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  Il Sinodo Pan-ortodosso di Creta – Dove andrà?

teologie.net

2 giugno 2016

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Padre Petru, come valuta i preparativi per il Sinodo pan-ortodosso di Creta e quale impatto crede che avrà nel mondo ortodosso? (Radio "Logos")

Come è noto, dal 16 al 26 giugno 2016, nell'isola di Creta (Grecia), è previsto che abbia luogo il "Santo e Grande Sinodo Pan-ortodosso", la cui idea è apparsa quasi un secolo fa, e che è in preparazione da oltre 50 anni. Anche se non resta molto tempo prima dell'apertura, e praticamente tutti i preparativi sono fatti, non vi è alcuna certezza che il Grande Sinodo possa anche solo aver luogo; e se comunque avrà luogo, già si intravede la sua irrilevanza storica e teologica.

Riconosco che da studente, quando ho sentito parlare dell'idea di un tale sinodo, ne sono rimasto molto entusiasmato e ne attendevo la convocazione con gioia indicibile. Senza essere influenzato da nessuno, e guidato solo da un "idealismo della sinodalità ortodossa" (che ancora non sapevo che non esiste!), mi sono battuto contro tutti coloro che avevano "visioni apocalittiche" di questo Sinodo e pensavo perfino di scrivere una tesi di dottorato sul tema. L'entusiasmo è riemerso nel 2009, quando si sono intensificati i preparativi per il Sinodo, anche se mi sembrava molto strano che i suoi documenti non fossero pubblici. La prima delusione, che ha sorpassato ogni gioia ed entusiasmo, è venuta dopo la Sinassi dei primati a Istanbul nel marzo 2014, dove hanno stabilito i principi organizzativi e il tema finale. La delusione totale è arrivata con la pubblicazione dei progetti dei documenti e i relativi dibattiti anemici. Ora, quando i giorni rimanenti prima del Sinodo sono contati, sto a guardare "freddo e immortale" questo spettacolo, sul quale cercherò di scrivere alcune parole.

Prima di passare ai miei pensieri su questo argomento, voglio dire che sono in gran parte d'accordo con le osservazioni del metropolita Hierotheos (Vlachos) sui regolamenti del Sinodo e sui documenti proposti. Pertanto, non ripeterò gli argomenti del distinto teologo e vescovo greco, ma cercherò di attirare l'attenzione su questioni che, a mio parere, non sono ancora state sufficientemente affrontate.

I. Che tipo di sinodalità (non) abbiamo

1. Sembra che al patriarcato ( "ecumenico") di Costantinopoli, che è in una situazione politica ed economica disastrosa, non importa cosa e come si discuta al Sinodo, ma solo che il Sinodo si svolga e che a presiederlo sia il patriarca di Costantinopoli. Questo intrigo dei gerarchi fanarioti vuole dare un riavvio all'autorità del trono di Costantinopoli (de facto Istanbul) e, se possibile, mostrare al mondo che gli ortodossi, come i cattolici romani, hanno un capo visibile sulla terra, e che per qualsiasi rapporto con la Chiesa ortodossa si deve passare attraverso il Fanar. Così si spiega il fatto che negli ultimi anni il patriarca Bartolomeo ha cercato di avvicinarsi ad alcuni dei primati delle Chiese e di condurre una politica più moderata verso la Russia e la questione ucraina, per non impedire l'organizzazione del Sinodo. Alla fine, gli unici satelliti di fiducia del patriarca di Istanbul sono l'arcivescovo di Cipro e quello dell'Albania, e di recente, dopo un vergognoso ricatto durato quasi due anni, il metropolita della Cechia e della Slovacchia. Si possono anche considerare come alleati (di secondo grado) del patriarca Bartolomeo il patriarca di Gerusalemme e il metropolita della Polonia.

Gli altri otto primati (su 14), che dirigono chiese veramente vive e attive, si occupano dei loro affari e non capiscono perché dovrebbero rafforzare l'autorità del patriarca di Istanbul, mimando una varietà di sinodalità pan-ortodossa che non esiste o, per lo meno, che non funziona. I primati a Mosca, Bucarest, Belgrado, Sofia, Tbilisi e Atene non richiederebbero mai l'approvazione o il parere del patriarca di Istanbul per stabilire relazioni dirette con il Vaticano o con qualsiasi organizzazione religiosa internazionale. Molto meno lo faranno i patriarchi di Alessandria e di Antiochia, che hanno sedi più antiche di quella di Costantinopoli e sanno molto bene che il primato del patriarca di Costantinopoli è legato ad alcune circostanze politiche oggi scomparse (poiché è scomparso l'Impero bizantino nella cui capitale aveva la sede) e quindi il primato stesso può essere messa in discussione.

