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  Metropolita Ilarion: il tentativo di unire la Chiesa canonica ai gruppi scismatici è fallito

Mospat.ru, 27 novembre 2018

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Il 24 novembre 2018, in un'edizione speciale del programma "La Chiesa e il mondo" (Tserkov' i mir), il metropolita Ilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca, ha risposto alle domande della direttrice del canale televisivo, Ekaterina Grachëva.

Ekaterina Grachëva: Buon giorno! Questo è il programma "La Chiesa e il mondo", in cui parliamo con il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa del Patriarcato di Mosca, il metropolita Ilarion di Volokolamsk. Buon giorno, vladyka!

Metropolita Ilarion: Buon giorno, Ekaterina! Buon giorno, cari fratelli e sorelle

Il "Concilio di riunificazione" si sarebbe tenuto il 22 novembre in Ucraina. Inaspettatamente è stato posticipato a dicembre. Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha detto che non era pronto a concedere il Tomos di creazione di una Chiesa autocefala in Ucraina poiché "le autorità ucraine non hanno potuto garantire che i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca non sarebbero stati perseguitati". Che cosa significa questa inversione e perché, alla fine, il "concilio" è stato rinviato?

Il tentativo di unire la Chiesa canonica ai gruppi scismatici è fallito, e Costantinopoli deve ora inventare qualcosa di nuovo per ottenere, nonostante tutto, il suo piano di autocefalia ucraina, anche se ancora non sappiamo davvero a quale chiesa ucraina sarà concessa l'autocefalia.

D'altra parte, una delle condizioni imposte da Costantinopoli al presidente Poroshenko era che Filaret (Denisenko) non avrebbe partecipato al processo. C'è un accordo tra Poroshenko e Bartolomeo, ma Filaret (Denisenko) non vuole arrendersi. Ha iniziato scrivendo una lettera al patriarca di Costantinopoli per informarlo che stava ritirando la sua candidatura e che non avrebbe rivendicato il posto di primate di questa chiesa in fondazione, ma che voleva allo stesso tempo mantenere il titolo di patriarca emerito di Kiev e di tutta la Rus'-Ucraina e presiedere il sinodo della nuova struttura. Questo non faceva parte dei piani di Costantinopoli, e il Patriarcato di Costantinopoli ha fatto sapere che Filaret non avrebbe avuto ciò che voleva. Denisenko ha fatto nuove dichiarazioni, che non ci sarebbero state promozioni o ritiri della candidatura, e che è necessario riunire un concilio che elegga chiunque desideri. Se mi scelgono, ha detto Filaret, prenderò la mia decisione.

Il Patriarcato di Mosca non ha in programma di inviare qualcuno a questo "concilio di riunificazione"? In tal caso, come possiamo parlare di un concilio di riunione e, più in generale, sarà un concilio valido?

Dal nostro punto di vista, sarà totalmente invalido: è un brigantaggio, non un concilio di riunificazione. Il Patriarcato di Mosca non vi manderà nessuno. Dei 90 vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, 87 hanno votato contro il "concilio di riunificazione" e per mantenere lo stato attuale della Chiesa ortodossa ucraina, che è una chiesa autonoma nel seno del Patriarcato di Mosca.

È attualmente verosimile che due vescovi canonici partecipino a quest'assemblea di briganti. C'è anche il rischio che la data del "concilio" sia stata posticipata per continuare a fare pressioni sui vescovi della Chiesa canonica, dei quali una stragrande maggioranza ha affermato di non voler partecipare. Il presidente Poroshenko ha bisogno di tempo per forzare la resistenza di alcuni di loro. Varie cifre sono state avanzate: si diceva che 25 vescovi (della Chiesa ortodossa ucraina) avrebbero preso parte, poi 10... Per il momento, ci sono solo due potenziali candidati. Questo non è abbastanza per Poroshenko e Bartolomeo, che vogliono dare almeno una parvenza di legittimità al "concilio". Ecco perché penso che proveranno a forzare la mano ai vescovi della Chiesa canonica. Questo è ciò che sta accadendo ora: sono convocati alla SBU (il servizio di sicurezza ucraino, ndt), Si insiste sul fatto che si uniscano alla nuova "chiesa autocefala", in modo da incitare il maggior numero possibile di vescovi canonici a prendere parte al brigantaggio.

