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  Il manifesto di Drabinko: cosa sono realmente la Chiesa ortodossa ucraina e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 14 gennaio 2021

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Drabinko ha ironicamente definito i credenti della Chiesa ortodossa ucraina "cittadini del paradiso" Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il "metropolita" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Aleksandr (Drabinko) definisce ironicamente il primate della Chiesa ortodossa ucraina un cittadino del paradiso, che vede tutto attraverso il prisma del Vangelo. Ma questo sarebbe un male?

Il 6 gennaio 2021, l'ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina Aleksandr (Drabinko) ha rilasciato un'intervista a Ostap Drozdov, il cui tema principale era "sui nemici del Patriarcato di Mosca". L'ex metropolita non si è opposto a tale impostazione della questione, sebbene come uomo con un'istruzione teologica (un diploma, per lo meno) avrebbe dovuto conoscere perfettamente chi è definito nemico nella dottrina della Chiesa – "La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (Ef 6:12). Ma questo non è il punto principale dell'intervista. Senza nemmeno saperlo, Drabinko ha pubblicato un intero manifesto su ciò che sono veramente la Chiesa ortodossa ucraina e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ora che ha aperto bocca, diamo un'occhiata a cosa ne è uscito.

Screenshot dal canale youtube Drozdov

Ostap Drozdov, al quale il "metropolita" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha accettato di rilasciare un'intervista, è un critico di lunga data e molto aggressivo della Chiesa ortodossa ucraina, che si posiziona sempre "sull'orlo del punto di rottura", e in molti casi – oltre l'orlo. Anche i titoli delle sue precedenti trasmissioni, come "fuori il Patriarcato di Mosca", parlano da soli. Il suo compito principale è usare falsi e manipolazioni per infiammare l'ostilità e l'odio contro la Chiesa. Quindi solo il fatto che Drabinko abbia incontrato un giornalista del genere è di per sé molto rivelatore.

Nonostante il fatto che l'intervista si sia tenuta prima del Natale, la discussione non riguardava Cristo, la sua venuta nel mondo, e nemmeno la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che è stata menzionata solo di sfuggita. Riguardava la Chiesa ortodossa ucraina e perseguiva un unico obiettivo: metterla nella luce più negativa possibile, cosa in cui sia Drozdov che Drabinko sono veri professionisti. Ed è stato in tono negativo che l'ex metropolita Aleksandr ha parlato del primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Tuttavia, ecco una cosa interessante: cercando di lanciare fango addosso a sua Beatitudine, Drabinko ha ottenuto esattamente il risultato opposto. Come è successo? Cerchiamo di analizzarlo.

Ecco le parole di Drabinko: "Educato alla Lavra della Trinità e di san Sergio, il metropolita Onufrij proveniva dalla Bucovina. La Bucovina si è unita all'Ucraina sovietica dopo che la Romania era stata in guerra contro l'Unione Sovietica. Non va dimenticato che queste persone non hanno radici ucraine particolari. Dopo la guerra è entrato al seminario della Lavra della Trinità e di san Sergio, poi alla sua accademia. La Lavra della Trinità e di san Sergio implica un'educazione... che non direi che possa essere filoucraina. È un uomo del mondo, direi. Vede tutto attraverso il prisma delle Sacre Scritture, forse gli manca una coscienza nazionale. Ha un passaporto, ma non ne ha bisogno: "Siamo cittadini del cielo". Dico questo nel contesto di chiarire chi ci guida. Non avremo un'idea di come siamo guidati fino a quando non avremo un'idea di chi ci guida".

Faremmo meglio a non focalizzare la nostra attenzione sulla facilità con cui Aleksandr (Drabinko) ha definito gli abitanti della Bucovina come degli "ucraini inferiori", persone senza "radici ucraine". Non soffermiamoci neanche troppo sul lapsus freudiano che Drabinko ha fatto quando ha detto che il metropolita Onufrij "ci guida".

È meglio che prestiamo attenzione al ritratto di sua Beatitudine Onufrij.

Primo, il metropolita Onufrij vede tutto "attraverso il prisma della Sacre Scritture". Secondo, non ha una coscienza nazionale. E terzo, è un "cittadino del cielo". A questo proposito sorge immediatamente la domanda: tutto questo non è un segno di un vero pastore del gregge di Cristo? Non è quello che dovrebbe essere un vescovo della Chiesa di Dio e ogni genuino cristiano in generale?