2. Senza dubbio, la Chiesa ha bisogno di un Sinodo "pan-ortodosso" o "inter-ortodosso" per risolvere i molti problemi che si sono accumulati da 700 anni a oggi. Nel sec. XIV la Pentarchia (rimasta incompleta dopo lo scisma con Roma nel 1054) è stata superata dalla comparsa delle Chiese autocefale nei Balcani o semi-autocefale nelle terre romene, e nei secoli XV e XVI anche Mosca assume l'autocefala ed è poi elevata al rango di patriarcato, assumendo talvolta il ruolo di superpotenza ortodossa. In parallelo con l'ascesa delle nuove "Chiese nazionali" gli antichi patriarcati (Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme) sono stati a lungo sotto occupazione turca o araba, ottenendo alcuni diritti solo dopo la prima guerra mondiale.

In questo contesto, dobbiamo riconoscere che la Chiesa ortodossa di è disabituata a essere sinodale a livello pan-ortodosso o inter-ortodosso, e ogni Chiesa autocefala è guidata dai propri sinodi (locali), mantenendo un legame con gli altri ortodossi a livello dogmatico e liturgico, ma non istituzionale! Riconosciamolo o no, ma almeno dal 1453 in poi non esiste un'istituzione ecclesiale unica nel mondo ortodosso, e l'idea di rianimarla sembra già ingenua e anacronistica. Non lasciatevi ingannare da chi vi dice che le Chiese ortodosse locali (disperse e autosufficienti come sono ora) saranno in grado di organizzare qualcosa come il Concilio Vaticano II. E anche se lo organizzeranno, i preparativi prenderanno due o tre secoli, e le conseguenze saranno di gran lunga peggiori di quelle del Vaticano I e II messi insieme.

3. In considerazione di quanto sopra, con sincerità e vergogna troviamo che la Chiesa non è in grado di essere sinodale a livello pan-ortodosso, e in una certa misura, diventa sempre meno sinodale a livello locale. In questo contesto, penso che abbiamo bisogno di sviluppare più sinodalità locale, e che a livello pan-ortodosso si convochino solo sinassi annuali di primati. A proposito, anche se in modo velato, gli organizzatori del Sinodo di Creta hanno tramato proprio questo, producendo un regolamento che concede un voto a ciascuna Chiesa autocefala (in realtà al primate, che ha alle spalle una cornice decorativa di altri 24 vescovi senza diritto di voto). Pertanto, una sinodalità reale (secondo i canoni e i principi dogmatici) non esiste e non la possiamo vedere neppure a Creta! Non credo che possiamo cambiare molto in questo senso, ma bisogna almeno riconoscerlo.

Ecco perché sarebbe più realistico e pratico che ogni anno i primati si riunissero per segnalare e risolvere (nei limiti previsti dai canoni) le più importanti questioni organizzative, e che i documenti teologici siano sviluppati da commissioni inter-ortodosse e approvate a parte da ciascun Sinodo locale. Per un certo tempo, per allontanarsi un po' da ambizioni e complessi, questa sarebbe una soluzione molto più praticabile. Inoltre, sarebbe giusto e opportuno che questi sinassi dei primati fossero presiedute a turno da ciascun primate (come avviene nelle sedi della politica internazionale, in cui la leadership è tenuta a rotazione) e la sede della sinassi sia il paese che esercita la presidenza. L'ironia è che un tale modello (di ispirazione secolare) potrebbe esprimere molta più sinodalità rispetto ai comici tentativi di resuscitare alcuni modelli bizantini obsoleti.