I primati delle chiese non canoniche ucraine, Filaret e Makarij, hanno scritto per la prima volta al patriarca di Costantinopoli per dichiarare che erano pronti a rinunciare alla loro candidatura. Poi hanno detto che non era vero. La campagna elettorale è in pieno svolgimento. Voglio chiederle, in qualità di Presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, come principale diplomatico della nostra Chiesa: Petro Poroshenko non spenderà troppa forza e mezzi per questa campagna elettorale del capo della chiesa ucraina non canonica, perdendo punti politici e la sua stessa posizione, privandosi del tempo per occuparsi della sua campagna elettorale?

Lei ha posto la domanda in modo giusto, perché, naturalmente, Poroshenko ha fatto della questione ecclesiastica quasi il tema principale della propria campagna elettorale. È sicuro che se riuscirà a "riunire le chiese ucraine", come dice lui, questa sarà l'impresa per la quale il popolo lo rieleggerà come presidente. Ma è già evidente che non riuscirà a unire la Chiesa canonica con i gruppi scismatici. Un laico che interferisce negli affari ecclesiastici non può che commettere errori. Poroshenko ne ha già fatti e ne farà ancora di più. Pertanto, penso che questo evento sarà la fine della sua carriera politica. Al suo posto arriveranno nuove persone che, spero, impareranno alcune lezioni dal fallimento del cosiddetto concilio di riunificazione della cosiddetta chiesa autocefala, anche se qualche pezzo di carta sarà rilasciato dal Patriarca di Costantinopoli a qualche gruppo di scismatici.

Vladyka, lei è appena tornato da un lungo viaggio. È andato in Siria, a Cipro e in Egitto, dove ha incontrato i leader delle Chiese ortodosse locali. Diverse Chiese ortodosse hanno già sostenuto apertamente il Patriarcato di Mosca e condannato Costantinopoli. Sto parlando delle chiese ortodossa serba e polacca. Qual è la posizione dei primati che ha incontrato in Medio Oriente?

Tutti i primati capiscono cosa sta succedendo. Non tutti possono o vogliono dichiarare apertamente la loro posizione, perché ognuno di loro ha delle responsabilità verso la sua Chiesa, ognuno ha contatti e collegamenti con il patriarca di Costantinopoli. Il Patriarcato di Antiochia si è già pronunciato più volte sull'incapacità di Costantinopoli di dichiarare unilateralmente un'autocefalia, sul fatto che l'autocefalia deve essere proclamata con il consenso di tutte le Chiese ortodosse locali, ma non lo ha detto ora. Il patriarca di Alessandria non ha rilasciato alcuna dichiarazione in tal senso, ma è naturalmente anch'egli preoccupato per la situazione. Durante la nostra conversazione, gli ho detto francamente: oggi lei occupa il primo posto perché abbiamo tagliato fuori [il primate di] Costantinopoli. Va anche notato che pure la Chiesa di Cipro ha una comprensione della complessità di questo problema, ma sua Beatitudine l'arcivescovo Crisostomo di Cipro non ha espresso pubblicamente il proprio sostegno alla Chiesa ortodossa russa.

È interessante notare che nessuna chiesa locale ha dichiarato il proprio sostegno agli atti di Costantinopoli. Secondo me, questo è un fatto molto importante. Alcune Chiese stanno aspettando i prossimi eventi. So che diversi primati delle Chiese ortodosse locali hanno incontrato il patriarca Bartolomeo o gli hanno parlato per telefono, chiedendogli di evitare misure spericolate e pregandolo di astenersi. Sfortunatamente, il patriarca di Costantinopoli non ascolta nessuno: ignora completamente l'opinione delle Chiese locali, non vuole sentire le voci dei suoi confratelli. È così appassionato nel realizzare questo comando politico che, a mio parere, ha perso ogni percezione realistica della realtà. Questo diventa un problema serio non solo per i rapporti tra Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca, ma per tutto il mondo ortodosso. I primati delle chiese locali lo capiscono molto bene.

La tensione sta aumentando, anche la posta in gioco è in aumento. Poroshenko ha promesso 20 chiese a Bartolomeo. A quanto ammonterebbe oggi la mazzetta?

Abbiamo parlato di 25 milioni di dollari, che sarebbero stati pagati al patriarca Bartolomeo. Non possiamo né confermare né smentire queste informazioni, ma ne abbiamo parlato nella stampa.

