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  L'arcivescovo Hieronymos ha raggiunto un vicolo cieco nella questione ucraina

Il patriarca Bartolomeo è isolato: il pericolo dell'etnofiletismo

del protopresbitero Theodoros Zisis

Orthochristian.com, 21 maggio 2019

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l'arcivescovo Hieronymos II, primate della Chiesa ortodossa greca

Per la prima volta, la Chiesa di Costantinopoli si è trovata isolata dalle altre Chiese autocefale, a causa delle sue azioni anti-canoniche e anti-conciliari nel concedere l'autocefalia agli scismatici ucraini.

Così, essa stessa ha messo in dubbio il proprio ruolo ormai accettato di coordinamento come fattore unificante e ha portato la sua politica ecclesiastica fino ad allora comprovata ed efficace al completo fallimento. Tutto ha avuto inizio con la rappresentazione incompleta e troncata del Corpo di Cristo allo pseudo-concilio di Kolymvari, a Creta.

Nei nostri precedenti articoli abbiamo notato il pericolo inevitabile che sorge per i leader di lingua greca di molte Chiese locali (alessandrina, di Gerusalemme, cipriota, greca e albanese) di cadere nella tentazione di seguire criteri etnofiletlisti, sostenendo la Chiesa greca del primo trono. Ciò significherebbe in effetti cadere nell'eresia dell'etnofiletismo, che fu condannato dal Sinodo locale di Costantinopoli nel 1872 a causa delle richieste etnofletiste bulgare dell'epoca.

Sfortunatamente, tali criteri dominano in una parte significativa dei greci: chierici, teologi e specialisti in diritto canonico collocano il patriottismo e le origini etniche più in alto dell'integrazione nazionale di tutti gli ortodossi in un unico corpo della Chiesa di Cristo, dove non c'è né greco né ebreo, circoncisione, incirconcisione, barbaro, scita, servo né libero, ma Cristo è tutto in tutti (Col 3:11). [1]

Quindi, è chiaro come la luce del sole che l'interferenza della Chiesa di Costantinopoli nel territorio giurisdizionale della Chiesa ortodossa russa, a cui la Chiesa ucraina appartiene da oltre tre secoli dal 1686 con il riconoscimento totale e incontrastato di tutte le Chiese locali e persino del Patriarcato ecumenico stesso (come dimostra la ricerca accademica sull'aspetto canonico e storico), è anti-canonica. [2] Tuttavia, nonostante questo, oggi abbiamo un tentativo pianificato dai ricercatori di presentare un quadro diverso che favorisce la presunta giurisdizione del Patriarcato ecumenico sul territorio dell'Ucraina, e quel che è peggio, una giurisdizione che presumibilmente gli permette di concedere autonomamente un'autocefalia senza l'accordo dell'intero corpo della Chiesa, espresso in modo conciliare e panortodosso.

Questa recente ecclesiologia sta cercando di rappresentare il Patriarca ecumenico non come il "primo tra uguali" (primus inter pares) – che esprime e accetta le decisioni alla pari con gli altri – ma come il "primo senza uguali" (primus sine paribus), che governa in modo papale-monarchico. La sua apoteosi è la "restaurazione" da parte del patriarca ecumenico degli scismatici ucraini, completamente volontaria, senza soddisfare le condizioni stabilite dai sacri canoni, vale a dire l'espressione pubblica del pentimento e la loro ri-ordinazione o ri-consacrazione.

Nel caso degli scismatici ucraini, anche peggio e impensabile dal punto di vista ecclesiologico e pastorale è il fatto che questi non stiano ritornando in seno alla Chiesa canonica che è esistita da secoli, che è guidata dal metropolita Onufrij e dalla quale essi si sono staccati. Ma il patriarca Bartolomeo ha invece creato sullo stesso territorio una giurisdizione parallela e un nuovo sinodo, e così è diventato l'iniziatore di uno scisma con conseguenze dolorose non solo per l'Ucraina, ma anche per l'Ortodossia universale.

I leader delle Chiese locali di lingua greca non sono d'accordo con l'autocefalia ucraina

Fino ad oggi, quattro delle cinque Chiese di lingua greca non si sono unite alla Chiesa di Costantinopoli, mentre la quinta, la Chiesa di Grecia, è in attesa e rimane in silenzio. Inoltre, due Chiese, di Cipro e dell'Albania, hanno convenuto sinodicamente di richiedere la convocazione di un Concilio pan-ortodosso per decidere la questione dell'Ucraina.

