciascuno dei 12 defunti. Inoltre, quest'idea haa un precedente: Mattia fu scelto a sorte per sostituire Giuda. Tuttavia, Dio ha organizzato la Chiesa in modo diverso. Il protopresbitero John Meyendorff scrive: "Come 'gruppo', i Dodici storicamente cessano di esistere dopo la morte di Giacomo, e presto scompariranno anche tutti i suoi membri. Compito della comunità sarà poi quello di conservare la testimonianza apostolica nella sua purezza originaria e di continuare – senza apostoli viventi – il loro ministero missionario e pastorale".

Nella Chiesa antica dominava l'idea che ogni comunità, ogni vescovo, ogni Chiesa locale (successiva) non potesse semplicemente ereditare i doni spirituali dei predecessori, ma dovesse fondare la propria autorità sulla propria fede e vita ascetica, anche se molto presto si manifestano coloro che vogliono affermare la loro superiorità per origine apostolica o per il significato amministrativo della città stessa. Questo approccio si manifestò in modo più evidente tra i vescovi romani, che molto presto iniziarono a parlare dei loro privilegi esclusivi, basando le loro pretese sull'origine della Chiesa romana dall'apostolo Pietro.

Senza entrare nei dettagli, diciamo che, in primo luogo, l'apostolo Pietro non ha mai avuto poteri speciali tra gli altri apostoli, in secondo luogo, non era un vescovo di Roma, e in terzo luogo, storicamente, è più probabile che la comunità cristiana romana sia stata fondata dall'apostolo Paolo. Ma (cosa importante) anche se accettiamo i presupposti di cui sopra, tuttavia, i successivi vescovi romani non ereditarono automaticamente né l'autorità dell'apostolo né i suoi doni spirituali. Tertulliano scrisse a riguardo nel III secolo: "Riguardo alla tua sentenza, mi chiedo dove hai questo diritto nel decidere gli affari ecclesiastici? Chi sei tu per sovvertire e cambiare l'evidente intento del Signore che lo ha comunicato personalmente a Pietro? Su di te, ha detto, edificherò la mia Chiesa, e darò a te, non alla Chiesa, le chiavi, e tu scioglierai o legherai, piuttosto che essa sciolga o leghi". Lo storico della chiesa V. V. Bolotov commenta queste parole come segue: "Così, anche supponendo che l'apostolo Pietro occupasse un posto di eminenza tra gli apostoli, è impossibile dedurne i vantaggi della Chiesa romana, poiché con la morte di Pietro questi vantaggi, come pensa Tertulliano, sono cessati". Pensieri simili si possono trovare tra molti vescovi orientali, che protestarono immediatamente contro le pretese del vescovo romano alla guida della Chiesa.

È facile vedere che qualcosa di simile sta accadendo oggi. Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e molti (se non tutti) i vescovi di Costantinopoli confermano l'adeguatezza delle loro azioni, nonché le loro pretese di un ruolo esclusivo nella Chiesa in generale, dal fatto che la Chiesa di Costantinopoli fu fondata dall'apostolo Andrea il Primo Chiamato (affermazione che compare solo nel IV secolo e che deve ancora essere storicamente provata) e che è la "chiesa madre" per tutti gli altri. Allo stesso tempo, secondo la logica dei fanarioti, fattori come l'adesione ai canoni della Chiesa, la fermezza nella confessione di fede, la pietà personale e l'adesione ai principi sono secondari.

Uso del termine "chiese sorelle" oggi

Va notato che anche alla fine del primo millennio i termini "chiesa madre" e "chiesa sorella" erano usati nelle polemiche tra il vescovo romano e i patriarchi orientali. La disputa si riduceva alla posizione della Chiesa romana nei confronti delle altre Chiese locali: è la loro "madre" o "sorella"? Questa disputa continuò per inerzia per diversi secoli dopo la caduta ufficiale della Chiesa romana nel 1054. A quel tempo, l'idea che la scissione fosse definitiva doveva ancora essere portata nella mente dei cristiani. La maggior parte dei vescovi orientali credeva che fosse possibile sanare questo scisma e tornare all'unità precedente. Solo dopo il brutale sequestro e distruzione di Costantinopoli da parte dei crociati nel 1204 e l'istituzione di uno stato latino con una gerarchia ecclesiastica latina a Bisanzio, divenne evidente che tra cattolici e ortodossi c'era un abisso. Da quel momento fino al XX secolo, era difficile imbattersi nel termine "chiese sorelle" da parte di teologi ortodossi o cattolici, in un modo che implicasse l'ortodossia e il cattolicesimo.

