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  L'Occidente, la globalizzazione, l'estremismo e il cristianesimo ortodosso

dal sito Orthodox England

2005

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Là morì una miriade,

E dei migliori tra loro...

Per una civiltà rovinata...

Ezra Pound, Hugh Selwyn Mauberley (1920)

Prefazione: la globalizzazione

Oggi è comune parlare di "globalizzazione", il fenomeno dell'internazionalizzazione, condannato da alcuni come un male, salutato da altri come una panacea per tutti i problemi del mondo. Solo pochi anni fa lo stesso fenomeno era chiamato "americanizzazione", prima era chiamato "occidentalizzazione" e prima ancora "europeizzazione".

Oggi, a questo fenomeno viene dato il nome di "globalizzazione", perché ora è reciproco. Mentre una volta la tecnologia, i prodotti e le idee occidentali uscivano dall'Occidente, oggi la tecnologia, i prodotti e le idee di tipo occidentale vengono restituiti ai paesi "occidentali" dai paesi che ne furono gli originari destinatari. Per esempio, negli ultimi vent'anni la Cina si è "occidentalizzata" e un'enorme parte dei beni di consumo occidentali è ora prodotta in Cina. Ma quando è iniziato questo processo di civiltà unitaria mondiale? Quando è stato che 'l'Occidente' ha assunto il predominio sul resto del mondo? Quand'è che il mondo ha iniziato a essere "occidentalizzato"?

Le radici della globalizzazione: "L'europeizzazione dell'Europa" [1]

'Il fatto singolare che in Europa sia avvenuta la "svolta" per l'economia industriale, che siano state l'Europa e le "neo-Europe" diffuse in tutto il mondo che hanno sconvolto l'equilibrio tra le civiltà tradizionali e hanno impostato la riduzione del mondo a un singolo regime sociale ed economico, è stato spesso attribuito alle "origini" della civiltà europea sia nell'antichità classica sia nella religione cristiana. L'inizio della "supremazia europea"... inizia qui tra l'undicesimo e il dodicesimo secolo, con la nascita dell'Europa stessa...'

R. Moore, The First European Revolution, c. 970-1215, p.197-8

Sebbene nel medioevo le tecnologie dell'Europa occidentale fossero spesso inferiori a quelle di altre civiltà, all'epoca della riforma protestante all'inizio del XVI secolo, l'Europa occidentale era diventata la civiltà mondiale dominante.

Così, l'Europa occidentale parla etnocentricamente nei secoli XV e seguenti della "scoperta" del "Nuovo Mondo", di civiltà in cui altri esseri umani avevano vissuto per migliaia di anni. Le loro popolazioni non avevano navigato in viaggi di esplorazione per 'scoprire' l'Europa occidentale, ma gli europei occidentali sono andati a scoprire queste civiltà da se stessi. Inoltre, gli "occidentali" si sono immediatamente messi a schiavizzare, colonizzare e "occidentalizzare" tali civiltà, ricreandole a loro immagine. Lo sviluppo di questa arroganza culturale iniziò molto prima della riforma protestante e prima che Colombo salpasse per le "Indie occidentali": di fatto, risale all'XI secolo.

Anche se la parola "europeo" apparve per la prima volta nella sua forma latina nell'ottavo secolo, dopo la vittoria di Carlo Martello sugli invasori musulmani a Tours [2], fu solo nell'XI secolo che l'Europa occidentale iniziò ad immaginare di avere l'esclusiva della 'cristianità'. Come ha scritto lo storico secolare R. I. Moore: "L'Europa nacque nel secondo millennio dell'era volgare (sic), non nel primo". [3] In effetti, questa "cristianità" non era una "cristianità", ma solo una "occidentalità" o "dominio dell'Europa occidentale". Fino a quel momento l'Europa occidentale era semplicemente stata parte di un cristianesimo molto più grande, con il suo centro a Gerusalemme. Persino l'impero carolingio degli inizi del nono secolo era stato solo un successore fallito dell'Impero Romano d'Occidente. Fino all'XI secolo tutti erano cristiani ovunque, non solo gli occidentali. Che cosa successe allora in questa rivoluzione dell'undicesimo secolo, che fu la vera "nascita dell'Occidente"? In che modo l'Europa stessa divenne "europeizzata"?

