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  Sulla conferenza ortodossa del 1948 a Mosca

dell'arciprete Andrew Phillips

Centro analitico di san Basilio il Grande, 1 giugno 2018

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Introduzione: lo sfondo geopolitico

In quattro incursioni tra il 13 e il 15 febbraio 1945, 1249 bombardieri delle forze aeree britanniche e statunitensi sganciarono quasi 4.000 tonnellate di esplosivi sulla città della cultura, Dresda, nella Germania orientale. Circa 25.000 civili tedeschi morirono bruciati nella tempesta di fuoco causata da questo atto criminale, compiuto in parte per intimidire la vicina Armata Rossa, il vero vincitore contro i nazisti. Pochi mesi dopo forse duecentomila civili giapponesi furono massacrati dalle bombe atomiche statunitensi lanciate su Hiroshima e Nagasaki per ordine del presidente Truman. Questo avvenne in parte per la stessa ragione: intimidire l'Unione Sovietica. Fu così che iniziò la chiusura di ciò che Churchill descrisse in seguito il 5 marzo 1946 a Fulton, nel Missouri, come "la cortina di ferro". In realtà era un termine che aveva preso dall'egualmente russofobo ministro nazista della propaganda, Joseph Goebbels, che lo aveva già usato per l'Unione Sovietica.

arciprete Andrew Phillips (ROCOR, Inghilterra)

Gli eventi del 1948: l'Oriente schiavizzato e l'Occidente schiavizzato

Tre anni dopo, nel luglio 1948, con la guerra fredda in pieno svolgimento, la Chiesa ortodossa russa perseguitata organizzò una conferenza ortodossa internazionale a Mosca per celebrare il 500° anniversario della sua indipendenza. La Chiesa tenne questa conferenza ma le autorità atee cercarono di influenzare il suo ordine del giorno. Così, cercarono di fare pressioni sulla Chiesa per istituire un Congresso Mondiale delle Chiese a gestione sovietica, per organizzare un "ottavo Concilio ecumenico", per abbandonare il calendario ortodosso per il calendario occidentale, come aveva già fatto il patriarcato di Costantinopoli sotto pressione anglicana con un "regalo" di 100.000 sterline nel 1923 al patriarca massone filo-britannico Meletios (Metaksakis), per condannare e isolare la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia e per dichiarare il cattolicesimo un'eresia. Ciò avrebbe condannato l'ideologia essenzialmente occidentale del fascismo, promossa dal Vaticano. (Tutti i paesi cattolici d'Europa erano stati fascisti durante la seconda guerra mondiale, e Mussolini e Hitler, le cui morti erano state accolte con condoglianze dal governo cattolico irlandese, erano entrambi cattolici nominali).

durante la conferenza ortodossa a Mosca nel 1948

Tuttavia, questi tentativi di costringere la Chiesa ortodossa russa all'interno della Russia a istituire un Concilio Mondiale delle Chiese ecumenista e a gestione sovietica, a tenere un "ottavo Concilio ecumenico", ad abbandonare il calendario ortodosso e a condannare la Chiesa fuori dalla Russia fallirono, e per di più la Chiesa respinse l'ecumenismo. Un ruolo importante in questa conferenza, al tempo stesso di resistenza agli atei e di proclamazione delle verità ortodosse, fu interpretato dal futuro san Serafino di Sofia (+1950), che era stato l'arcivescovo della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia in Bulgaria fino al 1945 ed è uno dei tre santi canonizzati della Chiesa fuori dalla Russia, insieme a san Giona di Hankou (+ 1925) e a san Giovanni di Shanghai (+ 1966). Grande teologo ortodosso e sostenitore della monarchia, espresse eloquentemente la visione del mondo ortodossa, contribuì a respingere l'ecumenismo e il modernismo e difese il calendario ortodosso.

Inoltre, due degli altri obiettivi della Chiesa nella conferenza furono parzialmente raggiunti. Questi includevano l'instaurazione di rapporti più stretti tra le Chiese ortodosse locali e il ripristino dell'autorità della Chiesa ortodossa russa, persa a seguito della persecuzione ateista dal 1917, con conseguente caos nel resto del mondo ortodosso. Tuttavia, la conferenza del 1948 fu frequentata praticamente solo dai delegati ortodossi delle aree europee controllate dai sovietici. Non era pan-ortodossa. È deplorevole che Stalin abbia cercato di usare la Chiesa russa asservita all'interno della Russia per influenzare le Chiese ortodosse dell'Europa orientale e i patriarcati di Gerusalemme, Antiochia e Alessandria in conformità alla politica sovietica. In risposta, gli americani, che avevano rimpiazzato gli inglesi ormai in bancarotta come poliziotti e impositori dell'ordine mondiale occidentale, in particolare nel Pacifico e nel Medio Oriente, decisero di rilanciare la precedente manipolazione britannica del patriarcato di Costantinopoli, ma in un modo più brutale, da cowboy.

il patriarca Maximos V (Vaportzis) di Costantinopoli

Così, nel 1948, l'aeroplano personale del presidente Truman atterrò a Istanbul. Dentro c'erano spietati agenti del governo USA, venuti a rapire il patriarca Maximos V (Vaportzis) di Costantinopoli. Come mi disse più tardi il suo arcidiacono e testimone oculare, il vescovo Ireneo di Birmingham, Inghilterra (+2009), il patriarca della tradizione filo-ortodossa fu minacciato e gli fu ordinato di salire sull'aeroplano, altrimenti sarebbe, nel migliore dei casi, scomparso. Così fu mandato in esilio in Svizzera fino alla sua morte nel 1972. Fu sostituito dal burattino statunitense, l'ambizioso arcivescovo Atenagora d'America, un greco nazionalista, ecumenista e modernista. Subito dopo questi fu debitamente trasportato a Istanbul con lo stesso aereo presidenziale. La deposizione, ovviamente non canonica, del patriarca filo-ortodosso Maximos e la sua sostituzione non canonica hanno portato alla schiavitù del patriarcato di Costantinopoli al Dipartimento di Stato americano fin da allora. Pertanto, la recente conferenza di Creta del 2016 è stata solo un episodio di quella saga durata settant'anni.

