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  Il metropolita Saba (Isber) risponde alla dichiarazione del patriarcato di Gerusalemme

Dal blog Notes on Arab Orthodoxy

18 luglio 2015

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Pochi giorni fa, il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme ha pubblicato una dichiarazione "per informare in modo sincero e veritiero le Chiese sorelle ortodosse e il proprio gregge" riguardo ad alcuni punti che non contengono alcuna verità sul suo attacco sul territorio canonicamente e storicamente appartenente alla cura pastorale del patriarcato di Antiochia secondo l'ordine ortodosso. La prima parte riassume la storia della nascita della parrocchia del Qatar fino alla nomina per essa di un arcivescovo. Si dice all'inizio della narrazione storica che essa "ha risposto a un invito da parte dei cristiani del Qatar, un territorio geografico all'interno della sua giurisdizione ecclesiastica", mentre in realtà è una parte di "tutto l'Oriente", il titolo del patriarcato di Antiochia dopo l'istituzione dei primi cinque patriarcati apostolici.

Ogni osservatore della storia della Chiesa sa che i Padri del IV Concilio Ecumenico, tenutosi a Calcedonia nel 451, avevano deciso "per riverenza verso la passione e risurrezione del Signore" di elevare la città di Gerusalemme, che a quel tempo era un soggetto vescovile del patriarcato di Antiochia, al rango di patriarcato. Nel corso del tempo, Antiochia le diede alcuni delle sue diocesi in modo che potesse avere un'esistenza patriarcale. Potremmo ricordare, per esempio, che Haifa era rimasta sede vescovile di Antiochia fino al XVIII secolo.

La dichiarazione afferma che i servizi per i cristiani del Qatar hanno avuto inizio "in chiese domestiche" e che "il patriarcato di Antiochia non aveva alcuna presenza" sul luogo. Il minimo che si possa dire di questo è che è una verità destinata a esprimere una menzogna. I servizi iniziarono nelle case - specificamente nella casa dell'ambasciatore americano, che a quel tempo era ortodosso - perché il Qatar non aveva ancora cominciato a consentire servizi religiosi cristiani. Questo è ciò che ha impedito alla Chiesa di Antiochia, nella persona del pastore della diocesi che sovrintendeva il Qatar, il metropolita Constantine Papastephanou, di fornire servizi liturgici regolari. Tuttavia, egli aveva fatto numerose visite a Qatar, durante le quali aveva tenuto servizi liturgici.

Se il patriarcato di Gerusalemme, con il sostegno dell'ambasciatore americano, è stato per anni in grado di fornire servizi liturgici regolari solo nelle case e non in un edificio designato, allora come può permettersi di ammonire la Chiesa sorella di Antiochia e di appropriarsi di ciò che è suo? Forse che la prassi ecclesiastica, canonica e fraterna - per non dire semplicemente l'amore - non le richiede di chiedere il permesso di fornire servizi religiosi per i fedeli che vivono in quel paese, come ha fatto la Chiesa russa, quando ha chiesto il permesso alla Chiesa sorella di Antiochia per costruire una chiesa a Sharjah per i russi che sono molto numerosi negli Emirati Arabi Uniti? E questo è proprio ciò che è accaduto. Oggi, alle liturgie negli Emirati Arabi Uniti, il sacerdote russo, secondo la tradizione ortodossa, ricorda il patriarca di Antiochia a fianco del patriarca russo, cosa che è un riconoscimento da parte della sua Chiesa che sta servendo i fedeli nel territorio antiocheno. Poi, dobbiamo chiederci se fornire servizi religiosi ai fedeli attraverso un sacerdote, un fratello da una Chiesa sorella, dà a tale Chiesa il diritto di considerare il territorio come proprio, di consacrare per esso un vescovo e di considerarlo come una dipendenza? Una cosa del genere si verifica solo tra potenze coloniali in conflitto!

In aggiunta a questo, si accusa la Chiesa antiochena di etno-filetismo, quando è proprio lei a servire tutti gli ortodossi che si trovano nel Golfo, provenienti da varie nazionalità, usando l'arabo, il greco e talvolta il russo e il romeno nella Divina Liturgia. In Nord America e in Australia, si usa l'inglese e la proporzione dei convertiti di oigine non araba sta raggiungendo il cinquanta per cento. Nel Sud e nel Centro America, i servizi divini sono stati da tempo tradotti in spagnolo e in portoghese.

