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  Il monarca ecumenico

di padre Emmanuel Hatzidakis

Orthodox Witness, 18 novembre 2019

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Il vescovo di Istanbul (la città, o meglio, l'area che una volta era la capitale della "ecumene", che significa la terra abitata) è curiosamente persistente nel definirsi "ecumenico", come se Istanbul fosse ancora la capitale dell'Impero bizantino o, addirittura, dell'Impero ottomano. Dato che non lo è, il suo status dovrebbe tornare a quello di un vescovo vicario, com'era prima che san Costantino il Grande spostasse la capitale dell'Impero romano nel 330 d.C. laddove un tempo si trovava la città di Bisanzio. Curiosamente, l'Ortodossia mondiale continua a conferire all'occupante della capitale del mondo di una volta lo stesso titolo onorifico di "patriarca ecumenico". Non è più il patriarca ecumenico, e tutti lo sanno, tranne l'occupante della cattedra, che continua a vivere nelle glorie del passato.

Il patriarca Bartolomeo parla e agisce come se fosse il monarca assoluto dell'Ortodossia mondiale – e ancor più. I suoi fratelli vescovi l'hanno tollerato e l'hanno accettato, honoris causa, come capo di una delle 14 Chiese autocefale e "primo fra pari" – sempre inteso come primo in onore. Ma non è soddisfatto di questo titolo onorifico. Anche se solo poche migliaia di fedeli vivono nel territorio storico del suo patriarcato, rivendica l'intero universo come sua giurisdizione. Ha convinto la Chiesa di Grecia a cedergli tutte le sue chiese all'estero, e chiede lo stesso a tutte le giurisdizioni, come se appartenessero canonicamente a lui.

Vediamo su quali basi il vescovo di Istanbul, precedentemente Costantinopoli, giustifica i suoi privilegi ereditati. Il secondo Concilio ecumenico (381) nel suo Canone 3 elevò lo status del vescovo della capitale dell'Impero romano:

"Che il vescovo di Costantinopoli abbia i privilegi d'onore (τὰ πρεσβεῖα τῆς τιμῆς) dopo il vescovo di Roma, perché è la Nuova Roma". [1]

Il quarto Concilio ecumenico di Calcedonia (451) ha confermato nel suo Canone 28 che,

"Poiché al trono della Vecchia Roma furono concessi i privilegi a causa dell'essere la capitale imperiale, così anche la santissima Chiesa di Costantinopoli ha gli stessi privilegi (τὰ ἶσα πρεσβεῖα) a causa dell'essere la sede dell'Impero, e la seconda dopo di lei". [2]

Questi privilegi furono nuovamente ribaditi nel 692 dal Canone 36 del Concilio Quinisesto. Una cosa è chiara: la sede di Costantinopoli fu elevata alla sua posizione elevata a causa della capitale dell'Impero. Tutto chiaro? Non per il patriarca ecumenico!

Ci aiuterà a comprendere il suo pensiero se consideriamo quanto segue: papa Leone, che era vescovo di Roma al tempo del IV Concilio ecumenico, non accettò il suo Canone 28. Perché? Perché, seguendo i suoi predecessori, non basava il primato del vescovo di Roma sull'essere vescovo della capitale dell'Impero, ma sull'essere il successore di Pietro, il fondatore della Chiesa di Roma, che fu il primo tra gli Apostoli. I papi non si sono mai visti come i primi in onore, ma come i primi in assoluto. Lo sappiamo tutti. Ma che dire dell'occupante del "trono" della Nuova Roma? Come può giustificare i privilegi speciali dell'antica capitale dell'Impero bizantino? Lasciamo questo compito al suo orgoglio, il nuovo arcivescovo Elpidophoros d'America. In uno studio che ha scritto nel 2014, intitolato "Primo senza eguali: una risposta al testo del patriarcato di Mosca sul primato" ha dichiarato:

Nella lunga storia della Chiesa, il vescovo che presiedeva sulla Chiesa universale era il vescovo di Roma. Dopo la rottura della comunione eucaristica con Roma, canonicamente il vescovo che presiede sulla Chiesa ortodossa è l'arcivescovo di Costantinopoli.

Il patriarca ecumenico, secondo i canoni, era uguale al vescovo della vecchia Roma. Ma dal Grande Scisma (1054) prese il posto del papa, ereditando tutti i suoi privilegi, e ciò lo lasciò sine paribus, senza eguali! Tutto qui. Non una parola sull'insegnamento errato della Chiesa romana sul primato del papa, che fu la causa principale del Grande Scisma!

