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  Nello stile dell'epoca dei Borgia

Il "concilio d'unificazione" a Kiev: come è andato, conclusioni e prospettive

di Taras Mel'nik

Orthochristian.com, 22 dicembre 2018

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Il 15 dicembre 2018, a Kiev, davanti a una folla di migliaia di persone tra le quali c'era un gran numero di impiegati statali appositamente trasportati da varie regioni del paese, nonché membri della Chiesa greco-cattolica ucraina (uniate), il presidente ucraino Petro Poroshenko ha introdotto il capo della nuova struttura religiosa, che aveva ricevuto il nome, "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". È interessante notare che accanto al capo del paese e al "Metropolita" Epifanij, sul palco c'era solo il capo del parlamento Andrij Parubij. Non erano presenti né il metropolita Emmanuel né gli esarchi di Costantinopoli, che avevano preparato e condotto il concilio. Sembrava molto strano, perché il profondo coinvolgimento degli emissari del patriarca Bartolomeo nei precedenti eventi avrebbe presupposto la loro partecipazione diretta alla presentazione alle masse del neo-eletto capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Operazione "Forza"

La foto finale che registra la prima emozione dei presenti al consiglio dopo l'annuncio dei risultati elettorali mostra che il volto del metropolita Emmanuel non ha espresso alcuna gioia particolare. Le pubblicazioni sui media ucraini seguite nei giorni successivi, che descrivono la peripezia che è accaduta in quell'evento, hanno spiegato la ragione di una reazione così moderata da parte dei rappresentanti del Fanar.

Ciò includeva informazioni che i greci avevano scommesso sulla vittoria del metropolita Simeon di Vinnitsa e Bar, cosa che avrebbe permesso loro di piazzare un vescovo canonico alla testa della nuova struttura. Ciò avrebbe potuto aumentare le possibilità che un certo numero di vescovi titubanti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca potessero passare alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e avrebbe potuto alleggerire l'onere di Costantinopoli di fornire il riconoscimento alla nuova organizzazione a livello dell'Ortodossia mondiale.

gli autobus che hanno trasportato la folla

Come confermato da alcune pubblicazioni, per far riuscire questo piano ci sono state consultazioni chiuse con l'influente "metropolita" Mikhail della Volinia, del "patriarcato di Kiev", nel corso delle quali si è discussa la necessità di sostenere la sua candidatura all'elezione del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", al fine di dividere l'unanimità dell'episcopato del "patriarcato di Kiev" e rimuovere dall'ordine del giorno la possibilità di una vittoria finale per il protetto di Filaret, il "metropolita" Epifanij.

Oltre a ciò, i fanarioti supponevano che avrebbero potuto confermare con una decisione del concilio senza particolari problemi la loro versione del regolamento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in cui venivano prescritti punti che avrebbero reso la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" seriamente dipendente da Costantinopoli, e la proposta autocefalia non più di una decorazione.

Tuttavia le cose non sono andate come supponevano gli ospiti dalla Turchia.

Lo scenario ha cominciato a cadere a pezzi già alla vigilia del concilio.

Innanzitutto, anche applicando pressioni amministrative, le autorità ucraine non sono state in grado di fornire una presenza nella cattedrale di santa Sofia a Kiev di un gruppo di vescovi della Chiesa ortodossa ucraina sufficienti, sebbene con un certo sforzo, a chiamare il concilio "d'unificazione".

Ciò non solo ha abbassato significativamente le possibilità di Simeon di essere eletto, ma ha anche distrutto le fondamenta di un processo non meno importante. I greci avevano urgente bisogno di almeno dieci vescovi della Chiesa ortodossa Ucraina che votassero per l'auto-dissoluzione della loro Chiesa. In questo modo il Fanar contava di ricevere un'ulteriore carta vincente su cui basare i suoi futuri attacchi contro la Chiesa ortodossa ucraina con lo scopo di liquidarla come Chiesa separata e attiva.

In secondo luogo, segnali allarmanti provenivano dal campo del cosiddetto "patriarcato di Kiev". Gli esarchi sono stati informati della posizione intransigente di Filaret, che era pronto a interrompere il concilio se questo non fosse andato secondo i suoi piani.

