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  Il "capo dell'Ortodossia" dovrebbe difendere i luoghi santi ortodossi?

di Jaroslav Nivkin

Unione dei giornalisti ortodossi, 17 agosto 2020

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il mondo ortodosso non ha mai sentito proteste da parte del patriarca Bartolomeo per le decisioni di Erdoğan su Santa Sofia. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il potere turco ha convertito Santa Sofia, luogo santo della Chiesa ortodossa, in una moschea. Perché il patriarca Bartolomeo, "capo dell'Ortodossia", non fa nulla per impedirlo?

Santa Sofia a Istanbul, il principale luogo santo della Chiesa di Costantinopoli, è tornata ad essere la moschea di Santa Sofia. I turchi si rallegrano, la cristianità è in lutto.

Il 24 luglio si è tenuta nella chiesa la prima funzione musulmana, alla quale ha partecipato il presidente Recep Erdoğan. Vi hanno partecipato 350.000 persone. Per la prima volta quest'anno a Santa Sofia, i musulmani hanno anche celebrato una delle più grandi festività islamiche, Eid al-Adha.

il presidente turco Recep Erdoğan alla prima funzione musulmana a Santa Sofia. Foto: bolgegundem.com

La chiesa di Santa Sofia fu costruita nel 537 per diventare immediatamente un luogo santo unico nel mondo ortodosso. Fu la visita degli ambasciatori del principe Vladimir al servizio divino a Santa Sofia che divenne un fattore decisivo nell'adozione del cristianesimo da parte della Rus' di Kiev. Nel 1453, dopo la presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani, la chiesa di Santa Sofia fu trasformata nella moschea di Santa Sofia e rimase in questo stato fino al 1934, quando il primo presidente della Turchia, Kemal Atatürk, emanò un decreto sulla trasformazione di Santa Sofia in un museo. E ora, 86 anni dopo, questo decreto è stato annullato e una preghiera musulmana risuona di nuovo nel luogo santo ortodosso.

L'attuale decisione delle autorità turche ha provocato una tempesta di discussioni. Alcuni paesi europei, insieme al Dipartimento di Stato americano, hanno chiesto alla Turchia di revocare la sua decisione; altri dicono che la conversione di Santa Sofia in una moschea è un affare interno dei turchi. Ma tutte queste discussioni non possono più cambiare nulla. I turchi hanno preso la loro decisione.

Ma sorge la domanda: era davvero impossibile fare qualcosa per impedire la profanazione del luogo santo del mondo ortodosso? Questa domanda è rivolta principalmente al patriarca Bartolomeo, per il quale la chiesa di Santa Sofia è un simbolo della Chiesa di Costantinopoli.

Dopo tutto, ora, quasi 600 anni dopo la caduta dell'Impero bizantino, il Patriarcato di Costantinopoli non ha motivo di restare a Istanbul. Nessun altro motivo se non Santa Sofia. Questo luogo santo è praticamente l'unica cosa che collega la Chiesa di Costantinopoli con il glorioso passato dell'Impero cristiano, dato che ora gli ortodossi a Istanbul costituiscono una percentuale di uno su diecimila nella popolazione totale della città.

"Un tale sommo sacerdote soddisfa veramente le nostre necessità"?

Noi sappiamo tutti fino a che punto il patriarca Bartolomeo è una figura mediatica attiva. Comunica regolarmente con i principali politici del mondo, combatte per mantenere la salute del clima della Terra e partecipa persino a forum economici globali dove si incontrano le persone più ricche del mondo. Era coerente aspettarsi che intraprendesse le azioni più energiche per proteggere il suo luogo santo: potevano essere dure dichiarazioni di protesta nei confronti delle autorità turche, richieste di sostegno ai presidenti dei grandi stati e ai capi delle Chiese locali, infine - processioni della Croce lungo le strade di Istanbul, preghiere a Santa Sofia.

Dopo tutto, il discorso sulla conversione di Santa Sofia in una moschea era continuato per molto tempo. Il presidente turco Recep Erdoğan ha rilasciato dichiarazioni rilevanti per diversi mesi. In questo periodo era possibile schierare un potente movimento di protesta in tutto il mondo. Questo avrebbe indotto Erdoğan a revocare la sua decisione? È difficile dirlo con certezza, ma sicuramente avrebbe avuto un certo impatto.

