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  Io sono il primo senza eguali: il patriarca Bartolomeo ha deciso di cambiare ecclesiologia

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 23 novembre 2020

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il patriarca propone di cambiare l'ecclesiologia della Chiesa per diventare il sovrano indiviso nell'Ortodossia. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il capo del Fanar ha detto che gli ortodossi hanno bisogno di rivedere la propria ecclesiologia e riconoscere che in essa c'è un primo con "poteri speciali". Cosa implica questo?

Una persona può, per un motivo o per l'altro, nascondere agli altri la sua vera visione del mondo, le sue convinzioni e i suoi obiettivi. Ma ci sono momenti in cui le rivela, le mostra a tutti, e manifesta senza scrupoli il suo reale punto di vista. In inglese, questo fenomeno è chiamato "coming out".

Il patriarca Bartolomeo, che ha ripetutamente affermato che lui e il Patriarcato di Costantinopoli da lui guidato sono i custodi della purezza dell'Ortodossia, dei dogmi della fede e dei canoni della Chiesa, ora dichiara che questo deve essere cambiato. Non tutto, ovviamente, ma il dogma sulla Chiesa e tutto ciò che consegue da questa posizione – di sicuro. Tale auto-esposizione è avvenuta in un'intervista del National Herald al patriarca Bartolomeo in occasione del 29° anniversario della sua permanenza sul trono di Costantinopoli.

screenshot del sito web ekirikas.com

Alla domanda rispettivamente: "Che cosa la preoccupa di più riguardo alla Chiesa ortodossa universale?", il patriarca Bartolomeo ha risposto così:

"Certamente, la sua unità, per amore della quale il Patriarcato ecumenico ha fatto molto nel corso dei secoli, e fin dai primi mesi del mio servizio patriarcale le ho attribuito grande importanza, quindi nel marzo 1992 ho invitato i miei fratelli primati ortodossi al Fanar al Santo Sinodo sotto forma di organo consultivo, non ufficiale e fino ad allora sconosciuto.

Da allora si sono tenuti molti simili incontri dei primati, l'ultimo dei quali si è svolto nel gennaio 2016 a Ginevra. Il culmine dei nostri sforzi per garantire l'unità e la cooperazione pan-ortodossa è stata la facilitazione della preparazione e della convocazione del Santo e Grande Sinodo a Creta, che ha integrato l'Ortodossia, che ha dato coraggiosamente buone testimonianze al mondo, ha guardato al futuro e fatto in modo che essa non ricordasse passivamente e nostalgicamente il passato.

Coloro che non hanno partecipato a questo Sinodo, ma hanno partecipato alla sua preparazione, saranno giudicati dalla storia. In ogni caso, sono certo che non riceveranno elogi per questo loro atto.

Noi ortodossi dobbiamo fare un'autocritica e riconsiderare la nostra ecclesiologia se non vogliamo diventare una federazione di chiese protestanti.

Poiché nella nostra ordinazione episcopale giuriamo di obbedire alle decisioni dei Concili ecumenici, dobbiamo riconoscere che nell'Ortodossia ecumenica indivisibile esiste un "primo", non solo in onore, ma anche un "primo" con responsabilità speciali e poteri regolari affidati dai Concili ecumenici.

Ciò garantisce la conservazione dell'unità nel tempo e una comune testimonianza dell'Ortodossia nel mondo moderno".

Come consideravano i Padri della Chiesa coloro che proponevano di rivedere l'ecclesiologia?

Iniziamo ad analizzare questa affermazione dal punto più importante: "Noi ortodossi dobbiamo fare un'autocritica e riconsiderare la nostra ecclesiologia..."

L'ecclesiologia ortodossa si manifesta con uno dei versi del Credo: "Credo nell'unica santa Chiesa cattolica e apostolica".

La Chiesa ortodossa è estranea all'insegnamento sull'evoluzione dei dogmi, la loro modifica o qualche tipo di implicazioni aggiuntive. I dogmi della Chiesa sono immutabili, indipendentemente dall'autorità che può avere la persona che desidera "migliorarli" e dagli obiettivi che persegue. Il santo Apostolo Paolo scrisse ai Galati: "se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!" (Galati 1:8-10).

La revisione, così come l'aggiunta o l'omissione di qualsiasi riga del Credo di Nicea-Costantinopoli è vietata, senza alcuna eccezione, dai Concili ecumenici.

Il canone 5 del quarto Concilio ecumenico a Calcedonia (451) dice che coloro che osano formare un'altra fede, o predicare, insegnare o professare un altro credo a chi desidera passare alla conoscenza della verità dal paganesimo o dal giudaismo, o da qualunque eresia, se sono vescovi, che siano deposti dall'episcopato e se sono chierici – dal clero; se sono monaci o laici, che siano anatemizzati.

Il canone 18 del sesto Concilio ecumenico a Costantinopoli (681) rafforza ulteriormente questo divieto, concentrandosi sull'impossibilità di un cambiamento anche solo testuale nel Credo.

Pertanto, il patriarca Bartolomeo, parlando della necessità di rivedere il dogma della Chiesa, si è definito "estraneo all'episcopato".

Adesso vediamo cosa vuole cambiare esattamente nell'ecclesiologia ortodossa.

Rispondendo alla domanda su ciò che lo preoccupa di più in relazione alla Chiesa, il patriarca Bartolomeo risponde: "la sua unità". In effetti, la Chiesa di Cristo è una e questa unità deve essere protetta. Ma sorge la domanda: unità attorno a cosa? O altrimenti, su cosa si basa l'unità della Chiesa? Sia le Sacre Scritture che il patriarca Bartolomeo danno risposte diverse a queste domande.