Come hanno sottolineato numerosi storici secolari ed ecclesiastici, "l'europeizzazione", la rivoluzione che aveva creato la nuova "occidentalità", era basata sull'uniformità e sulla conformità, mentre le vecchie pratiche ortodosse dell'Occidente scomparivano sotto il peso delle novità rivoluzionarie, della conformità. Questa conformità emanava dai nuovi papi tedeschi a Roma dopo la metà dell'undicesimo secolo. Per esempio, confrontando il primo millennio con la rivoluzione dell'undicesimo secolo, lo storico Robert Bartlett ha scritto: "Il mondo dell'alto Medioevo era un mondo di diverse culture e società locali. La storia dell'undicesimo, dodicesimo e tredicesimo secolo è di come quella diversità è stata, in molti modi, sostituita da un'uniformità". [4] Ha sintetizzato questa rivoluzione come segue: "All'incirca a partire dal 1050 Roma creò così una nuova uniformità istituzionale e culturale nella Chiesa occidentale". [5]

L'identità di questa occidentalità fu confermata nel 1054, quando il centro ideologico dell'Europa occidentale a Roma si staccò dalle radici del cristianesimo e dalla maggioranza dei cristiani, nel Medio Oriente, nei Balcani e nell'Europa orientale. Come ha affermato lo storico J. M. Roberts nella sua opera trionfalista, The Triumph of the West: "Fino all'XI secolo questo permise una grande varietà pratica e locale nella pratica religiosa dell'Europa occidentale... Tutto questo cambiò, tuttavia, con il sorgere delle pretese del papato medievale che diede un'intransigenza piuttosto nuova al cristianesimo occidentale, offrendogli una nuova uniformità e potenza". [6] R. I. Moore, l'esperto europeo sullo sviluppo della persecuzione e dell'intolleranza in Occidente a partire dall'undicesimo secolo, ha scritto: "La riforma papale dell'undicesimo secolo è stata precisamente, in uno dei suoi aspetti più centrali, una lotta per imporre l'autorità romana sulla tradizione locale". [7]

Gli ideologi occidentali iniziarono così la fusione tra Gerusalemme, fonte della Fede e sede della Risurrezione, e la filosofia razionalizzante dell'Atene pagana, in particolare quella di Aristotele. Questo movimento fiorì in Europa occidentale nel XII e XIII secolo. Usando i maestri musulmani ed ebrei in Spagna e Catalogna come fonte per il trasferimento della filosofia pagana, gli studiosi sostituirono Cristo, il Figlio di Dio, la seconda persona della santa Trinità, con Gesù, un semplice insegnante ebreo. L'influenza di Aristotele fu fatale. Come osserva lo storico Josep Fontana: Aristotele consigliò ad Alessandro (il Grande) di trattare i greci come amici e i barbari 'come se fossero piante e animali'. Aristotele assegnò alle donne un ruolo puramente passivo nella concezione come incubatrici del potere riproduttivo degli uomini. [8] Così, la superiorità morale del cristianesimo fu sommersa dal vecchio e crudele paganesimo del passato.

La natura essenziale di questo nuovo Occidente 'razionale' era nella lotta per il cambiamento esterno, per il progresso tecnico e materiale. Questa idea occidentale era in contrasto con l'idea (e la realtà) cristiana della lotta per il cambiamento interiore, il miglioramento, il progresso spirituale. Quindi, l'interno fu sostituito con l'esterno. Per esempio, nell'undicesimo secolo, l'Occidente doveva ancora scoprire l'arte di costruire grandi navi, la scienza della metallurgia, le scoperte della carta e della polvere da sparo. I cinesi, d'altra parte, avevano scoperto tutte queste cose fino a mille anni prima. Tuttavia, quando l'Occidente le scoprì, non ne fece lo stesso uso dei cinesi; li usò per cambiamenti esteriori, cambiamenti tecnici e materiali, non per lo sviluppo dell'anima.

