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  L'Ortodossia può esistere senza il Patriarcato di Costantinopoli?

di Jaroslav Nivkin

Unione dei giornalisti ortodossi, 24 gennaio 2020

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il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Secondo i canoni, il patriarca ecumenico è davvero il capo dell'Ortodossia e le sue azioni sono benefiche per la Chiesa? E in che modo le sue azioni influenzano la vita di un cristiano ordinario?

Nel 2018-19, si sono verificati eventi nell'Ortodossia mondiale che potrebbero benissimo portare a una divisione globale nella chiesa ortodossa ecumenica.

Nell'ottobre 2018, la gerarchia del Fanar ha legalizzato i leader delle organizzazioni scismatiche ucraine e, a dicembre, ha creato una struttura "autocefala" che è stata chiamata "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Nell'ottobre 2019, la Chiesa ortodossa di Grecia ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e novembre lo ha fatto la Chiesa di Alessandria.

Eventi simili si stanno già delineando in Macedonia e Montenegro, dove i governanti locali entrano in contatto con il Fanar, al fine di legalizzare le strutture scismatiche dei loro paesi e ottenere il loro Tomos dal patriarca Bartolomeo.

E come politici, sembrano aver ragione nel cercare di creare la loro Chiesa nazionale.

Ma dal punto di vista del cristiano ortodosso, che frequenta regolarmente la chiesa in Ucraina e in altri paesi, la situazione sembra completamente diversa. Non riesce a capire: quelli che sono sempre stati chiamati dissidenti e scismatici, ora diventano o diventeranno Chiese canoniche? La grazia dei sacramenti ora compare all'improvviso nelle chiese dell'ex "patriarcato di Kiev" e dell'ex "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"? E ora ci si può confessare, comunicare e in generale – essere salvati? Chi ha ragione – i greci, che affermano che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è la Chiesa, o il resto delle Chiese locali, che ancora chiamano membri di questa struttura scismatici?

In questa storia, raccoglieremo tutti i fatti e daremo risposte semplici a domande complesse.

Il patriarca di Costantinopoli è davvero il capo della Chiesa?

Dal punto di vista degli insegnamenti della Chiesa, nessun laico può appropriarsi dei ranghi di vescovo e di prete; questa è una completa assurdità. Ma al Patriarcato di Costantinopoli, e dopo di esso, in parti delle Chiese di Grecia e di Alessandria, affermano che non è affatto assurdo. Perché? Perché lo ha detto il patriarca di Costantinopoli, e non può sbagliare, perché, agli occhi dei greci, è a capo di tutta la Chiesa. Ma è davvero così?

Una delle verità più importanti insegnate dal Vangelo è che nella Chiesa non ci sono dei capi. Il suo capo è Cristo. Il Salvatore decise una volta per tutte la questione del primato tra le persone: "Sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti" (Mc 9:35).

È particolarmente significativo che Cristo pronunciò queste parole proprio dopo che gli apostoli scoprirono tra loro quale di loro era il principale: "Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: Di che cosa stavate discutendo lungo la via?. Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande" (Mc 9:33-34).

Si può tracciare un'analogia tra gli apostoli e le Chiese locali, e quindi possiamo tranquillamente affermare che tutte le Chiese che insieme formano un'unica Chiesa ecumenica sono assolutamente uguali tra loro. Non hanno una prima e un'ultima. Sì, esistono i cosiddetti Dittici, ovvero un elenco in cui le Chiese sono registrate in una certa sequenza, ma un posto in esso non offre alcun privilegio diverso dal privilegio di onore e rispetto tra fratelli uguali.

Tuttavia, al Fanar la pensano diversamente.

Nel XX secolo, nel Patriarcato di Costantinopoli sorse l'opinione che essi fossero superiori alle altre Chiese e che avessero il diritto di dominarle.

L'Ortodossia non può esistere senza il Patriarcato ecumenico... Se il Patriarcato ecumenico ... lascia la scena interortodossa, le Chiese locali diventeranno "come pecore senza pastore".

Patriarca Bartolomeo

"L'arcivescovo di Costantinopoli e, di conseguenza, il patriarca ecumenico è il primo senza eguali".

Arcivescovo Elpidophoros

"La Chiesa ortodossa senza il Patriarcato ecumenico sarebbe una sorta di protestantesimo ... È inconcepibile che qualche Chiesa locale ... abbia interrotto la comunione con lui, poiché la canonicità del suo essere procede da essa".

Metropolita di Adrianopoli Amphilochios (Stergiou)

"Sebbene in generale consideriamo Cristo come il capo della nostra Chiesa, tuttavia sulla terra lo è il patriarca ecumenico".

