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  "Meglio con il diavolo che con i serbi e la loro chiesa"

Tristi osservazioni sullo scisma macedone

di Stepan Ignashev

Orthochristian.com, 20 aprile 2021

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la cattedrale di santa Sofia a Ohrid, appartenente alla chiesa macedone scismatica, è utilizzata principalmente come sala da concerti

Quando siamo stati derubati una volta a Skopje, la capitale della Macedonia del Nord, abbiamo stupidamente deciso di rivolgerci alla polizia. Devo dire subito che è stato inutile nel senso di risolvere il crimine, catturare i colpevoli, risarcire i danni e così via. Ma abbiamo comunque avuto una lezione, e non da poco, durante quelle tre indimenticabili ore trascorse in questura: una lezione di odio e stupidità. Il fatto è che quasi tutta la nostra conversazione con l'ufficiale di polizia macedone è passata non a chiarire le circostanze dell'incidente (a cui non era chiaramente interessato), ma... a sentire le sue lamentele per il mancato riconoscimento della "Chiesa ortodossa macedone" scismatica da parte del resto del mondo ortodosso.

"Voi russi, siete fratelli dei serbi, vero? E perché non riconoscete la nostra Chiesa ?! Perché i serbi non la riconoscono, giusto?"

Siamo rimasti un po' sorpresi da queste accuse e abbiamo detto che in realtà in Macedonia c'è l'Arcidiocesi di Ohrid, che tutti riconoscono amichevolmente e con cui pregano.

"Ma non è la chiesa giusta!", ha detto l'ufficiale con una smorfia. "Non difende l'indipendenza della Macedonia!"

Abbiamo sempre pensato che la Chiesa e la politica fossero cose leggermente diverse, ed è quello che gli abbiamo detto.

Le risposte dell'agente non sono state registrate nel verbale, ovviamente. Tanta cattiveria, tanto stupido risentimento contro chissà chi... che non ci aspettavamo di sentire.

"Preferirei essere derubato di nuovo piuttosto che ascoltare tutte queste sciocchezze", mi ha detto il mio amico mentre uscivamo dalla stazione.

"Taci!", gli ho detto. "Potrebbero farlo davvero".

E abbiamo riso tristemente.

Gli scherzi sono scherzi, ma la rabbia e l'odio causati dalla divisione e dalla disunione sono deprimenti, e ancor di più nella Chiesa. Se hanno persino inflitto ferite e violenze a titani dello spirito come il defunto patriarca Pavle di Serbia, cosa si può dire di noi?

Ecco cosa dice l'archimandrita Jovan (Radosavlević), un caro amico e collaboratore del defunto patriarca Pavle, sullo scisma della Chiesa in Macedonia nelle sue memorie:

Lo scisma della Chiesa in Macedonia dura ormai da molto tempo e ha inflitto molte ferite alla Serbia, alla Macedonia e all'intera Chiesa ortodossa. Questo scisma è stato causato, e persino creato con la partecipazione attiva del Partito comunista della Macedonia con il sostegno del Comitato centrale del Partito comunista guidato da Tito a Belgrado nel 1967. Tito ha premiato l'allora "metropolita" Dositej per "aver ottenuto una vittoria e organizzato una chiesa macedone indipendente". Così è stato completato il processo dell'autocefalia autoproclamata della chiesa macedone - con la "benedizione" dei comunisti, e non con la benedizione della Chiesa madre - il Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa serba. Quell'anno ero uno studente a Belgrado e ho appreso molti dei fatti sgradevoli di questo scisma.

Con questo atto illegale e non canonico, la Chiesa macedone si trasformò in un'organizzazione scismatica che non poteva più essere in comunione canonica né con la Chiesa serba né con qualsiasi altra Chiesa ortodossa. Ma i vescovi scismatici macedoni, come abbiamo scoperto, si sono rivolti con richieste di aiuto e sostegno... al Vaticano. Fin dall'inizio dello scisma, la Chiesa serba ha cercato di superarlo, di risolvere molti problemi, ma i suoi tentativi non hanno avuto successo...

Nel 2005 è stato emanato un Tomos d'autonomia ecclesiastica, che affermava, tra le altre cose: "Quando la Chiesa madre riconosce che le diocesi sui suoi territori che erano precedentemente sotto la sua giurisdizione canonica sono spiritualmente mature e in grado di gestire in modo indipendente gli affari ecclesiastici e amministrativi, concede loro un Tomos e la Chiesa su questo territorio è dichiarata autonoma o autocefala. Il Tomos è dato al primo ierarca di tale Chiesa dalla Chiesa madre".

Ecco cosa è stato fatto: a Niš, il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa serba ha eletto il metropolita Jovan come primate del Santo Sinodo dell'Arcidiocesi autonoma di Ohrid.

Vladyka Jovan sapeva cosa lo aspettava. Ben presto fu gettato in prigione dagli scismatici.

Vladyka Jovan ha detto allora: "Nella Chiesa, tutto deve passare attraverso la croce e la sofferenza, poi si trasforma in risurrezione". Senza dubbio sapeva che lo aspettavano sofferenze. Il "metropolita" scismatico Timotej e altri suoi "vescovi" e "sacerdoti" non sono stati d'accordo con le decisioni prese a Niš: non solo non hanno riconosciuto l'arcivescovo Jovan appena insediato, ma questi è stato sequestrato sotto la minaccia delle armi e gettato in prigione. Anche la chiesa da lui costruita è stata distrutta e la casa dei suoi genitori nella città di Veles è stata bruciata. I preti, i monaci e le monache che sono rimasti fedeli alla Chiesa ortodossa serba sono stati derisi e tormentati: tutto questo è stato fatto dallo scismatico "metropolita" Petar, dal "clero" e dalla polizia. Così, il metropolita Jovan è divenuto un portatore di passione, grazie agli scismatici.

Il patriarca Pavle ci ha trasmesso le parole di uno dei leader degli scismatici, il "metropolita" Timotej: "Lavoreremmo anche con il diavolo pur di non lavorare con voi serbi e la vostra chiesa serba!" Il patriarca rispose: "Se per voi è così, allora andate da lui, lavorate con il diavolo e fate il vostro lavoro. Cosa volete di più da noi? Non abbiamo niente in comune". Queste furono probabilmente le ultime parole del patriarca Pavle agli scismatici macedoni. Vladyka ce ne ha parlato al monastero dell'Annunciazione.

Quando il patriarca Pavle si è addormentato nel Signore, il metropolita Jovan era al suo funerale a Belgrado. Ha servito la liturgia e il funerale con tutto il popolo. Ai "metropoliti" scismatici che si sono presentati è stato proibito di avvicinarsi alla bara del patriarca. Questo scisma è rimasto una ferita profonda nel cuore del patriarca, che è morto con tale ferita, piangendo di fronte al Signore per coloro che credono che sia "meglio stare con satana che con la Chiesa serba".

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