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  Vescovo cipriota annuncia l’inizio del rovesciamento del regime sinodale della Chiesa

di Ekaterina Filatova

Unione dei giornalisti ortodossi, 25 novembre 2020

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il metropolita Isaias di Tamassos. Foto: romfea.gr

Sua Beatitudine il metropolita Onufrij è l'unico primate canonico in Ucraina, ha sottolineato il metropolita Isaias di Tamassos.

Un vescovo della Chiesa ortodossa di Cipro, il metropolita Isaias di Tamassos, ha presentato al Santo Sinodo il suo punto di vista teologico sulla situazione che si era sviluppata dopo la decisione unilaterale dell'arcivescovo Chrysostomos sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e ha indicato "l'inizio del rovesciamento del regime sinodale della nostra Chiesa con conseguenze impreviste". I commenti del vescovo cipriota sono stati pubblicati dalla risorsa greca "Romfea".

Spiegando perché respinge qualsiasi proposta volta a legalizzare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", prima di tutto, il metropolita Isaias ha dichiarato il suo "rispetto assoluto e il mio incrollabile impegno per lo stato sinodale della Chiesa ortodossa, come definito dall'ecclesiologia ortodossa, i santi Canoni e lo Statuto della Chiesa cipriota".

"Solo il Santo Sinodo ha il diritto esclusivo di "regolare i rapporti della Chiesa di Cipro con le altre Chiese ortodosse" (articolo 7 § 2 dello Statuto), e il primate è chiamato ad esprimere la decisione sinodale (articolo 7 § 2 a,c)", ha sottolineato il metropolita.

Ha dichiarato di insistere sulla decisione unanime del 18 febbraio 2019 del primo Sinodo della Chiesa di Cipro, decisione "che purtroppo è stata violata dall'arcivescovo".

"In particolare, ribadisco le mie forti preoccupazioni e dubbi che sono stati espressi nella suddetta decisione sinodale a causa dell'assenza di una successione apostolica nella gerarchia della cosiddetta Chiesa ortodossa autocefala in Ucraina. Di conseguenza, non posso accettare la validità delle ordinazioni e dei sacramenti celebrati da tale gerarchia.

Ribadisco la ferma posizione della Chiesa di Cipro secondo cui l'unico primate regolare della Chiesa ortodossa ucraina è sua Eminenza il metropolita Onufrij di Kiev. Pertanto, seguendo il normale requisito "che non ci siano due vescovi nella stessa ​​città" (canone 8 del primo Concilio ecumenico) mi rifiuto di riconoscere un altro "primate", di fatto, nel momento in cui costui non ha un'ordinazione regolare e valida", ha sottolineato il metropolita Isaias.

Il vescovo cipriota ha spiegato che il suo rifiuto di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il suo "primate" Epifanij si basa sull'insegnamento, la fede e la tradizione ecclesiastica e canonica della Chiesa ortodossa.

"Questo non è un disaccordo su semplici questioni amministrative o minori, ma sul nucleo stesso dell'ecclesiologia ortodossa e dell'insegnamento della nostra Chiesa sui santi sacramenti e sulla successione apostolica, questioni riguardanti la nostra salvezza. Queste questioni non possono essere discusse o negoziate in alcun processo sinodale frettoloso, né possono essere approvate da una maggioranza opportunistica, marginale, di fatto", ha sottolineato il membro del sinodo cipriota.

Pertanto, ha sottolineato il metropolita di Tamassos, la decisione dell'arcivescovo Chrysostomos di commemorare Epifanij come primate è "arbitraria, irregolare e palesemente contraria alla nostra tradizione ecclesiastica, all'ecclesiologia ortodossa e alla decisione unanime del Santo Sinodo del 18.2.19 e indica l'inizio del il rovesciamento del regime sinodale della nostra Chiesa, con conseguenze impreviste".

Ha affermato che pur preservando l'unità della Chiesa cipriota in questo periodo difficile, non interromperà la commemorazione dell'arcivescovo Chrysostomos ma lascierà la concelebrazione con lui alla discrezione della sua coscienza gerarchica.

"Come vescovo della Chiesa apostolica di Cipro, sottopongo quanto sopra con molta agonia e dolore e con un accresciuto senso di responsabilità nei confronti della mia coscienza gerarchica, al gregge affidatoci dalla misericordia di Dio e alla società panortodossa e all'unità, lontano da meschinità e convenienze etno-razziali o secolari o economiche, guardando esclusivamente alla conservazione della "fede una volta per tutte consegnata ai santi" (Gd 3) e alla pacificazione della Chiesa "che il Signore si è acquistata con il suo sangue" (At 20:28)", ha riassunto il metropolita Isaias.

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