Il Patriarcato di Costantinopoli, nella preparazione di questa famosa presunta autocefalia, si propone di elencare nel Tomos i propri diritti e il ripristino di tutte le stavropegie che erano un tempo di proprietà di Costantinopoli in Ucraina. Sono state abbastanza numerose, secondo i tempi. Sono monasteri, chiese, diversi edifici. L'elenco riguarda più di 20 edifici. Questa lista è stata composta per il patriarca di Costantinopoli da uno storico che ha riesumato da diversi documenti informazioni su vari acquisti e stavropegie in tempi diversi. Ciò che Costantinopoli vuole proporre all'Ucraina, in realtà, non è certamente una vera chiesa autocefala. Sarà una struttura per metà autocefala, largamente dipendente da Costantinopoli.

Nel Tomos che il patriarca Bartolomeo si è dichiarato pronto a concedere, sarà specificato, in particolare, che il capo della nuova chiesa riceverà il miro da Costantinopoli. Il diritto di preparare e distribuire il miro è un fattore molto importante dell'indipendenza ecclesiastica, perché il sacramento della cresima è conferito con il miro benedetto dal primate della Chiesa locale. Se il miro è ricevuto da un'altra chiesa, significa che non abbiamo a che fare con una chiesa locale ma con una chiesa semi-locale.

Inoltre, il Tomos fisserà sicuramente la teoria che i vescovi del Patriarcato di Costantinopoli hanno diffuso in tutto il mondo: per loro, il patriarca di Costantinopoli ha il diritto di esaminare gli appelli (contro le decisioni della gerarchia delle altre Chiese). In altre parole, la cosiddetta Chiesa autocefala ucraina sarà, fin dall'inizio, posta in una situazione di stretta dipendenza da Costantinopoli. D'altra parte, sul territorio dell'Ucraina, ci saranno da 20 a 25 metochi, presentati direttamente al patriarca di Costantinopoli, oltre alla cosiddetta chiesa autocefala.

Petro Poroshenko voleva essere in Europa. Ora è l'Europa che sta arrivando a casa sua, prendendosi gran parte delle sue proprietà.

Sì, assolutamente. Va detto che anche gli scismatici ucraini ora capiscono che ciò che Costantinopoli vuole offrire loro non corrisponde affatto a ciò che volevano, a ciò che sognavano. Ma anche in questo contesto, nonostante tutti gli sforzi, specialmente quelli dello stato, nonostante tutti i mezzi attuati, nonostante tutta la propaganda che scaturisce dai media ucraini, non si riuscirà riunire il cosiddetto concilio di riunificazione.

Vladyka, torniamo al suo viaggio in Siria. A Damasco, ha partecipato alla celebrazione del 60° anniversario del metochio della Chiesa ortodossa russa nella capitale siriana. Qual è la situazione in questo podvor'e, vi si celebra regolarmente?

Sì, le funzioni hanno luogo regolarmente al metochio. L'officio a cui ho partecipato è stato presieduto dal patriarca Giovanni d'Antiochia. Dodici vescovi vi hanno preso parte, così come molti chierici e un gran numero di fedeli, la chiesa era affollata. Va detto, tuttavia, che questa è stata la prima volta dalla fine della guerra in Siria, perché, secondo il nostro rappresentante, padre Arsenij (Sokolov), la domenica ci sono solo due, tre o cinque persone che vengono a pregare La maggior parte dei russofoni in Siria è andata via e non è ancora tornata.

Il metochio è un sito storico, che comprende un edificio di quattro piani con una grande chiesa al suo interno, nel centro di Damasco. Per 60 anni la Chiesa russa è stata rappresentata nella sede di Antiochia, e questa rappresentanza esiste da 60 anni. Per diversi anni, durante la guerra, non ci sono state funzioni regolari, e il rappresentante della Chiesa ortodossa russa presso il patriarca di Antiochia risiedeva in Libano. Durante la guerra, il padre Arsenij (Sokolov), che presiede oggi la rappresentanza oggi, si è rivolto a me e attraverso di me al patriarca Kirill, offrendosi di trasferire di nuovo la rappresentanza da Beirut a Damasco, perché il patriarca di Antiochia era a Damasco. È stato durante la guerra, mentre esplodevano bombe, Damasco era sotto il fuoco dell'artiglieria, ma il nostro rappresentante è tornato e ha iniziato a ripristinare il metochio. Lui non aveva, e ancora non ha, aiuti, è solo lì. Tuttavia, la rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Damasco è attiva, nella chiesa sono celebrati i servizi divini, li frequentano i fedeli di lingua russa. Inoltre, il metochio ha protetto diverse famiglie di russi e ucraini, che hanno perso i loro cari e le loro case durante la guerra. Queste famiglie vivono lì e aiutano il metochio il più possibile.