Così, l'Occidente usò tali scoperte e invenzioni per sviluppare un nuovo tipo di società, basato sul desiderio di trasformare il mondo a immagine dell'uomo occidentale e della sua filosofia razionalista. Questo fu seguito dal desiderio occidentale di imporre queste tecnologie agli altri; in altre parole, iniziò l'occidentalizzazione. Allo stesso modo, gli arabi, aiutati dagli ebrei, portarono in occidente i numeri indiani, la filosofia greca pagana, la chimica e l'algebra. Tuttavia, in ogni caso, l'Occidente fece un nuovo uso di queste tecniche, diverso dall'uso di quelli che le avevano inventate o scoperte per la prima volta.

Una critica dell'Occidente

Alla domanda di un giornalista a Londra su cosa ne pensasse della "civiltà occidentale", il Mahatma Gandhi rispose: "Penso che sarebbe un'ottima idea".

L'occidentalizzazione del mondo non occidentalizzato ebbe inizio anche prima che tutta l'Europa occidentale fosse stata "occidentalizzata". Non appena l'Italia del sud e l'Inghilterra furono occupate, ma prima di conquistare il Galles, la Scozia, l'Irlanda, la Scandinavia, l'Europa dell'Est e la maggior parte della penisola iberica, già alla fine del secolo XI, il nuovo Occidente lanciò le crociate colonialiste, le sue prime (e fallite) conquiste territoriali. Successivamente, avrebbe proseguito con le scoperte di maggior "successo" (di successo solo da un punto di vista europeo) dei "Nuovi Mondi", delle Americhe e in seguito dell'Australasia.

Una volta che l'Occidente ebbe fatto queste scoperte, iniziò a rivolgere la sua attenzione verso l'occidentalizzazione delle altre civiltà. La prima fu la Russia, con l'apparizione degli umanisti occidentali "giudaizzanti" di Novgorod nel quindicesimo secolo, l'entourage occidentale di Ivan il Terribile nel sedicesimo secolo e infine la politica di Pietro I alla fine del diciottesimo secolo. Poi ci fu la civiltà dell'India, occidentalizzata dalla fine del XVIII secolo, il Giappone e la Cina dalla seconda metà del XIX secolo, poi Turchia, Iraq e Iran, tutti dalla prima metà del XX secolo.

Ognuna di queste civiltà reagì in due modi diversi all'influenza occidentale. Da una parte, ci furono quelli che accolsero l'occidentalizzazione, dall'altra quelli che lo rifiutarono. Così, nella Russia del XIX secolo, le classi colte si divisero in occidentalizzatori e slavofili. Più tardi, in Giappone, parlarono di "prendere la scienza occidentale, ma mantenendo la moralità orientale". All'inizio del ventesimo secolo i cinesi produssero la rivolta anti-occidentale dei Boxer, seguita dalla rivoluzione anti-occidentale comunista, seguita dall'adozione generalizzata del capitalismo occidentale negli ultimi due decenni, che ha prodotto la conquista commerciale cinese dell'Occidente. I turchi ottomani si opposero all'Occidente fino al 1922, quando sotto il loro leader occidentalizzante, Ataturk, accettarono uno stato laico (=occidentale). Per quanto riguarda gli iraniani, si sono occidentalizzati in modo prodigioso fino al 1979, quando è seguita una reazione anti-occidentale. Al momento attuale sono queste reazioni estremiste musulmane che continuano a fare notizia, da Baghdad a New York, da Washington a Teheran, da Gaza a Londra, da Istanbul all'Africa orientale, dalla Nigeria all'Indonesia, dall'Afghanistan al Pakistan, dall'Arabia Saudita al Sudan.

