Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=205  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=602  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=646  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=647  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=4898 
Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=2779  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=204  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=206  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=207  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=208 
Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=3944  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=7999  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=8801  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=9731  Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=9782 
Mirrors.php?cat_id=32&locale=it&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  Documenti  >  Sezione 8
  Scisma, vicolo cieco e un tragico errore: un punto di vista dalla Chiesa di Cipro sul Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 23 aprile 2021

Clicca per SCARICARE il documento come PDF file  
Condividi:

il metropolita Nikiforos di Kykkos. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Nikiforos di Kykkos ha scritto un libro sulla "questione ucraina", in cui conclude che il Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non può essere riconosciuto. C'è una via d'uscita da tale situazione?

Alla fine del 2020, il metropolita Nikiforos di Kykkos e Tillyria della Chiesa ortodossa cipriota ha scritto il libro "La questione ucraina contemporanea e la sua risoluzione secondo i divini e sacri Canoni", dedicato ad un'analisi dettagliata delle condizioni storiche e canoniche per la concessione del Tomos d'autocefalia da parte del Patriarcato di Costantinopoli agli scismatici ucraini riuniti. In effetti, la sua posizione sulla "questione ucraina" è la posizione di quei credenti ciprioti che nella loro vita spirituale sono guidati dal Vangelo e dalla Tradizione della Chiesa, e non da altri principi.

Chi è il metropolita Nikiforos?

Il metropolita Nikiforos è nato il 2 maggio 1947 nel villaggio di Kritou Marottou del distretto di Paphos a Cipro. Dopo aver completato la sua educazione nella scuola elementare locale, Nikiforos è entrato nel monastero di Kykkos per sei anni come novizio durante i quali ha frequentato la scuola ellenica nel monastero per tre anni. Nel 1969 è stato ordinato diacono ed è entrato a far parte della confraternita del Monastero di Kykkos, ricevendo il nome di Nikiforos. Si è laureato presso la Facoltà di giurisprudenza dell'Università Aristotele di Salonicco e la Facoltà teologica dell'Università di Atene.

Nel 1979, l'arcivescovo Chrysostomos I di Cipro ha ordinato come sacerdote lo ierodiacono Nikiforos, e poco dopo come archimandrita.

Dopo la sua elevazione nel 1979, l'archimandrita Nikiforos ha prestato servizio in diversi incarichi ecclesiastici negli anni successivi. È stato per sei anni insegnante presso il Seminario dell'apostolo Barnaba. Ha servito per cinque anni come presidente del tribunale ecclesiastico della Chiesa di Cipro e come segretario del Santo Sinodo della Chiesa di Cipro. Durante questo periodo l'archimandrita Nikiforos è stato anche membro del Consiglio dell'abate del monastero di Kykkos.

Nel 1983 la confraternita del monastero lo ha eletto alla carica di abate del monastero di Kykkos. Nel gennaio 1984, l'abate eletto Nikiforos è stato intronizzato nel monastero dall'arcivescovo Chrysostomos I.

Ordinato nel 2002 vescovo di Kykkos, nel 2007 il vescovo Nikiforos è stato eletto metropolita della diocesi recentemente istituita di Kykkos e Tillyria.

Vladyka è dottore onorario dell'Università Aristotele di Salonicco e della Facoltà di teologia dell'Università di Atene.

È interessante notare che alle elezioni del nuovo primate della Chiesa di Cipro nel 2006, il metropolita Nikiforos di Kykkos è stato uno dei leader ma ha ritirato la sua candidatura a favore dell'attuale capo della Chiesa di Cipro, Chrysostomos II, cosa che indica una completa mancanza di ambizioni di potere e di desiderio di governare. In altre parole, si preoccupa del benessere della Chiesa di Cristo piuttosto che degli interessi personali.

Ecco perché, nel 2020, il metropolita Nikiforos, insieme al metropolita Isaias di Tamassos e al metropolita Athanasios di Limassol, si è apertamente opposto alla posizione dell'arcivescovo Chrysostomos di Cipro sul riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e di Epifanij Dumenko.