Vladyka, stiamo assistendo alla catastrofe umanitaria in Siria, di cui non possiamo ancora valutare la portata. Che cosa ha visto con i suoi occhi e quale aiuto concreto può portare la nostra chiesa?

La situazione in Siria è molto delicata, ma quello che ho visto a Damasco mi ha piuttosto soddisfatto: la città vive tutta la sua vita, nulla ricorda la recente guerra. Come è generalmente il caso in Oriente, ci sono molte persone nelle strade, il commercio è molto attivo.

Ma in altre città della Siria c'è molta distruzione: le case sono trasformate in rovine, le chiese e le moschee sono state distrutte. Resta da fare un enorme lavoro di restauro. La Chiesa ortodossa russa contribuirà a ristabilire alcune chiese, e stiamo già partecipando a questo processo: lo storico monastero di Maaloula, saccheggiato dai terroristi, è stato restaurato con l'aiuto della nostra Chiesa, con l'aiuto dei rappresentanti del mondo degli affari russi, e le monache sono state in grado di tornare.

Inoltre, con la benedizione del Patriarca Kirill, è stato istituito un programma per aiutare i bambini resi disabili dalle operazioni militari. Abbiamo già portato tre bambini a Mosca: una ragazza dal Libano, una ragazza e un ragazzo dalla Siria. Hanno arti amputati e hanno beneficiato qui non solo dal posizionamento delle protesi, ma anche dalla riabilitazione psicologica, perché si capisce che questi eventi e sofferenze hanno lasciato il segno. Un ragazzo ha perso la vista oltre alla mano, è praticamente cieco. Gli si deve insegnare come usare un bastone, come leggere il Braille e così via. È un lavoro enorme, di cui sono responsabili i nostri medici.

Durante il mio incontro con il patriarca di Antiochia, così come con i leader di altre fedi, abbiamo parlato di aiuti umanitari al popolo siriano. Va detto che in Siria sia i cristiani che i musulmani sono molto grati alla Russia per aver scacciato i terroristi dal loro paese. Guardano alla Russia con speranza, capendo che senza l'aiuto russo, sarà impossibile ripristinare la Siria dopo la guerra.

Nella seconda parte dello spettacolo, il metropolita Ilarion ha risposto alle domande poste dagli spettatori sul sito del programma "La Chiesa e il mondo".

Domanda: la Trinità esisteva già nell'Antico Testamento? C'è menzione dello Spirito Santo, ma non c'è menzione del Figlio. Questo significa che Dio è cambiato al tempo della Natività?

Metropolita Ilarion: Nell'Antico Testamento si dice: "Dalla Parola del Signore i cieli sono stati resi saldi, e dallo Spirito della sua bocca, tutto il loro potere" (Salmo 32,6). Nella tradizione cristiana, la Parola, il Verbo di Dio, si riferisce al Figlio di Dio, che è stato coinvolto nella creazione del mondo, come confermato dai versetti introduttivi del Vangelo di San Giovanni: "Tutte le cose sono state fatte per mezzo lui; e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che è stato fatto" (Gv 1,3), in altre parole, il Figlio di Dio ha partecipato alla creazione del mondo.

La teologia cristiana dice che Dio è sempre esistito come Santa Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Non ci sono mai stati momenti o tempi in cui il Padre non aveva il Figlio o lo Spirito Santo. Il Figlio nasce dal Padre e lo Spirito Santo procede dal Padre, ma la generazione e la processione non devono essere intese nel senso di un atto nel tempo, e non dobbiamo credere che Dio è cambiato perché il Figlio è nato da lui e lo Spirito ha proceduto da lui. In effetti, è una generazione eterna e una processione eterna. Dio, per sua natura, è immutabile. Questo è uno dei suoi attributi essenziali.

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