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  Il papato distopico di Bartolomeo I di Costantinopoli

di padre James Rosselli

Orthochristian.com, 15 giugno 2019

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vigili del fuoco ucraini tentano di salvare una chiesa – foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il nuovo papato ortodosso del patriarca Bartolomeo non ha avuto il migliore degli inizi.

Sembrava un piano così buono.

Il patriarca Bartolomeo, invocando un'autorità unilaterale appena concessa da se stesso, [1] avrebbe annullato il documento vecchio di 300 anni che aveva reso l'Ucraina territorio canonico di Mosca. Affermando che l'accordo era stato "solo temporaneo", avrebbe assunto la sovranità sull'Ucraina e avrebbe riunito tutte le sue chiese in un corpo "autocefalo" (attentamente circoscritto) di cui sarebbe stato il responsabile.

Filaret ci stava. Makarij ci stava. Svjatoslav, della Chiesa greco-cattolica ucraina, ci stava. [2] Il presidente Poroshenko ci stava. Quegli arrivisti di Mosca erano sconvolti, naturalmente, ma una volta concluso l'accordo, cosa avrebbero potuto fare? Avrebbero dovuto obbedire, se non altro per salvare la faccia. [3]

Le altre Chiese locali erano dubbiose, ma si sarebbero ricredute. L'avevano sempre fatto. Dopo tutto, il suo era il primo Trono dell'Ortodossia! E lui, Bartolomeo, era il Primo senza pari, la cui grave e persino onerosa responsabilità era quella di tenere in riga l'Ortodossia. [4]

Onufrij? Avrebbe dovuto unirsi. Altrimenti, avrebbe solo perso le sue chiese. L'esercito di Poroshenko e la polizia nazionale si sarebbero presi cura di questo. Un po' di disagio all'inizio, ma alla fine, pace e sicurezza. Costantinopoli avrebbe unito un paese tragicamente diviso dall'oppressione di Mosca, e la sconfitta di Mosca avrebbe garantito la rielezione di Poroshenko, quindi la morsa sarebbe rimasta serrata. [5]

La chiave per l'accordo era la Chiesa greco-cattolica ucraina. Una volta concluso l'accordo e firmati tutti i documenti, sarebbe stato creato un corpo ecclesiale riconosciuto sia dal Fanar che dal Vaticano. Ciò avrebbe portato Roma e Costantinopoli in una comunione formale, e l'Ortodossia avrebbe dovuto salire a bordo o essere lasciata indietro.

Bartolomeo, vicino al pensionamento, sarebbe passato alla storia come l'uomo che ha stabilito il Patriarcato di Costantinopoli nella sua giusta gloria e riunito la cristianità.

Un piano così buono e sano.

Ma non ha funzionato in quel modo.

Traballante fin dall'inizio

Mosca non ha "obbedito". Il 7 settembre 2018 Bartolomeo ha nominato due "esarchi" in Ucraina con le istruzioni per istituire una stavropegia (il corpo rappresentativo di un primate). Una settimana dopo, il 14 settembre, come promesso, il Patriarcato di Mosca ha sospeso la comunione con Costantinopoli e le sue dipendenze. Il patriarca Bartolomeo non sarebbe stato commemorato. Il clero ortodosso russo non avrebbe concelebrato con il suo clero, i fedeli ortodossi russi non si sarebbero comunicati nelle sue chiese, né la Chiesa russa avrebbe partecipato ad alcuna organizzazione o riunione che avesse un presidente costantinopolitano.

Le altre Chiese locali non hanno voluto avere alcuna parte nell'invasione di Bartolomeo. Le reazioni sono andate dallo shock, all'oltraggio, fino all'incredulità. Tutte hanno declinato la loro partecipazione, o addirittura il loro riconoscimento.

Il metropolita Onufrij ha chiarito, in privato a Bartolomeo e pubblicamente al mondo, che la Chiesa ortodossa ucraina non voleva, e non aveva bisogno, dell'autocefalia. Erano già completamente autonomi, e non erano tenuti a rispondere a Mosca per nulla, eppure godevano della partecipazione – e della relativa influenza – nel sinodo della più grande e influente Chiesa dell'Ortodossia.

Per quanto riguarda la Chiesa greco-cattolica ucraina, questa aveva tutto da guadagnare e niente da perdere. Il Vaticano aveva bramato di impadronirsi dell'Ortodossia per mille anni. Se Bartolomeo fosse riuscito a farcela, il patriarca della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav sarebbe stato un eroe. Altrimenti, era ancora al sicuro come capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. La sua unica parte consisteva nel sedersi e lasciare che gli eventi si svolgessero.

E si sono svolti.