La situazione di oggi: l'Oriente libero e l'Occidente schiavizzato

Oggi, con il comunismo scomparso da tempo, la Chiesa ortodossa rinata in Russia è libera, come testimonia l'unità tra essa e la Chiesa fuori dalla Russia, proclamata nel 2007. Purtroppo, però, il Patriarcato di Costantinopoli e quelli che ora dipendono non dai dittatori atei, ma dagli ambasciatori statunitensi atei nell'Europa orientale che nominano i patriarchi locali, non sono ancora liberi. Di fatto, negli ultimi anni i loro burattinai a Washington e il loro vassallo l'Unione Europea hanno lanciato una nuova guerra fredda contro la Federazione Russa e la Chiesa ortodossa russa, come si è visto in Romania e in Serbia e, per esempio, nello scisma di Sourozh del 2006, aggressivamente promosso dall'establishment britannico che usa il patriarcato di Costantinopoli. I burattinai statunitensi hanno sempre sfruttato e asservito il patriarcato di Costantinopoli, lusingando la vanità ellenica nazionalista e incoraggiando il sogno ad occhi aperti dell'imperialismo greco, morto nel 1453 nonostante le fantasie in senso contrario.

Questo è stato visibile di recente, in particolare a Creta nel 2016, e nell'Ucraina occupata da stranieri e, proprio come la Germania nazista, ultranazionalista ed essenzialmente neo-pagana. Il metodo e lo scopo dell'Occidente è sempre stato quello di dividere e dominare, come la Roma pagana, di cui è l'erede, come si può vedere dall'architettura stessa della Casa Bianca a Washington. Dividere e dominare l'intera Chiesa ortodossa, come Hitler ha provato a fare in Ucraina, e imporre ovunque il calendario occidentale, è il grande obiettivo che sfugge ancora ai neocon a Washington. Oggi sono loro a definire l'ideologia dell'élite occidentale, come facevano i loro antenati spirituali, gli organizzatori delle crociate dei cavalieri franchi e teutonici. A quel tempo, questi ultimi furono contrastati per oltre due secoli dai campioni dell'Ortodossia, sant'Alessandro Nevskij (+1263), San Gregorio Palamas (+1359) e San Marco di Efeso (+1444): oggi noi veneriamo la loro sacra memoria come nostri antenati spirituali, perché l'unità ortodossa è sempre stata internazionale e coerente.

La nostra speranza nella ROCOR è che la Chiesa ortodossa russa ora liberata, riunificata e multinazionale, che rappresenta il 75% di tutti gli ortodossi nel mondo, possa finalmente essere riconosciuta a livello internazionale come il leader de jure del mondo ortodosso, il vero "patriarcato ecumenico", come a lungo è stata di fatto. Tuttavia, tale leadership è possibile solo a condizione che gli ortodossi russi non cadano in una tirannia in stile occidentale. La Terza Roma non è né il Terzo Reich, né la Terza Internazionale. Essere la Terza Roma significa servire, non tiranneggiare. Noi ortodossi russi difendiamo la sovranità e quindi l'amicizia delle nazioni, non la distruggiamo per trasformare gli altri popoli in nostri vassalli e colonie. Allo stesso modo, come Chiesa della santa Rus'multinazionale, dobbiamo resistere alla malattia eretica del meschino nazionalismo provinciale, noto come "filetismo", a lungo endemico nei Balcani e nell'Ucraina occidentale. E, infine, dobbiamo resistere alle tentazioni politiche della falsa spiritualità dell'ecumenismo e delle sue politiche di potere, che pongono la diplomazia al di sopra della Verità.

Possiamo farlo mostrando la natura multinazionale e multilingue della nostra santa Rus' e indicendo una nuova conferenza ortodossa a Mosca (forse nel monastero restaurato della Nuova Gerusalemme). Ciò è necessario per contrastare gli errori e i compromessi ecumenisti, modernisti e nazionalisti anti-ortodossi promulgati a Creta nel 2016 e per avviare la Chiesa ortodossa sul suo percorso missionario. Il compito della Chiesa non è politico, ma pastorale; il nostro compito non è quello di comandare, ma di servire. In questa conferenza possiamo invitare tutti a pentirsi e a ritornare al calendario ortodosso e ad altre tradizioni, in modo da far terminare gli scismi dei vecchi calendaristi nelle Chiese del nuovo calendario. Nonostante i loro nomi, né la conferenza di Mosca nel 1948, né la conferenza di Creta nel 2016 sono state pan-ortodosse. Ecco un'opportunità per organizzare una conferenza pan-ortodossa vera e politicamente libera, che, se ispirata dallo Spirito Santo, potrebbe in seguito essere riconosciuta come un Concilio.

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