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  Calendari vecchi e nuovi

di padre Stephen De Young

The Catalogue of Good Deeds, 13 settembre 2021

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Una parte della recente storia ortodossa e delle continue controversie odierne, che spesso colpisce per la sua stranezza chi viene a conoscenza della Chiesa per la prima volta, è la controversia tra il vecchio e il nuovo calendario, o il calendario giuliano e il calendario giuliano riveduto. Per chi è fuori dalla Chiesa, e anche per qualcuno all'interno, questa controversia può sembrare strana. La differenza nel celebrare le feste a data fissa due settimane prima o dopo può sembrare quasi irrilevante. La tenacia con cui le persone si attengono a un calendario o all'altro e la veemenza che possono raggiungere nelle discussioni tra di loro possono sembrare cose strane o fuori luogo. L'idea che ci sia una data per tutti gli altri nel mondo e una data ecclesiastica diversa in una parrocchia di vecchio calendario può anche sembrare fantasiosa e bizzarra. In alternativa, può sembrare ad altri piuttosto attraente nel far sentire una persona separata dal mondo all'interno della Chiesa.

Questo post non è un tentativo di descrivere questa controversia, figuriamoci di risolverla. Piuttosto, è per discutere il suo lignaggio. La controversia degli anni '20 del XX secolo fu preceduta da più di due millenni di disputa ancora più ampia, più amara e finora almeno più duratura all'interno del giudaismo del Secondo Tempio. I diversi approcci al calendario furono uno dei motivi principali della divisione tra i partiti dei farisei e dei sadducei. Un calendario diverso è stato il motivo che ha incitato i fondatori della comunità di Qumran a rinunciare al loro sacerdozio a Gerusalemme e ad andare nel deserto per formare quella comunità. Il modo in cui il tempo doveva essere strutturato era una questione di cruciale importanza teologica sia nella sfera rituale che nell'ordinamento della vita umana nel mondo.

C'è qualche dibattito sulle basi dei primi calendari umani. I primi calendari ancora validi si basano sul ciclo agricolo della semina e del raccolto. Questi calendari includono le prime feste religiose generalmente incentrate su questi eventi. I primi insediamenti umani che sono stati scavati, tuttavia, presentano un'architettura megalitica che rende chiaro che questi insediamenti seguivano i movimenti del sole, della luna e delle stelle in relazione a particolari periodi e stagioni. Questi siti rituali suggeriscono che i primi insediamenti permanenti fossero orientati ai rituali e al culto, con l'ascesa dell'agricoltura come necessità pratica per sostenere una comunità religiosa permanente. Ciò ha reso sospetta l'ipotesi precedentemente sostenuta che i calendari basati sull'astronomia abbiano sostituito i precedenti calendari agricoli. Quanto meno, nelle prime formazioni dei calendari umani esisteva un'interazione tra il ciclo della semina e del raccolto da un lato e i movimenti osservabili dei corpi celesti dall'altro.

Al momento della nascita di Israele al tempo dell'Esodo, i calendari utilizzati dalle principali civiltà umane in Mesopotamia, Egitto e altrove erano costruiti sulla base di due serie di osservazioni astronomiche. L'anno era diviso in una serie di mesi basati sul ciclo lunare. L'anno stesso era noto per essere lungo 364 o 365 giorni attraverso l'osservazione del ciclo solare. La disparità tra un calendario lunare di 360 giorni e un calendario solare di 364/5 giorni è stata riconciliata in vari luoghi in vari modi. In effetti, i nostri mezzi contemporanei per misurare il tempo in secondi, minuti e ore sono stati sviluppati a Babilonia, che utilizzò una matematica sulla base del 60 per gran parte della storia antica. I movimenti del sole, della luna e delle stelle erano seguiti da queste antiche culture perché c'erano divinità associate a questi corpi celesti. Queste luci nei cieli erano viste come uno dei corpi di quelle divinità. I cieli erano visti come un meccanismo che opera in perfetto ordine. Disponendo gli affari della terra in un ordine che rispecchiasse questo ordine celeste, la giustizia e il buon ordine sarebbero stati stabiliti e mantenuti sulla terra.