La pienezza dell'Ortodossia ha accettato in modo soddisfacente questa posizione sovranazionale dei due primati – Chrysostomos e Anastasios – che, nonostante il loro incontro a Vienna su invito del patriarca di Costantinopoli, non hanno rinunciato alla loro posizione di rifiuto della concessione anticanonica, anticonciliare e unilaterale dell'autocefalia agli scismatici ucraini.

Per entrambi i primati questa vera posizione è una piccola redenzione per la loro sincera partecipazione alla convocazione e al lavoro nello pseudo-concilio di Creta e per aver incoraggiato il patriarca Bartolomeo ad agire come un papa; se non l'avessero aiutato a Creta a ignorare e non prendere in considerazione le obiezioni di quattro Chiese autocefale che rappresentano la maggioranza dei credenti ortodossi, costui non avrebbe osato ora ignorare l'opinione della Chiesa russa, madre della Chiesa ucraina), e l'opinione della Chiesa ucraina canonica locale, che non ha chiesto l'autocefalia, né prendere questa decisione isolatamente, ripristinando spontaneamente gli scismatici deposti.

Né avrebbe osato assumere il ruolo di insegnante, citando nella sua risposta all'arcivescovo di Albania esempi dalla storia della Chiesa, come lo scisma di Melezio, che non hanno alcun rapporto con lo scisma ucraino. Altri lo hanno già fatto notare, incluso lo stesso arcivescovo Anastasios nella sua seconda lettera in risposta alla lettera di critica del patriarca Bartolomeo, che, come l'arcivescovo ha giustamente scritto, "avrebbe potuto essere valutata come un monumento per rafforzare il presunto primato del Fanar nella Chiesa ortodossa". [3]

La dichiarazione contraddittoria dell'arcivescovo d'Albania. Non è d'accordo con gli scismatici, ma rimane dalla parte di chi ha provocato lo scisma

Vale la pena notare che, anche se il primate della Chiesa albanese, Anastasios, ha avuto il coraggio di argomentare giustamente e a un alto livello accademico contro la concessione dell'autocefalia agli scismatici ucraini, allo stesso tempo, per non sembrare un russofilo, ha accusato anche la Chiesa ortodossa russa, soddisfacendo in parte i sostenitori etnofiletisti del Fanar e, ancora e ancora, lodando il patriarca Bartolomeo per il "valore unico delle sue conquiste ortodosse negli ultimi dieci anni, (come per esempio) i concili pan-ortodossi dei primati e il santo e grande Concilio della Chiesa ortodossa, l'instancabile zelo del Patriarcato ecumenico e quello della vostra Divina Santità personalmente. [4]

Così ha essenzialmente svalutato la propria resistenza ortodossa in materia della pseudo-autocefalia degli scismatici ucraini e ci ha stupito con la sua dichiarazione esplicativa alla fine del secondo documento, dicendo che se uno scisma dovesse verificarsi a causa delle azioni errate del patriarca Bartolomeo (che lui stesso complimenta), la Chiesa albanese sarà dalla parte di coloro che hanno provocato lo scisma. Cioè, l'arcivescovo di Albania dirigerà il suo gregge verso la distruzione, perché né l'eresia né lo scisma portano alla salvezza.

Stupefacente! E in che modo conciliare queste cose con l'erudizione e l'intelletto dell'arcivescovo, così come con la minuziosa opera missionaria che ha svolto nel corso di tutta la sua vita con l'intenzione di portare le persone alla salvezza?

Solo il sincretismo ecumenico e l'eguaglianza di religioni, eresie e scismi possono spiegare una tale contraddizione.

Scrive quanto segue, parola per parola: "Per evitare ogni possibile perplessità chiariamo che nel caso di una tragica dipartita nello scisma (che il Signore non la permetta!), La Chiesa ortodossa autocefala albanese rimarrà immutabile con vero amore dalla parte del Patriarcato ecumenico". [5]

Quanto possa essere vero un amore che porti allo scisma è chiaro solo da due testimonianze – una conciliare con autorità universale, e un'altra patristica (che citerò sotto).