Nel XX secolo, il termine "chiese sorelle" fu usato per la prima volta dal famoso ecumenista e protetto del presidente americano Henry Truman, il patriarca Atenagora di Costantinopoli, nella sua lettera al cardinale Agostino Bea nel 1962. Anche le risposte di Papa Giovanni XXIII contenevano questo termine. Questa corrispondenza fu presto pubblicata dal Fanar. La pubblicazione si intitolava "Due sorelle". Due anni dopo, nel 1964, si svolse il Concilio Vaticano II, nel quale fu approvata la politica di apertura e di adattamento del cattolicesimo alle attuali condizioni di vita. In questo concilio vinse il partito dei liberali, che spalancò le porte alla riforma del culto cattolico, dell'insegnamento morale e di altri ambiti della vita ecclesiale, nonché dell'ecumenismo, prima di tutto con l'Ortodossia e poi con altre confessioni cristiane e non solo. Così, nel decreto di questo Concilio "Unitatis redintegratio", ..."tra le Chiese orientali prevaleva e continua a prevalere l'ardente desiderio di conservare per sempre la comunità di fede e di carità, che è caratteristica delle Chiese locali come sorelle".

Da allora in poi, il termine "chiese sorelle" cominciò ad essere menzionato regolarmente sia dal Patriarcato di Costantinopoli che dal Vaticano come parte degli sforzi ecumenici di entrambe le parti. L'enciclica papale "Ut unum sint" (1995) afferma che questo termine serve alla causa dell'ecumenismo: "Più recentemente, la Commissione internazionale ha compiuto un importante passo avanti in merito a quale debba essere il metodo utilizzato per ristabilire la piena comunione tra Chiese cattoliche e ortodosse. La Commissione ha posto le basi per una soluzione positiva di questo problema con la dottrina delle Chiese sorelle".

Tuttavia, nel 2000, un gruppo di cardinali vaticani, sostenitori del punto di vista conservatore, ha tentato di difendere l'originario auto-posizionamento cattolico come l'unica "chiesa madre" per tutti gli altri cristiani, non importa a quali confessioni appartengano. Nel giugno 2000, la Congregazione per la Dottrina della Fede, sotto la guida del cardinale Joseph Ratzinger (futuro papa Benedetto XVI), preparò una Nota sull'espressione delle Chiese sorelle, che fornisce un'approfondita analisi storica e teologica del termine "chiese sorelle" e offre una conclusione che l'uso di questo termine dovrebbe essere ridotto al minimo, ed è meglio smettere del tutto di usarlo, poiché il Vaticano non è una "sorella", ma una "madre" per tutti gli altri.

"In realtà, nel vero senso della parola, 'Chiese sorelle' sono solo le Chiese locali (o gruppi di Chiese locali, come esemplificato dai patriarcati o dalle metropolie) tra loro. Se l'espressione 'Chiese sorelle' è usata in questo vero senso, allora sarà sempre chiaro che la Santa Chiesa cattolica apostolica non è una sorella, ma la madre di tutte le Chiese locali", afferma il documento. La "Nota" era originariamente destinata esclusivamente all'uso interno e non è stata pubblicata ufficialmente, ma nel tempo è diventata disponibile per la revisione.

Come sapete, il papa conservatore Benedetto XVI fu costretto ad abdicare e al suo posto fu messo il liberale Francesco, sotto il cui primato la causa dell'unificazione del Vaticano con il Fanar fu accelerata a passi da gigante.

Comprensione ortodossa della situazione

Nel 2008 il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa ha adottato il documento "Principi fondamentali dell'atteggiamento della Chiesa ortodossa russa nei confronti dei non ortodossi" , in cui è stata respinta la teoria ecumenica delle "chiese sorelle" e l'identità tra la Chiesa di Cristo e la Chiesa ortodossa è stata riaffermata.