Il giudaismo del Secondo Tempio non contestava questi fatti fondamentali, ma piuttosto la loro interpretazione. Gli dei che animavano le luci celesti erano esseri angelici creati dal Dio di Israele, non divinità da adorare a pieno titolo. Non avevano potere o controllo sulla vita umana. Piuttosto, nella comprensione ebraica, questi esseri e questi corpi celesti, in qualità di servitori di Dio, erano un mezzo che Dio usava per comunicare con l'umanità. Ciò ha permesso la formazione di una forma ebraica di astrologia su basi diverse. Questa comprensione dei corpi celesti come comunicatori per conto di Dio si riflette nella storia della loro creazione (Gen 1:14-15). Il Salmo 19:1-6 (18 nella numerazione greca) va oltre, mettendo in parallelo la comunicazione dei corpi celesti con la stessa Torah nella seconda metà del salmo. Questa concezione del ruolo dei corpi celesti sta dietro l'apparizione della stella ai Magi alla nascita di Cristo, così come l'insegnamento di san Paolo secondo cui tutte le nazioni avevano avuto una testimonianza della gloria di Dio (Rm 1:19-20). San Paolo cita anche il Salmo 19 in Romani 10:18 per sostenere che il mondo intero ha, in un certo senso, ascoltato il Vangelo ed è responsabile della sua fede o del suo rifiuto. Per questo i primi versetti del Salmo 19 sono usati liturgicamente nella Chiesa ortodossa in connessione al ministero degli apostoli, paragonati alle stelle del cielo nella loro missione di annunciare il vangelo di Gesù Cristo fino ai confini della terra.

Al momento dell'Esodo e della nascita di Israele, Israele operava secondo un calendario lunare con un nuovo anno, Rosh Hashanah, basato sul ciclo agricolo. Parte della creazione di Israele, tuttavia, è l'ordinamento della nazione da parte di Dio attraverso la Torah. Questo inizia con l'istituzione della festa annuale di Pasqua e la creazione del mese in cui cade il primo dei mesi, calcolando l'evento della Pasqua come l'inizio del primo degli anni (Es 12:2-3). La creazione di Israele iniziò una nuova era e questa idea era ancora attuale nel giudaismo del Secondo Tempio. Tanto che durante il breve successo della ribellione di Bar Kokhva, furono coniate monete datandola come l'anno '1' dell'era messianica. Non è un caso che Bar Kokhva significhi "figlio di una stella". Queste istruzioni pasquali e il modo in cui dovrebbero essere riconciliate con le istruzioni in Deuteronomio 16 insieme al resto del ciclo festivo israelita divennero l'origine del conflitto di calendario tra farisei e sadducei.

Mentre la disputa specifica tra queste due parti può essere ridotta alla notte in cui si doveva consumare la Pasqua, questo dettaglio era il risultato di una disputa molto più elementare e sostanziale. I sadducei, da un lato, credevano nella stretta aderenza alla Torah. Dall'altro, tuttavia, rappresentavano la classe colta di Gerusalemme e dal I secolo d.C. erano arrivati a detenere quasi tutta la ricchezza e il potere a disposizione dei non romani in Giudea. Il loro calendario, quindi, era una sintesi diretta del ciclo festivo, come comandato dalla Torah e dal calendario giuliano che avevano studiato e che avevano visto essere basato su osservazioni astronomiche superiori. Il calendario giuliano, tuttavia, è di origine pagana. I farisei, quindi, basavano il loro calendario sulla Torah e cercavano di riconciliarla non basandosi sull'apprendimento (pagano o di altro tipo), ma basandosi su corpi di tradizione orale su come particolari elementi del calendario lunare festivo dovrebbero essere riconciliati con un anno solare. I sadducei respinsero queste tradizioni come non valide. In pratica, questo rendeva il calendario sadduceo molto più funzionale in quanto i farisei dovevano periodicamente aggiungere un numero di giorni, a volte anche un mese intero, per stabilizzare il loro calendario negli anni.

In tutto il mondo dell'ebraismo del Secondo Tempio, in Palestina, Mesopotamia ed Egitto, si formarono gruppi settari attorno al rifiuto di entrambi questi calendari. Uno di questi è la comunità di Qumran, che ha prodotto i rotoli del Mar Morto. I fondatori della comunità di Qumran rinunciarono al loro sacerdozio e lasciarono Gerusalemme per formare una comunità nel deserto della Giudea, separandosi esplicitamente sulla questione del calendario. Per queste comunità il calendario sadduceo e quindi i rituali del tempio che lo seguivano erano contaminati dal paganesimo. Il calendario farisaico, a causa della sua costante necessità di correzione, era chiaramente un calendario inventato dagli uomini, non rivelato da Dio attraverso le schiere celesti. All'interno della raccolta dei rotoli del Mar Morto, il testo con il maggior numero di manoscritti è il libro della Genesi. Il secondo in classifica, tuttavia, è il primo libro di Enoch. Una parte importante di 1 Enoch, conosciuta come il Libro dei Luminari (celesti), si occupa del movimento delle schiere celesti e del calendario (1 Enoch 72-82).