Ma questo non era abbastanza. Il patriarca ecumenico ha dovuto giustificare il suo primato assoluto non solo storicamente, ma teologicamente. E lo ha fatto, sempre con l'aiuto di Elpidophoros. Nel 2014 questi ha scritto uno studio intitolato "Primo senza eguali: una risposta al testo sul primato del patriarcato di Mosca". [3] In esso contrasta una dichiarazione del Sinodo del Patriarcato di Mosca intitolata "la posizione del Patriarcato di Mosca sul problema del primato nella Chiesa universale". [4] Il suo stesso studio è senza eguali! Sostiene che come Dio Padre è il primo tra le tre persone della santissima Trinità, un vescovo deve dunque essere il primo tra i Vescovi. Pertanto il suo primato non è onorifico ma assoluto.

Questa posizione non era del tutto nuova. L'aveva affrontata il 16 marzo 2009 in una conferenza che aveva tenuto alla cappella della Holy Cross Theological School di Boston, quando era archimandrita e segretario capo del Santo e Sacro Sinodo, dal titolo: "Le sfide dell'Ortodossia in America e il ruolo del Patriarcato ecumenico". In essa aveva affermato:

Il rifiuto di riconoscere il primato all'interno della Chiesa ortodossa, un primato che necessariamente non può che essere incarnato da un primus (cioè da un vescovo che ha la prerogativa di essere il primo tra i suoi compagni vescovi) non è altro che un'eresia. Non si può accettare, come spesso si dice, che l'unità tra le Chiese ortodosse sia salvaguardata da una norma comune di fede e di culto o dal Concilio ecumenico come istituzione. Entrambi questi fattori sono impersonali, mentre nella nostra teologia ortodossa il principio dell'unità è sempre una persona. In effetti, a livello della santissima Trinità il principio dell'unità non è l'essenza divina ma la persona del Padre ("monarchia" del Padre), a livello ecclesiologico della Chiesa locale il principio dell'unità non è il presbiterio o il culto comune dei cristiani ma la persona del vescovo, quindi anche a livello pan-ortodosso il principio dell'unità non può essere un'idea né un'istituzione, ma deve essere, se dobbiamo essere coerenti con la nostra teologia, una persona. [5]

Come vediamo, i privilegi speciali del patriarca ecumenico non sono più basati sui Canoni della Chiesa, ma su questa nuova teoria. Nel suo zelo per elevare il primato universale del patriarca ecumenico, lo ha portato a nuove altezze. Tenta di sostenerlo su base teologica, ricorrendo a un argomento cattolico romano chiamato analogia entis (analogia dell'essere). C'è un'analogia, o corrispondenza, afferma, tra il patriarca ecumenico e Dio Padre! Come Dio Padre è l'origine delle altre due persone divine ("monarchia" del Padre), così la fonte di unità tra i primati della Chiesa è una persona, non un sinodo. Quella persona è il patriarca ecumenico!

Tuttavia, secondo i Padri della Chiesa, non ci è permesso trarre conclusioni da ciò che sappiamo di Dio all'ordine delle cose create e dalle relazioni delle Persone divine alle relazioni tra gli esseri umani. Le relazioni personali divine non possono e non devono riflettersi nella struttura amministrativa della Chiesa. Il Canone apostolico 34 presenta l'armonia che dovrebbe esistere tra il primo in onore e i molti, sempre agendo in modo consensuale e cooperativo, cosa che la maggior parte dei vescovi tende ad ignorare. [6]

In quella che potrebbe essere l'ultima dichiarazione ortodossa di un patriarca ecumenico, la Dichiarazione emessa dal patriarca Anthimos VII e dal suo Sinodo nell'agosto 1895, critica l'enciclica XIII di papa Leone Praeclara gratulationis publicae (Sulla riunione della cristianità):

...tale era l'antica politica della Chiesa; e i vescovi erano indipendenti l'uno dall'altro e completamente liberi, ciascuno all'interno dei propri confini, obbedendo solo agli ordini sinodali e sedendosi uguali tra loro nei sinodi; e nessuno di loro rivendicava diritti monarchici sull'intera Chiesa; se mai alcuni vescovi di Roma hanno sollevato richieste arroganti di un assolutismo sconosciuto alla Chiesa, sono stati controllati e disciplinati in modo appropriato". [7]