Il secondo canone del Concilio di Antiochia (a cui ci riferiamo) dice: Chi si unisce a coloro che sono scomunicati viene egli stesso scomunicato; cioè, il famoso detto, "Chi è in comunione con gli scomunicati è scomunicato". [6]

Il "secondo Paolo" dalla bocca d'oro, san Giovanni Crisostomo, insegna che provocare uno scisma nella Chiesa non è un male minore che cadere nell'eresia: "Dividere la Chiesa non è un male minore che cadere nell'eresia". [7] Niente fa arrabbiare Dio più dell'eresia e dello scisma. Neanche il sangue del martirio può riscattare il peccato dello scisma. C'è qualcosa di più ovvio e persino peggiore dell'etnofletismo, che unirsi con un patriarca della propria tribù e con persone che provocano scismi e divisioni, minacciando non solo la propria salvezza ma anche quella del proprio gregge?

Come ha finito per cadere l'autorevole teologo, il metropolita di Nafpaktos?

Come abbiamo già notato sopra, su cinque leader di lingua greca delle corrispondenti cinque chiese autocefale (Alessandria, Gerusalemme, Cipro, Grecia e Albania), quattro non accettano la pseudo-autocefalia ucraina e non commemorano il primate scismatico, il "metropolita" Epifanij, nei dittici.

Per risolvere questo problema, chiedono che sia convocato un Concilio pan-ortodosso, cosa che il patriarca Bartolomeo, che rivendica il primato del potere, si rifiuta di fare.

La posizione della Chiesa greca fino a questo scritto rimane sconosciuta e indefinita, e il suo primate Hieronymos non prende alcuna decisione né convoca la gerarchia (per accettare una risoluzione sinodale), ma trascina la questione, passandola per discussione ai comitati sinodali e promettendo che a un certo punto – quale? – la porterà davanti ai vescovi in un Sinodo.

E poiché al Sinodo dei vescovi molte gravi obiezioni saranno sollevate naturalmente da vescovi di mente retta, come è già chiaro dalle dichiarazioni pubblicate dai metropoliti del Pireo e di Citera, probabilmente sta tentando di evitare un'atmosfera di divisione e tensione, lasciando la materia in uno stato sospeso e sperando che la situazione si chiarisca da sola o che possa accadere qualcosa fuori dall'ordinario.

Tuttavia, in senso ecclesiastico, la situazione è assolutamente chiara: non una singola Chiesa autocefala locale ha riconosciuto la nuova pseudo-autocefalia in Ucraina o commemora il primate scismatico, Epifanij, nei dittici.

In realtà, l'arcivescovo Hieronymos rifiuta di farlo, perché neanche lui commemora lo scismatico Epifanij. Quindi, sarebbe logico e corretto dal punto di vista sinodale e canonico che la Chiesa greca si unisse alla non accettazione pan-ortodossa di questa autocefalia e non lasciasse al patriarca ecumenico l'opportunità di progredire sul sentiero di un nuovo scisma, come è successo in passato con la riforma del calendario.

A quel tempo il Fanar provocò lo scisma del calendario con la cooperazione della Chiesa di Grecia, e ora sta creando lo scisma ucraino, apparentemente di nuovo contando sull'aiuto della Chiesa di Grecia.

L'arcivescovo Ieronymos lascia aperta la questione e non fa nessuno sforzo per chiuderla, perché è ovvio che è sotto pressione da parte di centri politici, governativi, geopolitici ed ecclesiastici che coltivano la russofobia e surriscaldano l'etnofletismo greco nel proprio stesso interesse.

E poiché nei circoli teologici ed ecclesiastici, specialmente tra i vescovi, non è probabile che si trovi un vescovo teologicamente erudito che gode dell'autorità e del riconoscimento che preparerebbe un'accettazione pianificata e praticamente garantita della pseudo-autocefalia degli scismatici ucraini, questo ruolo piuttosto spiacevole, anti-canonico e anti-sinodale è stato assunto (consciamente o inconsciamente) dal metropolita Heirotheos (Vlachos), precedentemente noto per il suo anti-ecumenismo e per la sua vasta attività letteraria contro le eresie. I poteri anticristiani sanno molto bene come neutralizzare i loro avversari e portare in errore anche gli eletti.

