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  Metropolita Ilarion: Il fatto che il Patriarcato di Costantinopoli abbia riconosciuto una struttura scismatica significa che per noi esso stesso è ora in scisma

Mospat.ru, 17 ottobre 2018

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Il 17 ottobre 2018, il metropolita Ilarion di Volokolamsk, capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ha rilasciato un'intervista al servizio russo della BBC sulla situazione che si è sviluppata in relazione alle azioni anti-canoniche del Patriarcato di Costantinopoli e decisione della Chiesa ortodossa russa di interrompere la comunione eucaristica con esso.

Il 16 ottobre, la sessione del Sinodo della Chiesa ortodossa russa è durata circa otto ore. Perchè così a lungo? Cosa ha discusso il Sinodo?

Occorre chiarire che la sessione del Sinodo è iniziata con un certo ritardo, a causa del precedente incontro di sua Santità il patriarca Kirill con il presidente della Bielorussia A. G. Lukashenko. Di solito questi incontri durano circa un'ora, ma ieri la discussione è durata due ore. Di conseguenza, è cambiato l'intero programma.

Tuttavia, di regola, le sessioni del Santo Sinodo durano sette o otto ore perché molte questioni tendono ad accumularsi nel periodo tra le sessioni. Ci sono le elezioni di nuovi vescovi e l'apertura di monasteri e varie questioni personali. Ma abbiamo certamente dedicato una parte considerevole del tempo al tema delle relazioni con il Patriarcato di Costantinopoli. Ci sono volute circa due o tre ore per modificare i testi della Dichiarazione del Santo Sinodo, che è stata emessa il 16 ottobre.

Vale a dire, avevate una bozza di questa dichiarazione?

C'era una bozza.

Quindi, prima dell'inizio della sessione del Sinodo si sapeva già che una rottura era inevitabile?

È impossibile indovinare in anticipo come sarebbe andata la discussione al Sinodo. Era stata preparata in anticipo una bozza di testo, in cui erano state raccolte ed esposte le argomentazioni canoniche, in quanto il loro significato rimane immutabile indipendentemente da quale decisione definitiva si potesse prenderte sulla rottura della comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli.

Si può fare un paragone con le investigazioni su un caso e con il verdetto in un procedimento legale: in un caso che è stato preparato per un lungo periodo, vengono raccolti argomenti e prove ma è il tribunale che pronuncia la sentenza tenendo conto dei materiali raccolti. I compiti del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, che io presiedo, comprendono la preparazione di documenti per il Sinodo su argomenti ecclesiastici esterni, ma è il Sinodo che prende collettivamente una decisione.

Vale a dire, c'erano più ragioni per una rottura?

Sfortunatamente, non avevamo argomenti contro una rottura delle relazioni: Costantinopoli ha preso decisioni di tale portata che semplicemente non abbiamo potuto dare loro alcun'altra risposta.

Nei commenti fatti prima della sessione del Sinodo della Chiesa ortodossa russa, era stata espressa un'opinione secondo cui il processo di rottura della relazione sarebbe stato piuttosto lungo. Tuttavia, le decisioni prese ieri hanno troncato subito tutto. Cosa è successo?

Da parte del Patriarcato di Costantinopoli, il processo è andato avanti più rapidamente di quanto si potesse ipotizzare. Penso che Costantinopoli abbia qualche motivo per sbrigarsi. Forse, la ragione principale è che desiderano avere tempo per portare a termine i loro progetti fino a quando il presidente Poroshenko è ancora al potere perché si rendono conto che se arriva un altro presidente non ci saranno condizioni così eccellenti come quelle create per loro dall'attuale capo di Stato ucraino.

Una rottura delle relazioni è la misura più alta delle sanzioni ecclesiastiche. Se ancora sarà dato il Tomos all'Ucraina, cos'altro può fare la Chiesa russa in risposta?

Non voglio cercare di indovinare gli sviluppi in anticipo; tuttavia, si può notare che l'arsenale dei mezzi d'impatto è abbastanza grande. Dopotutto, anche nelle relazioni internazionali una rottura delle relazioni diplomatiche tra Stati non è ancora la fine della storia se il conflitto continua a svilupparsi.