Per il metropolita Nikiforos, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è uno scismatico che non può essere definito "primate" della Chiesa in Ucraina, e le azioni del patriarca Bartolomeo per legittimare gli scismatici ucraini non sono solo non canoniche, ma portano anche a uno scisma nell'Ortodossia mondiale . In realtà, per confermare la sua posizione, ha scritto il libro "La questione ucraina contemporanea e la sua risoluzione secondo i divini e sacri Canoni". Lo stesso metropolita Nikiforos afferma di non avere altro scopo nello scrivere l'opera, se non quello di "fornire ai credenti ortodossi, che vivono nella paura e nell'ombra di uno scisma catastrofico per l'Ortodossia, le informazioni necessarie sulla questione, senza nascondere nulla".

Il libro si compone (tranne che per l'introduzione, la prefazione, la conclusione e l'apparato scientifico) di sette capitoli, ognuno dei quali confuta metodicamente tutti gli argomenti del Fanar a favore della concessione dell'autocefalia alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il primo di questi capitoli è dedicato a rispondere alla domanda su quale patriarcato abbia giurisdizione sul territorio dell'Ucraina.

A quale giurisdizione ecclesiastica appartiene l'Ucraina?

Vladyka ricorda che nel 1686 la metropolia di Kiev fu riunita alla Chiesa russa, e da allora "gli antichi Patriarcati di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme e quindi il resto delle Chiese ortodosse autocefale hanno sempre considerato la Chiesa ucraina parte integrante del Patriarcato di Mosca, rispettando il suo diritto che l'intero territorio dell'Ucraina fosse sotto la sua giurisdizione ecclesiastica".

Tuttavia, oggi, dopo più di 300 anni, i fanarioti non sono d'accordo con questo stato di cose. Secondo le loro dichiarazioni (che sono attualmente sostenute attivamente dagli scismatici ucraini), la metropolia di Kiev è sempre stata sotto la giurisdizione del Fanar poiché l'Epistola patriarcale e sinodale del 1686 afferma come condizione che la metropolia di Kiev debba prima commemorare il nome del patriarca di Costantinopoli durante la Divina Liturgia, e solo dopo, il nome del patriarca di Mosca. I sostenitori di questa affermazione sottolineano che la metropolia di Kiev non è mai stata trasferita definitivamente e irrevocabilmente al Patriarcato di Mosca e la Lettera patriarcale del 1686 era solo temporanea.

Contestando questa posizione, il metropolita Nikiforos ricorda che il desiderio espresso nella Lettera di commemorare prima il nome di del patriarca Costantinopoli e poi il nome del patriarca di Mosca "non ha nulla a che fare con i poteri amministrativi" poiché "non è la commemorazione di un certo primate, ma solo il diritto di ordinare vescovi e il diritto di giudicare vescovi determinano la sottomissione di una Chiesa alla giurisdizione di un'altra".

A riprova di questa tesi, il metropolita Nikiforos porta una citazione di “uno stretto collaboratore e consigliere del Patriarcato ecumenico, Vlasios Fidas", che ha scritto anche prima della "crisi ucraina" e in un'occasione completamente diversa che l'affiliazione canonica "è indissolubilmente legata al consolidamento canonico del diritto all'ordinazione e al giudizio".

Il metropolita Nikiforos considera le cosiddette "Sintagmata" l'argomento principale a sostegno del fatto che il Fanar ha sempre riconosciuto il trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione del patriarca di Mosca.