Il "papa d'Oriente" deve essere controllato e disciplinato in modo appropriato, quando, come abbiamo sottolineato, agisce e si comporta come un monarca assoluto senza eguali. Vediamo che, per sua personale volontà (motu proprio), in qualità di papa d'Oriente, il patriarca Bartolomeo ha spazzato via i capi delle altre Chiese autocefale, entrando in comunione con vescovi scismatici e anatematizzati, concedendo loro persino l'autocefalia e formando una Chiesa riconosciuta solo da altre due Chiese autocefale. Se questo stato persiste e non cambia rotta, il papa della Nuova Roma potrebbe trovarsi tagliato fuori dalla comunione della Chiesa ortodossa, come lo fu il papa della Vecchia Roma.

Note

[1] Rudder (Pedalion), p. 210.

[2] Oecumenical Councils, p. 271

[3] A quel tempo era metropolita di Bursa (Prousa in greco) e "abate" del "monastero" della santa Trinità a Halki. È stato elevato ad arcivescovo d'America il 22 giugno 2019. Lo studio è sul sito web del Patriarcato ecumenico, qui.

[4] Pubblicato il 26 dicembre 2013 dal Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa sul suo sito web ufficiale, mospat.ru.

[5] http://fanarion.blogspot.com/2019/05/blog-post_12.html#more

[6] Cinque accesi oppositori della teoria filosofica della analogia entis che giustifica il patriarca ecumenico come primus sine paribus sono il metropolita Hierotheos (Vlahos) di Nafpaktos, il metropolita Ilarion di Volokolamsk, il vescovo Irenei (Steenberg) ("Primato e identità: una risposta a 'Primus sine paribus' e alla tragedia di un'ecclesiologia difettosa", 2018), il protopresbitero Angelos Angelakopoulos ("Elpidophoric ecumenistic drivels", 6 dicembre 2018: https://www.katanixis.gr/2018/06/blog-post_96.html) e lo ieromonaco Chrysostomos Koutloumousianos (The One and the Three, Nature, Person and Triadic Monarchy in the Greek and Irish Patristic Tradition, Cambridge, 2015). In tempi più recenti sono apparsi due articoli che condannano quest'insegnamento: "Nella Chiesa non c'è alcun 'primo', vostra Eminenza" (in greco), di Vasilis Kermeniotis, pubblicato il 20 marzo 2017: http://aktines.blogspot.gr/2017/03/blog-post_985.html#more; e "Povero patriarcato, com'è che alcuni ti hanno portato a questo stato fin dai tempi di Atenagora e oltre?" (anche questo in greco), del dr. Lykourgos Nanis, del 9 settembre 2017: http://aktines.blogspot.gr/2017/09/blog-post_75.html#more. A questi aggiungiamo il brillante studio teologico di sua Grazia il vescovo Irenei (Steenberg), "Christ and the Church: Responding to Contemporary Currents in 'Trinitarian Ecclesiology'," apparso ieri. Il vescovo Irenei rifiuta la "ecclesiologia trinitaria" come "applicazione erronea delle relazioni della Trinità alle strutture di autorità della Chiesa", e in particolare che il primato che Dio Padre detiene nella Trinità è incarnato nella persona del patriarca ecumenico! Sostiene correttamente che la Chiesa è il corpo di Cristo, non il corpo della santissima Trinità. Affermare che il patriarca ecumenico trae il suo primato dal modello della santissima Trinità è del tutto eretico e deve essere condannato, insieme ai suoi promotori.

[7] "The Ukrainian Offense, Reason For Schism!", del protopresbitero Vasilios Voloudakis, 6 novembre 2019, l.

Padre Emmanuel Hatzidakis è un parroco ortodosso in Florida, nonché curatore del sito Orthodox Witness (www.oerthodoxwitness.org) e di numerose iniziative di evangelismo ortodosso. Da studente, a Roma, si convertì al cattolicesimo romano degli anni del Concilio vaticano II, e rientrò nella Chiesa ortodossa grazie all'insegnamento e all'esempio dell'archimandrita (poi vescovo) Maximos (Aghiorgoussis). Quest'esperienza lo ha reso da una parte molto attento alle formulazioni dogmatiche della fede, e dall'altra aperto all'esperienza comune cristiana dell'evangelizzazione.

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