Metropolita Evstathios di Monemvasia e Sparta

"Sulla base dei canoni, secondo gli insegnamenti della Chiesa ortodossa, il Patriarcato ecumenico ha dei privilegi. Chi non è d'accordo con questo, in realtà si sta staccando dall'Ortodossia".

Arcivescovo di Telmessos Job (Getcha)

Quindi, l'arcivescovo Job afferma che il primato del Fanar è indicato nei canoni. Pertanto, scopriamolo:

Secondo quali canoni Costantinopoli è a capo della Chiesa?

Lo stesso Patriarcato di Costantinopoli apparve piuttosto tardi, nel IV secolo. Nella lista delle Chiese (i Dittici), fu immediatamente posto al secondo posto dopo Roma. E solo per motivi politici – solo perché Costantinopoli era la capitale dell'impero, dove viveva l'imperatore e risiedeva il governo. Dopo che la Chiesa romana entrò nello scisma, Costantinopoli divenne automaticamente la prima nei Dittici, e questo fu comprensibile: la vicinanza con l'imperatore gli conferì influenza e diritti corrispondenti.

Ma nel 1453 Costantinopoli fu conquistata dai turchi, l'Impero Bizantino cadde e il Patriarcato di Costantinopoli si trasformò in un piccolo gruppo isolato di ortodossi in un enorme paese musulmano.

Cioè, tutte le condizioni grazie alle quali questa Chiesa era la prima nei Dittici sono completamente scomparse. Anche Costantinopoli stessa scomparve, si trasformò in Istanbul.

Tuttavia, altre Chiese, in cui servivano principalmente dei greci, desiderando preservare il loro centro spirituale, continuarono a considerare Costantinopoli la prima in onore.

E ora, Costantinopoli ha deciso di monetizzare questo rispetto in un primato di potere. E dichiara che la conferma di questo potere è nei canoni.

* * *

Ci sono diverse formulazioni canoniche scritte ai tempi dell'Impero, che Costantinopoli cita come prova del suo diritto di governare su altre Chiese. Diamo un'occhiata più da vicino a loro.

Canone 3 del secondo Concilio ecumenico (381): "Il Vescovo di Costantinopoli ha il privilegio dell'onore dopo il vescovo di Roma, perché questa città è la nuova Roma".

In realtà, il canone dice che nei Dittici alla Chiesa di Costantinopoli era assegnato il secondo posto dopo quella di Roma. Il motivo è di nuovo che l'imperatore viveva a Costantinopoli e vi risiedeva il governo. Tutto qui. Non ci sono diritti di supremazia sulle altre Chiese.

Canone 28 del quarto Concilio ecumenico (451): "Una città che è onorata dalla sovranità e dal Senato, e gode di uguali privilegi della vecchia Roma imperiale, dovrebbe anche in materia ecclesiastica essere come lei magnificata, ed essere in rango accanto a lei; affinché nelle diocesi del Ponto, dell'Asia e della Tracia, i metropoliti e anche i vescovi delle diocesi di cui sopra che sono tra i barbari, debbano essere ordinati dal suddetto santissimo trono della santissima Chiesa di Costantinopoli".

Anche in questo caso vengono menzionati i diritti d'onore di Costantinopoli, basati sul fatto della vicinanza con il sovrano e con il governo. Ma per la prima volta vengono menzionati anche i diritti del potere: sulle regioni di Ponto, Asia e Tracia. Diamo un'occhiata a cosa corrispondono su una mappa moderna: la regione del Ponto è la costa meridionale del Mar Nero, situata in Turchia, la regione dell'Asia è la parte orientale della Turchia, sul Mar Egeo, la regione della Tracia è la parte orientale della Turchia, adiacente alla Bulgaria da un lato e sul Mar di Marmara – dall'altro.

Cioè, secondo questa regola, il Patriarcato di Costantinopoli ha il diritto di dominare il territorio della Turchia moderna e nient'altro.

Canone 36 del sesto Concilio ecumenico: "Il trono di Costantinopoli abbia pari vantaggi di quelli del trono dell'antica Roma e parimenti, sia magnificato negli affari escclesiastici, avendo il secondo posto".

Come si può vedere, la stessa tesi è duplicata qui come nei canoni precedenti – la tesi che Costantinopoli è la seconda dopo Roma. Ma questo le dà il diritto di guidare altre Chiese? No, non si dice nulla al riguardo, sebbene la tesi sia stata adottata durante il periodo di massimo splendore dell'impero.