"Sintagmata" indica un elenco di metropolie, arcidiocesi e vescovi e il loro ordine di priorità all'interno della giurisdizione ecclesiastica dei Patriarcati e delle Chiese ortodosse locali. Ai nostri giorni vengono pubblicati con i nomi di "Calendari", "Dittici", "Annuari", "Disposizioni ufficiali" e "la documentazione in essi contenuta è una prova indiscutibile dell'affiliazione giurisdizionale della metropolia". Quindi, il metropolita Nikiforos afferma che "dal 1686 al 2018, tutti i Tipici, Calendari, Dittici e Annuari di tutte le Chiese autocefale ortodosse locali (compreso il Patriarcato di Costantinopoli) hanno considerato l'Ucraina una parte della Chiesa russa".

Inoltre, il metropolita Nikiforos ha ricordato che il patriarca Bartolomeo, nel suo discorso al popolo ucraino del 26 luglio 2008, ha detto letteralmente quanto segue: "Il patriarca ecumenico Dionysios IV, dopo l'adesione dell'Ucraina alla Russia e sotto la pressione di Pietro il Grande, ha considerato necessario in quelle circostanze la subordinazione ecclesiastica [dell'Ucraina, ndc] alla Chiesa russa".

Inoltre, nelle sue lettere al patriarca di Mosca, il patriarca Bartolomeo riconosce che la Chiesa russa nei confronti dell'Ucraina ha "due diritti fondamentali di subordinazione ecclesiastica: il diritto di ordinare e il diritto di giudicare i vescovi".

Inoltre, il metropolita Nikiforos cita le testimonianze di diversi autorevoli storici e teologi del Patriarcato di Costantinopoli sull'affiliazione della metropoli di Kiev alla Chiesa russa. Incontriamo i nomi dell'archimandrita Kallinikos (Delikanis), "un eccellente conoscitore dei documenti patriarcali", di padre Theodoros Zisis, professore dell'Università di Atene, dell'archimandrita Vasilios Stephanidi, del metropolita Varnavas di Citera.

Ma di particolare interesse è il riferimento al lavoro del "professore onorario di storia della Chiesa e uno dei dipendenti chiave del Patriarcato ecumenico", Vlasios Fidas, "che per lungo tempo ha servito come decano presso l'Istituto di educazione post-laurea di teologia ortodossa presso il Centro ortodosso del Patriarcato ecumenico a Ginevra e ha ricevuto il titolo di "arconte e didascalo della Chiesa" dal patriarca ecumenico. Secondo lui, "il patriarca Dionysios di Costantinopoli ha trasferito la metropolia di Kiev alla giurisdizione canonica del Patriarcato di Mosca (1687) "e il metropolita di Kiev (insieme a quelli di Mosca e San Pietroburgo) "partecipa al Sinodo della Chiesa russa come uno dei suoi tre membri permanenti".

Inoltre, a questo proposito, il metropolita Nikiforos cita un famoso teologo ortodosso, il metropolita Kallistos (Ware), che ha affermato: "Sebbene io sia un metropolita del Patriarcato ecumenico, non sono assolutamente soddisfatto della posizione del patriarca Bartolomeo. Con tutto il rispetto per il mio patriarca, devo dire che sono d'accordo con l'opinione del Patriarcato di Mosca sull'appartenenza dell'Ucraina alla Chiesa russa".

Allo stesso tempo, afferma il metropolita Nikiforos, anche se il trasferimento della metropolia di Kiev fosse stato temporaneo, comunque "nella tradizione canonica della Chiesa ortodossa ci sono periodi chiaramente definiti durante i quali è consentita una dichiarazione di protesta sulla violazione dei diritti giurisdizionali", e "Scaduti questi periodi, la Chiesa i cui diritti giurisdizionali sono stati violati non può fare appello alle autorità ecclesiastiche competenti per risolvere la controversia e ripristinare i suoi diritti".

Stiamo parlando del Canone 17 del quarto Concilio ecumenico e del Canone 25 del sesto Concilio ecumenico. Secondo loro, "per le controversie giurisdizionali, si applica un termine di prescrizione di trent'anni". Ma non di 330 anni!