Per essere più chiari sull'idea della "presidenza a rotazione" è molto importante capire che tipo di "primate ortodosso" possiamo avere o se in generale lo abbiamo (come lo ha il Vaticano). Fino al 1453 (soprattutto dopo il 1054, ma anche prima) il patriarca di Costantinopoli aveva un certo primato, assicurato dall'autorità imperiale, con la quale cercava di cantare insieme una sorta di "sinfonia", anche se avevano un minor numero di "strumenti musicali" e un minor numero di "ascoltatori". Ora Costantinopoli non esiste più, e il patriarca di Costantinopoli deve capire che non può vantare alcun primato pan-ortodosso, dal momento che è scelto solo da metropoliti che camminano in cravatta per le sale del Fanar e, fumando, sognano di servire in chiese divenute moschee. Naturalmente, non può avere una pretesa di "primato" né il patriarca di Mosca né quello di Romania, né alcun altro, perché può pascere su tutti solo chi è eletto da tutti! Nella Chiesa, non vi è alcun patriarca eletto da tutti gli ortodossi. E dal momento che tutti sono uguali, devono presiedere a rotazione. E quersto porrebbe fine a molte discussioni su "dittici", "primato" e "sedi". Solo che al momento nessuno è disposto a fare un tale "brainstorming". È molto più facile rompere la comunione eucaristica a causa di una diocesi formale in Qatar o per un insediamento formale di pellegrini a Gerico, piuttosto che calpestare il proprio egoismo ...

II. Il tema del Sinodo di Creta

1. Il primo problema è l'organizzazione. Come hanno giustamente sottolineato diversi vescovi greci, il Sinodo di Creta non sarà episcopale (come lo erano gli antichi Concili ecumenici e locali), ma di primati (assistiti da 24 vescovi senza diritto di voto personale). Inoltre, il Sinodo non discuterà soggetti diversi dai 6 stabiliti in precedenza e magari neanche quei documenti preparatori possono essere cambiati troppo. Allora, che senso ha convocare il Sinodo?

2. Dei sei temi proposti, solo il digiuno sembra abbastanza serio. Il tema del matrimonio non è stato accettato unanimemente, e quello sul rapporto con il resto del mondo cristiano (chiamato anche "documento ecumenista") ha suscitato e suscita ancora molte discussioni, date la lingua sincretistica e le visioni ecclesiologiche diluite che propaga. Pertanto, la Chiesa greca ha giustamente chiesto che i documenti sul matrimonio e sull'ecumenismo siano riveduti o ritirati dall'ordine del giorno. Ma se si ritirano anche quelli, che cosa rimane? Solo quel documento sul digiuno, che non risponde ad alcuna domanda o sfida attuale, e non fa altro che fissare la pratica monastica corrente, con timide esenzioni per laici e malati?

Per esempio, la bozza del documento sul digiuno messa a punto negli anni'70 proponeva l'annullamento del digiuno del mercoledì e del venerdì durante il periodo della Pentecoste (come si praticava nei secoli XI-XII), l'abbreviazione del digiuno dei santi Apostoli (a 8 giorni) e della Natività del Signore (a 20 giorni), l'annullamento del digiuno nei giorni di festa dei santi Apostoli della Dormizione se capitano di mercoledì o venerdì, etc. Ma ora, "per timore dei giudei", l'intero documento è stato rivisto e può essere ridotto alla seguente dichiarazione: anche se i vecchi canoni non menzionano né regolano i digiuni della Natività, dei santi Apostoli e della Dormizione, questi vanno rispettati accanto alla Grande Quaresima e coloro che hanno problemi di salute e non li possono tenere, si rivolgano al confessore per determinare una misura adatta per loro. Ma in realtà questo non era già chiaro senza questo Sinodo preparato per 50 anni? E con questo non otteniamo altro che tornare alla frase con cui abbiamo iniziato: che alcuni vogliono semplicemente che il Sinodo si tenga e che sia presieduto da "chi di dovere", anche se non deciderà nulla? Ebbene, in questo caso, lo possiamo rimandare per un po', come recentemente ha proposto la Chiesa bulgara! Perché, se si vuole un Sinodo serio, allora si devono discutere magari cose serie...

3. Una delle cose serie da discutere si riferisce, senza dubbio, all'organizzazione della diaspora. Le "Conferenze episcopali" che sono legittimate dal documento sulla diaspora non fanno altro che preservare questa sovrapposizione giurisdizionale (una mostruosità ibrida del tipo "struzzo-cammello"), che in tutto il mondo è presieduta da vescovi di Costantinopoli, anche se i greci sono in evidente minoranza o non esistono affatto (e l'intera diocesi "greca" è composta di transfughi da altre giurisdizioni). Perché, per esempio, in Italia o in Spagna la "Conferenza episcopale" non è presieduta dal vescovo romeno, dato il numero di parrocchie e di fedeli, e in Francia dal vescovo russo? Da quando il "primato di Costantinopoli" si estende su tutti i continenti, perfino a livello di delegati?

