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  Il Montenegro e il metropolita di Kiev: la verità contro la politica

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 28 febbraio 2020

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sua Beatitudine Onufrij è considerato l'unico legittimo metropolita di Kiev in Montenegro. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il 27 febbraio, l'ambasciata ucraina in Montenegro ha pubblicato una provocazione contro il primate della Chiesa ortodossa ucraina. Cosa c'è dietro questa affermazione e cosa hanno in comune i due paesi?

Alla fine di febbraio 2020, il Montenegro è diventato il centro dell'attenzione dell'Ucraina ortodossa. Inizialmente, Sergej (Epifanij) Dumenko si lamentava di non essere considerato come metropolita di Kiev in Montenegro. Invece, sua Beatitudine Onufrij è stato invitato come tale. Quindi una dichiarazione scandalosa e completamente assurda è stata fatta dall'ambasciata dell'Ucraina in Montenegro, che ha affermato che il metropolita Onufrij era solo "il metropolita della Chiesa ortodossa russa a Kiev e come ufficiale di alto rango della Chiesa ortodossa russa, non è autorizzato a esprimere l'opinione della maggioranza dei credenti ortodossi in Ucraina o della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Alla fine, il 27 febbraio, sua Beatitudine è andato in visita in Montenegro, e tutti hanno potuto vedere da soli chi è considerato lì come metropolita di Kiev. Decine di migliaia di montenegrini alla processione della Croce guidata da sua Beatitudine Onufrij, chiese sovraffollate, dichiarazioni inequivocabili di sostegno, riconoscimenti da parte del capo della metropolia del Montenegro e del Litorale, tutto ciò afferma chiaramente che in Montenegro considerano solo il metropolita Onufrij come primate canonico.

L'unica domanda rimane: che cosa c'è stato dalla parte dei diplomatici ucraini? E come considerare il loro atto?

Il momento di agire

la processione religiosa a Podgorica, 27 febbraio 2020

Decine di migliaia di persone ordinarie escono per le strade di un piccolo paese europeo situato quasi nel centro dell'Europa due volte alla settimana per diversi mesi. Escono per proteggere la loro Chiesa dall'arbitrio delle autorità locali e dei funzionari del governo. Qualcuno considera questo atto come una ribellione contro le autorità, altri come proteste e disobbedienza civile o un tentativo di ragionare con i presunti "rappresentanti del popolo". Ma tutti concordano sul fatto che queste persone non stringono i pugni, ma si fanno il segno della croce, e le loro mani non reggono mattoni o bottiglie Molotov, ma croci e icone. E le parole che dicono durante le loro riunioni non sono maledizioni e richieste di rovesciamento delle autorità, ma canti di chiesa e invocazioni al digiuno e alla preghiera. Tutto riguarda il Montenegro.

Oggi, i credenti ordinari in questo paese dimostrano a tutto il mondo un esempio di coraggio e un vero approccio cristiano alla risoluzione dei problemi. La loro fede è sorprendente. In effetti, si deve essere d'accordo sul fatto che uscire regolarmente dopo il lavoro nelle strade delle proprie città solo per sostenere la Chiesa è un passo degno di rispetto. Se la Chiesa riunisse un certo numero di persone una o due volte, allora sarebbe possibile dire che non c'è nulla di particolarmente sorprendente in questo. Ma, in Montenegro, quasi la maggioranza di... tutto il paese si riunisce ogni giorno! Non è questa la voce della gente? Ed è molto strano che i politici non vogliano ascoltarla. Cosa sta succedendo lì? Perché la gente pensa che sia giunto il momento di agire e che la Chiesa debba essere protetta?

Tre cause della persecuzione della Chiesa in Montenegro

Il fatto è che il parlamento del paese ha adottato la legge "Sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose", una delle cui clausole prevede il ritorno alla proprietà dello stato degli oggetti e dei terreni delle comunità religiose se tali oggetti e terreni non appartenevano a queste comunità prima del 1 dicembre 1918. In conformità con questa legge, lo stato obbligherà le comunità religiose a documentare i loro diritti di proprietà. Allo stesso tempo, tutti comprendono perfettamente che non vi era alcuna registrazione legale (documentata) di oggetti di proprietà della Chiesa cento anni fa, quando queste cose erano considerate superflue.