Sulla base di tutto quanto sopra, Il metropolita Nikiforos giunge alla conclusione che "l'appropriazione non canonica da parte del Patriarcato di Costantinopoli dei diritti giurisdizionali sul territorio dell'Ucraina, così come la concessione di una "autocefalia" all'Ucraina, costituisce un atto di invasione di un altro territorio canonico ed è in piena contraddizione con i sacri canoni della Chiesa ortodossa, che non ammettono violazioni dei confini giurisdizionali e la convivenza in uno spazio di più giurisdizioni".

Chi ha il diritto di concedere l'autocefalia e a quali condizioni?

Il capitolo successivo è dedicato a rispondere alla domanda sul diritto e sul meccanismo di concessione dell'autocefalia. Il metropolita Nikiforos sostiene che questo diritto appartiene esclusivamente alla pienezza della Chiesa ortodossa.

In precedenza, dice, il patriarca Bartolomeo aveva lo stesso incarico: nel 2001 in un'intervista al quotidiano greco Nea Hellas disse: "L'autocefalia o autonomia è concessa da tutta la Chiesa per decisione del Concilio ecumenico. Nei casi in cui, per vari motivi, è impossibile convocare un Concilio ecumenico, il Patriarcato ecumenico, come coordinatore di tutte le Chiese ortodosse, concede l'autocefalia o l'autonomia, previo il loro consenso (di tutte le altre Chiese ortodosse)".

Il metropolita Nikiforos sottolinea che uno dei principali simpatizzanti del Fanar, il metropolita John (Zizioulas) di Pergamo, che nel dicembre 2009 ha sottolineato che "se il patriarca ecumenico ottiene il consenso delle Chiese ortodosse autocefale locali, avendolo ricevuto per iscritto, lui stesso può firmare un Tomos patriarcale".

Il suddetto "arconte" e "didascalo" [insegnante, ndc] di storia della Chiesa Vlasios Fidas ha scritto che "il Concilio Ecumenico o il consenso unanime di tutti i troni patriarcali è lo strumento canonico per proclamare l'autocefalia o l'autonomia di una Chiesa", e "qualsiasi altra procedura non è canonica e non solo non serve all'unità ma, al contrario, viola la tradizione canonica, corrode e distrugge l'unità della Chiesa nella retta fede e amore".

 

Il metropolita Nikiforos ha anche ricordato che nelle riunioni pre-conciliari di preparazione del Concilio di Creta sono state documentate disposizioni su "autocefalia e metodo della sua proclamazione", che sono state "firmate dai rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse". Secondo questo documento, la procedura per la concessione dell'autocefalia dovrebbe includere "una richiesta da parte di un ente ecclesiastico di concedere l'autocefalia, il consenso della Chiesa madre, da cui dipende la diocesi ecclesiastica che richiede l'autocefalia, e l'approvazione del resto del Chiese ortodosse autocefale".

Ciò significa, afferma vladyka, che "il patriarca ecumenico potrebbe accettare in considerazione una petizione per l'autocefalia solo da una struttura ecclesiale di un paese che soddisfi i termini canonici", ma "l'unica struttura della chiesa canonica dell'Ucraina (la Chiesa ortodossa ucraina guidata dal metropolita Onufrij) non ha chiesto l'autocefalia a nessuno e non ha mai accettato un'autocefalia concessa da nessuno".

Il metropolita Nikiforos sottolinea che "l'autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina è stata cercata, richiesta e ricevuta da due strutture scismatiche": il "patriarcato di Kiev" guidato dall'ex metropolita di Kiev, deposto e anatematizzato, Filaret Denisenko", e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" guidata dal non ordinato Makarij Maletich, un ex sacerdote deposto della Chiesa ortodossa russa, "ordinato" come pseudo-vescovo dal diacono della Chiesa russa Vikentij (Viktor) Chekalin, una figura tragica con una "ricca storia" che è riuscita a essere uno pseudo-vescovo "ortodosso", un uniate, un pastore protestante, è stato condannato da un tribunale per pedofilia e riceve una pensione d'invalidità psichiatrica in Australia".