Naturalmente, la cosa più corretta sarebbe che il Sinodo di Creta, invece di approvare documenti astratti sull'organizzazione della diaspora o sui modi di proclamare l'autonomia, superasse semplicemente l'etnofiletismo e gli interessi politico-economici, e creasse alcune Chiese autocefale in Europa, America, Estremo Oriente e Australia, dove i vescovi locali, senza distinzione di nazionalità, eleggano per scrutinio segreto un primate e cerchino di dividere il territorio in piccole diocesi (senza stare tutti ammassati a Parigi o a New York). Queste diocesi delle nuove Chiese autocefale devono inglobare tutte le parrocchie del territorio, indipendentemente dalla nazionalità, i parallelismi giurisdizionali se ne devono andare. Non esiste un altro modo di organizzazione canonica della diaspora! E questo lo sanno tutti i patriarchi, ma non voglio intraprendere nulla di concreto.

4. Dopo che, alla riunione preparatoria a Chambésy (gennaio 2016), il tema del calendario è stato rimosso dall'ordine del giorno (perché i russi non sono disposti a passare al nuovo calendario, e quelli del nuovo non vogliono più tornare al vecchio), l'ordine del giorno del Sinodo è rimasto ancor più povero. Mancano temi di ordine liturgico, canonico o morale, anche se ci sono tanti problemi. Ancora due anni fa abbiamo riportato alcuni temi scottanti della vita ecclesiale, che ripeto ancora adesso:

• La necessità di una catechesi prima di ricevere il battesimo e gli altri sacramenti. Stabilire una pratica uniforme in tutta la Chiesa ortodossa.

• Norme sul (non) riconoscimento dei sacramenti compiuti al di fuori della Chiesa Ortodossa o delle sue strutture canoniche. Al momento, le Chiese non hanno una pratica uniforme (a volte accettano l'ordinazione del clero eretico e il loro battesimo, ma non di accettano l'ordinazione e neppure il battesimo degli scismatici).

• Uniformare testi e pratiche liturgiche (la rimozione del Tropario dell'Ora terza all'epiclesi, la questione della comunione alla Liturgia dei Presantificati, la lettura ad alta voce delle preghiere sacerdotali, stabilire norme generali relative alla preparazione per la comunisione e il legame tra la confessione e la comunione, la [non] santificazione delle icone, la differenziazione del tipico parrocchiale da quello monastico, i problemi legati ai funerali di alcune categorie di persone, ecc).

• Sviluppo di un nuovo sistema di letture bibliche (con brani tratti dal Vecchio Testamento a ogni Vespro e un nuovo sistema di suddivisione delle pericopi dell'Epistola e del Vangelo, in modo che i laici possano ascoltare in 2-3 anni l'intero testo del Nuovo Testamento. L'attuale sistema è progettato per i monasteri con servizi quotidiani e ha ancora molte carenze).

• Sistematizzare le regole canoniche del primo millennio. C'è una moltitudine di canoni obsoleti o che si contraddicono a vicenda, e l'organizzazione delle Chiese autocefale è troppo diversa. A questo proposito, sarebbe un utile nuovo "Pedalion", che deve essere approvato e implementato a livello pan-ortodosso.

• La società moderna si aspetta la formulazione di alcuni principi spirituali (e realistici allo stesso tempo), sulla contraccezione, sull'inseminazione artificiale o sul trapianto di organi.

5. Se il Sinodo non è in grado di prendere decisioni davvero rilevanti, faccia una sola cosa: riconosca l'ottavo [2] e il nono [3] Concilio Ecumenico, e non discuta nent'altro. L'idea di riconoscere i due Concili Ecumenici è stata formulata da molto tempo da parte di alcuni vescovi greci, poi è stata presentata formalmente dalla Chiesa serba. Ma i principali autori delle decissioni (Costantinopoli e Mosca), non volendo turbare il Vaticano, non hanno accettato tale questione nell'ordine del giorno, anche se potrebbe essere inclusa nella Dichiarazione finale del Sinodo, essendo un'importante confessione di fede. E se non si parlerà neanche di questo, non ci rimane che essere d'accordo con la Chiesa bulgara, che propone di rimandare indefinitamente il Sinodo.