È interessante notare che, sotto questa notizia sul sito dell'Unione dei giornalisti ortodossi, i lettori hanno preso le parole di Drabinko esattamente in questo senso. Uno dei commentatori ha scritto: "Argomentazione di un uomo senza dio! Senza nemmeno saperlo, ha dato un'eccellente caratterizzazione del metropolita Onufrij".

Il commentatore Aleksandr scrive: "Tutte le altre affermazioni citate sono sciocchezze, ma le parole 'Non filoucraino'... 'Solo le Sacre Scritture'... 'Siamo cittadini del paradiso' – questo è al contrario buono e necessario !!!! " E il commentatore con il soprannome di "mistermatros" riassume: "Grazie a Dio abbiamo un simile primate! Grazie a Dio!"

È difficile non essere d'accordo con questi commenti. Dopo tutto, la Sacra Scrittura, che per qualche ragione dà ad Aleksandr (Drabinko) motivo di ironia, afferma in modo assolutamente inequivocabile: i cristiani sono cittadini del cielo.

Nostro Signore Gesù Cristo, rispondendo alla domanda di Ponzio Pilato se fosse un re, rispose: "Il mio regno non è di questo mondo..." (Gv 18:36). Come Cristo, i santi apostoli chiamano i cristiani a lottare per il paradiso, al punto da dimenticare la loro patria terrena. "La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo..." (Fil 3:20); "Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura" (Eb 13:14) e così via. I tropari di molti santi si riferiscono a loro come angeli terreni e uomini celesti. Per esempio, il tropario a san Sisoe il Grande: "Hai mortificato le passioni della carne attraverso la temperanza, ti sei crocifisso per il mondo, e nel deserto sei stato un angelo della terra e un uomo del cielo, avendo tagliato fuori tutte le concupiscenze...".

Ucraina o Gerusalemme celeste: quale cittadinanza è più importante per un cristiano?

Vorrei soffermarmi più in dettaglio su uno dei brani evangelici. Il capitolo 8 del Vangelo di Giovanni, dove si riporta la conversazione del Signore con gli ebrei e i farisei, che erano molto preoccupati per la loro "idea nazionale", cioè la vittoria sui romani e il ripristino di uno stato ebraico terreno, si legge: "Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. Gli risposero: Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?. Gesù rispose: In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato" (Gv 8: 31-34).

Come vediamo, il segno di un vero discepolo di Cristo è il fatto che dimora nella parola di Dio o, come dice Drabinko, che vede ogni cosa attraverso il prisma della Scrittura. E chi non rimane nella parola di Dio, di conseguenza, commette il peccato e diventa schiavo del peccato. Ma poi il Signore parla agli ebrei con parole ancora più dure. Si noti che il santo apostolo Giovanni parla di questi uomini come "credenti", cioè credevano in Cristo ma non erano in grado di mettere le sue parole al di sopra della loro "coscienza nazionale". Il fatto che fossero guidati dalla loro coscienza nazionale è indicato dalle loro parole: noi siamo una discendenza, discendenti di Abramo, e così il Signore dice loro quanto segue: "Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna" (Gv 8: 43-44). In altre parole, il fatto che le persone non ascoltano la parola di Dio, non volendo e non potendo ascoltarla, li rende in definitiva figli del diavolo.

Pertanto, l'ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina Aleksandr (Drabinko), inconsapevolmente, ha dato si sua Beatitudine Onufrij una valutazione precisa e vivida come vero discepolo di Cristo, che rimane nella parola di Dio e ha la cittadinanza celeste. Ancora una volta, secondo Drabinko, questa caratterizzazione si applica all'intera Chiesa ortodossa ucraina.

È un vero peccato che la caratterizzazione che l'ex metropolita fa dell'attuale capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Sergej (Epifanij) Dumenko, sia stata molto scarsa. Domanda di Ostap Drozdov: "Riguardo al metropolita Epifanja, fino a che punto gestisce questa fase iniziale del lancio della Chiesa ortodossa dell'Ucraina?" Si noti come è formulata la domanda stessa: "la fase iniziale del lancio della Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In primo luogo, si può parlare in questo modo di qualsiasi progetto: commerciale, sociale o politico, ma non di un'organizzazione che pretende di essere chiamata Chiesa. In secondo luogo, il fatto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia nella "sua fase iniziale" mostra che è iniziata con il cosiddetto "Concilio d'unificazione" nel 2018 e non con il Battesimo della Rus' avvenuto più di mille anni fa, e certamente non con la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli nel giorno di Pentecoste. Ovviamente, Ostap Drozdov può essere scusato per questi errori, ma l'ex metropolita Aleksandr non ha problemi con il modo in cui gli viene posta la domanda. Alla domanda se Epifanij gestisce la fase di partenza, risponde con nonchalance: "In modo abbastanza qualitativo, senza intoppi e con sicurezza".