Come gli eventi futuri avrebbero mostrato, non si trattava di chiacchiere inutili.

Il concilio avrebbe dovuto iniziare alle 10 del mattino, ma in realtà è iniziato solo dopo le 13.

dopo la riunione

La ragione del ritardo, come riportano i media, sono state le pretese di Filaret che Poroshenko e gli emissari di Costantinopoli provvedessero al rifiuto della candidatura del "metropolita" Mikhail del "patriarcato di Kiev" alle elezioni a capo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina ". Se non lo avessero fatto, l'indispensabile leader del "patriarcato di Kiev" ha minacciato di non firmare il documento dell'auto-liquidazione della sua organizzazione religiosa, il che significherebbe automaticamente un deragliamento di tutto ciò che era stato programmato per l'azione a Santa Sofia.

Dopo lunghe consultazioni, con la partecipazione diretta del capo dello stato, sono riusciti a regolare la situazione. Mikhail è stato costretto ad accettare le richieste di Filaret, e quest'ultimo ha dato la sua "luce verde" all'auto-liquidazione del "patriarcato di Kiev".

Per inciso, questo è stato solo il primo stadio del conflitto all'interno dei "livelli superiori" della struttura di Filaret. Era chiaro che molti dei partecipanti al concilio erano pronti a votare per Mikhail, e che questi avrebbe facilmente superato Epifanij.

Filaret ha nuovamente ripreso con le minacce e ha chiesto al suo collega della Volinia di firmare un rifiuto scritto della sua candidatura alla posizione numero uno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". A questo punto a Mikhail sono saltati i nervi, e ha cominciato apertamente a contraddire Filaret, proclamando che un tale approccio non è giusto né democratico. La sua posizione ha trovato un sostegno attivo da parte dei delegati seduti in sala.

L'atmosfera si è sempre più riscaldata. Nessuno voleva cedere. Finalmente Mikhail e i suoi sostenitori hanno lasciarono la sala della Piccola Sofia per protesta. Filaret, a sua volta, ha minacciato che se le ambizioni del suo sottoposto della Volinia non si fossero raffreddate, lui stesso avrebbe ordinato ai "vescovi" che lo sostenevano di lasciare la cattedrale.

Il ricatto ha funzionato. Poroshenko e Parubij hanno avuto un colloquio emotivo con Mikhail, dopodiché quest'ultimo finalmente ha ceduto e ha cesssto la sua lotta per la posizione di comando nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". A questo punto, la voce dell'episcopato della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", il "patriarcato di Kiev", e i partecipanti greci del concilio non hanno più potuto ostacolare la vittoria del protegé di Filaret. Epifanij come previsto ha superato Simeon ed è divento il trionfatore eletto alla fine della votazione.

Come risultato di questo sviluppo, Filaret ha segnato due importanti vittorie. Il primo era il "partito greco", che aveva sete di rimuovere il capo del "patriarcato di Kiev" dal fronte e di mettere la struttura appena organizzata sotto il suo completo controllo. Il secondo erano i piani di Petro Poroshenko di mettere qualcuno più vicino a lui

sulla cattedra della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" - qualcuno che ascoltasse i desideri del garante della Costituzione non meno delle direttive provenienti dall'Istanbul ecclesiastica, e ancor più avidamente.

Tuttavia queste non sono state le vittorie finali di Filaret. Dopo l'elezione del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è scoppiato un dibattito estremamente duro sul regolamento della nuova organizzazione. Le passioni hanno raggiunto livelli mai visti di intensità e furia.

In parte, ai rappresentanti di Fanar sono stati lanciati rimproveri su come non sia buono dare alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" il basso status di una metropolia. Tuttavia, i greci hanno "mostrato i denti" in modo molto dolce. Gli emissari di Costantinopoli hanno affermato che non c'è mai stato un patriarcato in Ucraina, e se in questo c'era qualcosa che li preoccupava, allora Costantinopoli era pronta a smarcarsi e a lasciare il concilio prima che questo finisse.