Alcuni criticano i bulgari, che avrebbero provocato un nuovo scisma nella Chiesa. Ma penso che siano loro stessi (anche se partono da interessi locali, come quelli della diocesi di Adrianopoli/Odrin), alla fine, a evitare uno scisma ancor più grande che potrebbe nascere dall'approvazione cieca di un documento ecumenista, che porterà solo problemi e molta follia, in discussione l'autorità e l'accettazione di tutto il Sinodo. Naturalmente, un documento sul rapporto con le altre confessioni cristiane ortodosse è necessario e non può essere un documento fondamentalista (come forse alcuni vorrebbero). Allo stesso tempo, una volta che si chiama la Chiesa "Una", il plurale "chiese cristiane" applicato ai cattolici e soprattutto ai protestanti è inammissibile.

Tra l'altro, la Chiesa ortodossa romena non ha ancora delegato i 24 membri al Sinodo, né si è espressa ufficialmente sui documenti presentati per l'approvazione. Sembra che lo farà proprio alla vigilia, tradendo un certo timore e diffidenza nei confronti dei propri vescovi e fedeli. Ma fino a quando prenderà una decisione, forse anche uno solo dei vescovi potrà chiedere in generale se sia il caso di spendere 120.000 euro da parte di ogni Chiesa locale per un Sinodo che purtroppo è già fallito. Credo che a Creta si possa fare villeggiatura anche a meno di 500 euro al giorno per persona...

Note

[1] „nemuritor şi rece”, riferimento alla poesia Luceafarul di Mihai Eminescu.

[2] Nell'anno 879 si è tenuto un sinodo a Costantinopoli, che ha condannato l'eresia latina del "filioque" e qualsiasi modifica del Simbolo della fede. Questo sinodo ha tutte le caratteristiche di un Concilio Ecumenico (!) e per molto tempo è stato chiamato in Oriente "l'ottavo Concilio Ecumenico". Naturalmente, l'Occidente non ha riconosciuto questo Sinodo e non lo menziona nei testi di storia, e neppure i nostri plagiatori di manuali occidentali, allo stesso modo, parlano molto di questo Sinodo. Ma Teodoro Balsamon (sec. XII), Nilo di Salonicco (sec. XIV), Nilo di Rodi (sec. XIV), Simeone di Tessalonica (sec. XV), Marco di Efeso (sec. XV), Dositeo di Gerusalemme (sec . XVII), ecc, hanno considerato il Sinodo di Costantinopoli nel 879 come ottavo Concilio ecumenico. Facendo eco a questo, diventa molto chiaro che non ci può essere alcuna unione con i cattolici romani finché non ci sarà una condanna ufficiale da parte loro dell'aggiunta del "filioque". Ecco perché, anche i teologi ortodossi ecumenisti non sono d'accordo a dire la verità sull'ottavo Concilio Ecumenico, che si tiene sotto san Fozio, patriarca di Costantinopoli.

[3] Nell'anno 1351, sempre a Costantinopoli, si è tenuto un Sinodo che ha formulato l'insegnamento sulla grazia e sulle energie increate, proposto da san Gregorio Palamas. Per ragioni oggettive (!), al Consiglio non hanno potuto prendere parte altri delegati che quelli del patriarcato di Costantinopoli e del patriarcato di Antiochia. Ma a un sinodo precedente (1347) sullo stesso argomento, ha partecipato anche il patriarca Lazzaro di Gerusalemme, che in seguito ha firmato i decreti del Consiglio del 1351, insieme con il patriarca Ignazio II di Antiochia. Ben presto, la decisione del Sinodo è stato "ratificata" dai sinodi delle Chiese in Bulgaria, Serbia e Russia, e ricevuta senza obiezione da parte di tutte le Chiese ortodosse. Questo ha fatto in modo che Nilo di Rodi (sec. XIV), grande canonista e vescovo, considerasse il Sinodo del 1351 come "nono Concilio Ecumenico". Questa idea si è molto diffusa nei sec. XIV-XV, ma non c'erano le condizioni per la convocazione di un Sinodo più ampio, che confermasse il valore ecumenico del Sinodo del 1351, e più tardi, la situazione politica è peggiorata ulteriormente, tanto che la questione è stata definitivamente abbandonata, soprattutto perché nessuno aveva riserve sui dogmi proclamati a Costantinopoli al tempo delle controversie palamite.

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