Aleksandr Drabinko non ci ha detto attraverso quale prisma il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" vede tutto e se ha una coscienza nazionale. Ma un'idea di questo può essere fatta sulla base delle dichiarazioni e delle affermazioni di Sergej Dumenko, che dedica la parte del leone allo Stato ucraino, all'idea nazionale, alla lotta ad oltranza con i nemici e così via. Non forniremo le rilevanti citazioni, che possono essere trovate in abbondanza su Internet. Tuttavia, per confrontare la coscienza di Sergej Dumenko e di sua Beatitudine il metropolita Onufrij, quest'anno presentiamo i loro auguri di Natale. Li diamo di seguito per intero.

Che cosa è importante del Natale per Sergej Dumenko e per sua Beatitudine Onufrij?

screenshot della pagina Facebook di Sergej Dumenko

Sergej Dumenko: "Celebrare quest'anno gli eventi della nascita del Salvatore ci unisce in modo speciale nella speranza. Dopo aver vissuto un anno di prove pandemiche e un altro anno di lotta per l'integrità territoriale del nostro paese, speriamo che con l'aiuto di Dio supereremo queste difficoltà. Possa la gioia del Natale entrare nei vostri cuori e nelle vostre case e possa il Salvatore che è nato donare a voi, alla vostra famiglia e ai vostri amici buona salute, pace, armonia e felicità. Nella preghiera che sgorga da ogni tempio della Chiesa ortodossa locale unita dell'Ucraina, ringraziamo il Signore per i suoi doni. Possa l'Onnipotente Dio concedere al nostro stato la vittoria e la giusta pace, benedire il nostro paese e tutto il nostro popolo e lasciare che la luce della stella di Betlemme risplenda su ciascuno di noi, affinché nella fede e nell'amore possiamo annunciare: Cristo è nato - glorifichiamolo".

È facile vedere che Sergei Dumenko non dice nulla sulla nascita di Cristo, sul perché il Figlio di Dio è diventato il Figlio dell'uomo, sul perché è venuto al mondo. Non ci sono parole sulla salvezza, la redenzione dal peccato e così via. Ma Dumenko si concentra su due questioni: la pandemia e la lotta per l'integrità territoriale. Spera che con l'aiuto di Dio questi due problemi vengano risolti. Non si preoccupa della schiavitù del peccato e della morte o dell'eterna distruzione dell'anima umana, ma si concentra strettamente sul coronavirus e sul territorio dello stato. Si dovrebbe quindi concludere che questo è ciò per cui Dio è venuto nel mondo? No, Dumenko aggiunge anche qualcos'altro: che il Salvatore dia "buona salute, pace, armonia e felicità". È anche auspicabile, secondo Dumenko, che il Signore dia qualcosa anche allo Stato, vale a dire "la vittoria e la giusta pace" .

Il messaggio di Natale di Sergej Dumenko è intrinsecamente un messaggio di un personaggio pubblico o anche di uno statista, preoccupato per i problemi dello stato, nonché per i problemi personali e per la salute dei cittadini, ma non per il loro stato spirituale o  la loro aspirazione al regno dei cieli.

Di seguito è riportato un  messaggio di Natale della persona che vede tutto "attraverso il prisma della Sacra Scrittura", sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

screenshot dal canale youtube della Chiesa ortodossa ucraina

"Mi congratulo sinceramente con tutti voi: arcipastori e pastori amati da Dio, pii monaci e monache, cari fratelli e sorelle, per la grande festa, portatrice di salvezza al mondo, della Natività nella carne del nostro Signore Dio e Salvatore Gesù Cristo.

