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  L'idra bicefala dello scisma ucraino e l'Ortodossia nel mondo

Mospat.ru, 8 maggio 2019

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Articolo del metropolita Ilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, pubblicato sul portale Internet ortodosso "Iisus".

Il 6 maggio sono passati quattro mesi da quando il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha firmato il "Tomos" d'autocefalia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", secondo il quale Epifanij Dumenko è stato nominato capo di questa struttura di recente istituzione con il titolo di "Metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina". Il patriarca Bartolomeo ha inviato una lettera ai primati delle Chiese ortodosse locali, chiedendo di riconoscere questa struttura come la Chiesa ortodossa canonica dell'Ucraina al posto della Chiesa ortodossa ucraina guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina.

Negli ultimi quattro mesi non una sola Chiesa ortodossa locale ha riconosciuto l'atto commesso dal patriarca Bartolomeo in flagrante violazione dei canoni della Chiesa. Un certo numero di Chiese ha ufficialmente espresso il proprio disaccordo con questo atto, così come il non riconoscimento della legalizzazione degli scismatici e del sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina canonica guidata dal metropolita Onufrij. Altre Chiese hanno avuto il tempo di esaminare la situazione. Nessuna di loro ha sostenuto l'illegalità. Perché?

In primo luogo, tutti sanno che la Chiesa ortodossa ucraina riunisce la maggioranza dei credenti ortodossi in Ucraina, con quasi 13 mila parrocchie, oltre 200 monasteri e milioni di membri. La Chiesa ortodossa ucraina, e non il gruppo di scismatici che hanno ricevuto legittimazione dal patriarca Bartolomeo, è l'unica Chiesa canonica dell'Ucraina, come più di una volta il patriarca Bartolomeo aveva dichiarato pubblicamente, l'ultima volta nel gennaio 2016, alla Sinassi dei primati delle Chiese locali.

In secondo luogo, è la Chiesa ortodossa ucraina guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij che è la Chiesa ortodossa nazionale dell'Ucraina. Non è una "chiesa russa", come ha cercato di chiamarla Petro Poroshenko, che sta uscendo dal suo ruolo presidenziale. I suoi membri sono cittadini ucraini, nati e cresciuti nel loro paese, che hanno il passaporto ucraino e amano la loro patria. Il suo centro amministrativo non si trova a Mosca, ma a Kiev. Nonostante le accuse di Poroshenko, le preghiere nella Chiesa ucraina sono offerte non per le autorità russe e l'esercito russo, ma per le autorità ucraine e l'esercito ucraino. La Chiesa ortodossa ucraina autogovernata gode di tutti i diritti che le consentono di essere la Chiesa nazionale del suo paese. È collegata con il Patriarcato di Mosca da un'unità spirituale e storica che risale ai tempi della Rus' di Kiev. Non ha dipendenza né amministrativa, né finanziaria, né di alcun altro tipo da Mosca.

In terzo luogo, è risaputo che la comunità scismatica legalizzata dal patriarca Bartolomeo è composta da due gruppi, uno dei quali non aveva una gerarchia canonica riconosciuta da Costantinopoli. Un gruppo - il cosiddetto "patriarcato di Kiev" - è guidato da un uomo la cui scomunica è stata riconosciuta da tutte le Chiese locali, inclusa Costantinopoli. L'altro gruppo è fatto risalire a un vescovo della Chiesa russa, sospeso dal servizio, e a un uomo che non ha mai avuto non solo una consacrazione episcopale, ma neanche un'ordinazione sacerdotale. In termini comuni tali persone sono chiamate "auto-ordinate". Questa falsa gerarchia è stata riconosciuta senza uno studio adeguato sulla sua origine e anche senza una ri-consacrazione formale, ma solo per volontà del patriarca Bartolomeo.

