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  Domande sulla "canonicità" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da un suo "vescovo": il punto di vista di Mikhail Zinkevich

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 18 dicembre 2020

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Mikhail Zinkevich pone domande a cui la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha risposte. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Mikhail Zinkevich afferma che Epifanij e i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" aderiscono alla tattica dello struzzo e pone domande a cui non ci sono risposte.

Nel secondo anniversario del cosiddetto "concilio d'unificazione" , in cui è stata creata la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", uno dei "vescovi" di questa organizzazione, Mikhail Zinkevich, ha rilasciato un'intervista all'agenzia "Glavcom", in cui, da un lato, ha sollevato domande piuttosto scomode e, dall'altro, ha ammesso che non ci sono risposte a queste domande. L'intervista si chiama: "La Chiesa ortodossa dell'Ucraina non ha risposte a molte domande: tutti hanno la testa nella sabbia". Studiamo le rivelazioni di Mikhail Zinkevich e traiamo le conclusioni.

Mikhail Zinkevich. Foto: "Volynski Novyny" ("Novità della Volinia")

Per cominciare, chi è Mikhail Zinkevich? Molte persone lo conoscono dall'odioso detto che ogni candela acquistata nella Chiesa ortodossa ucraina è un proiettile per i soldati ucraini nel Donbass. Questa affermazione è odiosa, in primo luogo, perché è una menzogna, e in secondo luogo, perché lo stesso Epifanij utilizza i prodotti dell'impresa russa Sofrino nei suoi "servizi". E in terzo luogo, come, in questo caso, spuinge a valutare le attività dello sponsor della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Andrej Matsola, fondatore del marchio “Persha Privatna Brovarnya”, che, secondo i media, investiva annualmente 70 milioni di dollari nell'economia russa, ha pagato le tasse al bilancio russo e così via.

In generale, questa affermazione di Mikhail Zinkevich dà già un'idea sufficiente della sua personalità, ma qui ci sono alcuni dettagli in più al suo ritratto. Ha lavorato presso la Lavra di Pochaev, è stato sacrestano presso la Chiesa della Natività della Vergine a Cherkassy, ​​ha studiato al Seminario teologico di San Pietroburgo, e poi ha fatto una carriera nello scisma del "patriarcato di Kiev": nel 1997 "diacono", nel 2000 "vescovo", nel 2018 uno dei principali candidati alla carica di capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". A quel tempo Filaret Denisenko e Petro Poroshenko lo convinsero a ritirare la sua candidatura. Nella sua intervista a Glavcom, Zinkevich non ha ignorato neanche questo momento.

Alla domanda del giornalista: "Gli eventi del Concilio d'unificazione nel 2018 sono una sconfitta per lei?" Mikhail Zinkevich ha risposto: "Una sconfitta è quando perdi, ma quando sei ricattato, non è una sconfitta". Così, il fallito capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ammesso di essere stato ricattato, costretto a ritirare la sua candidatura. Il fatto che ci sia un ricatto contro Zinkevich (così come contro altri membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina") non è una rivelazione, è risaputo, ma le seguenti tesi sono testimonianze davvero interessanti di una persona che conosce dall'interno il retroscena della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Rivelazione 1: il Tomos e stato davvero comprato a scatola chiusa, e ha deluso molti quando è uscito allo scoperto

Mikhail Zinkevich lo dice in questo modo: "Quando si parlava del Tomos, ne parlavamo per sentito dire, perché non ne vedevamo i contenuti, quello che è scritto nel testo. <...> Ma quando è apparso il testo del Tomos, non ha soddisfatto tutti. Il patriarca Filaret afferma: non ci aspettavamo di vedere in questo Tomos ciò che vi è scritto. A cominciare dal nome della Chiesa, da dove abbiamo il miro, e soprattutto il momento irritante è stato la questione delle parrocchie situate fuori dall'Ucraina. Queste, secondo il documento, non appartengono all'Ucraina".

Con queste parole, il "metropolita" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha effettivamente confermato quello che hanno scritto molti osservatori e analisti di temi ecclesiastici: il rapporto del Fanar con le autorità ucraine e gli scismatici ucraini è un gioco al "chi inganna per primo". Il punteggio in questo gioco è ancora un pareggio: il Fanar ha promesso un'autocefalia a tutti gli effetti ma in realtà ha reso la struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dipendente da se stesso. L'Ucraina, a sua volta, ha promesso di ripagare il Fanar con i più antichi monasteri e chiese sotto forma di stavropegie, ma finora ha dato solo la chiesa di sant'Andrea a Kiev.