Tuttavia, non è seguita nessuna processione della Croce, nessun servizio di preghiera o neanche una sola protesta del patriarca Bartolomeo. Per tutto questo tempo, il capo del Fanar è rimasto completamente in silenzio. E solo due settimane prima del cambiamento dello status di Santa Sofia, il patriarca ha timidamente notato di essere deluso dall'evento imminente. E una settimana dopo, ha detto che Santa Sofia è un luogo di incontro e solidarietà tra cristianesimo e islam. Questa è più che una posizione bizzarra da parte di un patriarca che viene privato del principale luogo santo della sua Chiesa.

"il primus nell'Ortodossia" è triste per il fatto che Santa Sofia sia stata trasformata in una moschea. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Ma come mai? Dopotutto, il capo del Fanar promuove con veemenza nel mondo la tesi che egli si trova al di sopra di tutta l'Ortodossia. Ricordiamo le sue parole: "L'Ortodossia non può esistere senza il Patriarcato ecumenico... Se il Patriarcato ecumenico... lascia la scena inter-ortodossa, le Chiese locali diventeranno "come pecore senza il loro pastore".

Ma può "un pastore, senza il quale le Chiese locali non possono esistere”, tacere vigliaccamente quando, davanti ai suoi occhi, si verifica un oltraggio contro il principale luogo santo dell'Ortodossia? Dopo tutto, Santa Sofia non appartiene solo al Fanar, è la perla dell'intero mondo ortodosso. Le Chiese hanno bisogno di un simile pastore? E in cosa consiste il suo ministero, a parte nell'auto-esaltazione e nelle rivendicazioni di potere assoluto sugli altri primati? Quali azioni del patriarca supportano queste affermazioni?

Già a conoscenza dell'imminente profanazione di Santa Sofia, il patriarca, insieme alle autorità, celebra obbedientemente l'anniversario del fallito colpo di stato in Turchia nel 2016 – un colpo di stato del quale è accusato dai media turchi. Poteva almeno allontanarsi da una simile umiliazione?

Certo, possiamo presumere che il patriarca Bartolomeo tema l'ira delle autorità turche. Ma come può questa rabbia manifestarsi adesso, nel XXI secolo? In una sorta di sanzioni economiche, un'espulsione dal Paese? Può un monaco che ha rinunciato al mondo e ha dedicato la sua vita a Dio averne paura?

In effetti, le minacce sono state completamente diverse.

Ci sono nella storia molti esempi di martiri che hanno sofferto gravemente per la loro fede per mano dei potenti di questo mondo. Tra loro c'erano anche patriarchi, compresi quelli di Costantinopoli.

Nel 705, il patriarca Callinico I, successivamente canonizzato dalla Chiesa di Costantinopoli, fu accecato e murato vivo dall'imperatore Giustiniano II per proteste contro la repressione del clero.

Nel 1821, san Gregorio V, patriarca di Costantinopoli, fu impiccato dai turchi alle porte del Patriarcato per aver sostenuto i greci ottomani.

Nel 1599, lo ieromartire Niceforo, locum tenens del trono di Costantinopoli, fu martirizzato dai cattolici nella Confederazione polacco-lituane per aver difeso la fede ortodossa.

E conosciamo tutti il ​​destino di san Giovanni Crisostomo, che fu espulso da Costantinopoli dall'imperatore Arcadio e morì in esilio.

Ognuno di questi e molti altri primi sacerdoti martirizzati potevano scegliere la sottomissione alle autorità o almeno il silenzio. Ma hanno agito diversamente.

Tuttavia, forse adesso sono solo tempi diversi, e non è lecito resistere alle autorità della Chiesa moderna? Forse è necessario obbedire e accettare con umiltà qualsiasi azione anti-ecclesiale dei governanti? No. I tempi sono sempre gli stessi. E i vescovi o difendono la Chiesa di Cristo o difendono il loro comfort e le loro comodità in questo mondo. Non c'è bisogno di guardare al di là del Montenegro e dell'Ucraina.