Mi piacerebbe molto sperare che il conflitto di oggi venga fermato. Se ciò non accade e arriverà un lungo periodo di scontri, probabilmente, saranno usati vari modi di impatto di una Chiesa su un'altra.

Per esempio?

Non desidero dare voce a possibili modi poiché dovremmo avere un approccio particolarmente responsabile alle decisioni su questo argomento. Se Costantinopoli compie ulteriori passi, il nostro Sinodo si riunirà di nuovo e prenderemo ulteriori decisioni.

Fino a oggi, abbiamo affermato molto chiaramente: il fatto che il Patriarcato di Costantinopoli abbia riconosciuto una struttura scismatica significa per noi che la stessa Costantinopoli è ora in scisma. Si è identificata con uno scisma. Di conseguenza, non possiamo avere piena comunione eucaristica con essa.

Se il Tomos sarà concesso e altre Chiese locali riconosceranno questa nuova struttura ecclesiastica, la Chiesa russa interromperà la comunione anche con loro?

Non voglio cercare ora di indovinare in anticipo l'ulteriore sviluppo della situazione. Se ci saranno nuovi eventi, diventeranno oggetto di discussione dal Sinodo. Tuttavia, non ho visto finora alcun sostegno a Costantinopoli da parte di alcuna Chiesa locale. Ci sono chiese che tacciono; ci sono Chiese che parlano apertamente contro, ma non una sola Chiesa finora è uscita a sostegno delle azioni predatorie del Patriarcato di Costantinopoli.

In Russia, la Chiesa è separata dallo stato. Eppure, in primo luogo il ministro degli esteri S. V. Lavrov ha parlato contro l'azione di Costantinopoli, poi lo ha fatto il presidente V. Putin, durante una riunione del Consiglio di sicurezza. A questo ha fatto seguito una decisione del Sinodo della Chiesa ortodossa russa sulla rottura dei rapporti con il Patriarcato di Costantinopoli. Questi eventi sono collegati? avete chiesto aiuto alle autorità?

L'attuale conflitto si sta sviluppando su due piani. C'è un piano politico e uno ecclesiale. Sul piano politico, c'è un conflitto tra Ucraina e Russia. Il presidente ucraino Poroshenko crede di avere il diritto non solo di parlare delle questioni ecclesiastiche, ma anche di prendere decisioni legate all'organizzazione della vita ecclesiastica in Ucraina. Da parte sua, il presidente russo e le strutture all'interno della sua giurisdizione credono di avere il diritto di parlare su questi temi.

Ma questa è una componente politica, mentre il compito del Santo Sinodo della nostra Chiesa è di rispondere alle azioni di Costantinopoli sul piano strettamente canonico. Noi non tocchiamo questioni politiche.

Noi non mettiamo affatto in discussione la sovranità dell'Ucraina. Ma la sovranità statale non ha nulla a che fare con il modo in cui viene ordinata una Chiesa. Come promemoria, alcune Chiese ortodosse locali sono situate all'interno dei confini di un singolo paese, mentre altre sono multinazionali. Per esempio, il Patriarcato di Alessandria unisce 54 paesi nei continente africano; il Patriarcato di Antiochia unisce la Siria e il Libano; il Patriarcato di Gerusalemme – Israele, Palestina, Giordania; il Patriarcato serbo – Serbia, Croazia, Montenegro e altre repubbliche dell'ex Jugoslavia. Se tutte queste Chiese fossero divise per il numero dei paesi di cui fanno parte, allora non avremo quindici Chiese locali, ma tante quante sono le nazioni dell'ONU.

Parlando della summenzionata riunione del Consiglio di sicurezza russo, il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov ha affermato che è stata dedicata ai problemi della Chiesa ortodossa russa in Ucraina. Allo stesso tempo, nella Chiesa russa si afferma che la Chiesa ucraina è autonoma e indipendente.

Penso che in questo caso ci sia stata un'inesattezza. Non esiste una cosa come "la Chiesa ortodossa russa" in Ucraina. C'è la Chiesa ortodossa ucraina, che è una parte del Patriarcato di Mosca dotata di auto-governo. Ora alcuni politici ucraini cercano di ribattezzarla come "la Chiesa ortodossa russa in Ucraina".