Per quanto riguarda le parrocchie ucraine all'estero, è improbabile che Mikhail Zinkevich e altri "vescovi" del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" fossero all'oscuro della concezione che il Fanar promuove da circa cento anni, vale a dire: l'intera diaspora attorno al mondo dovrebbe essere sotto il Fanar. Quindi, semplicemente non c'era alcuna possibilità di mantenere le parrocchie estere.

Rivelazione 2: gli accordi dietro le quinte tra Filaret, Epifanij e Petro Poroshenko esistevano davvero

Mikhail Zinkevich: "E, naturalmente, questi erano accordi personali tra il patriarca (Filaret, ndc) e il circolo che era allora nel Patriarcato di Kiev. Abbiamo discusso di questi temi: funzioni e poteri. C'erano alcuni accordi. Quando questi accordi non sono stati rispettati, è diventato un ulteriore motivo di irritazione per il testo scritto del Tomos. <...> Ho sentito che il patriarca onorario Filaret accusa Poroshenko di averlo presumibilmente ingannato. Ciò significa che c'erano degli accordi tra di loro..."

La conferma dell'esistenza di accordi dietro le quinte significa il riconoscimento del fatto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata originariamente costruita non sulla base delle tradizioni canoniche di governo ecclesiale esistenti nell'Ortodossia, ma sugli accordi personali dei padri fondatori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ognuno dei quali ha cercato il proprio vantaggio.

Inoltre, le parole di Mikhail Zinkevich confermano la validità di quelle affermazioni che Filaret Denisenko ha fatto contro il suo ex protetto Sergej Dumenko e l'ex presidente Petro Poroshenko. In generale, l'intera intervista di Mikhail Zinkevich a "Glavcom" è permeata di simpatia per Filaret Denisenko e per la posizione che occupa attualmente. E in queste simpatie, Mikhail Zinkevich è ben lungi dall'essere solo.

Rivelazione 3: il numero dei "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che simpatizzano con Filaret sta crescendo

Mikhail Zinkevich: "…quanti vescovi simpatizzano con il patriarca onorario (Filaret, ndc)? Oggi la simpatia comincia a manifestarsi sempre di più. Almeno c'è una tendenza al rialzo. C'è una tendenza tra i metropoliti a sostenere quanto dice il patriarca onorario Filaret".

Ricordiamo: di cosa sta parlando Filaret ora? Il suo messaggio principale è che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è una struttura autocefala: è subordinata al Fanar. Mikhail Zinkevich concorda indirettamente con questa affermazione: "Il patriarca (Filaret, ndc) dice: la Chiesa ortodossa dell'Ucraina è una Chiesa di Costantinopoli. Ma se siamo una Chiesa indipendente, perché non produciamo il miro? Non c'è risposta a questa domanda".

Qui non è tanto l'essenza della domanda, chi e dove produce il miro, ma il fatto che Mikhail Zinkevich porti questo argomento a sostegno della posizione di Filaret è indicativo. Dopotutto, il "metropolita" sa (dovrebbe sapere) che, per esempio, la Chiesa greca, quella albanese e persino quella di Gerusalemme non fanno il miro da sole ma lo ricevono da Costantinopoli. E questo non impedisce loro di avere lo status di Chiese locali. Almeno il Patriarcato di Gerusalemme è una Chiesa autocefala a tutti gli effetti, anche se con caratteristiche proprie. Se Mikhail Zinkevich non avesse fatto proprio il punto di vista di Filaret, avrebbe facilmente confutato la sua stessa argomentazione sulla produzione del miro.

C'è un altro punto interessante nel passo sulla produzione del mirro. Il fatto è che il Patriarcato di Costantinopoli ritiene che la produzione del miro non sia un attributo indispensabile di una Chiesa autocefala, ma la Chiesa ortodossa russa la pensa diversamente: insieme allo status di autocefalia, la Chiesa dovrebbe ricevere il diritto di preparare il miro. Di conseguenza, negli Atti di autocefalia della Chiesa ortodossa polacca, della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia e della Chiesa ortodossa d'America, che hanno ricevuto l'autocefalia dalla Chiesa ortodossa russa, viene indicato il diritto di queste Chiese di preparare il miro. Come possiamo vedere, il punto di vista di Mikhail Zinkevich coincide con l'approccio della Chiesa ortodossa russa a questo problema. Tuttavia, in modo sleale.

Ora pensiamo alle conseguenze della crescita del numero dei "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che:

  • deluso dal contenuto del Tomos;
  • insoddisfatto del mancato rispetto degli accordi dietro alle quinte;
  • simpatizza con Filaret.