Il culto nel giudaismo del Secondo Tempio e nel cristianesimo primitivo, per essere vero e rettamente ordinato, deve rispecchiare il culto del cielo e partecipare a esso. Questo è vero non solo in termini di riti e ti spazio rituale (Eb 8:5), ma anche del ciclo delle feste e del calendario annuale. Enoch come figura è associato al calendario nella sua prima menzione nelle scritture (Gen 5:21-24). Enoch è la settima persona menzionata dopo Adamo nella genealogia di Set (cfr. Giuda 14). Negli elenchi dei re mesopotamici che mettono in parallelo le genealogie di Genesi 4 e 5, alla settima figura è accreditata la rivelazione del calendario solare. Non è una coincidenza, quindi, che si dice che Enoc abbia vissuto 365 anni prima di essere portato alla presenza di Dio. Dapprima Enoch narra le sue visioni ed esperienze mentre si trovava nel regno celeste. Il Libro dei Luminari gli rivela, con dovizia di particolari, i movimenti degli esseri angelici rappresentati dalle schiere celesti e come questo produca un calendario matematicamente perfetto. Questo calendario, riflesso anche nel Libro dei Giubilei, si basa su quattro serie di tre mesi di 30 giorni, le quattro stagioni. Tra ciascuno di questi quattro blocchi, viene inserito un solo giorno ai solstizi e agli equinozi, producendo un anno di 364 giorni. Questo calendario è considerato perfetto perché, sotto di esso, le feste del ciclo annuale cadevano sempre non solo nella stessa data ma nello stesso giorno della settimana. Per questi gruppi settari, solo un sistema così chiuso e preciso poteva riflettere accuratamente l'ordine perfetto dei cieli.

Il cristianesimo primitivo accettò prontamente il calendario sadduceo ufficiale basato sul calendario giuliano. Come è particolarmente evidente nel Vangelo di san Giovanni, Cristo stesso celebrava il ciclo delle feste a Gerusalemme, al tempio e nelle date dei sadducei. Questo è vero anche per le feste che non fanno parte della Torah, come Hannukah (Gv 10:22-23). San Paolo esortava le prime comunità cristiane alle quali scriveva a non farsi coinvolgere in controversie intra-ebraiche come quelle relative al calendario (Col 2:16; Tt 3:9). Questo calendario era celebrato come adempiuto in Cristo fino a feste specifiche (Pasqua, Pentecoste, ecc.) ma il calendario di base non fu oggetto di modifiche o controversie fino alla questione della datazione della nuova Pasqua, la celebrazione della Resurrezione. La vecchia Pasqua poteva, naturalmente, cadere in un qualsiasi giorno della settimana mentre fu deciso che la nuova Pasqua deve essere celebrata il primo giorno della settimana, il giorno del Signore. L'ebraismo rabbinico ha risolto questa controversia introducendo un nuovo calendario, creato per la prima volta attorno al 390 d.C. Nel corso dei successivi quattro secoli, l'uso del nuovo calendario rabbinico si diffuse in tutto il mondo ebraico.

Ciò che si riflette in tutte queste controversie e in quelle che si sono succedute nella storia cristiana fino ai nostri giorni è il principio fondamentale che la vita umana nel tempo, personale, familiare e comunitaria, deve essere ordinata da Dio per diventare un mezzo di salvezza. Il tempo non è nebuloso né è una risorsa "neutra" da ordinare, spendere e sprecare come gli umani ritengono opportuno. Piuttosto, può essere disciplinato e strutturato in modo tale da diventare un mezzo attraverso il quale le persone umane entrano in contatto con l'eternità e vi partecipano. Nella misura in cui permettiamo che i nostri giorni siano ordinati dalla vita della chiesa e quindi dallo stesso Spirito Santo, ci lasciamo trascinare nella vita di Dio, la santa Trinità.

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