Non meno teso è stato lo scontro sulla sezione sul formato del lavoro del Sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". I rappresentanti del Fanar hanno insistito sul fatto che il Sinodo non ha membri permanenti e che è formato sulla base di rotazione. I loro avversari hanno affermato la tesi opposta, sottolineando che senza la presenza di membri permanenti nel Sinodo, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" avrà difficoltà a condurre la sua politica e ad avere un'influenza sul lavoro di uno dei più importanti meccanismi di dominio sulla struttura.

In ultima analisi, si è trovata un'opzione "ibrida". Per un certo periodo di transizione ci saranno tre membri permanenti nel Sinodo. Questo significa Filaret, il capo della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" Makarij, e il perdente della battaglia finale per la posizione numero uno nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il metropolita Simeon.

Per inciso, per i greci, questa era solo la "ciliegia". La "torta" è stata la decisione di lasciare a Filaret il titolo di "patriarca onorario", che lo ha fissato automaticamente nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con la posizione di "potere dietro al trono" e ha creato buone possibilità di "lotta" contro il Fanar per il controllo sulla nuova organizzazione religiosa .

Petro Poroshenko, il metropolita Epifanij della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e il metropolita Emmanuel di Gallia

Tenendo conto di tutto ciò, non c'è probabilmente da sorprendersi per il volto di pietra del metropolita Emmanuel e perché nessuno del "partito greco" era presente alla presentazione di Epifanij davanti alla folla riunita nella piazza di santa Sofia.

I postumi della sbornia del Fanar

Erano passati solo pochi giorni dal concilio quando lo spazio informativo ha cominciato a scandalizzare tutti con annunci scandalosi e assolutamente inaspettati e pubblicazioni fatte dai partecipanti al suddetto evento.

lettera del patriarca Bartolomeo

Innanzitutto, sulla pagina Facebook del metropolita Aleksandr (Drabinko) è stata pubblicata una lettera del patriarca Bartolomeo, in cui quest'ultimo annuncia che riceve l'ex vescovo vicario della Chiesa ortodossa ucraina sotto il suo omoforio. Era datata 14 dicembre 2018, il giorno prima del concilio a Kiev. Un certo numero di esperti ritiene che l'ex capo della diocesi di Vinnitsa della Chiesa ortodossa ucraina, Simeon, abbia ricevuto una lettera simile.

Se è così, allora assolutamente nessun vescovo della Chiesa ortodossa ucraina ha partecipato al concilio, perché nel momento in cui esso è stato condotto, sia il metropolita Aleksandr sia il metropolita Simeon erano già rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli. E questo significa che ora, nemmeno nelle ipotesi più assurde, quello che è accaduto nella capitale ucraina il 15 dicembre può essere definito un consiglio "d'unificazione" di "tre Chiese". In realtà ciò che è accaduto non è stato altro che la fusione di due gruppi riconosciuti dal mondo ortodosso come scismatici – il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" – in un'unica struttura, sotto il diretto controllo di Costantinopoli.

il "metropolita" Mikhail di Volinia

In secondo luogo, Mikhail non è ancora in grado di sopportare l'insulto che gli è stato inflitto da Filaret. Ha rilasciato diverse interviste emotive in cui ha affermato di essere stato vittima del ricatto del "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e non ha intenzione di ritirarsi da ulteriori battaglie per il primato sulla nuova struttura religiosa .

Inoltre lo stato d'afflizione del "metropolita" della Volinia lo ha portato a dire una serie di cose permeate di uno spirito dell'epoca dei Borgia e molto vicine a minacce dirette contro Epifanij.

"Potrebbero esserci nuove elezioni anche domani. Potrebbero esserci diverse ragioni per questo: la morte del primate o il suo abbandono da quella posizione. Solo perché è giovane non c'è alcuna garanzia che resterà al suo posto per molto tempo", ha sottolineato pesantemente Mikhail.