In generale, secondo il metropolita Nikiforos, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è "un'accolita di scismatici espulsi, anatemizzati, auto-ordinati e impenitenti" che hanno ricevuto lo status di "autocefalia", "e tutto questo – alla presenza della Chiesa ortodossa canonica guidata dal metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, che unisce la stragrande maggioranza dei cristiani ortodossi in Ucraina e che ora è attaccata e perseguitata".

"In effetti, è possibile tacere di fronte a tutti questi eventi ecclesiologicamente inaccettabili e anti-canonici che si sono recentemente verificati nella Chiesa ortodossa ucraina?" chiede il metropolita della Chiesa di Cipro.

Sul diritto di appello al Fanar

I difensori della posizione del Fanar sostengono che in base al Canone 28 del quarto Concilio ecumenico, nonché dei Canoni 3, 4 e 5 del Concilio di Sardica, il Patriarcato di Costantinopoli ha il diritto canonico di ricevere appelli dal clero al di fuori dei confini della sua giurisdizione, il che significa che revocare l'anatema a Denisenko e ripristinarlo "nella dignità esistente" è del tutto legittimo.

Tuttavia, il metropolita Nikiforos sottolinea che, a parere della Chiesa, le disposizioni dei canoni 3, 4 e 5 del Concilio di Sardica si riferiscono ai privilegi concessi al vescovo di Roma (e ora al patriarca di Costantinopoli) "solo nei confronti dei vescovi e degli altri sacerdoti a lui subordinati, e non per suprema giurisdizione ecclesiastica". In altre parole, il capo del Fanar "ha il privilegio speciale di accettare gli appelli, ma solo dei vescovi e degli altri chierici delle Chiese a lui subordinate, che sono le Chiese di Tracia, Ponto e Asia".

A loro volta, i fanarioti fanno riferimento anche ai Canoni 9 e 17 del quarto Concilio ecumenico di Calcedonia, sostenendo che avrebbero delegato al patriarca di Costantinopoli l'autorità di ricevere appelli da chierici non solo dalle Chiese a lui subordinate ma anche da altri troni patriarcali e Chiese autocefale locali che non sono soggette alla sua giurisdizione ecclesiastica. Tuttavia, dice il metropolita Nikiforos, secondo san Nicodemo l'Agiorita, "il primate di Costantinopoli non ha il potere di agire nelle diocesi e nelle regioni di altri patriarchi", e secondo il famoso canonista ortodosso Zonaras, "il patriarca di Costantinopoli non è nominato giudice su tutti i metropoliti in genere, ma solo su quelli a lui subordinati".

Così, il metropolita cipriota conclude che "il patriarca di Costantinopoli non ha il privilegio della massima giurisdizione ecclesiastica", e "la decisione giudiziaria di qualsiasi santo concilio patriarcale (come nel caso della decisione sull'anatema di Denisenko imposta dal Concilio della Chiesa ortodossa russa, ndc) è irreversibile e può essere impugnata solo attraverso il Concilio ecumenico".

Il metropolita Nikiforos ritiene che per reintegrare gli scismatici ucraini, così come per riceverli nella comunione della Chiesa, sono necessari il pentimento e "la volontà di tornare alla comunione con la Chiesa da cui si sono staccati perché il ripristino della comunione con tutta l'Ortodossia avviene attraverso la loro Chiesa locale ".

Inoltre, il metropolita Nikiforos è sicuro che "Makarij e i suoi associati devono essere ordinati di nuovo", perché la comunione con loro "non è una questione di purezza morale di alcune persone, ma di assenza ontologica del nucleo interno della gerarchia" poiché "non si tratta di "profanazione" morale ma ontologica dell'episcopato a livello pan-ortodosso".

La Chiesa ortodossa russa aveva il diritto di interrompere la comunione eucaristica con il Fanar?