La Chiesa ortodossa è la vera Chiesa di Cristo, fondata dal nostro Signore e Salvatore stesso, la Chiesa confermata e sostenuta dallo Spirito Santo, la Chiesa di cui lo stesso Salvatore ha detto Edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa (Mt 16:18). Questa è la Chiesa una, santa, cattolica (sobornaja) e apostolica, depositaria e dispensatrice dei santi misteri in tutto il mondo, colonna e fondamento della verità (1Tm 3,15) (Par 1.1)

Tutte le altre confessioni cristiane sono sorte come risultato della caduta dalla Chiesa ortodossa: "Nel corso della storia cristiana, dalla comunione con la Chiesa Ortodossa si separarono non solo singoli cristiani, ma anche intere comunità cristiane. Alcune di esse scomparvero nel corso della storia, altre invece si sono conservate lungo i secoli. Le divisioni più rilevanti che si verificarono nel primo millennio, e che si sono mantenute fino ai nostri giorni, ebbero luogo dopo il rifiuto, da parte di alcune comunità, di accettare le deliberazioni dei concili ecumenici III e IV. Tali contrasti ebbero come risultato la costituzione in forma autonoma di Chiese esistenti fino a oggi: la Chiesa assira dell'Est e le Chiese non calcedonesi, le Chiese copta, armena, siro-giacobita, etiopica e malabarese. Nel II millennio, dopo la separazione della Chiesa di Roma avvennero divisioni interne nel cristianesimo occidentale, connesse con la Riforma, e che portarono all'incessante processo di costituzione di una moltitudine di confessioni cristiane che non erano in comunione con la sede di Roma. Sorsero pure divisioni dalla comunione con le Chiese ortodosse locali, inclusa la Chiesa russa". (Par 1.13).

Le ragioni di questi scismi sono eresie e delusioni: "Errori ed eresie sono la conseguenza dell'autoaffermazione egoistica e dell'isolamento. Ogni divisione o scisma provoca in qualche misura la corruzione dell'integrità ecclesiale. La separazione, anche se avviene per ragioni di natura non religiosa, rappresenta una violazione della dottrina ortodossa sulla Chiesa e in ultima analisi porta a un deterioramento nella fede." (Par 1.14).

Dicendo che la Chiesa ortodossa deve fare di tutto per ripristinare l'unità di tutte le confessioni che si definiscono cristiane, il documento della Chiesa ortodossa russa rifiuta ogni compromesso: "Tuttavia, riconoscendo la necessità di ricostituire la nostra unità cristiana infranta, la Chiesa Ortodossa afferma che una comunione autentica è possibile solo in seno alla Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Tutti gli altri 'modelli' di comunione sono inaccettabili" (Par 2.3). Inoltre, nella sezione appropriata, viene fornita una descrizione di questi modelli e viene ribadita l'idea che la Chiesa ortodossa li rigetta.

E, cosa molto importante, il documento parla dell'esclusività della Chiesa ortodossa come arca di salvezza: "La Chiesa ortodossa per bocca dei santi padri afferma che la salvezza si può trovare solo nella Chiesa di Cristo" (Par 1.15).

Tuttavia, se ci rivolgiamo a un documento simile del Concilio di Creta del 2016, che è stato organizzato dal Patriarcato di Costantinopoli e non ha acquisito lo status di pan-ortodosso a causa del fatto che quattro Chiese locali più numerose non vi hanno partecipato, vedremo che non c'è tanta chiarezza e univocità nella definizione della Chiesa, ma ci sono i presupposti per ulteriori progressi sulla via dell'ecumenismo, in primis con il cattolicesimo. Questo documento si chiama: "Rapporti della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano" e il suo primo paragrafo afferma: "La Chiesa ortodossa, essendo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, crede fermamente nella profonda coscienza ecclesiastica che occupa al centro della promozione dell'unità dei cristiani nel mondo moderno". Inoltre, quasi ogni paragrafo dice che è necessario lottare con tutte le sue forze per l'unità e che la Chiesa ortodossa sta conducendo "moderni dialoghi teologici bilaterali" su questa materia e non solo bilaterali. Il documento del Concilio di Creta non afferma mai che solo la Chiesa ortodossa è la Chiesa di Cristo, non si fa menzione del fatto che tutte le parti che si sono staccate da lei devono ritornare attraverso il pentimento per le loro delusioni, e non c'è rifiuto di quei "modelli" di unità dettati da compromessi che sono stati ripudiati nel suddetto documento della Chiesa ortodossa russa.