In terzo luogo, lo stesso Epifanij ha lasciato il segno. All'inizio, come ha riferito il servizio ucraino di Radio Liberty, è favorevole al fatto che la Chiesa ortodossa dell'Ucraina passi finalmente al "nuovo calendario". [1] Poi, in onda sulla televisione ICTV, Epifanij non ha respinto gli scenari di un'unione tra la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e i greco-cattolici. Nelle sue parole, si devono prima unire gli ortodossi ucraini, e poi si vedrà. Tuttavia, come ha notato il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", nella sua struttura c'è uno stato d'animo per una cooperazione sempre più profonda con la Chiesa greco-cattolica ucraina. E questa cooperazione inizierà nella sfera dell'educazione.

In questo contesto ricordiamo immediatamente le parole del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav (Shevchuk) pronunciate il 17 aprile 2018 durante un incontro con l'ambasciatrice degli Stati Uniti in Ucraina Mary Jovanovich. A quel tempo, il capo dei greco-cattolici ucraini ha osservato che l'unificazione degli ortodossi ucraini nel quadro di una nuova struttura religiosa sarà solo il primo passo, dopo il quale ne verrà un secondo, l'intensificazione del suo dialogo ecumenico con la Chiesa greco-cattolica ucraina, che dovrebbe portare all'unificazione delle "chiese del battesimo di san Vladimir" all'interno di una chiesa unita locale di Kiev.

In quarto luogo, il leader di Pravy Sektor [2] Dmitro Jarosh non è rimasto al di fuori di questi processi. Definendosi un greco-cattolico, il leader dell '"Esercito volontario ucraino" ha fatto un appello sulla sua pagina Facebook a una "caccia ai popi [parola derisoria per i sacerdoti] di Mosca".

Ecco una citazione diretta da quel testo:

"La cosiddetta Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca non è una chiesa: è una stazione dell'FSB, è il "missile Iskander" nelle mani del satanista Putin, come prima era un'arma nelle mani di Stalin, Beria, Zhukov e altri atei. La gerarchia della cosiddetta Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, che non ha trovato coraggio nazionale, forza e argomenti per unirsi alla Chiesa ucraina, non è quindi una chiesa di servitori di Dio, ma una rete di agenti dell'FSB e di Putin, il che significa - nemici dell'Ucraina. Una caccia ai sacerdoti di Mosca che fedelmente servono Putin e Kirill è una cosa gradita a Dio e alla nostra patria". [3]

È interessante che questo leader veda il futuro dell'Ucraina nella "unificazione della Chiesa ortodossa dell'Ucraina con la Chiesa greco-cattolica ucraina e il riconoscimento di questa unificazione sia da parte di Costantinopoli che dal Vaticano". Come lo vede il deputato, questo deve essere il prossimo passo epocale nello sviluppo della nazione e dello stato.

Il momento più ricco nella serie di scandali ci viene dallo stesso Filaret.

Il 16 dicembre 2018, nel suo discorso nella cattedrale di san Vladimir, ha annunciato che governerà la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" insieme a Epifanij. In sostanza, ha posto il suo protetto nel ruolo di "ministro degli affari esteri" sotto la sua "presidenza". Nelle parole di Filaret, Epifanij rappresenterà la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nell'arena internazionale. Allo stesso modo, ciò durerà solo fino a quando la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sarà riconosciuta come patriarcato. Non appena ciò accadrà, il potere del "patriarca" si estenderà anche alla sfera delle relazioni esterne della nuova struttura religiosa.

​Le parole di Filaret hanno prodotto l'effetto dell'esplosione di una bomba. A quanto pare, avevano pensato di aver scelto Epifanij come capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma in realtà hanno scelto Filaret.

Per inciso, il 17 dicembre questi ha servito nella cattedrale di san Vladimir indossando il suo kukol patriarcale [cappello/cappuccio bianco arrotondato con una croce in alto] come se nulla fosse accaduto.

Questo era il "segnale di avvertimento" a tutte le ambizioni del Fanar. Ha mostrato al patriarca Bartolomeo il suo posto e la sua vera stima per le affermazioni di Costantinopoli sul suo "retaggio ucraino".