Alcuni sostenitori delle azioni del patriarca di Costantinopoli hanno ripetutamente affermato che la Chiesa russa non aveva il diritto di interrompere la comunione eucaristica con il Fanar – ciò, dicono, viola la legge dell'unità e dell'amore. Ma, rispondendo a questi "tardivi accusatori" della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Nikiforos sottolinea che "il primo insegnante in questa materia è lo stesso patriarca Bartolomeo, che ha interrotto la comunione nei sacramenti con il memorabile arcivescovo Christodoulos di Atene perché sua Beatitudine l'Arcivescovo di Grecia aveva osato eleggere senza il consenso patriarcale tre nuovi metropoliti nella diocesi delle cosiddette Terre Nuove". Cioè la comunione è stata interrotta non per motivi dogmatici, dice Vladyka, ma solo per ragioni amministrative.

Sulla conciliarità della Chiesa e sulle pretese "papali" del Fanar

"Sullo sfondo di tutti questi eventi intorno alla questione ucraina, è emersa un'altra nuova affermazione non canonica secondo cui per l'Ortodossia mondiale l'arcivescovo di Costantinopoli e patriarca ecumenico non è "un primo tra pari", ma "il primo senza uguali". Con questo fatto, il "primato del servizio" è sostituito dal "primato del potere", cosa che porta a una violazione del principio di conciliarità, che è stato in vigore nella Chiesa ortodossa da tempo immemorabile", scrive il metropolita Nikiforos.

Secondo il ,etropolita, il testo del Tomos ucraino, in cui il "metropolita di Kiev" riconosce come capo il patriarca di Costantinopoli, con un poscritto che afferma che gli altri patriarcati fanno lo stesso, non ha basi storiche, dogmatiche e canoniche.

Il metropolita Nikiforos, citando numerose citazioni dei santi Padri e della Sacra Scrittura, conclude che "il 'primato' non esiste a livello mondiale, tranne che per la presidenza nei concili" e "nessuno dei primati, patriarchi o presidenti delle Chiese autocefale può sostituire l'unico eterno capo della Chiesa, il nostro Signore Gesù Cristo ".

Ricorda che anche il Patriarcato di Costantinopoli era d'accordo con questa tesi. Ad esempio, l'Epistola patriarcale distrettuale del 1895, firmata dal patriarca Anthimos e dai membri del Sinodo del Fanar, dice che "l'unica eterna guida e capo immortale della Chiesa è il nostro Signore Gesù Cristo..."

Ecco perché, con la decisione unilaterale del patriarca Bartolomeo sul riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", "il principio di conciliarità, che è fondamentale nel governo della Chiesa ortodossa, ha lasciato il posto al principio del potere non autorizzato e dispotico di un singolo – il patriarca ecumenico Bartolomeo".

Il metropolita Nikiforos sottolinea che "nella Chiesa ortodossa non esiste un sistema papale, secondo il quale il Papa decide (definimus), e gli altri obbediscono". Tutte le decisioni nella Chiesa ortodossa sono prese esclusivamente in modo conciliare, e poiché la questione della concessione del Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata decisa esclusivamente dal patriarca Bartolomeo, "non un singolo primate di un'altra Chiesa ortodossa autocefala o il suo rappresentante era presente" alla "intronizzazione" di Dumenko. Vladyka sottolinea che è senza precedenti nella storia della Chiesa che per un anno intero non una sola Chiesa ortodossa abbia riconosciuto la "pseudo-autocefalia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", "che in maniera anticanonica è stata data a un gruppo marginale di scismatici".

Quale via d'uscita dalla situazione suggerisce il metropolita Nikiforos?

"L'unico modo canonico per ripristinare l'unità interna del corpo ecclesiale della Chiesa ortodossa ucraina, ora diviso, che sta attraversando dure prove, è quello di rispettare il principio di conciliarità e convocare urgentemente un concilio pan-ortodosso", ritiene il metropolita cipriota.