È vero, c'è molto da ammirare nella civiltà tecnologica dell'Occidente. Tuttavia, siamo obbligati ad avere profonde riserve a riguardo. Nessuna civiltà che all'inizio del XX secolo abbia proposto come modelli due ebrei eretici, Marx e Freud, può essere un modello per i cristiani. Nessuna civiltà che abbia trasformato due guerre civili europee in due guerre mondiali può essere un modello per i cristiani. Nessuna civiltà che alla metà del XX secolo abbia condotto il mondo alla cultura del campo di sterminio e della bomba atomica può essere un modello per i cristiani. Parlando del 6 agosto 1945, il naturalista e pacifista francese Theodore Monod (1902-2000) concluse così: "L'era cristiana è finita con Hiroshima".

Ogni "giustificazione" per l'arroganza culturale occidentale verso gli altri è terminata quando alla fine si è rivelato che il suo cristianesimo era solo una pretesa, una finzione. Così, i nazisti hanno adottato i simboli di un passato pagano nazionalista pre-cristiano, "pre-occidentale". Per quanto riguarda i comunisti, questi hanno adottato i simboli di un futuro pagano internazionalista post-cristiano, "post-occidentale": Mosca, la Terza Roma, è divenuta la Terza Internazionale. I risultati del nazifascismo e del comunismo sovietico sono stati gli stessi: pagani.

E il mito occidentale del saper controllare il proprio destino termina con disastri naturali, come lo tsunami del 2004 in Asia, l'uragano del 2005 in Nord America e le incombenti catastrofi ecologiche e il riscaldamento globale. La civiltà occidentale chiaramente è profondamente sbagliata. Inoltre, come abbiamo mostrato sopra, i suoi difetti non risalgono a pochi decenni o generazioni o addirittura secoli: risalgono a circa un migliaio di anni, ai suoi inizi nell'undicesimo secolo, quando abbandonò il Figlio di Dio, facendo di lui un semplice insegnante ebreo di Aristotele.

Vedute estreme dell'occidentalizzazione

Quando un portavoce latino (al Concilio di Firenze) aveva invocato Aristotele, uno degli inviati georgiani esclamò esasperato: 'E che dire di Aristotele? Non me ne importa un fico del vostro fine Aristotele'.

J. Gill, The Council of Florence, Cambridge 1959, p.227

Qual è allora l'atteggiamento ortodosso nei confronti dell'Occidente? Tra gli stessi ortodossi, si possono trovare piccoli gruppi con opinioni estremiste, davvero settarie, su questa questione. Questi piccoli gruppi possono essere definiti come resistenti e modernisti.

a) I resistenti

In primo luogo, c'è chi rifiuta tutto ciò che è occidentale e mantiene una sorta di ghetto, che rifiuta tutto il mondo moderno. Tali gruppi sono di solito ai margini delle Chiese ortodosse e anche al di fuori di esse, per esempio tra i vecchi credenti russi in Alaska e in Australia, o i vecchi calendaristi greci in Grecia. Questi preferiscono condannare in modo censorio tutto ciò che è "occidentale", e tuttavia, per ironia della sorte, usano la tecnologia occidentale (carta stampata, radio, siti web) per comunicare le loro ideologie. I loro punti di vista sono permeati da un fariseismo e nazionalismo censorio e ritualista, da una condanna negativa, settaria e donatista del mondo intero, oppure dall'insicurezza spirituale e dalla debolezza aggressiva della mentalità "convertita" dei neofiti.

b) I modernisti

All'altro estremo ci sono i modernisti, molto più rumorosi, che desiderano riconciliare l'Ortodossia con l'umanesimo occidentale. Tali intellettuali, che hanno un controllo quasi totale dei media ortodossi in Occidente, sono stati particolarmente prominenti nella Chiesa russa. Esattamente cento anni fa, dal 1905 in poi, sono venuti alla ribalta diversi individui di tipo protestante, riformista, gnostico e persino occultista e massonico. Il primo di questi fu il prete deposto Georgij Gapon, che guidò dimostrazioni rivoluzionarie nel 1905. Dopo il 1917, un loro intero gruppo si fuse insieme: divennero noti come rinnovatori. Il loro capo più eminente fu Aleksandr Vvedenskij, la cui ideologia era in parte sostenuta dal filosofo padre Pavel Florenskij.