Oggi la santa Chiesa ortodossa celebra devotamente e glorifica il grande mistero della pietà: l'apparizione di Dio nella carne (1 Tim 3:16). Il mistero della venuta di Cristo il Messia nel mondo ha origine dal paradiso, da quel tragico evento in cui i nostri progenitori Adamo ed Eva violarono il comandamento dell'amore divino. Non desiderando pentirsi, Adamo ed Eva si allontanarono da Dio e, grazie alla loro auto-giustificazione, divennero anche oppositori di Dio. Per non violare la libertà degli antenati e per non costringerli a vivere assieme a colui contro il quale si erano ribellati, il Signore li condusse dal paradiso in un mondo di dolore e devastazione, dove avrebbero comprenso il loro vuoto spirituale personale. Lo avrebbero capito, ma troppo tardi: prima del ripristino del loro vuoto interiore, hanno dovuto bere fino in fondo il calice del dolore. E lo bevvero con gratitudine e pentimento. Per tutta la vita Adamo alzò gli occhi verso il paradiso, gridò e disse le parole: "Il mio paradiso, il paradiso, il mio dolcissimo paradiso!" Adamo e i suoi discendenti piansero, si addolorarono e aspettarono pazientemente quel giorno benedetto in cui, secondo la parola di Dio, il seme della donna avrebbe schiacciato la testa del serpente (Gen 3:15), il diavolo, quando il Redentore sarebbe venuto sulla terra a risuscitare, a ripristinare le anime umane devastate. E quel momento è arrivato. Il Figlio di Dio è venuto nel mondo. [...]

In questi giorni santi, ricordando devotamente e glorificando il mistero della Natività del nostro Salvatore e Dio, ci uniamo alla celebrazione mondiale e, insieme a tutti i cristiani ortodossi, adoriamo il nostro Salvatore e lo ringraziamo umilmente per il suo amore per noi peccatori. Preghiamo umilmente che il Figlio di Dio, "che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli e si incarnò dallo Spirito Santo e da Maria Vergine" (Credo), scenda verso le nostre infermità, perdoni i nostri peccati, la nostra aberrazione, per la quale oggi approviamo e accettiamo leggi innaturali che ci distruggono. Preghiamo che il Signore illumini la nostra cecità spirituale, in modo da vedere e amare non la nostra verità, ma la verità di Dio, che è perfetta, eterna e l'unica utile per noi.

In questo luminoso giorno, quando ricordiamo la venuta nel mondo di Dio, secondo la parola di san Gregorio il Teologo, rallegriamoci con trepidazione e gioia: con trepidazione – a causa dei nostri peccati, ma con gioia – a causa della speranza (san Gregorio il Teologo. Vol. 1, Discorso 38, Pag. 522, San Pietroburgo 1912), la speranza nella misericordia, nella forza e nella filantropia di Dio.

Ancora una volta, mi congratulo sinceramente con tutti voi, cari fratelli e sorelle, per la festa della Natività di Cristo. Auguro a tutti voi salute, salvezza e benedizioni di Dio. Possano la pace e la grazia di Dio, annunciate dagli angeli alla vigilia di Natale, riempire i nostri cuori, le nostre famiglie, la nostra terra ucraina e il mondo intero. Amen."

Il contenuto di questo messaggio riguarda Cristo, gli eventi e il significato del Natale. Sua Beatitudine Onufrij non dice che Dio deve aiutarci ad affrontare una pandemia o difendere l'integrità territoriale, ma che "per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli e si incarnò dallo Spirito Santo e da Maria Vergine". Ringraziamo Dio che "è venuto sulla terra, che ci ha redenti, che ci ha innalzati al cielo", non per la benedizione della buona salute e così via. Preghiamo Dio che "ci rafforzi e ci dia la forza di sopportare con dignità le prove e le malattie", non che conceda al nostro stato la vittoria e la giusta pace.

Come i pastori, tale il gregge?

Per riassumere, ripetiamo le parole dell'ex metropolita Aleksandr (Drabinko): "Dico questo nel contesto di chiarire chi ci guida. Non avremo un'idea di come siamo guidati fino a quando non avremo un'idea di chi ci guida". Bene, ora abbiamo un'idea di chi ci guida. Di conseguenza, possiamo concludere che cosa siano effettivamente la Chiesa ortodossa ucraina e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E questa conclusione è inequivocabile:

La Chiesa ortodossa ucraina è la Chiesa di Cristo, che unisce le persone a Dio e le conduce al regno dei cieli.

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è una struttura che cerca di diventare un pilastro della statualità ucraina, per risolvere i problemi terreni nella creazione di un regno terreno all'interno del nostro paese. È una cosa molto buona di per sé, ma non ha nulla a che fare con la causa del nostro Signore Gesù Cristo.

Questo è il manifesto dell'ex metropolita e, naturalmente, ognuno decide per sé con chi e dove vorrà andare – "Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore" (Mt 6:21).

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