I vescovi moderni fanno arrabbiare i politici?

Il metropolita Amfilohije, capo della metropolia montenegrina della Chiesa serba, guida da sei mesi le proteste contro le azioni delle autorità locali, che intendevano strappare le chiese ai fedeli. Podgorica ospita due volte a settimana preghiere, offici di intercessione e processioni di protesta, a cui prendono parte decine di migliaia di montenegrini ortodossi. Il metropolita Amfilohije è severo con il governo, definendolo direttamente un governo di senza dio e non è scoraggiato da alcuna persecuzione, sebbene abbia già dovuto subire interrogatori alle stazioni di polizia.

Si può anche ricordare sua Beatitudine Onufrij con i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, che Poroshenko ha rigidamente obbligato a unirsi alla sua falsa chiesa, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Nonostante la forte pressione delle autorità, gli interrogatori alla SBU e l'illegalità degli attivisti, nessuno di loro si è tirato indietro, ma hanno continuato a difendere la propria Chiesa.

Il patriarca Bartolomeo ha una tattica diversa nel trattare con i potenti di questo mondo. Nel corso della sua vita ha stretto rapporti con i politici per promuovere i suoi interessi con il loro aiuto. E ciò ha funzionato abbastanza spesso.

Nel 2018, il capo del Fanar ha stretto un'alleanza con Poroshenko e con il pieno sostegno degli Stati Uniti, per diritto di forza, ha cercato di impadronirsi della Chiesa in Ucraina.

Nel 2020 si è sviluppata la situazione opposta. Avendo già trasformato Santa Sofia in una moschea, le autorità turche hanno agito per diritto di forza. Il Fanar era nel ruolo del partito debole. Gli ex alleati non lo hanno aiutato. Una delegazione statunitense guidata dall'ambasciatore, accompagnata da un imam, ha visitato la moschea di Santa Sofia il 29 luglio e non ha espresso alcun malcontento.

È significativo che la logica dei turchi in questo caso fosse beffardamente identica alla logica del Fanar. Proprio come il patriarca Bartolomeo ha cancellato un antico decreto di 300 anni sullo status della Chiesa di Kiev, così Erdoğan ha cancellato il decreto di Ataturk sulla modifica dello status di Santa Sofia da moschea a museo.

La situazione di Santa Sofia ha dimostrato ancora una volta che il patriarca Bartolomeo, stringendo un'alleanza con alcuni politici e strisciando davanti ad altri, pensa e si comporta egli stesso come un politico.

Ma la Chiesa non accetta le categorie di potere, intrighi e benefici usate dai politici. Nella Chiesa opera la legge dell'amore e della verità. Sia la Chiesa ucraina che quella russa nella situazione di Santa Sofia hanno condannato le azioni delle autorità turche. La cattedrale è stata costruita come chiesa ortodossa e vi deve essere servita la Liturgia.

Sua Beatitudine Onufrij: "Preghiamo che Dio la restituisca (la chiesa di Santa Sofia, ndc). Noi non sequestriamo le moschee e vorremmo che nessuno sequestrasse le nostre chiese".

* * *

Se l'Ortodossia fosse unita, se il patriarca Bartolomeo avesse agito da pastore e non da politico, sarebbe del tutto possibile che la cattedrale di Santa Sofia avrebbe potuto essere difesa.

Ma il tempo passa, politici e vescovi cambiano e se ne vanno. Anche questa pagina della storia sarà  voltata.

I greci hanno conservato una leggenda che il giorno della presa di Costantinopoli, nel momento in cui i turchi irruppero nella cattedrale, vi era in corso la Divina Liturgia e il sacerdote con i santi doni stava già entrando sulla solea. Quindi una parte della parete del santuario si aprì e ricoprì il sacerdote, che vi rimarrà finché la chiesa non sarà stata restituita agli ortodossi.

E noi crediamo che l'antico luogo santo dell'Ortodossia non sarà solo liberato dai musulmani a tempo debito. Vi riprenderà la Divina Liturgia, interrotta nel 1453 da una folla di conquistatori ottomani, e il culto ortodosso si terrà a Santa Sofia fino alla fine dei tempi.

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