Tuttavia negli anni '20 la maggior parte di questi attivisti fu esiliata dal governo sovietico, specialmente a Parigi. Questi includevano intellettuali come padre Sergij Bulgakov, Georgij Fedotov, Nikolaj Berdjaev, Pavel Evdokimov e vari altri filosofi. Dopo la seconda guerra mondiale, altri intellettuali, sia a Parigi che a New York, si sono addentrati ancora più profondamente nell'ecumenismo anti-ortodosso, nell'uniatismo e in un "modernismo" ormai molto datato. Tra questi c'erano il defunto metropolita Antony Bloom, Alexander Schmemann, John Meyendorff, il filioquista educato dai gesuiti, padre Boris Bobrinskoj, e laici, come i modernisti Dmitrij Pospelovsky, John Chekan, Nikita Struve, Olivier Clement (amato dai cattolici romani, ignorato dagli ortodossi), Elisabeth Behr-Sigel (amata dai protestanti, ignorata dagli ortodossi) e molti altri seguaci minori. Anche se ora molto anziani, alcuni di loro sono ancora vivi.

Negli ultimi anni, questo tipo di Ortodossia occidentalizzata è riemersa in Russia. Pensiamo in particolare alla figura tragica di padre Aleksander Men'. Le sue opere sincretistiche e gnostiche, pubblicate (e lette quasi solo) dai cattolici romani, sono ai limiti dell'eresia, specialmente nelle loro interpretazioni incredibilmente ateiste delle Sacre Scritture. Poi c'è il semi-battista padre Georgij Kochetkov, con il suo straordinario "orgoglio neo-rinnovazionista" (parole del patriarca Alessio di Mosca, che a un certo punto negli anni '90 fu costretto a sospenderlo). Questa piccola setta include diversi ecclesiastici, per esempio i padri Vitalij Borovoj, Aleksandr Borisov e Georgij Chistjakov, così come laici, come S. S. Averintsev e J. Krotov. [9]

Le caratteristiche principali di questo movimento sono copie deboli e cieche dell'umanesimo occidentale. Ciò include la promozione liberale (di sinistra) di un ecumenismo ormai superato (o profondamente protestante o profondamente cattolico romano), l'intercomunione (praticata da molti di loro), l'uso del calendario e dei cicli pasquali dei cattolici (il cosiddetto "nuovo calendario"), la volontà di "riformare" (cioè abbreviare e sfigurare) la liturgia ortodossa (proprio come i cattolici romani e gli anglicani hanno sfigurato le loro negli anni '60), passando al russo quotidiano nell'uso liturgico, rimuovendo le iconostasi (questo movimento è in realtà mera archeologia ecclesiastica), celebrando la Proscomidia nel mezzo della chiesa, venerando Origene e altri eretici gnostici, negando l'esistenza dell'inferno e del diavolo, eliminando il sacramento della confessione, minimizzando l'esistenza del peccato e promuovendo le "diaconesse" (un'altra mossa protestante).

Il loro movimento razionalista e intellettuale è pro-occidentale, pro-massonico, pro-ebraico, e quindi anti-mistico, anti-monastico e anti-patristico (tranne nel senso astratto e intellettuale degli studiosi cattolici romani). Per i veri ortodossi in Occidente, le loro azioni sono straordinariamente antiquate. L'Occidente ortodosso di molto tempo avrebbe respinto un "modernismo" così incredibilmente datato.

Postfazione: il sentiero regale del cristianesimo ortodosso

La Chiesa di Dio vive non sull'opinione, ma sull'esperienza dei santi, come all'inizio così ai nostri giorni. Le opinioni delle persone intellettuali possono essere meravigliosamente intelligenti e tuttavia essere false, mentre l'esperienza dei santi è sempre vera.