Dopo la decisione del Sinodo della Chiesa ortodossa russa, è iniziata un'accesa discussione sulla questione delle prospettive di pellegrinaggio al Santo Monte Athos. Ci sono opinioni diverse. Alcuni dicono che non è raccomandato a nessuno di andare a pregare sul Monte Athos, altri dicono che è lecito pregare sull'Athos ma non per il clero, e il clero sarà punito per questo. Quindi, chi può andare all'Athos; seguiranno eventuali sanzioni nei confronti del clero?

Chiunque può andare alla Montagna Santa se ha un visto greco e il permesso di entrare all'Athos. Possiamo pregare Dio in qualsiasi posto sulla Terra.

Esiste la nozione di comunione eucaristica. È un'opportunità per un credente di una Chiesa di ricevere la comunione e fare la confessione nei luoghi di culto di un'altra Chiesa locale. Noi abbiamo interrotto la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli, che esercita la giurisdizione sull'Athos. Per noi, la rottura della comunione significa che non possiamo celebrare gli uffici divini nei monasteri athoniti, né possiamo ricevervi la comunione; tuttavia, abbiamo l'opportunità di visitare questi monasteri come credenti e come turisti. Cioè, non c'è nessuna rottura nei rapporti umani.

E il clero può visitare i monasteri dell'Athos?

Il clero della Chiesa ortodossa russa può visitarli.

I chierici non saranno puniti se andranno sulla Montagna Santa, vero?

Se un sacerdote partecipa ai servizi divini nei monasteri athoniti, allora questo argomento diventerà oggetto di discussione con il suo vescovo ordinario. Esistono varie forme di sospensione canonica in questi casi.

Per esempio?

Uno dei mezzi esistenti è la sospensione dal ministero.

E questo subito dopo un solo viaggio?

Questo dipende dal vescovo. Ci sono vari mezzi. Potrebbe essere un rimprovero.

I benefattori e i mecenati russi hanno donato all'Athos oltre 200 milioni di dollari. Queste sono donazioni private. Ne sa qualcosa?

Sì.

Allora cosa si deve fare per coloro che hanno investito fondi nell'ornamento dei monasteri athoniti? E un'altra domanda: c'è una risposta che ci si aspetta dagli anziani athoniti agli eventi recenti? è possibile che protesteranno contro le decisioni di Costantinopoli?

Abbiamo i sentimenti più caldi e rispettosi per l'Athos. Non vogliamo dire agli anziani athoniti che cosa fare.

La storia mostra che quando l'Athos è interessato a qualcosa, i monasteri sulla Montagna Santa trovano il modo di informare a riguardo il patriarca di Costantinopoli. Per esempio, quando il patriarca Atenagora di Costantinopoli incontrò il papa di Roma, i monasteri athoniti espressero la loro protesta contro di lui; alcuni smisero addirittura di menzionare il nome del patriarca di Costantinopoli durante la Liturgia. Ma, ripeto, Questo è un affare interno dell'Athos.

Per quanto riguarda gli uomini d'affari russi che donano all'Athos, consiglierei loro di spostare la loro attenzione verso i monasteri della nostra Chiesa e investire nel loro restauro e ornamento. Abbiamo i nostri santi, il nostro Athos – i monasteri delle Solovki e di Valaam, il monastero della Trinità e di San Sergio; in Ucraina, c'è il monastero delle Grotte di Kiev. Se c'è un desiderio di donare i propri fondi a una causa gradita a Dio, allora abbiamo altrettanti luoghi santi di quelli della Montagna Santa, e forse anche di più.

Cosa succederà ai monaci russi sull'Athos? Per esempio, nel monastero di san Panteleimone, che è considerato russo fin dall'antichità? Come è noto, il presidente della Russia vi è ricevuto in base a un protocollo speciale. Dove devono fuggire i monaci?

Non devono fuggire da nessuna parte, ma dovrebbero continuare la loro esistenza e il loro lavoro lì. Non credo che qualcosa cambierà nello status del monastero.