In quarto luogo, anche dopo aver ricevuto il "Tomos", la comunità scismatica continua a dimostrare un'assoluta illegalità canonica, calpestando tutte le regole ecclesiali. Questa comunità, che si autodefinisce "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha due capi con titoli quasi identici. Uno si definisce "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina", mentre l'altro - "patriarca di Kiev e e di Tutta la Rus'-Ucraina". Il primo esiste a uso esterno, mentre il secondo è a uso interno. È il secondo, non il primo, a governare la "metropolia di Kiev". Ecco ciò che ha recentemente affermato: "La Chiesa ortodossa dell'Ucraina è ufficialmente riconosciuta dal patriarca ecumenico. Eppure, in Ucraina c'è il Patriarcato di Kiev, perché non siamo soddisfatti dello status di metropolia. Siamo presenti come patriarcato da oltre 25 anni. E la gente ha scelto i patriarchi. Io sono il terzo patriarca. Prima di me ci sono stati il patriarca Vladimir e il patriarca Mstislav. Erano patriarchi! Pertanto, per l'Ucraina noi siamo un patriarcato. E per il mondo esterno, cioè per il mondo ortodosso, noi siamo la metropolia di Kiev". Può qualcuna delle Chiese ortodosse locali riconoscere una simile idra a due teste?

In quinto luogo, lo scisma dimostra il suo totale fallimento spirituale e canonico. Le disposizioni del "Tomos" sono soggette a interpretazione ambigua e non eseguite nella pratica. Per esempio, il "Tomos" stabilisce che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non può includere parrocchie al di fuori dell'Ucraina. Tuttavia, dal punto di vista del falso patriarca Filaret Denisenko, tali parrocchie possono rimanere all'interno del cosiddetto "patriarcato di Kiev". "Non possiamo costituirle, ma non possiamo rifiutarle", ha detto, "dal momento che non vogliono lasciarci, le consideriamo nostre". Un'idra a due teste non può che avere una contabilità a partita doppia. Per un utente interno c'è ancora il "patriarcato di Kiev" con una rete di "parrocchie" all'estero, e per un utente esterno - la "metropolia di Kiev" senza tale rete.

In sesto luogo, con il coinvolgimento delle autorità che hanno vergognosamente perso le elezioni, è stata avviata una campagna, che non è ancora finita: un sequestro di edifici ecclesiastici della Chiesa ortodossa ucraina canonica da parte dei sostenitori dello scisma. Questi attacchi sono effettuati con l'uso della forza: uomini mascherati irrompono in una chiesa, picchiano i fedeli, scacciano loro e il prete fuori dall'edificio, e si proclamano proprietari legittimi. Come dovrebbe reagire l'Ortodossia nel mondo a tale illegalità? Come ha già reagito nelle persone dei patriarchi Teodoro di Alessandria, Giovanni di Antiochia e Teofilo di Gerusalemme riuniti a Cipro insieme all'arcivescovo Crisostomo di Cipro, "invitando tutte le persone interessate a lavorare, da un lato, per raggiungere l'unità eucaristica , che costituisce la pienezza della Chiesa in Cristo Gesù, e dall'altra parte, a proteggere i fedeli, le loro chiese e i loro monasteri contro tutte le forme di trasgressione e tutti gli atti di violenza provenienti da qualsiasi parte, indipendentemente dalle cause e dai motivi".

Prendendo la decisione senza precedenti di legalizzare lo scisma ucraino, il patriarca Bartolomeo si aspettava che i vescovi della Chiesa canonica si unissero alla struttura da lui creata e che questa struttura sarebbe stata riconosciuta dalle Chiese ortodosse locali. Né una cosa né l'altra sono successe; la sua "guerra lampo" è fallita. Invece di curare lo scisma, il patriarca Bartolomeo lo ha solo approfondito, causando il giusto rifiuto delle sue azioni nel mondo dell'Ortodossia. E se prima, come "primo tra pari", poteva svolgere un ruolo di coordinamento e consolidamento nella famiglia delle Chiese ortodosse locali, ora, dopo essersi dichiarato "primo senza pari", si è auto-liquidato come centro di coordinamento.

