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  Il vescovo di Pinerolo omette il Credo alla Messa dell'Epifania: un parere di parte ortodossa

Nella foto: la cattedrale di San Donato a Pinerolo

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La notizia che vorrei commentare, riportata in questi giorni da fonti di stampa cattolica tradizionalista, è questa:

Il vescovo di Pinerolo, mons. Derio Olivero, ha omesso la recitazione del Credo alla Messa pomeridiana del 6 gennaio 2020, funzione da lui definita "Messa dei popoli", a cui erano state invitate autorità civili e rappresentanti di altre confessioni. La richiesta di recitare il Credo in silenzio è stata spiegata con la presenza alla Messa di non cattolici, con un accenno specifico a valdesi e ortodossi.

Il fatto, com'era prevedibile, ha suscitato un notevole dibattito, che lascio per la maggior parte a quei cattolici che a vario titolo si sono sentiti offesi o traditi da parte di uno dei loro vescovi.

L'unico aspetto che mi spinge a offrire un parere è la menzione della presenza di ortodossi come causa di questo gesto.

Come parroco ortodosso, sono stato invitato innumerevoli volte a Messe cattoliche (come, penso, la maggior parte dei chierici ortodossi che vivono in Italia), e ogni volta che ho accettato questo invito (in cui è sempre presunta la buona fede e il desiderio di dialogo e di fraternità), non mi è mai passato per la mente di chiedere, e neppure di desiderare, l'omissione del Credo.

In un punto specifico mons. Olivero ha sacrosantamente ragione: il Credo della Chiesa ortodossa è diverso da quello che lui stesso recita. Lasciando da parte tutte le questioni di finezza di traduzione (sulle quali si potranno scannare a vicenda linguisti ed esegeti, ma che non sono vincolanti a livello ecclesiale), il Credo ortodosso ha effettivamente due diversità, una marginale e relativamente trascurabile, e una davvero seria ed essenziale, tanto da essere stata una delle ragioni dello scisma tra Oriente e Occidente.

- La diversità minore è l'espressione iniziale "Dio da Dio", che compare nel credo del Concilio di Nicea (A.D. 325), ma che è omessa dal Concilio di Costantinopoli (A.D. 381), che lascia solo le espressioni "luce da luce, Dio vero da Dio vero". Ovviamente, si tratta di una mera ripetizione, e non c'è nulla di dogmatico nell'ometterla o nel reintrodurla... salvo il fatto che a reintrodurla non si può più affermare che si sta recitando il Credo "niceno-costantinopolitano" (forse lo si dovrebbe definire il Credo "niceno-costantinopolitano-re-nicenizzato").

- La diversità maggiore (e l'unica che possa davvero creare difficoltà) è il Filioque, sul quale non voglio soffermarmi, postulando come assioma che chiunque lavori nel dialogo tra cattolici e ortodossi senza conoscere il tema del Filioque dovrebbe impararlo al più presto o cambiare mestiere. La particolarità interessante è che la Chiesa cattolica permette a una sua minoranza, i cattolici orientali, la recita del Credo senza Filioque, e anche questo fatto andrebbe tenuto in considerazione.

Ora, da un punto di vista ortodosso (visto che gli ortodossi sono stati chiamati in causa), ecco il modo con cui il vescovo di Pinerolo avrebbe potuto affrontare il tema spinoso del Credo in modo da offrire davvero una mano tesa al dialogo, senza alcun compromesso:

1) Avrebbe potuto annunciare che ci sono cristiani che recitano il Credo in modo diverso, e pur riconoscendo la presenza di questi cristiani, far recitare ai fedeli il Credo a cui sono abituati "perché è quello che è stato loro tramandato". Nessun bisogno di cambiamenti insoliti, massimo rispetto, e anzi un notevole guadagno di stima da parte degli ortodossi, che sono tutt'altro che insensibili a espressioni come "fare ciò che è stato tramandato".

2) Se proprio si doveva fare un cambiamento, il vescovo poteva annunciare una recitazione del Credo senza il Filioque "così come fanno i cattolici orientali" (che, giova ricordarlo, sono presenti con loro funzioni anche nella diocesi di Pinerolo). Di nuovo, massimo rispetto da parte degli ortodossi, e anche se non posso pronunciarmi sulla parte valdese, credo che a loro non dispiacerebbe che un vescovo cattolico riconosca pubblicamente l'esistenza di una minoranza...

Il vescovo Olivero è il responsabile della Commissione ecumenica del Piemonte, e come tale saremmo felici di consultarci con lui PRIMA che decida di prendere iniziative come questa, che rischiano di nuocere al dialogo ecumenico creando un inutile sconforto in tanti fedeli cattolici. Così come io, dal modesto ambito di una parrocchia ortodossa, ho potuto offrire ben due proposte alternative al gesto del 6 gennaio, sono più che convinto che una previa consultazione potrebbe servire a disinnescare altre mine vaganti nel futuro del nostro viaggio di dialogo e di ricerca di comunione reciproca.

igumeno Ambrogio

Torino

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