Ciò significa che la stragrande maggioranza delle chiese, dei monasteri e di altri beni immobili (compresi terreni) oggi di proprietà della Chiesa andrà allo stato. Stiamo parlando di 650 chiese e monasteri che sono sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa serba in Montenegro, incluso il famoso monastero di Ostrog.

Ecco perché gli analisti e le persone semplicemente informate affermano che il governo, adottando questa legge, vuole, in primo luogo, indebolire il più possibile la Chiesa ortodossa serba e, in secondo luogo, nascondersi dietro slogan patriottici, per creare la propria struttura "ecclesiastica" tascabile (in Montenegro, c'è una Chiesa ortodossa montenegrina marginale e non riconosciuta), che soddisferà i desideri della leadership del paese.

Inoltre, esiste anche una terza ragione: quella economica. Come esempio, la metropolia del Montenegro e del Litorale possiede 100 ettari di spiaggia nella baia di Buljarica, che il presidente del Montenegro Milo Đukanović vuole portare via e trasferire a investitori privati. Se questo è vero, allora l'aspirante patriottismo non sempre parla di sollecitudine e di sostegno per il proprio paese, e Samuel Johnson aveva ragione quando diceva: "Il patriottismo è l'ultimo rifugio di un criminale".

Ucraina e Montenegro: parallelismi

Per quanto riguarda il patriottismo popolare, ci sono molti parallelismi tra gli eventi in Montenegro e in Ucraina.

L'attuale presidente di questo paese, Milo Đukanović, come l'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko, è un sostenitore dell'integrazione europea del Montenegro. Inoltre, è un feroce oppositore della vicina Serbia e crede che il Montenegro e questo paese non debbano avere nulla in comune – non solo politicamente ma anche culturalmente e religiosamente.

All'inizio degli anni 2000, Đukanović, che era un funzionario del Partito Comunista di Jugoslavia in gioventù (vi sembra familiare?), intraprese un corso di demarcazione con la Serbia e già nel 2006 ottenne per il Montenegro lo status di candidato per l'adesione all'Unione Europea. Nel 2016, il paese ha firmato un accordo con la NATO.

È chiaro che avendo una mentalità simile in relazione allo sviluppo dei loro stati, sia Đukanović che Poroshenko non potevano ignorare la "questione ecclesiale". Allo stesso tempo, la loro retorica è così simile che puoi tranquillamente attribuire le parole di uno dei presidenti alle dichiarazioni dell'altro, con il toponimo "Russia" scambiato con "Serbia".

Per esempio, secondo Đukanović, la metropolia del Montenegro e del Litorale, che fa parte della Chiesa ortodossa serba e unisce la stragrande maggioranza della popolazione del Montenegro, è la "longa manus della Serbia", "l'agente dell'influenza del Cremlino" e la predicatrice del "mondo serbo".

Ecco le parole dello stesso Đukanović (che con le opportune modifiche toponimiche, si potrebbero far firmare anche a Poroshenko): "La Chiesa ortodossa serba è uno degli strumenti importanti utilizzati dagli ideologi del "grande nazionalismo serbo" contro il Montenegro, contro la sua indipendenza, la sua identità nazionale, culturale e religiosa".

O questa affermazione: "Il Montenegro dovrebbe avere la propria Chiesa come mezzo per affermare la propria identità nazionale 14 anni dopo l'indipendenza". Confrontatela con le parole di Poroshenko: "Il Tomos per noi è in realtà un altro atto di dichiarazione dell'indipendenza dell'Ucraina". Come si suol dire, no comment.

Ecco perché i credenti del Montenegro sono sicuri che il governo del paese nella "questione ecclesiale" abbia deciso di seguire le orme dell'Ucraina.

In una delle sue interviste, il vescovo Joanikije (Mićović) di Budimlja e Nikšić ha osservato: "Questo è molto simile allo scenario ucraino. Mi sembra che abbiano preso molto dal modello ucraino. In realtà, si tratta di seminare discordia tra gli ortodossi, imponnendo divisioni e odio, e questo è molto pericoloso. Ciò porta all'instabilità generale, che può essere utile per le autorità perché è più facile gestire la situazione ed evitare altri problemi urgenti".