Pertanto, è del tutto naturale che i primati delle Chiese ortodosse locali inizino a cercare altri formati di interazione. Il primo segno è stato un incontro di quattro primati a Cipro. Il comunicato difuso al termine dell'incontro recita: "sua Beatitudine Chrisostomo, arcivescovo di Cipro, li ha informati [vale a dire, gli altri tre primati] della sua iniziativa personale di mediazione. Dopo aver ascoltato sua Beatitudine, i primati delle tre Chiese hanno sostenuto la sua iniziativa per il bene dell'unità della Chiesa ortodossa in Cristo Gesù".

Cosa significa? Significa che, in assenza di un centro di coordinamento nella persona del "primo fra pari", le Chiese ortodosse cercheranno di creare un altro centro di interazione. Quando il primo nei dittici si è di fatto ritirato e isolato, il secondo, il terzo, il quarto e il decimo possono diventare coordinatori degli sforzi panortodossi volti a superare scismi e disordini - qualque centro a cui le Chiese ortodosse locali possano affidare questa missione perché ha la saggezza e l'umiltà necessarie e non rivendica il primato o la supremazia.

Quando nel V secolo il patriarca Nestorio di Costantinopoli cadde in un'eresia, il patriarca Cirillo d'Alessandria ebbe un ruolo fondamentale nel condannare quest'eresia al terzo Concilio ecumenico. E quando nel XV secolo il patriarca di Costantinopoli sostenne l'unia con Roma, altri patriarchi orientali non riconobbero quell'atto. Ora, quando il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli si è trovato dalla parte dello scisma, l'Ortodossia mondiale non è rimasta decapitata. Il capo della Chiesa universale non è mai stato il patriarca di Costantinopoli. È sempre stato ed è il Signore Gesù Cristo stesso. E mentre all'interno della tradizione cattolica si sviluppava un concetto del papa come vicario di Cristo, il suo rappresentante terreno, la tradizione ortodossa non ha mai conosciuto tale concetto.

"Poiché l'uomo è soggetto alla morte e non può essere il capo permanente della Chiesa, il nostro Signore Gesù Cristo stesso, come capo che tiene il timone del governo della Chiesa, la governa attraverso i santi Padri." Sotto queste parole i quattro Patriarchi orientali - di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme - posero la loro firma nel 1723. E nel 1895, in risposta all'appello di papa Leone XIII, il Sinodo della Chiesa di Costantinopoli affermava: "Affidandoci ai Padri e ai Concili ecumenici della Chiesa dei primi nove secoli constatiamo che il vescovo di Roma non è mai stato considerato il capo supremo e il capo infallibile della Chiesa e che ogni vescovo è il capo e il primate della sua chiesa particolare, soggetto solo alle decisioni conciliari della Chiesa cattolica come uniche infallibili, e che il vescovo di Roma non è stato in alcun modo, come mostra la storia della Chiesa, un'eccezione a questa regola. L'unico capo eterno e immortale della Chiesa è il nostro Signore Gesù Cristo".

L'attuale patriarca di Costantinopoli ha, di fatto, ripudiato l'insegnamento panortodosso, espresso in modo inequivocabile in questi testi, e si considera l'unico capo infallibile della Chiesa ortodossa che ha il diritto di accettare appelli da una qualsiasi delle Chiese locali, di interferire nella loro vita, di amministrare e organizzare i loro affari a propria discrezione e volontà personale. Tuttavia, la triste esperienza della sua interferenza volontarista nella situazione ucraina lo ha dimostrato: pur rispettando pienamente le istituzioni esistenti derivanti dal primato dell'onore secondo il dittico, la pienezza dell'Ortodossia mondiale rifiuta tale eccesso di potere da parte del patriarca di Costantinopoli proprio come in passato rifiutava costantemente i tentativi di questi o quei vescovi di appropriarsi di prerogative che non appartenevano a loro.

Uno scisma è sempre uno scisma, e l'Ortodossia non fa che rafforzarsi con le prove che subisce, come dimostra la Chiesa ortodossa ucraina, che oggi segue un percorso di martirio, con calma e rispondendo coraggiosamente alle sfide esterne e interne. Nella sua eroica difesa della verità gode di un forte sostegno da parte delle Chiese ortodosse locali, ed è il sostegno così consolidato che alla fine aiuterà a guarire lo scisma ucraino.

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