Ma nel monastero di san Panteleimone è menzionato durante la Liturgia il nome del patriarca ecumenico. Allo stesso tempo, il monastero vive a spese dei donatori russi; è visitato da eminenti pellegrini da Igor' Sechin a Igor' Shuvalov. Dove andranno adesso?

Penso che sia anche questo un affare interno del monastero. Hanno un consiglio degli anziani e penso che, in questa situazione, prenderanno una decisione appropriata. Non vorrei sollecitarli, soprattutto attraverso i mass media, né prevedere le loro decisioni. Penso che loro stessi capiranno cosa sia meglio fare.

In estate in Grecia sono stati espulsi due diplomatici russi; ora la situazione si è aggravata in Ucraina. Si può dire che questi sono focolai semi-religiosi e semi-politici di conflitto tra la Chiesa russa e Costantinopoli. Considera che sia possibile l'emergere di altri problemi nell'Ortodossia mondiale a causa di questo confronto?

Per quanto riguarda la situazione che sta sviluppando nel mondo ortodosso come risultato delle azioni di Costantinopoli, a mio parere, un problema essenziale è quello che ieri ho descritto come il processo di auto-liquidazione del Patriarcato di Costantinopoli come centro di coordinamento per la Chiesa ortodossa.

Il patriarca Bartolomeo ha optato per uno scisma. Per molto tempo, il Patriarcato di Costantinopoli si è posizionato come coordinatore di attività inter-ortodosse di vario tipo. E noi siamo pronti a partecipare a queste attività. Per esempio, per oltre cinquant'anni abbiamo partecipato insieme ad altre Chiese ortodosse locali ai preparativi di un Concilio pan-ortodosso, che alla fine non ha mai avuto luogo. Vale a dire, ciò che ha avuto luogo è stato un Concilio, ma non pan-ortodosso.

Ma anche dopo il Concilio di Creta, che non è divenuto pan-ortodosso, la cooperazione tra le Chiese è continuata. Così, alla fine di agosto, il patriarca Kirill è andato dal patriarca Bartolomeo. C'è stata una lunga discussione, abbastanza fraterna nel suo tono, ma purtroppo non ha prodotto alcun risultato perché le parti sono rimaste "con i propri interessi".

I mass media greci hanno pubblicato una relazione stenografica dell'incontro tra il patriarca Kirill e il patriarca Bartolomeo. Questa trascrizione è affidabile?

Non ho confrontato la relazione stenografica pubblicata dai giornali con ciò che è sopravvissuto di quel discorso nella mia memoria. C'era una persona, un membro dello staff del Patriarcato di Costantinopoli, che prendeva note stenografiche. L'accordo iniziale era che il contenuto del discorso sarebbe stato strettamente confidenziale. Quando il patriarca Kirill ha parlato con la stampa all'aeroporto, non ha detto assolutamente nulla sul contenuto del discorso.

Quindi il Patriarcato di Costantinopoli ha deciso di organizzare ciò che ora si descrive con una parola non molto carina, un 'leak'. Non voglio commentare la qualità di questo trapelamento di notizie e il grado in cui corrisponde alla realtà di ciò che scrisse il funzionario del Patriarcato di Costantinopoli. Ma posso precisare: i negoziati svoltisi in agosto non hanno prodotto risultati e il Patriarcato di Costantinopoli ha preso una linea di ulteriore escalation del conflitto.

- E perché il Sinodo ieri non ha fatto un appello a una conferenza dei Primati di tutte le Chiese? Di fatto, ci sono state proposte del genere.

Tali proposte sono state fatte nella sessione precedente del Sinodo della Chiesa ortodossa russa. Tradizionalmente, le sinassi dei Primati sono convocate dal patriarca di Costantinopoli. Ma questi non ha ascoltato le voci delle Chiese locali e non ha espresso la volontà di convocare tale conferenza.

Ora sta agendo a partire dal paradigma secondo cui il patriarca di Costantinopoli è l'unico "proprietario" della Chiesa ortodossa; lui decide e tutti obbediscono.