Ciò può portare il conflitto nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da una fase latente a una aperta. Epifanij Dumenko non è il tipo di persona che può risolvere i conflitti nella sua struttura. Deve la sua posizione nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" interamente a Filaret Denisenko, il quale, per mettere Epifanij al posto di leader, è andato sia contro Petro Poroshenko, che voleva vedere il suo protetto, l'ex metropolita Simeon (Shostatskij) di Vinnitsa, come capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", sia contro Mikhail Zinkevich, che si è candidato per questo posto.

Siamo onesti: Dumenko non è praticamente nulla senza Filaret. Né esperienza, educazione, né istinto politico. Epifanij ha litigato con il suo unico mecenate ma non ne ha acquisiti altri. Non è difficile rispondere alla domanda perché Epifanij rimanga ancora a capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Sono in molti a volerlo rimuovere, ma si sono rivelati tutti ostaggi della scelta iniziale. Le dimissioni di Epifanij adesso, sia di sua iniziativa che contro la sua volontà, significherebbero un'ammissione del fallimento del progetto "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E nessuno è ancora pronto per questo. Ma non appena i curatori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ammetteranno che Epifanij danneggia il progetto più che portare benefici, le sue possibilità di rimanere al suo posto saranno quasi zero. E poi sia Mikhail Zinkevich che Simeon (Shostatskij) avranno la possibilità di competere per la sedia di capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Domande sulla "canonicità" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", a cui non c'è risposta nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Ora passiamo alle domande poste da Mikhail Zinkevich e alle quali nessuno nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" vuole rispondere, incluso egli stesso. Ci sono tre domande di questo tipo:

  1. Perché le parrocchie della diaspora sono state portate via dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?
  2. Perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non può produrre il miro?
  3. Cosa fare con il "miro" che era già stato preparato nel "patriarcato di Kiev" e, soprattutto, come dovrebbe essere considerato?

C'è solo una risposta alle prime due domande: perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è una Chiesa autocefala (se tale formulazione è generalmente appropriata a una comunità di scismatici privi di grazia) ed è subordinata al Fanar. Quanto alla terza domanda, merita di essere esaminata più in dettaglio.

Mikhail Zinkevich ha formulato la domanda nel modo seguente: "E in terzo luogo – cosa fare del miro che abbiamo già fatto e portato via al patriarca Filaret? Lo usiamo o cosa ne faremo? È ancora sacro. Cosa farne, come deve essere considerato ora? Vero miro, con cui ungiamo nel battesimo o nella consacrazione degli altari, oppure non è più miro? Come ritenerlo adesso?"

In effetti, questa è una domanda che porta alla luce sia lo stesso Mikhail Zinkevich che tutti gli scismatici in generale. Il miro è una sostanza speciale composta da olio d'oliva e altri oli e spezie, prodotta in modo speciale e consacrata da una schiera di vescovi guidati dal primate della corrispondente Chiesa locale. L'unzione con il crisma nel sacramento della cresima santifica i neobattezzati con lo Spirito Santo, cosa che nei primi tempi si realizzava mediante l'imposizione delle mani degli apostoli.

"Ma attenti, non considerate questo miro così semplice. Perché proprio come il pane nell'Eucaristia, alla chiamata dello Spirito Santo, non è più semplice pane ma corpo di Cristo: così questo santo miro non è più semplice, inferiore, ordinario per vocazione: ma il dono di Cristo e dello Spirito Santo, per la presenza della sua vera Divinità. Unge simbolicamente la vostra fronte e gli altri strumenti dei sensi. E quando il corpo è visibilmente unto, allora l'anima è santificata dallo Spirito Santo e vivificante" (San Cirillo di Gerusalemme).

Di conseguenza, solo i vescovi canonici possono comunicare per grazia questo "dono di Cristo e dello Spirito Santo" al mondo. E così, la domanda di Zinkevich – se il miro fatto sotto il "patriarcato di Kiev" sia vero – si trasforma ovviamente in una domanda sulla grazia dei "vescovi" della UOC-KP in generale. Dal punto di vista del patriarca Bartolomeo, questo "crisma" non è crisma, poiché "il cosiddetto 'Patriarcato di Kiev' non esiste e non è mai esistito" (dal comunicato del giugno 2019). E poiché, secondo il testo del Tomos, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è obbligata ad aderire all'opinione del Fanar su questioni controverse di natura "eccesiastica, dogmatica e canonica", allora anche la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrebbe tenerne conto.