San Nicola di Ocrida alla prima conferenza di Losanna del 1927

Fortunatamente, questi piccoli gruppi di estremisti, in Alaska, Australia, Grecia e Siberia, oppure a Parigi, New York, Helsinki, Mosca e San Pietroburgo, sono minuscoli. La maggior parte degli ortodossi ha una visione equilibrata.

Questa visione afferma che gli ortodossi possono usare la tecnologia occidentale, purché non comprometta l'integrità della nostra fede. Per esempio, già nel diciassettesimo secolo, il grande patriarca russo Nikon usava gli occhiali, frutto della tecnologia occidentale, ma non ha mai compromesso la fede ortodossa. Così manteniamo la Tradizione, ma siamo in grado di utilizzare la tecnologia esterna. Accettiamo per scopi pratici convenzioni stabilite al di fuori della Chiesa, come la divisione delle Sacre Scritture in capitoli del cardinale Hugo nel XIII secolo e le divisioni in versi del tipografo parigino Robert Estienne nel XVI secolo. Queste sono divisioni puramente occidentali, ma molto pratiche; non alterano in alcun modo la nostra comprensione ortodossa delle Scritture. La conclusione è che adottiamo ciò che è pratico nella tecnologia occidentale, rifiutando il materialismo occidentale, l'immoralità e l'irreligione.

Per quanto riguarda la visione ortodossa della storia occidentale e delle sue tragedie, sia da parte degli ortodossi dell'Europa orientale, dell'Europa occidentale o di qualsiasi parte del mondo, questa è stata espressa in modo molto eloquente da uno storico contemporaneo, Josep Fontana. Dal suo punto di vista: l'obiettivo più importante della visione eurocentrica della storia 'è sicuramente sottrarre la loro storia a grandi parti degli stessi popoli europei, nascondendo loro il fatto che ci sono parti diverse da quelle che sono state canonizzate come storia ufficiale. Si vuole anche nascondere loro il fatto di poter trovare una ricchezza di speranze e possibilità irrealizzabili in tale passato, nonché il fatto che gran parte di ciò che è stato loro presentato come progresso è solo una maschera per coprire varie forme di appropriazione economica e controllo sociale'. [10]

In altre parole, è anche nostro compito di ortodossi salvare e reclamare la storia dell'Ortodossia occidentale dalla mitologia occidentale secolare del secondo millennio, ripristinando così il suo significato cristiano ortodosso del primo millennio. Questo è stato il nostro obiettivo costante negli ultimi trent'anni, per il quale, naturalmente, abbiamo conosciuto solo calunnie e persecuzioni da parte degli estremisti. Ma questa è la via del mondo. 'Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me'. (Giovanni 15,18)

Note

[1] Cfr Conquest, Colonization and Cultural Change 950-1350, Robert Bartlett, Penguin 1993/4, cap. 11, pp.269-291.

[2] The Triumph of the West, J.M. Roberts, Guild Publishing by arrangement with the BBC, 1985, p. 121.

[3] The First European Revolution c. 970-1215, R. I. Moore, Blackwell, Oxford 2000, p. 1.

[4] Bartlett, p. 311.

[5] Bartlett, p.250.

[6] Roberts, p.98.

[7] The Formation of a Persecuting Society: Power and Deviance in Western Europe  950-1250, R. I. Moore, Blackwell, Oxford, 1987ss (14 edizioni in tutto), p. 69.

[8] The Distorted Past: A Reinterpretation of Europe, Josep Fontana, Blackwell, London 1995, pp. 5 e 11.

[9] Per un pieno resoconto della situazione in Russia, v. Seti "Obnovlennogo Pravoslavia" (Reti di "Ortodossia rinnovata"), in russo, Russkij Vestnik, Mosca 1995.

[10] Quanto è più appropriato parlare della 'tragedia' dell'Occidente piuttosto che del suo 'trionfo' (v. il titolo di Roberts nella nota 2, sopra)

[11] Fontana, p. 159.

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