Canone 17 del quarto Concilio ecumenico, che dovrebbe dare a Costantinopoli il diritto di giudicare tutti i vescovi:

"Se qualcuno è offeso dal suo metropolita: che sia giudicato dal vescovo principale della regione, o dal trono di Costantinopoli."

In effetti, se si legge questo canone isolato dal resto, e anche dopo le belle dichiarazioni dei fanarioti moderni, può sembrare che il patriarca di Costantinopoli abbia il diritto di giudicare tutti. Ma ricordiamo il canone 28 del quarto Concilio ecumenico, che assegna al trono di Costantinopoli solo le aree di "Ponto, Asia e Tracia".

Il grande canonista bizantino del XII secolo, Ioannis Zonaras, parle in modo assolutamente chiaro su questo argomento: "Ma non tutti i metropoliti senza eccezione sono soggetti al giudice di Costantinopoli, ma solo i suoi subordinati. E non può portare alla sua corte i metropoliti di Siria, Palestina e Fenicia, o Egitto contro la loro volontà; ma i metropoliti della Siria sono soggetti al giudizio del patriarca di Antiochia, i palestinesi al giudizio del patriarca di Gerusalemme, e gli egiziani al giudizio del patriarca di Alessandria".

Come vediamo, nei canoni non vi è assolutamente alcun diritto del Fanar di dominare le altre Chiese. E se non c'era durante il periodo dell'Impero Bizantino, allora, ancora di più, non c'è ora.

E in questa nostalgia per i tempi della grandezza dell'Impero e della grandezza della civiltà ellenica si trova la chiave principale per capire cosa stia facendo il Fanar adesso.

Il motivo dello scisma nell'Ortodossia: i greci contro gli slavi o la Chiesa contro l'illegalità?

Per quanto i greci hanno dato all'umanità, pochi possono confrontarsi con loro: cultura, filosofia, poesia, politica, matematica, fisica, medicina... Probabilmente, non ci sono in queste aree delle cose che non siano basate sull'eredità ellenica.

Quasi tutti i libri del Nuovo Testamento sono stati scritti in greco. I santi Padri e insegnanti della Chiesa erano in maggior parte greci. Tutto l'ordine del nostro culto è eseguito secondo il Tipico compilato da greci.

D'altra parte, tutti questi risultati hanno portato allo sviluppo del nazionalismo ellenico. Rendendosi conto della grandezza della loro cultura e della grandezza dell'impero bizantino, i greci, che ne costituivano il nucleo, iniziarono a mettersi al di sopra di altri popoli, che spesso in modo sprezzante erano definiti barbari.

Nel 1453 cadde l'Impero, i greci si sparpagliarono per il mondo, ma la nostalgia per il passato imperiale non scomparve. La restaurazione del grande impero bizantino per molti greci è un'idea fissa. E anche se questo non è possibile in politica, alcuni di loro vedono una simile opportunità nella Chiesa.

La stragrande maggioranza dei primati delle moderne Chiese locali è composta da greci. Sono greci i primati di Costantinopoli, Grecia, Alessandria, Gerusalemme, Cipro, Albania. Nella Chiesa di Alessandria, diffusa in tutti i paesi africani, su 37 vescovi ci sono solo 5 africani, il resto sono greci.

E sebbene conoscano perfettamente le parole dell'apostolo Paolo, che dice che nella Chiesa non c'è né greco né ebreo, per molti dei greci ortodossi la grandezza del patriarca di Costantinopoli è un prototipo della grandezza della nazione ellenica. E preferiscono interpretare le proteste di un certo numero di Chiese locali contro le azioni illegali del Fanar come un conflitto etnico – una rivolta degli slavi contro i greci. Questi stessi barbari russi rivendicherebbero il primato, ed è per questo che contestano le azioni di Costantinopoli.

Nell'autunno 2018, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato alla diaspora greca:

"Il nostro patriarcato ecumenico: è da qui che provengono gli ideali, i valori della nostra Nazione, la gloria della nostra Nazione, la passione e il martirio della nostra Nazione, la loro fonte è qui... al momento, il nostro patriarcato sta cercando di risolvere il problema ecclesiastico ucraino, e mostra i suoi privilegi e diritti in conformità con i canoni dei Concili ecumenici e innanzi tutto, il canone del quarto Concilio ecumenico di Calcedonia, che dà specifici privilegi di appello al Patriarcato ecumenico, questi canoni sono obbligatori per l'intera Ortodossia, che piaccia o no ai nostri fratelli russi, prima o poi e la successiva decisione, che darà il Patriarcato ecumenico, perché non hanno altra scelta... I nostri fratelli slavi infatti non tollerano la superiorità del Patriarcato ecumenico e, quindi, della nostra nazione nell'Ortodossia nel mondo".