Ciò significa che le autorità sosterranno la cosiddetta "Chiesa ortodossa montenegrina" e faranno pressioni non solo sui suoi interessi all'interno del paese, ma anche all'estero. In particolare, stiamo parlando di concedere agli scismatici montenegrini uno status legittimo ottenendo un medesimo Tomos dalle mani del patriarca di Costantinopoli.

Attualmente, questa struttura scismatica non ha un'influenza significativa nel campo religioso del Montenegro: ha una sola chiesa a sua disposizione, una dozzina di chierici e alcune centinaia di credenti. Tuttavia, come nel caso del "patriarcato di Kiev", questa organizzazione religiosa, con il noto supporto delle autorità, può diventare una piattaforma per la creazione del prossimo "fantoccio" del Fanar. Inoltre, la Chiesa montenegrina fu una delle prime a riconoscere il "patriarcato di Kiev".

La politica ucraina e la Chiesa

In questo contesto, tutte le dichiarazioni del governo montenegrino, che dice che non interferirà negli affari interni della Chiesa, ma agirà esclusivamente nell'ambito della Costituzione, sembrano, per dirla in parole povere, ipocrite. Ricordiamo che una volta le stesse parole furono pronunciate dall'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko. Per esempio, subito dopo aver ricevuto il Tomos, ha dichiarato: "Come presidente garantisco a nome dello stato che l'Ucraina rispetterà la religione di ogni cittadino". Ma, come tutti sappiamo perfettamente, parlare non significa fare.

Inoltre, i funzionari, "educati nel modo giusto" sotto Poroshenko per quanto riguarda la Chiesa canonica, continuano a intervenire attivamente non solo negli affari interni della Chiesa ortodossa ucraina, ma anche negli affari interni di altre Chiese locali, in particolare la Chiesa ortodossa serba.

In occasione della visita di sua Beatitudine il metropolita Onufrij in Montenegro, l'ambasciata dell'Ucraina in questo paese ha pubblicato una dichiarazione in cui il primate della Chiesa ortodossa ucraina è definito "il metropolita della Chiesa ortodossa russa a Kiev, il vescovo Onufrij" e ha dichiarato che "il metropolita Onufrij come alto funzionario della Chiesa ortodossa russa non è autorizzato a esprimere l'opinione della maggioranza dei credenti ortodossi in Ucraina o nella Chiesa ortodossa dell'Ucraina". I funzionari dell'ambasciata hanno citato una dichiarazione del servizio stampa della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in cui si afferma che "l'unico primate canonico della Chiesa ucraina è Epifanij Dumenko". Si deve ammettere che è piuttosto strano osservare come i servitori dello stato laico, come l'Ucraina si definisce in Europa, determinino la canonicità di questa o quella Chiesa e decidano chi ha il diritto di parlare a nome dei credenti!

Come giustamente osserva il blogger Aleksandr Voznesenskij, l'ambasciata dell'Ucraina in Montenegro "contrariamente alla Costituzione dell'Ucraina, non solo interferisce negli affari della chiesa, ma interviene anche negli affari religiosi di un altro paese, cercando di incitare l'odio religioso e dichiarando pubblicamente un sostegno agli scismatici in Montenegro, diffondendo testi contro la Chiesa ortodossa serba e la Chiesa ortodossa ucraina". Notiamo anche che in questo caso vi è pure discriminazione sul piano religioso. Possiamo immaginare una simile dichiarazione che riguardi, per esempio, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav Shevchuk, e che dica che è "un alto funzionario della Chiesa cattolica romana e non ha il diritto di parlare a nome dei credenti ucraini della Chiesa greco-cattolica ucraina" ? No. Perché allora è possibile rispetto alla Chiesa ortodossa ucraina? La risposta è semplice: perché lo voleva il governo precedente. Ma ora tutto dovrebbe essere secondo la legge, giusto? E i funzionari dell'ambasciata lo sanno bene.