Non credevamo davvero ai nostri occhi, e la nostra mente è rimasta stupita e scioccata leggendo l'epistola ufficiale che il Metropolita ha inviato il 30 marzo di quest'anno al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa greca, in cui membro della gerarchia della Chiesa greca esprime la sua opinione sul problema della Chiesa in Ucraina.

Nelle prime tre sezioni si occupa di:

a) una breve storia dell'autocefalia e dello status di un patriarcato,

b) i tomoi patriarcali e sinodali di presentazione dell'autocefalia e dello status di patriarcato,

c) una discussione sul metodo di determinare come autocefala l'una o l'altra Chiesa. Presuppone in queste sezioni di avere posto una base canonica teorica, teologica, storica e sacra per le conclusioni contenute nella seguente sezione:

d) discussione della questione ucraina. In questa sezione, ripetendo in toto le posizioni e le rivendicazioni del Patriarcato ecumenico, e forse anche dell'arcivescovo Hieronymos e di tutti gli altri poteri politici e geopolitici russofobi, egli giunge a una conclusione completamente infondata e inaccettabile, formulandola nel modo seguente, parola per parola: "La Chiesa greca non può rifiutare la decisione del Patriarcato ecumenico riguardo alla sua concessione d'autocefalia alla Chiesa d'Ucraina, ma dovrebbe ora accettare questa decisione e rimanere in attesa del momento in cui potrà esprimere la sua opinione comune e il suo giudizio, quando sarà convocato un Concilio ecumenico. Quindi verrà discusso non solo come il tomos è stato concesso all'Ucraina, ma anche [come è stato concesso] al resto delle Chiese. La non accettazione del modo in cui il tomos patriarcale concede l'autocefalia dell'Ucraina mette in dubbio l'autocefalia di otto Chiese autocefale esistenti, inclusa l'autocefalia della Chiesa greca, poiché queste autocefalie sono state concesse solo dal Patriarcato ecumenico" [8]

In questo momento non passeremo del tempo a criticare la posizione del metropolita. Non pochi ricercatori lo hanno già fatto con un certo successo. Molti hanno giustamente espresso amarezza, rabbia, delusione e indignazione per quanto riguarda i suoi legami con l'establishment politico ed ecclesiastico e soprattutto per il fatto che egli sta guidando la Chiesa greca sulla linea teologica dell'accettazione di questa tirannia patriarcale nel concedere l'autocefalia agli scismatici ucraini.

Anche l'esperto di diritto canonico A. Vavouskos (suo commilitone e aderente nel suo sostegno alle azioni scismatiche del Patriarcato Ecumenico), ha notato come il metropolita Hierotheos sia giunto a queste conclusioni senza una profonda comprensione delle fonti e della bibliografia. [9]

Noteremo solo che il metropolita di Nafpaktos sta nascondendo la sua testa nella sabbia, e si rifiuta di vedere e comprendere il fatto enormemente significativo che l'autocefalia viene concessa non alla Chiesa ucraina canonica, ma a due gruppi di scismatici, che non hanno espresso pubblicamente pentimento né desiderio di ritornare nel seno della Chiesa canonica guidata dal metropolita Onufrij.

Tutte le altre Chiese autocefale hanno decisamente sottolineato il carattere scismatico della nuova chiesa pseudo-autocefala come il principale ostacolo alla sua accettazione e considerano che lo scisma in Ucraina continua, perché la Chiesa, dopo aver pronunciato la deposizione e la scomunica, non ha cancellato [la sua accusa di scisma] dopo un pentimento pubblico, e il metropolita Hierotheos nella sua lettera non discute del tutto il problema ecclesiologico dello scisma. La parola "scisma" non appare nel suo testo; è scomparsa.

È come se stessimo parlando di concedere un'autocefalia alla Chiesa canonica dell'Ucraina, considerando solo la questione se il Patriarcato ecumenico aabbia o no il diritto di concedere un'autocefalia, e la testimonianza canonica storica e sacra deve essere citata in relazione a ciò.

Tuttavia, non in un singolo caso di concessione dell'autocefalia om un paese, in una sfera ecclesiastica a cui è concessa questa autocefalia, ci sono mai state chiese sia canoniche che scismatiche [allo stesso tempo].