Il "concilio d'unificazione" si è svolto, nonostante l'assenza della Chiesa canonica. Il "patriarca" Filaret ha presentato il suo segretario, Epifanij Dumenko, come candidato al posto di "metropolita" del nuovo gruppo. Ha chiarito che l'elezione di Dumenko era un requisito indispensabile per la partecipazione del "patriarcato di Kiev", e quindi è stato eletto Dumenko. Il problema era, e rimane, che il signor Dumenko è un laico. Non è mai stato ordinato canonicamente, e Bartolomeo non ha fatto nulla per correggere questa situazione. Nessuna ordinazione. Nessuna consacrazione. Non ha nemmeno assistito alla "intronizzazione" per imporre le mani su di lui. Quindi, a parte il resto, il leader della "chiesa autocefala" dell'Ucraina non ha una successione apostolica.

I termini del tomos richiedevano lo scioglimento del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", e la loro incorporazione nella nuova "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Le loro persone giuridiche, tuttavia, non nono state effettivamente disciolte. Il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" continuano ad essere legalmente – e separatamente – registrati.

Che fare, se tieni un'intronizzaione e non viene nessuno?

Il 3 febbraio 2019, con grande clamore, Epifanij Dumenko è stato intronizzato come "metropolita" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tutte le Chiese locali, nonostante molti sforzi di braccio di ferro, avevano declinato la loro partecipazione. Tra gli assenti c'era lo stesso Patriarca Bartolomeo, che ha inviato quattro rappresentanti.

Mancavano anche le consuete lettere di congratulazioni e dichiarazioni di "Axios" al nuovo primate. È comunque arrivata una lettera di congratulazioni, dal "Kiev Pride", la lobby LGBT ucraina. In risposta, Dumenko ha dichiarato che "a differenza della Russia", la nuova "chiesa" avrebbe avuto un "atteggiamento più tollerante".

Fuoco e spada

Ha avuto inizio una stagione di conquista. Il presidente Poroshenko, egli stesso uniate, [6] ha scatenato il potere marziale dello stato sulla Chiesa ucraina canonica, dichiarandola "agente della Russia", nonostante la sua composizione e la sua leadership pienamente ucraine.

Compagnie di teppisti in abiti civili sono state dispiegate per ridurre al silenzio i "recalcitranti". Luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina sono stati vandalizzati. Alcuni sono stati bruciati. Degli altari sono stati fatti a pezzi e i loro tabernacoli dissacrati.

I fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, e loro e i loro chierici sono stati brutalmente attaccati da bande di teppisti. Molti sono stati ricoverati in ospedale. Almeno due sono stati uccisi. Sacerdoti e vescovi sono stati chiamati a "interrogatori" dalle forze di sicurezza dello Stato. In tutte queste cose, la Chiesa ortodossa ucraina è rimasta salda.

Poi sono arrivati i sequestri.

Poroshenko faceva schierare i suoi teppisti di villaggio in villaggio, dichiarandosi "parrocchiani locali" della chiesa del villaggio. La loro tattica era di tenere una "elezione", installandosi come i capi della parrocchia presa come bersaglio, e dichiarando che volevano che la "loro" parrocchia si unisse alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il sindaco complice (e senza dubbio spaventato) avrebbe imposto l'ordine, e la polizia opportunamente posizionata avrebbe quindi rimosso con la forza i parrocchiani e chierici legittimi, chiudendo con un lucchetto le porte dell'edificio e registrando la parrocchia come parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". [7]

Il piano di Bartolomeo per "unificazione e stabilità" ha gettato il paese in divisione e caos.

Domenica 21 marzo, il presidente Poroshenko ha ammesso la sconfitta elettorale nei confronti di Vladimir Zelenskij, un attore che ha ricoperto il ruolo di presidente ucraino in una popolare sitcom televisiva. Esprimendo il proprio disgusto per quello che stava succedendo, il popolo ucraino ha consegnò all'attore-comico oltre il 70% dei voti.

La forza di Bartolomeo è improvvisamente scomparsa. Le razzie si sono fermate. Un parlamento diffidente ha bloccato ogni ulteriore legislazione anti-Chiesa ortodossa ucraina. L'Ucraina stordita ha scosso la testa e ha visto la carneficina e le macerie prodotte dall'orgia di "unificazione", ed è caduta in un imbarazzato silenzio.

Uno scisma nello scisma e l'uomo che volle farsi patriarca

Filaret non aveva mai avuto intenzione di rinunciare al suo "patriarcato". Lui e Dumenko erano d'accordo sul fatto che lui, Filaret, sarebbe stato il vero capo della nuova "chiesa", ed Epifanij sarebbe stato l'equivalente di un ministro degli esteri. Filaret si era tolto il suo copricapo "patriarcale" il 5 gennaio 2019, il giorno della firma del Tomos. Questo era tornato sulla sua testa il 6 gennaio.

Filaret ha affermato di aver accettato quei termini per ottenere solo il Tomos. Asserisce inoltre che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il "patriarcato di Kiev" sono in realtà la stessa cosa. Di conseguenza, anche se l'accordo della "unificazione" richiede di cedere tutte le parrocchie al di fuori dell'Ucraina direttamente a Costantinopoli, Filaret ha rifiutato di farlo.