Per quanto strano possa sembrare, il caso dell'Ambasciata d'Ucraina in Montenegro è stato continuato dai loro colleghi dell'Ambasciata d'Ucraina in Serbia, che hanno deciso di dare istruzioni ai media serbi con alcune citazioni modificate da quella stessa dichiarazione del servizio stampa della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che parla del Tomos e del riconoscimento da parte del Fanar. Inoltre, la dichiarazione afferma che, secondo gli studi del Centro Razumkov, il sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina tra la popolazione credente dell'Ucraina sta diminuendo e la stessa Chiesa ortodossa ucraina è chiamata la "Chiesa ortodossa russa in Ucraina".

Il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina ha già risposto a queste provocazioni, invitando lo stato a ritenere i funzionari responsabili di incitamento all'odio religioso. Sua Beatitudine ha detto che dopo le celebrazioni avrebbe affrontato anche questa situazione.

I fedeli con la loro Chiesa contro i politici con la loro

sua Beatitudine Onufrij e il metropolita Amfilohije guidano la processione della Croce con molte migliaia di partecipanti a Podgorica, il 27 febbraio 2020

In ogni modo, ora è abbastanza ovvio che sia le autorità ucraine che quelle montenegrine continuano ostinatamente a ignorare ciò che vogliono i loro popoli e, perseguendo momentanei interessi politici, si schierano dalla parte dei nemici della Chiesa.

Un'altra cosa è anche chiara che gli scismatici in Ucraina e Montenegro scommettono sul sostegno del governo piuttosto che su quello dei fedeli. Questo è il motivo per cui Epifanij Dumenko si incontra con ambasciatori e diplomatici di stati stranieri quasi ogni settimana, e qualche settimana fa li ha persino riuniti nella sua residenza. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un progetto politico dall'inizio alla fine e assomiglia alla Chiesa solo esternamente.

Per quanto riguarda il popolo ... Abbiamo visto come il 27 febbraio, in seguito al concilio dei primati ad Amman, il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina sia arrivato ​​in Montenegro in visita ufficiale. Abbiamo visto i fedeli della Chiesa ortodossa serba, che costituiscono la maggior parte della popolazione del Montenegro, incontrarlo a Podgorica. Vi si è recato non con slogan politici ma con la predicazione del Vangelo, e migliaia di cristiani ortodossi del paese erano ansiosi di ascoltare la sua parola.

Non sappiamo se in Montenegro esiste un analogo al Centro Razumkov impegnato in studi sociologici. Sappiamo solo che nessuna ricerca può sostituire ciò che i nostri occhi hanno visto. E hanno visto che il popolo del Montenegro, la Chiesa del Montenegro, sa esattamente chi rappresenta la Chiesa ortodossa ucraina e il popolo ortodosso ucraino. I credenti montenegrini, come i credenti serbi e ucraini, non hanno bisogno di spiegazioni: essi stessi sono ben consapevoli della situazione. Ed esprimono la loro opinione non a parole ma in fatti: una preghiera comune in chiesa, la confessione, la comunione ai misteri di Cristo, la partecipazione alle processioni della Croce. Ricordate quanti ucraini ortodossi hanno partecipano alla grande processione annuale della Croce? Centinaia di migliaia. E quanti ucraini compiono un pellegrinaggio di trecento chilometri verso la Lavra di Pochaev da Kamenets? Decine di migliaia. Dalla Valle di Iosafat [a Vinnitsa, ndt]? Dal Monte di sant'Anna [in Bucovina, ndt]? Migliaia e migliaia! Questo è il miglior "studio" di chi sono i fedeli e di cosa sostengono. Proprio come in Montenegro. Solo per le strade di Podgorica ci sono 60.000 persone (mentre l'intera popolazione della città è di 180.000 persone).

Cosa significa tutto questo? Che la forza della Chiesa non è nel sostegno politico e negli intrighi diplomatici. La forza della Chiesa è in Cristo. Governi, autorità e stati sono tutti temporanei e prima o poi scompaiono. Ma la Chiesa, secondo la parola di Cristo, rimarrà fino alla fine dei tempi. È impossibile sostituirla con qualcosa d'altro e la grazia non può essere imitata. Perché il cuore di un credente comune distinguerà immediatamente dove si trovano la Chiesa, Cristo e la Verità e dove sono la politica, le bugie e Beliar.

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