Conclusioni e previsioni

1) Gli eventi che hanno avuto luogo hanno dimostrato che il piano di Costantinopoli per rappresentare la sua ingerenza negli affari della Chiesa ucraina come elemento unificante dell'Ortodossia ucraina è crollato con un tonfo assordante. Di fatto, con l'applicazione del Fanar è nata una mera legalizzazione di una struttura scismatica. Come risultato di questo semplicistico cambio d'immagine, la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e il "patriarcato di Kiev" sono ora denominati "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Inoltre, il capo della nuova struttura deve essere considerato non Epifanij ma Filaret, che si riserva il diritto di governare la nuova struttura, dando al suo favorito niente più che le relazioni ecclesiastiche esterne.

2) Mikhail, il principale concorrente di Epifanij alle elezioni, non si è riconciliato con la sua umiliazione ed è pronto a continuare la battaglia. Ciò significa che sia Filaret che il capo nominale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" possono ora imbattersi in un sabotaggio dietro le quinte e nell'opposizione alla loro autorità da parte del "metropolita" della Volinia e dei suoi sostenitori. Dopo la morte di Filaret, Epifanij sarà in gravi difficoltà, se a quel tempo non sarà stato in grado di rafforzare significativamente la sua posizione personale e la sua autorità nei ranghi dell' "episcopato" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

3) È molto probabile che nella sua lotta con Filaret ed Epifanij, Mikhail possa contare sui quadri della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Tutti conoscono la complicata relazione tra Makarij e Filaret, nonché il desiderio di quest'ultimo di sciogliere definitivamente la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nella struttura sotto il suo controllo. Se il capo insostituibile del "patriarcato di Kiev" recentemente sprofondato nel dimenticatoio imposterà le sue azioni in un formato di "rottura" dell'opposizione "sotto i suoi piedi", Mikhail otterrà sicuramente nuovi alleati.

4) I primi commentari ufficiali dimostrano una certa, seppur cauta, prontezza da parte di Epifanij per compiere una marcata trasformazione all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Qui stiamo parlando della possibilità di introdurre il "nuovo calendario", nonché di un serio approfondimento della cooperazione con i greco-cattolici, il cui risultato strategico potrebbe essere la combinazione tra la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina in una singola struttura.

5) Molto presto possiamo aspettarci che il parlamento ucraino passi i propri progetti "anti-chiesa", in cui cercheranno di cambiare il nome ufficiale della Chiesa ortodossa ucraina [4] e di rendere più facile il trasferimento delle chiese della Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ci sono molti interessi dietro questi piani. Il primo è il trasferimento al Fanar dei possedimenti ecclesiastici sotto le loro numerose istituzioni di stavropegia (è molto più facile rubare per questo scopo le chiese della Chiesa ortodossa ucraina, che quelle di Filaret & co.). Il secondo consiste nell'offrire ulteriore pressione all'episcopato e al clero della Chiesa ortodossa ucraina con l'intenzione di accelerare e ampliare la scala delle persone e delle chiese che si spostano dalla Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (sequestrare le chiese richiede in definitiva una certa quantità di tempo e risorse, e qui contano sul passaggio delle leggi per spaventare gli instabili e far decidere loro più rapidamente di cambiare confessione). Il terzo è il cambio di distribuzione del potere all'interno dell'ambiente ecclesiastico a favore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in modo che diventi la più grande confessione in Ucraina (ciò consentirebbe in parte al Fanar di rivendicare un ampio sostegno per le sue azioni tra gli ucraini ortodossi, e infliggerebbe un duro colpo alle strutture vicine alla Chiesa ortodossa russa). Il quarto è la soluzione di obiettivi puramente elettorali nello stile di una "definitiva sconfitta del 'mondo russo' in Ucraina".

Come queste leggi saranno messe in pratica è dimostrato dalla situazione creatasi con il sequestro della cattedrale di Vinnitsa. Nel buio della notte, gli stretti sostenitori del metropolita Simeon hanno condotto un cosiddetto "incontro parrocchiale", nel quale hanno deciso che si sarebbero trasferiti nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Poi i custodi della chiesa sono stati sostituiti, e la chiesa si è trovata velocemente nelle mani di un vescovo che era stato deposto dalla Chiesa ortodossa ucraina.