La Chiesa di Antiochia, che Dio ha preservato dalla tentazione dell'etno-filetismo ed è acclamata in tutto il mondo per il ruolo significativo che continua a svolgere nel realizzare un'ecclesiologia ortodossa, è falsamente e calunniosamente accusata in questa dichiarazione di "porre il problema su base etnico-razziale". Andate pure avanti voi a ridere. Siamo davvero giunti alla fine dei tempi! Riderete ancora di più quando apprenderete che la dichiarazione di Gerusalemme basa la sua accusa su una lettera che non esiste, attribuita al Patriarca Giovanni X, che mette nella sua bocca parole che nessuna persona ortodossa che abbia ancora un briciolo di sanità mentale ha mai detto. Essi sostengono che egli stia pretendendo la supervisione pastorale degli ortodossi in Qatar perché "rappresenta la comunità ortodossa di tutti i paesi arabi, tra cui ad esempio l'Iraq, la Siria, la Giordania, il Libano, Gerusalemme, l'Egitto, il Bahrein, gli Emirati, l'Iran". L'Iran è un paese arabo? Non ne avevamo sentito parlare. Hanno scambiato il persiano per un'altra lingua!

Allo stesso modo chi è minimamente a conoscenza della realtà ecclesiale sa che l'Egitto e tutta l'Africa appartengono al Patriarcato di Alessandria, la cui fondazione è attribuita al Santo evangelista Marco, e che è un antico Patriarcato apostolico avendo il secondo posto dopo Roma, prima della fondazione Costantinopoli, un posto che continua a detenere oggi tra gli ortodossi. In quanto tale, precede Antiochia, che detiene il terzo posto tra gli ortodossi.

Per quanto riguarda il Patriarcato di Gerusalemme, esso si occupa della città di Gerusalemme e, come abbiamo già detto, con il tempo gli sono state date diocesi di Antiochia nelle attuali Palestina e Giordania. Tra di loro ci sono dieci vescovati oggi in territorio giordano che appartenevano alla metropolia di Basra, che il patriarca di Gerusalemme improvvisamente, dalla notte al giorno, ha cominciato a considerare come appartenenti al suo patriarcato.

Se non fosse per la necessità di difendere il diritto e l'onore della Chiesa, rifuggiremmo dal parlare di queste realtà vergognose.

La cosa più dolorosa è la falsa accusa che il Patriarcato di Antiochia sta mentendo. Questo è un comportamento senza precedenti anche per i paesi in conflitto tra di loro, così come può accadere nella Chiesa di Gesù Cristo? La dichiarazione si spinge fino a negare l'accordo che è stato raggiunto ad Atene presso il ministero degli Esteri greco all'inizio dell'estate del 2014. Ancor peggio, invoca "la testimonianza dei delegati del Patriarcato ecumenico e della Direzione per le Chiese", naturalmente per confermare l'inesistenza di tale accordo, che è stato annunciato a quel tempo dai media greci.

A che punto è sprofondata la Chiesa di Gerusalemme, la "Madre delle Chiese", e perché questo sforzo frenetico per occupare il territorio di una chiesa sorella?! Invece di praticare le parole dell'Apostolo: "Chi è debole, perché io non mi senta debole?" troviamo il nostro fratello a praticare il seguente dicendo: "Chi è debole, perché io non lo divori?" È davvero una farsa amara, di fronte alla quale le parole sono inutili. Chi ha detto "tra gli ortodossi, l'amore attivo è diventato un tasto scordato" aveva ragione. Non c'è da meravigliarsi quindi, che altre comunità religiose siano diventate un rifugio per coloro che fuggono dall'inferno di coloro che affermano di essere la "Madre delle Chiese". Sei veramente un estraneo e un emarginato nella tua Chiesa, o Signore!

Peggio di tutto, la dichiarazione si chiude dichiarando gentilezza e dolcezza che impongono la continua "commemorazione della Chiesa sorella ortodossa di Antiochia, per il bene dell'unità della Chiesa ortodossa". Come se l'unità della Chiesa fosse un'unità superficiale raggiunta attraverso la mera commemorazione, senza la verità e l'amore. Che unità è questa che prescinde dalla verità!? Che l'unità c'è nella menzogna e nella calunnia?! Che unità c'è nel bullismo, che usa ogni mezzo che appartiene a questo mondo, eccetto il vero Vangelo di Gesù Cristo!?

Ci chiediamo ancora perché la gente scappa dalla Chiesa?

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