Il secondo scenario è "l'incontro dei primati delle Chiese ortodosse", durante il quale, "non soccombendo all'influenza delle forze politiche straniere e all'interferenza degli interessi geostrategici e geopolitici", i vescovi ortodossi devono "dimostrare la loro saggezza gerarchica, superare l'egoismo , brama di potere e vanità, e nello spirito di amore sacrificale, senza controversie e conflitti, lavorando alla soluzione della questione della Chiesa ucraina in conformità con i sacri canoni e la secolare pratica della Chiesa".

Ebbene, "come terza opzione, vediamo un tentativo di rinnovare la discussione tra i rappresentanti delle Chiese ortodosse sulla questione dell'autocefalia, cioè in relazione a come dovrebbe essere concessa l'autocefalia e come dovrebbe essere firmato il Tomos dell'autocefalia" . Quando questi sforzi saranno coronati dal successo, allora dovrebbe essere convocato il "Concilio pan-ortodosso per l'approvazione finale della soluzione concordata e irrevocabile della questione della Chiesa ucraina, sulla base di nuovi dati e sempre in conformità con i sacri canoni e la secolare pratica della Chiesa".

Il metropolita Nikiforos ritiene che la via d'uscita dal "vicolo cieco", dove si trova la Chiesa a causa delle azioni non autorizzate del patriarca Bartolomeo, può essere realizzata solo dopo decisioni conciliari e il dialogo che le precede. "Il dialogo è l'unico antidoto alla vanità assurda ed egoistica che mina l'unità dell'Ortodossia. Solo attraverso il dialogo, le ossessioni egoistiche possono essere soppresse e possono essere raggiunte l'unità della Chiesa e la pace", crede Vladyka.

In questo senso gli sembra molto strana la posizione del patriarca Bartolomeo, che senza dubbio dialoga con cattolici e rappresentanti di altre religioni ma rifiuta categoricamente di dialogare con i primati ortodossi. "Invece, purtroppo, a margine del Patriarcato ecumenico, si sta sviluppando una teoria secondo cui il Patriarcato ecumenico ha fatto il primo passo, il percorso è chiaramente definito e alla fine porterà al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la crisi attuale è paragonabile a "una nuvola di polvere sollevata, e passerà".

Tuttavia, vladyka ritiene che "i problemi non possono essere risolti senza il dialogo; al contrario, crescono e minacciano di strangolarci", e "un doloroso scisma colpirà per sempre la Chiesa cattolica ortodossa".

Conclusione

In conclusione, vladyka scrive che la Chiesa ortodossa si basa sulla conciliarità, e non su un primato separato e assoluto, "che rivela ai nostri occhi la nuova tentazione del papismo".

Di fronte a questo pericolo, dice, "la mia coscienza gerarchica non mi permette di accettare silenziosamente le tragiche ossessioni e gli errori catastrofici che alla fine divideranno il mondo ortodosso". Vladyka assicura che "senza essere vincolato dalle catene del nazionalismo", "predicherà la verità ovunque e sempre, senza timore delle conseguenze delle autorità del nostro tempo, religiose e politiche". Ha ricordato le parole del poeta Dionysios Solomos, secondo cui "Dobbiamo considerare ciò che è vero come nazionale".

"Per me", scrive vladyka, "la posizione più vicina è che i cristiani dovrebbero mettere la nostra Patria celeste e la sua manifestazione terrena al di sopra della loro patria terrena - la Chiesa, di cui siamo tutti membri e cittadini, indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica: greci, russi, serbi, bulgari, georgiani, romeni, arabi. Siamo tutti membri dello stesso corpo di Cristo, che è la Chiesa, e in Cristo "Non c'è né ebreo né gentile, né schiavo né libero, né maschio e femmina, perché siete tutti uno in Cristo Gesù" (Gal 3:28).

Condividi:
Inizio  >  Documenti  >  Sezione 8