L'autocefalia è stata sempre richiesta e ricevuta da una sola Chiesa, che rappresentava tutti i fedeli in quel paese; oppure, se quella Chiesa era già caduta nello scisma, proclamava il suo pentimento e ritornava nel seno della Chiesa canonica, e quindi riceveva l'autocefalia. In Ucraina, tuttavia, l'unica Chiesa canonica che è stata riconosciuta per secoli da tutte le altre Chiese autocefale non ha, al momento, chiesto l'autocefalia.

Ora, nello stesso territorio, il Patriarcato ecumenico ha creato una seconda chiesa parallela locale con un sinodo separato, che non è riconosciuto dalla Chiesa canonica – cioè, il suo stato di scisma è stato ratificato per bolla patriarcale.

In che modo due giurisdizioni ecclesiastiche parallele esistono su un solo e medesimo territorio? Abbiamo cercato per così tanti anni di risolvere il problema di molteplici giurisdizioni in un territorio all'interno della diaspora ortodossa, e ora stiamo creando [lo stesso problema] all'interno delle Chiese autocefale senza alcun tipo di base teologica e canonica.

Citeremo diverse testimonianze che dimostrano che lo scisma ucraino, intenzionalmente e anti-canonicamente legalizzato, è uno dei motivi principali per cui tutte le Chiese autocefale hanno respinto questa autocefalia (tema che il metropolita di Nafpaktos ignora in modo infondato).

La Chiesa canonica, capeggiata dal metropolita Onufrij, dice tra l'altro nella sua ultima decisione sinodale che "l'autocefalia è concessa solo da una Chiesa entro i confini di una specifica nazione, ma in nessun modo a una parte che si è separata dal corpo della Chiesa". [10]

L'arcivescovo Anastasio d'Albania nella sua prima epistola al patriarca Bartolomeo dimostra che i milioni di fedeli sotto la guida del metropolita Onufrij si sono rifiutati di partecipare al processo di concessione dell'autocefalia, "mentre in passato la pienezza ecclesiastica di quei paesi (Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia, Polonia, Albania, Repubblica Ceca e Slovacchia), a cui è stata concessa l'autocefalia, ha espresso l'unanimità". [11]

Nell'epistola inviata dalla Chiesa ortodossa serba al Patriarca ecumenico il 6 febbraio 2019, vi è un tono più severo, che in primo luogo critica l'interferenza anti-canonica del Fanar nella giurisdizione canonica della santa Chiesa russa, e che aggiunge quanto segue: "Non riconosciamo come 'Chiesa autocefala dell'Ucraina' la 'confederazione' di propaggini scismatiche in Ucraina che è stata pronunciata autocefala senza motivi canonici, e in realtà creata forzatamente (anche ora già in conflitto tra loro e in rotta incontrollata di divisione). Gli scismatici sono rimasti scismatici. Una volta scismatici, sempre scismatici, con l'eccezione di quei casi di sincero ritorno (nel seno della Chiesa canonica) e di profondo pentimento. L'unica Chiesa che conosciamo e riconosciamo è la Chiesa ortodossa ucraina canonica che ha come capo sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina".12

Allo stesso modo due ierarchi distinti – Nikiforos di Kykkos, metropolita della Chiesa ortodossa cipriota, e Irinej di Bačka, vescovo della Chiesa ortodossa serba – scrivono a questo proposito quanto segue:

Metropolita di Kykkos: Quest'azione, a mio modesto parere, è considerata anti-canonica, perché secondo i sacri canoni, ogni punizione (inclusa la suddetta deposizione e scomunica) è revocata dallo stesso corpo che l'ha comminata, naturalmente sotto la condizione del precedente pentimento del condannato. Ne consegue che solo il Patriarcato ortodosso di Mosca, che ha preso la decisione di deporre e scomunicare, ha la giurisdizione nomocanonica per ripristinare e restituire i condannati al seno della Chiesa ortodossa. Un altro errore molto grave, a mio parere, del patriarca ecumenico consiste nel suo disprezzo per sua Beatitudine Onufrij, il metropolita dell'unica Chiesa ortodossa generalmente riconosciuta in Ucraina, così come il suo riconoscimento di Epifanij, che non è mai stato canonicamente consacrato – o ordinato – come metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina e il conferimento di un Tomos sinodale d'autocefalia durante la concelebrazione con lui". [13]