Tuttavia, c'è un'indicazione nel documento del Concilio di Creta che non solo l'Ortodossia, ma anche altre confessioni cristiane possono essere chiamate "chiese". Così, al paragrafo 6 del documento cretese si legge: "L'unità che la Chiesa possiede per sua natura ontologica non può essere violata. Tuttavia, la Chiesa ortodossa riconosce il nome storico di altre chiese e confessioni cristiane non ortodosse che non sono in comunione con lei, e allo stesso tempo ritiene che il suo rapporto con esse dovrebbe essere basato sul primo e più oggettivo apprendimento da parte loro di tutte le questioni ecclesiologiche, in particolare nel campo della dottrina dei sacramenti, della grazia, del sacerdozio e della successione apostolica in genere". Tuttavia, c'è una grande differenza tra "apprendimento della materia" e "pentimento".

Anche nella fase della sua preparazione, vescovi di spicco, compresi quelli delle Chiese greche, hanno protestato contro questa disposizione, nonché contro l'intera ideologia ecumenica del documento cretese. Così, il famoso predicatore e missionario, il metropolita Athanasios di Limassol, ha indirizzato una lettera al Santo Sinodo della Chiesa cipriota, nella quale affermava: "Credo che applicare il nome 'Chiesa' alle comunità eretiche o scismatiche sia assolutamente sbagliato sia teologicamente che dogmaticamente e canonicamente, perché c'è un'unica Chiesa di Cristo". Ha anche affermato che "il testo non menziona affatto che l'unica via che conduce all'unità con la Chiesa è la via del ritorno degli eretici e degli scismatici mediante il pentimento in seno alla Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, che, come si nota paragrafo 1, è la nostra Chiesa ortodossa".

Vladyka non si è limitato a criticare il documento in preparazione, ma ha suggerito le proprie versioni di alcune formulazioni: "Riguardo al paragrafo 4, faccio la seguente osservazione: credo che "la Chiesa ortodossa, che prega incessantemente 'per l'unione di tutti'," significhi il ritorno e la nostra unità con tutti coloro che si sono separati e si sono allontanati da essa – eretici e scismatici, che la lasciano e ritornano attraverso il pentimento. La Chiesa ortodossa di Cristo non ha mai distrutto "l'unione della fede e la comunione dello Spirito Santo" e non accetta la teoria del ripristino dell'unità di "coloro che credono in Cristo", poiché ritiene che l'unità dei credenti in Cristo esista già nell'unità di tutti i suoi figli battezzati tra loro e con Cristo nella nostra vera fede, che eretici e scismatici non hanno. E così la Chiesa prega per il pentimento e per il loro ritorno all'Ortodossia".

Tuttavia, il Concilio di Creta non ha ritenuto necessario accogliere le proposte del metropolita Athanasios, cosa che testimonia il suo vettore ecumenico complessivo, l'esatto obiettivo del suo organizzatore, il Patriarcato di Costantinopoli.

Conclusioni

In primo luogo, per preservare la purezza della fede ortodossa, è di vitale importanza abbandonare la politica dell'ecumenismo e, di conseguenza, la teoria ecumenica delle "chiese sorelle" in relazione alle varie confessioni cristiane. Forse è lecito usare questo termine a proposito delle Chiese ortodosse locali nei loro rapporti reciproci, ma è meglio non usarlo del tutto, poiché ha una spiccata connotazione ecumenista.

In secondo luogo, il chiarimento delle relazioni tra le Chiese ortodosse locali e ancor più tra le confessioni eterodosse, che tenta di designare queste relazioni con i termini "madre", "sorella" e così via è un percorso senza uscita. È molto più opportuno sia per ogni Chiesa locale che per ogni comunità cristiana (per inciso, anche per ogni cristiano) avvicinarsi a Dio attraverso la fedeltà ai dogmi ortodossi, l'adempimento dei comandamenti di Dio e il lavoro spirituale comandato dai santi padri. Se così sarà, le relazioni armoniose tra le Chiese locali cominceranno a migliorare da sole e le comunità eterodosse arriveranno inevitabilmente all'idea della necessità del pentimento e del ritorno in seno alla Chiesa.

Condividi:
Inizio  >  Documenti  >  Sezione 8