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  I metropoliti di Citera e del Pireo dicono che non c'è stata votazione, né riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Orthochristian.com, 14 ottobre 2019

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i metropoliti Seraphim di Citera (a sinistra) e Seraphim del Pireo (a destra). Foto: agionoros.ru

Mentre i resoconti dei media hanno affermato che il Concilio episcopale della Chiesa greca ha deciso sabato di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina scismatica", attingendo la notizia dalle dichiarazioni alla stampa del metropolita Hierotheos (Vlachos), due importanti vescovi della Chiesa greca affermano che questo non è vero.

Sia il metropolita Seraphim del Pireo sia il metropolita Seraphim di Citera, entrambi i quali hanno già affrontato la questione ucraina più volte in precedenza, hanno rilasciato dichiarazioni sulla scia della sessione di sabato, affermando che la questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è stata messa ai voti e che i vescovi hanno semplicemente riaffermato la precedente decisione del Santo Sinodo.

Ad agosto, il Santo Sinodo della Chiesa greca "ha riconosciuto il diritto canonico del patriarca ecumenico di rilasciare lo status di autocefalia", sebbene al momento in cui OrtoChristian ha dato la notizia non era chiaro se il Sinodo stesse parlando dei diritti di Costantinopoli in generale o in particolare nella situazione ucraina.

Il Sinodo ha anche riconosciuto "il privilegio del primate della Chiesa di Grecia di affrontare ulteriormente la questione del riconoscimento della Chiesa dell'Ucraina".

Secondo entrambi i metropoliti, questi riconoscimenti sono stati riaffermati dal Concilio episcopale, e nient'altro.

In effetti, come sottolinea il metropolita Seraphim di Citera, il metropolita Daniil di Kessariani ha spinto perché ci fosse una votazione, ma ciò non è accaduto. Ma, scrive, le decisioni nella Chiesa ortodossa si prendono con una votazione, quindi se non c'è stata alcuna votazione, come potrebbe esserci una decisione?

Pertanto, egli lamenta il fatto che i lavori del Concilio siano stati immediatamente distorti, e che il metropolita Hierotheos abbia dichiarato alla stampa che le decisioni del Concilio implicano che la Chiesa greca abbia riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Naturalmente, la notizia si è diffusa rapidamente in tutto il mondo ortodosso e vescovi di diverse Chiese locali hanno già fornito reazioni formali e informali alla presunta decisione della Chiesa greca.

Mentre l'arcivescovo Hieronymos ha raccomandato di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il metropolita Seraphim di Citera sostiene che l'autorizzazione dell'arcivescovo Hieronymos a gestire ulteriormente il problema è aperta all'interpretazione. La questione sarà semplicemente risolta dall'arcivescovo Hieronymos concelebrando o commemorando Epifanij Dumenko alla Liturgia?

Il metropolita Seraphim chiede: Con questo privilegio, l'arcivescovo Hieronymos gestirà, saggiamente e con prudenza, la bruciante questione canonica ed ecclesiologica che è sorta in modo tale che sia risolta in modo conciliare e canonico con gli altri primati, o procederà a risolverla da solo?

Inoltre, il metropolita Seraphim di Citera scrive che i rapporti confusi dei media di soli 7 metropoliti che si oppongono al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono stati un grande errore, che spera sia stato fatto involontariamente. In effetti, scrive, molti vescovi sono contrari. Alcuni si sono opposti parlando apertamente, mentre altri non hanno sentito il bisogno di ripetere ciò che è stato detto da altri, scrive il metropolita di Citera. Osserva che ci sono vescovi delle "Terre Nuove", che sono ufficialmente sotto la giurisdizione di Costantinopoli, che si oppongono anch'essi all'autocefalia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma che non hanno parlato perché non vogliono che la loro posizione diventi pubblica.

In particolare, il metropolita Seraphim di Citera osserva che il metropolita Seraphim del Pireo ha approfondito il problema, esplorandolo da una prospettiva canonica ed ecclesiologica.

Il metropolita di Citera conclude con la propria posizione in merito, secondo cui i vescovi hanno totalmente ignorato una lettera che è arrivata loro da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, il primate della Chiesa ucraina canonica, e hanno ignorato il fatto che il patriarca di Costantinopoli non può ricevere una petizione da un'altra Chiesa locale.

Questo secondo punto è anche espresso dal metropolita Seraphim del Pireo che, come ha fatto in precedenza, sottolinea che tutte le azioni di Costantinopoli in Ucraina sono illegittime perché sono state compiute al di fuori del suo territorio canonico e al di là dei suoi diritti canonici. Solo un Concilio ecumenico può prendere tali decisioni, scrive il metropolita del Pireo.

Il metropolita Seraphim di Citera termina invitando l'arcivescovo e il patriarca a evitare qualsiasi altra azione e ad attendere una decisione pan-ortodossa.

Inoltre, una fonte all'interno della Chiesa greca ha anche detto a RIA-Novosti che la decisione dei vescovi non significa il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in quanto non vi è stata una votazione diretta sul riconoscimento. Dice, invece, che il riconoscimento arriverà solo quando l'arcivescovo Hieronymos inizierà a commemorare Epifanij Dumenko alla Liturgia.

"Tutto ciò che viene scritto in questo momento ha lo scopo di servire degli interessi ed è mobilitato per promuovere la decisione del Patriarcato ecumenico", ha detto la fonte.

A suo avviso, la posizione di alcuni vescovi che stanno sostenendo il riconoscimento dell'autocefalia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", come il metropolita Hierotheos (Vlachos), che ha immediatamente descritto le decisioni del Concilio come un riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è una posizione che si giustifica a causa del loro desiderio di salire al trono primaziale.

La fonte ha anche detto che il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" porterà a uno scisma nella Chiesa greca, e ha espresso la speranza che la Chiesa russa non si affretterà a prendere una decisione fino a quando la situazione non sarà completamente chiarita.

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