Filaret ha insistito su una vera autocefalia per il nuovo gruppo, e Bartolomeo ha risposto che chiunque non sia d'accordo con i termini del Tomos non può considerarsi "in seno alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il sito ufficiale del "patriarcato di Kiev" rappresenta il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come un'unica entità, con Dumenko come "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina" e Filaret come "patriarca". Tuttavia, Dumenko sembra aver preso gusto a essere "sua Beatitudine il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina ", e aver gettato il suo mentore sotto l'autobus ecclesiale.

Philaret ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che tutto sarebbe andato bene se Dumenko gli avesse semplicemente obbedito. Dumenko, tuttavia, sembra pensare che le cose vadano bene così come sono. Successivamente ci sono state notizie che Filaret sta rompendo con Dumenko e sta facendo rivivere il suo "patriarcato". [8]

Makarij ha accusato Filaret di essere "disobbediente al tomos" non più di due settimane dopo la firma. Da allora ha mantenuto un basso profilo, mantenendo le proprie parrocchie sotto di sé e senza fare dichiarazioni.

Dissoluzione

Molti osservatori vedono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come instabile e implosa, e non c'è da meravigliarsi. L'intero affare è stato una rete di bugie, intrighi e fantasie fin dall'inizio: il territorio canonico non appartiene a Bartolomeo; l'autocefalia non è in realtà un'autocefalia; l'unità non è veramente un'unità; il metropolita non è realmente un chierico, e il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" non si sono realmente sciolti, ma sono ancora legalmente esistenti.

Quanto ai giocatori: Poroshenko, l'uomo che ha voluto giocare a Carlo Magno dando il ruolo di Leone III a Bartolomeo, è stato sepolto sotto una valanga elettorale. Filaret, all'inizio potente intermediario, è stato tradito dal signor Dumenko. Makarij sta tenendo la testa bassa.

Diffidando del messaggio inviato dagli elettori, il parlamento ha cessato ogni azione relativa alle confische di Poroshenko, anche se continuano gli attacchi locali. [9] I tribunali sono in procinto di fare una revisione del caos. Il presidente Zelenskij non ha fatto polemiche e si è impegnato a ripulire i relitti degli ultimi mesi. I teppisti per lo più se ne sono andati, presumibilmente rimettendosi l'uniforme. Alcuni, tuttavia, sembrano non aver ricevuto la notifica, e continuano a verificarsi sporadiche molestie locali.

E Bartolomeo? Sta serenamente seduto sul trono ecumenico nel Fanar, avendo raggiunto il suo obiettivo iniziale. Come Napoleone, che proclamava che la via per vincere una guerra era attraverso "audacia, audacia, audacia", Bartolomeo ha fatto un'invasione di successo e ha stabilito la sua presenza sul territorio canonico di un confratello patriarca. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" potrebbe non essere legittima e le sue alleanze potrebbero cadere a pezzi, ma nondimeno esiste sulla carta. È un pezzo di carta in cui è possibile includere la Chiesa greco-cattolica ucraina. E questo è tutto ciò di cui Bartolomeo ha bisogno.

Per quanto riguarda l'Ortodossia, la questione sembra non tanto se ci sarà uno scisma, ma quale forma esso prenderà. Alcune Chiese locali hanno rifiutato di prendere posizione in merito, altre hanno indicato che ci sono circostanze in cui riconosceranno il gruppo scismatico. Quindi, queste probabilmente finiranno per seguire Bartolomeo nella sua grottesca alleanza con Roma. La grande massa numerica dell'Ortodossia, tuttavia, rimarrà fedele.

L'attenzione si sta spostando sempre più dall'Ucraina a Istanbul. Si parla di convocare un concilio con o senza Bartolomeo. Se ciò dovesse accadere, si potranno definire chiaramente i poteri e i limiti di Costantinopoli. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" può essere definitivamente dichiarata non canonica. L'Ortodossia sarà rimasta unita contro la sua più grande minaccia in mille anni. Bartolomeo non avrà nulla da portare alla tavola romana e l'antica chiesa di Dio avrà di nuovo schivato il proiettile del diavolo.

Padre James Rosselli è rettore della chiesa e casa di preghiera ortodossa di san Giuseppe d'Arimatea (una comunità di rito occidentale della ROCOR) a La Porte, in Indiana. Le opinioni da lui espresse sono personali.

Note

[1] Cfr Novikov, Orthodox Christianity

[2] Cfr RISU8 gennaio 2019.

[3] Cfr "Russian Church has no choice but to obey us – Pat. Bartholomew", Orthodox Christianity, January 2019.

[4] Cfr Stickles, Orthodox Christianity

[5] Cfr Orthodox Christianity

[6] Petro Proshenko è di fatto cresciuto nella Chiesa del Patriarcato di Mosca, ma ha iniziato a comunicarsi anche dagli uniati (l’immagine si può vedere sul nostro sito), cosa che lo ha messo al di fuori della comunione ortodossa.

[7] Ibid., e anche Pravmir

[8] Cfr AsiaNews e anche Shemliuk, Union of Orthodox Journalists

[9] Cfr Kurozvany, Orthodox Christianity e anche Moschanitsa, ibid. e Vaslovovtsi, ibid.

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