Ma non c'è mai stata una cosa del genere nella Chiesa ortodossa. Ora Costantinopoli ha inventato una nuova teoria e ha agito secondo il paradigma summenzionato, ma noi non siamo d'accordo e non saremo mai d'accordo. Forse, il patriarca di Costantinopoli voleva sentirsi come "il papa di Roma" dell'Oriente ortodosso. Ma il papa di Roma ha smesso da tempo di usare i metodi che il patriarca di Costantinopoli usa nella predazione e nel saccheggio nei territori canonici di altre Chiese locali.

Avendo optato per uno scisma, il patriarca di Costantinopoli ha coscientemente rifiutato il diritto di essere nominato il centro di coordinamento per le Chiese ortodosse. Noi non abbiamo più un centro di coordinamento: ne creeremo un altro, o vivremo senza un centro di coordinamento proprio come abbiamo fatto fino agli inizi del XX secolo.

La Chiesa ortodossa russa può diventare ora la prima tra gli uguali?

Noi non rivendichiamo alcun posto al di sopra di quello che occupiamo ora nei dittici delle Chiese ortodosse. Abbiamo una vera Chiesa e un vero gregge. Come saranno costruite le nostre ulteriori relazioni con Costantinopoli e le altre Chiese dipenderà dalla totalità dei fattori, ma certamente non risponderemo a ogni sfida che ci viene lanciata.

A giudicare da ciò che abbiamo visto nella trascrizione del discorso dei patriarchi Bartolomeo e Kirill, si sono scontrate due narrative – una condizionatamente liberale da parte di Costantinopoli e uno condizionatamente conservatrice da parte della Chiesa ortodossa russa. Non le sembra che con il tempo possano emergere due famiglie di Chiese ortodosse? In parole povere, quella greca ne rappresenterà una e quella russa starà per un'altra?

Non lo escluderei, anche se non voglio fare previsioni e spero vivamente che l'unità della nostra Chiesa ortodossa sopravvivrà. La domanda è come sarà organizzata strutturalmente. Ma non abbiamo una risposta a questa domanda ora.

Ricordiamo che esisteva un paese: l'Unione Sovietica. Questo paese aveva un presidente. A un certo momento, questo presidente si è autodistrutto e ha annunciato che il paese si era disintegrato e che lui non era più il presidente. Qualcosa di simile è successo ora. Abbiamo avuto un primo tra pari: il patriarca di Costantinopoli, da cui ci riunivamo, con il quale ci consultavamo e coordinavamo varie questioni ortodosse comuni. Ora questi si è autodistrutto come centro coordinatore.

Come vivremo più oltre? Penso che sopravvivremo anche senza un simile centro. Non è il primo caso nella storia – qualcosa di simile è accaduto alla metà del XV secolo quando il patriarca di Costantinopoli entrò in unione con Roma mentre gli altri patriarchi non lo riconoscevano, e vivemmo per qualche tempo senza alcun patriarca canonico di Costantinopoli. Da quel momento la Chiesa russa autocefala ha iniziato la sua vita.

C'è stato un momento nel 1996, quando Costantinopoli ha invaso l'Estonia, e abbiamo interrotto i rapporti. E anche ora, un tale momento è arrivato. Pertanto, come dice l'Ecclesiaste, "Non c'è nulla di nuovo sotto il sole".

Sui canali televisivi russi, il patriarca Bartolomeo è definito quasi direttamente un fantoccio americano. Ma voglio sapere qual è esattamente il ruolo svolto dagli Stati Uniti in questa storia.

Penso che gli Stati Uniti giochino un ruolo, se i consiglieri del presidente americano vengono in Ucraina e dichiarano apertamente il sostegno all'autocefalia.

Molto presto, tuttavia, il patriarca di Costantinopoli dovrà affrontare il problema dell'autocefalia della Chiesa americana. Molti credenti negli Stati Uniti, inclusi i vescovi nella struttura all'interno della giurisdizione del patriarca Bartolomeo, si rendono conto che il rapporto tra la Chiesa americana e il patriarca di Costantinopoli è piuttosto condizionale, e si chiedono perché ci possa essere un'autocefalia in un'Ucraina indipendente e non ce ne possa essere una in un paese non meno indipendente: gli Stati Uniti.

Ma questo sarà un altro stadio nello sviluppo del conflitto avviato dal patriarca di Costantinopoli, che ha portato al suo ritiro dall'unità ortodossa.

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