"Nessuno può porre un fondamento diverso da quello già posto, che è Gesù Cristo" (1Cor 3:11).

"Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore" (Efesini 2: 19-21).

Il Signore stesso disse all'apostolo Pietro che la Chiesa si basa sulla confessione di fede, che è stata pronunciata da Pietro – la fede che Gesù Cristo è il Figlio di Dio: "E voi?", chiese. "Chi dite che io sia?" Simon Pietro rispose: "Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivente". Gesù rispose: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Mt 16:15-18).

Nella sua preghiera sacerdotale, il nostro Signore Gesù Cristo prega proprio per l'unità dei credenti nella santissima Trinità e in nient'altro: "... perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato." (Gv 17:21).

La Chiesa ha come fondamento e capo Gesù Cristo: "...Cristo è il capo della Chiesa ed è il salvatore del corpo" (Ef 5:23).

La Sacra Scrittura parla anche dello Spirito Santo come base dell'unità della Chiesa: "Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo"; (Ef 4:1-5).

" Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti"  (1 Cor 12:4-6).

Cosa propone il capo del Fanar?

Contrariamente a queste e molte altre testimonianze della Sacra Scrittura, il patriarca Bartolomeo propone di fondare l'unità della Chiesa su... se stesso, cioè sul primato di potere del patriarca di Costantinopoli. Ecco cosa dice: "...dobbiamo riconoscere che nell'Ortodossia ecumenica indivisibile esiste un "primo", non solo in onore, ma anche un "primo" con responsabilità speciali e poteri regolari affidati dai Concili ecumenici. Ciò garantisce la conservazione dell'unità nel tempo e una comune testimonianza dell'Ortodossia nel mondo moderno".

Di conseguenza, la garanzia dell'unità, secondo il Patriarca Bartolomeo, non è una comune confessione di fede, non il nostro Signore Gesù Cristo e non lo Spirito Santo, ma questo stesso "primo" con responsabilità speciali e poteri regolari". Questo insegnamento è davvero nuovo e completamente estraneo alle Sacre Scritture e alla storia della Chiesa. In nessun punto della Scrittura c'è una parola che dica che l'unità è intesa come subordinazione a un unico centro amministrativo dell'autorità ecclesiastica. Non si fa menzione di "responsabilità speciali e poteri regolari" ovunque. Non un solo apostolo di Cristo li ha mai avuti o cercati. Anche l'apostolo Pietro, che è chiamato il primo corifeo nella Chiesa (tuttavia, alla pari con l'apostolo Paolo). I teologi ortodossi lo hanno dimostrato nell'epoca delle controversie sul primato del vescovo romano.

Non esiste nemmeno un solo canone dei Concili ecumenici che conferisca al patriarca di Costantinopoli, così come a qualsiasi altro vescovo, "responsabilità speciali e poteri regolari". Qui il patriarca Bartolomeo sta semplicemente mentendo, pensando per qualche ragione che nessuno esaminerà i canoni dei Concili ecumenici e li giustapporrà. È facile da controllare. Direttamente sullo status della sede di Costantinopoli, dicono: il Canone 3 del secondo Concilio ecumenico, il Canone 28 del quarto Concilio e il Canone 36 del quinto Concilio parlano direttamente dello status. Non citeremo qui i testi di questi canoni, diremo solo che, in primo luogo, parlano tutti del primato d'onore e non di potere. E in secondo luogo, affermano che il primato d'onore non si basa su nient'altro che sulla posizione politica di Costantinopoli come capitale dell'Impero, cosa che, come potete intuire, non è più da oltre 500 anni.

Così, il patriarca Bartolomeo si è denunciato da solo. Ha affermato direttamente che intende ridisegnare la Chiesa in un modo completamente diverso da quello del nostro Signore Gesù Cristo. Ha annunciato la sua intenzione di riconsiderare il dogma della Chiesa. Ha detto che d'ora in poi il potere del patriarca di Costantinopoli deve garantire l'unità della Chiesa. Lo ha detto lui stesso in modo abbastanza chiaro e inequivocabile: "Noi ortodossi dobbiamo fare un'autocritica e riconsiderare la nostra ecclesiologia..."

L'insegnamento del patriarca Bartolomeo suggerisce che la Chiesa sia:

  • non Una, poiché si basa non sull'unità in Dio, ma sull'unità del potere amministrativo del patriarca di Costantinopoli;
  • non Santa, poiché il patriarca di Costantinopoli è un essere umano e quindi è soggetto all'impatto del peccato ("ogni uomo è menzogna");
  • non Cattolica (o conciliare, ndt), poiché il principale organo visibile di governo della Chiesa non è più il Concilio, ma il patriarca di Costantinopoli, un "Primo" con poteri speciali;
  • non Apostolica, poiché gli apostoli di Cristo insegnavano cose molto diverse da ciò che insegna l'attuale capo del Patriarcato di Costantinopoli.

L'auto-denuncia è evidente. Il patriarca Bartolomeo predica un insegnamento estraneo all'insegnamento della Chiesa. E se è così, allora la questione che le Chiese ortodosse locali dovrebbero ora risolvere in modo conciliarmente non è quella di riconoscere o non riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma la questione della Chiesa ortodossa di Costantinopoli.

Ha senso citare ancora una volta le parole del santo apostolo Paolo: "se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! 9 L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!" (Gal 1:8-9).

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