Non sarebbe difficile organizzare simili "riunioni parrocchiali" in tutta l'Ucraina. Tutto ciò che serve sono il desiderio, le risorse e le opportunità appropriate. E queste cose aumenteranno del centuplo con il passare della legislatura appropriata.

6) Alla vigilia dell'ottenimento del Tomos, scoppierà la battaglia finale per il regolamento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (secondo le informazioni di alcuni media, il regolamento non è stato ancora ratificato). Avendo ceduto su una serie di questioni importanti, Filaret proverà ad aggirare la situazione con l'istituzione della custodia di Fanar sulla diaspora ucraina. A loro volta i greci difenderanno fino all'ultimo la loro posizione che il omos è più importante del regolamento e che non si possono apportare modifiche al regolamento senza l'approvazione del patriarca Bartolomeo. Questo sarà fatto con lo scopo di livellare qualsiasi minaccia di Filaret di riscrivere il regolamento dopo aver ricevuto il Tomos a suo vantaggio totale e a svantaggio totale del Fanar.

Forse l'apparizione di Filaret con un kukol patriarcale nella cattedrale di San Vladimir era un segnale che il "patriarca onorario" può avere in mano alcuni assi da giocare. Non è un dato di fatto che la liquidazione del "patriarcato di Kiev" presso il concilio sia stata registrata nella maniera legale necessaria. Ciò significa che il regolamento del "patriarcato di Kiev", registrato presso le agenzie governative competenti, è ancora in vigore. E Filaret può sempre tornarvi e rianimare il "patriarcato di Kiev" se il Fanar improvvisamente cercasse di rendere alcune sezioni del regolamento "indigeste" al maestro di Epifanij.

7) L'esito finale della lotta per il regolamento mostra se possiamo aspettarci o no che il Fanar usi la propria arma più potente dopo la morte di Filaret per "forzare" la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" alla sottomissione. Il nome di quest'arma è la possibilità di rescindere il Tomos in qualsiasi momento faccia comodo al Fanar. Dopo aver fatto passi simili nei confronti della Chiesa ortodossa russa e delle parrocchie russe dell'Esarcato dell'Europa occidentale, non ci sono ovviamente limiti a tali azioni. Assolutamente nessuno.

E molto probabilmente si potrebbe scoprire che dopo un certo periodo di tempo, la "festa della disobbedienza" nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la partenza in un altro mondo della più pericolosa "chiesa" concorrente di Costantinopoli in Ucraina, la situazione potrebbe di nuovo tornare al punto originario, la restaurazione della metropolia di Kiev del Patriarcato di Costantinopoli.

Tuttavia, fino a quel momento il Fanar deve preservarsi come un potere in grado di dettare qualcosa e costringere altre strutture religiose ad obbedire ai suoi ordini. Una legalizzazione sfrontata e sfacciata di uno scisma, che sferra un colpo all'unità dell'intero mondo ortodosso, è un passo estremamente rischioso. E questo non è affatto perché Costantinopoli dovrà rispondere per la sua iniquità davanti alle altre Chiese ortodosse. Esiste un giudizio che è molto più terribile e imparziale.

Il Signore esamina l'uomo retto e l'empio; ma chi ama l'ingiustizia odia la sua stessa anima. Farà piovere insidie ​​sui peccatori; fuoco e zolfo e vento di tempesta saranno la parte della loro coppa. Poiché il Signore è giusto e ha amato la giustizia; il suo volto ha guardato alla rettitudine (Salmo 10:5-7).

L'autore, Taras Meln'ik, è un giornalista ucraino nativo di Kiev.

Note

[1] Questo sarebbe molto impopolare tra i cristiani ortodossi in Ucraina.

[2] Un gruppo politico neofascista con un potere significativo nel governo ucraino.

[3] Vi assicuriamo che intende una vera caccia all'uomo, con violenze e omicidi. Pravy Sektor ha dimostrato di essere perfettamente in grado di fare cose del genere.

[4] Questo è già successo. Si veda: http://orthochristian.com/118072.html

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