Il patriarca Bartolomeo è arrivato al punto di accusare i membri della C‍hiesa ortodossa ucraina dello scisma filaretista e di chiamarli russi: "Sono stati i russi a commettere lo scisma, non il Patriarcato ecumenico o gli ucraini, come ora dicono... Come Chiesa madre, dovevamo prenderci cura dell'unità canonica di milioni di ucraini che non vogliono essere nella stessa Chiesa con i russi".

Il tentativo deò Fanar di presentare lo scisma nell'Ortodossia come nazionale, come russi contro greci, si inserisce bene nel contesto della geopolitica, dove molte forze politiche insistono sulla "minaccia russa", ma questo non ha nulla a che fare con la realtà della Chiesa. Le chiese russa, serba, polacca e antiochena, la Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia, non si oppongono affatto ai greci. Si oppongono all'illegalità, all'introduzione di laici scismatici nella Chiesa e ai tentativi di Fanar di imporre qualsiasi decisione alla Chiesa semplicemente perché là presumono di avere il diritto di governare sugli altri.

Tracciamo semplici analogie: se avverti tuo fratello ad alta voce della sua illegalità, questo non significa affatto che tu stesso voglia commettere questa illegalità, dici solo che commettere illegalità è male e sbagliato.

E se non fossero stati i greci a dirigere il Fanar, ma, diciamo, ebrei, tedeschi o portoghesi, ciò non avrebbe cambiato l'atteggiamento critico nei loro confronti.

Tradire in anticipo non è tradire, ma anticipare?

Sappiamo che la Chiesa è il luogo di incontro di una persona con Dio, e quindi abbiamo esigenze e aspettative particolarmente elevate per i suoi ministri, e ancora di più per i primati.

Questi non possono agire a priori nel modo in cui agiscono i politici: mentire, tradire e cambiare la loro posizione a volontà.

Per un quarto di secolo, il patriarca Bartolomeo ha considerato come gruppi di laici il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", e improvvisamente nel 2018 li ha chiamati vescovi. Nel 2016, il patriarca chiamava il metropolita Onufrij l'unico legittimo primate della Chiesa in Ucraina, e nel 2018 ha iniziato a chiamare in tal modo Sergej Dumenko. E tutto ciò sorprendentemente ha coinciso con l'inizio della campagna elettorale presidenziale di Poroshenko, dove l'enfasi principale era posta quasi esclusivamente sul Tomos e sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ancora più sorprendente è la metamorfosi del capo della Chiesa di Alessandria, il patriarca Theodoros.

Fino al 2019, questi aveva fatto molte dichiarazioni in cui definiva sua Beatitudine Onufrij l'unico legittimo primate della Chiesa in Ucraina ed esortava i credenti a essere fedeli solo alla Chiesa ortodossa ucraina. Ma poi è arrivato il novembre del 2019 e il patriarca Theodoros si è dimenticato del metropolita Onufrij e della Chiesa ortodossa ucraina, che sono scomparsi per lui.

Patriarca Teodoro (nel 2016): "Possa sua Beatitudine Onufrij sapere che il Patriarcato di Alessandria e tutti noi siamo accanto alla Chiesa ortodossa ucraina canonica sotto la guida di sua Beatitudine il Metropolita Onufrij".

Patriarca Teodoro (29 ottobre 2018, dopo la "riabilitazione" di Filaret e Makarij): "Ho vissuto un momento difficile dello scisma, quando sono iniziati tutti questi processi, il movimento verso l'autocefalia per creare una chiesa scismatica. Poi ho avuto queste difficoltà a Odessa, quando volevano impossessarsi delle nostre chiese ortodosse. Giorno e notte ero in servizio nel nostro cortile di Odessa. Come dice sua Beatitudine Onufrij, la Chiesa deve essere distaccata dalla politica. "Non possiamo nasconderci dietro un dito, dobbiamo vedere che dietro tutto questo è nascosto l'interesse politico".

Non si può non ricordare le metamorfosi del Monte Athos. L'abate del monastero di Vatopedi, l'Archimandrita Ephraim, ha più volte invitato gli ucraini a essere fedeli solo alla Chiesa ortodossa ucraina e a sua Beatitudine Onufrij.

Archimandrita Ephraim: "Faccio appello al popolo ucraino e chiedo loro di attenersi alla Chiesa ortodossa canonica, guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufry. Tutta la Santa Montagna accetta e riconosce solo la Chiesa ucraina canonica, guidata dal Metropolita Onufrij".