Dubbi e perfino smentite dirette della grazia degli scismatici legalizzati dal patriarca Bartolomeo sono contenuti nelle dichiarazioni di quasi tutte le Chiese locali. Ecco solo alcune citazioni dalle dichiarazioni ufficiali.

"L'esperienza di duemila anni della Chiesa di Cipro e dell'intera Chiesa ortodossa nel suo insieme ci dà motivo di dubitare della possibilità di legalizzare "retroattivamente" quelle ordinazioni che sono state compiute da vescovi deposti, scomunicati e anatematizzati. La deposizione, la scomunica e l'anatema degli individui che hanno dato inizio alla crisi ucraina sono stati riconosciuti da tutti i cristiani ortodossi" (dal comunicato del Sinodo della Chiesa di Cipro del 21 febbraio 2019).

"Chiediamo al Patriarcato ecumenico di chiarire il problema dei vescovi e dei sacerdoti non canonici che appartenevano al 'Patriarcato di Kiev'." (dal comunicato del Sinodo della Chiesa romena del 21 febbraio 2019)

"Le persone dalle quali sono stati rimossi gli ordini dell'episcopato e del presbiterato non possono essere leader nello stabilire la pace nella Chiesa ortodossa dell'Ucraina. Le loro azioni diventano causa di disordini e tentazioni ancora maggiori" (Concilio della Chiesa polacca, 15 novembre 2020).

"Per tutto il tempo in cui era deposto e sotto anatema, il signor Filaret eseguiva riti non canonici, che non erano sacramenti validi. Pertanto, le ordinazioni da lui eseguite sono invalide, vuote, prive della grazia divina e dell'azione dello Spirito Santo. Tra loro ci sono le consacrazioni a diacono, a presbitero e, di conseguenza, al vescovo del suo segretario – Sergej Dumenko, ora metropolita Epifanij. La sua lettera del 24 dicembre dice: "...dopo averli reintegrati nel loro rango gerarchico o sacerdotale". Ma ci poniamo la domanda: come hanno fatto le ordinazioni compiute dal signor Filaret, che era sotto scomunica e anatema, retroattivamente, senza consacrazione canonica, ad acquisire nello Spirito Santo la legittimità e il vero sigillo della successione apostolica?" (Lettera del primate della Chiesa ortodossa albanese, arcivescovo Anastasios, al patriarca Bartolomeo del 7 marzo 2019).

E la cosa più interessante è che Filaret Denisenko la pensa esattamente allo stesso modo, dal suo pulpito: "Ebbene, se il patriarca ecumenico mi ha tolto l'anatema nel 2018, ero sotto anatema fino al 2018 o no? Se ero sotto anatema, significa che tutti questi vescovi non sono validi. Ed Epifanij non solo non è un metropolita, non è nemmeno un prete. Se il patriarca ecumenico mi ha rimosso l'anatema nel 2018, allora l'intero episcopato è invalido" (da un'intervista alla Radio ucraina nel programma Persona grata del 17 giugno 2019).

Sergej Dumenko e l'attitudine dello struzzo

Torniamo all'intervista di M. Zinkevich.

Corrispondente: "I dirigenti della Chiesa stanno cercando le risposte a queste domande? E che modo vede di risolvere questi problemi?"

M. Zinkevich: "Ora non si cerca nulla, ora si tiene la testa nella sabbia, apettando che tutto passi o che qualcuno decida".

Corrispondente: "Chi ha la testa nella sabbia?"

M. Zinkevich: "Ce l'hanno utti".

Corrispondente: "Cioè, anche il metropolita Epifanij, il primate?"

M. Zinkevich: "Tutti ..."

* * *

Sembra che a queste domande dovrebbe rispondere nientemeno che il patriarca Bartolomeo. Se dice che il miro del "patriarcato di Kiev" non è reale, significa che Filaret Denisenko, Epifanij Dumenko, Mikhail Zinkevich e tutti gli altri non sono vescovi ma impostori privi di grazia. E lo sono ancora. E se il capo del Fanar dice che tutti i "sacramenti", comprese le "ordinazioni" nel "patriarcato di Kiev", erano validi, allora deve spiegare perché ha sostenuto la deposizione e l'anatema di Filaret per tutto il tempo fino al 2018, perché ha pubblicato documenti in cui si diceva che il "patriarcato di Kiev" non era la Chiesa.

E in conclusione, vorrei fare una citazione dai Proverbi del re Salomone, che caratterizza questa situazione nel miglior modo possibile: "Chi si ferma sulle falsità, tenta di governare i venti, inseguirà gli uccelli nei loro combattimenti <...> e raccoglierà la sterilità con le sue mani" (Proverbi 9:12, nella traduzione moderna della LXX).

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