Scrive anche il vescovo di Bačka: "Oltre a ciò, è inaccettabile la violazione dei sacri principi canonici, che sono obbligatori per tutti e che non consentono la comunione con gli scomunicati (cioè con coloro che si sono privati ​​della grazia di propria volontà). È impensabile e inaccettabile revocare la differenza essenziale tra la Chiesa e lo scisma, tra i legittimi successori dei santi apostoli e gli "auto-ordinati" o "auto-proclamati". [14]

Purtroppo, opponendosi ai sacri canoni, il metropolita di Nafpaktos propone che la Chiesa ortodossa greca entri in comunione con gli scismatici ucraini scomunicati e annulli la differenza tra Chiesa e scisma.

Cioè, fino alla convocazione di un Concilio ecumenico, che a suo avviso giudicherà se sia giusto concedere o meno un'autocefalia agli scismatici, diventeremo scismatici noi stessi e quindi metteremo la nostra salvezza e la salvezza del nostro intero gregge sotto minaccia.

Questa preoccupazione pastorale e soteriologica non è assolutamente attuale? Non sono abbastanza giustificate l'amarezza, la delusione e la preoccupazione per questa inspiegabile – o  spiegabile – caduta del metropolita di Nafpaktos?

Padre Theodoros Zisis, professore emerito del dipartimento teologico dell'Università Aristotele a Tessalonica

Note

[1] Si veda anche Gal 3:28: Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.

[2] Si vedano i i nostri tre articoli di ricerca speciali: a) "L'Ucraina è territorio canonico della Chiesa ortodossa russa", b) "L'autocefalia ucraina. Spiegazioni occultate ed erronee dei documenti", e c) "La Costantinopoli ecumenista sta provocando scismi. Dopo il calendario [scisma] arriva lo [scisma] ucraino". Dopo la loro pubblicazione su Internet, questi articoli sono stati pubblicati in un libro intitolato Autocefalia ucraina. Interferenza canonico-canonica di Costantinopoli, (Salonicco: Παλίμψηστον, 2018). Queste tre opere sono state preparate dal protopresbitero Anastasios Gotsopoulos sotto il titolo generale di "Un piccolo contributo all'espansione del tema dell'autocefalia ucraina". La prima opera è intitolata "L'autocefalia ucraina è soggetta al trono ecumenico?", la seconda "Autocefalia o cacocefalia ucraina" e la terza "L'auto-ordinazione di Vikenty Chekalin e la Chiesa autocefala dell'Ucraina". Tutte e tre le opere sono state pubblicate su Internet e sono ora raccolte in un libro, che sarà pubblicato nel prossimo futuro [presumibilmente in greco].

[3] ΙΩΑΝΝΗΣ ΤΑΤΣΗΣ, Φαναριώτικο Πρωτεῖο (29/03/2019).

[4] Lettera dell'arcivescovo Anastasio d'Albania al patriarca ecumenico Bartolomeo (Tirana, 14/01/2019).

[5] Sul problema ucraino, seconda risposta, sulla verità nell'amore (Tirana, 21/03/2019).

[6] Si veda: Πηδάλιον. «Ἀστήρ». P. 407.

[7] Spiegazione dell'Epistola agli Efesini. 14: 4; PG. 62. 85-87.

[8] Lettera del Metropolita di Nafpaktos "Al Santo Sinodo della Chiesa greco-ortodossa (30/03/2019).

[9] Anastasios Vavouskos. Il carattere indefinito degli attuali stati autocefali. Un errore canonico fondamentale. Romfea.gr, 05/04/2019; Anastasios Vavouskos. Risposta a sua Eminenza il metropolita di Nafpaktos e Agios Vlasios. Risposta finale a sua Eminenza, il metropolita di Nafpaktos. Romfea.gr 08/04/2019.

[10] Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina sulla situazione in Ucraina. Romfea.gr. 2019/04/03.

[11] Ibid.

[12] Lettera del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba al patriarca ecumenico Bartolomeo (06/02/2019).

[13] Memorandum di sua Eminenza il metropolita Nikiforos di Kykkos e Tillyria al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Cipro sulla questione ucraina. (07/02/2019).

[14] Vescovo Irinej di Bačka. Opinione personale sulla posizione della Chiesa ortodossa serba sulla questione ucraina. Romfea.gr. 15/03/2019.

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