Poi, l'archimandrita è venuto a Kiev per l'intronizzazione di Epifanij e non è stato in grado di partecipare alla cerimonia esclusivamente per motivi di salute, e gli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"  sono stati accettati nel suo monastero sul Monte Athos.

* * *

Cristo nel Vangelo ci dice: "Attenti ai falsi profeti che vengono da voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Un albero buono porta frutti buoni, e un albero cattivo porta frutti cattivi" (Mt 7:15-16).

Osservando le figure maestose dei vescovi del Fanar, è quasi impossibile credere che stiano compiendo azioni anticristiane. Ma, ahimè, i fatti parlano proprio di questo.

Le dichiarazioni di Fanar durante la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sembravano belle - guarire lo scisma e unire tutta l'Ortodossia ucraina. Ma cosa vediamo dopo un anno, quali sono i risultati, quali sono i frutti?

  • Non si è verificata l'unificazione dell'Ortodossia in Ucraina. La Chiesa ortodossa ucraina esiste separatamente dalla struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" creata dagli scismatici del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina".
  • Con la legalizzazione da parte del Fanar, Filaret non ha dimostrato alcun pentimento – questo è un errore evidente. Filaret non è cambiato affatto e si è già diviso dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", da cui è partito con parte dei suoi vescovi scismatici e ora ne sta ordinando di nuovi. Inoltre, Filaret ha già detto che nessun possibile anatema da parte del Fanar lo disturba.
  • La creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha introdotto nella società ucraina un altro fattore di separazione - quello religioso. Poroshenko, non avendo attirato vescovi e sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina nella struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha incaricato le autorità locali di trasferire i luoghi di culto alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Non è stata chiesta l'opinione dei credenti. Agli abitanti dei villaggi è stato detto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è patriottica e la Chiesa ortodossa ucraina è la Chiesa dell'aggressore, e le dovrebbero essere portati via i luoghi di culto. Molti ri questi sono stati sequestrati, i parrocchiani cacciati. In villaggi che ieri erano tranquilli e amichevoli, è iniziata una vera guerra. Inimicizia e odio si sono stabiliti tra vicini, amici e persino all'interno delle famiglie.
  • Un anno fa, i rapporti tra le Chiese locali erano, se non totalmente sereni, per lo meno fraterni e benevoli. Ora le Chiese sono divise tra quelle che hanno sostenuto le azioni del Fanar nel legalizzare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e quelle che sono contrarie. Ed è ovvio che la divisione si approfondirà.
  • Il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte delle Chiese di Grecia e di Alessandria ha causato conflitti e divergenze al loro interno. Ci sono molti vescovi greci che si sono rifiutati di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e continuano a considerare i suoi chierici come dei laici. Non c'è dubbio che la stessa situazione si verificherà in qualsiasi altra Chiesa in cui decidono di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".
  • E, soprattutto - secondo i canoni, un prete che entra in comunione con gli scismatici diventa egli stesso uno scismatico. Il Canone apostolico 10 afferma chiaramente: "Se qualcuno prega con uno scomunicato in chiesa, o anche in casa: che sia scomunicato".

E questa regola non appartiene alla categoria di quei canoni che danno al Fanar mitici diritti di comandare gli altri. Si applica a ogni cristiano ed è direttamente correlata alla nostra salvezza.

L'obiettivo finale di ogni cristiano è salvare l'anima e raggiungere il regno dei cieli. La Chiesa ortodossa ha assicurato questo obiettivo per tutta la sua esistenza? E ora sarebbe assicurato da coloro che hanno legalizzato e riconosciuto lo scisma ucraino, per non parlare della stessa "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Ci sono molti dubbi a riguardo.

L'attuale attacco del Fanar contro l'Ortodossia ha portato ai credenti solo scismi, contese e divisioni. Ricordate in questa occasione le parole di Cristo: "Ogni albero che non porta frutto viene abbattuto e gettato nel fuoco. Non tutti quelli che mi dicono: Signore! Signore!, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi compie la volontà del mio Padre nei cieli.

Le azioni dei fanarioti sono secondo la volontà del Padre nei cieli? E noi dovremmo sostenere le loro azioni?

Nel corso della sua storia, la Chiesa ortodossa ha superato eresie, scismi e tentativi di unioni forzate. Tuttavia, è stata fondata da Cristo ed esisterà fino alla fine dei tempi. Il destino di coloro che hanno cercato di distruggere la Chiesa è triste.

Il comandamento di Cristo rappresenta una sfida per ognuno di noi: possiamo acquisire il mondo intero e allo stesso tempo perdere la nostra anima, o preservare la nostra anima sacrificando i benefici terreni. La scelta è sempre nostra.

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