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  L'iconografia nelle antiche chiese domestiche

di Gabe Martini

dal blog On Behalf of All, 14 gennaio 2014

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Recentemente ho scritto un articolo sulle scoperte archeologiche di antiche chiese domestiche cristiane in Medio Oriente.

In quel testo, ho parlato di come i manoscritti trovati in questi siti ci mostrano che una pratica centrale all'interno di queste comunità della chiesa primitiva era il mistero sacrificale della santa Eucaristia (insieme con il battesimo), e in un modo che è molto in consonanza con i tardi riti eucaristici del IV secolo, e così pure con i riti descritti nella Didachè nel primo secolo. Ho anche accennato brevemente agli affreschi iconografici di queste chiese (sia a Megiddo sia a Dura Europos), ma mi piacerebbe approfondire un po' oltre questo aspetto.

Fino alla fine del XIX secolo, era una polemica comune degli apologeti protestanti (sia contro Roma sia contro la Chiesa ortodossa), dire che la venerazione tributata ai santi fu un'innovazione tardiva e anche un degrado della fede (forse al più tardi nel quinto o nel sesto secolo). Non solo questo, ma si presumeva pure a priori che l'ebraismo (in questo caso, giudaismo del Secondo Tempio, come al tempo di Cristo e dei suoi apostoli) fu del tutto iconoclasta, e che era impossibile immaginare come i primi cristiani abbiano mai potuto sviluppare come risultato una tradizione iconografica, dato il loro retaggio e la dipendenza dal giudaismo ante-cristiano.

Tuttavia, vi è ora un'abbondanza di prove contrarie, al di là dei confini della tradizione cattolico-ortodossa.

Dal punto di vista delle tradizioni popolari, molti sono consapevoli della "Icona non fatta da mano umana", che il Signore ha impresso su un panno e ha donato al re Abgar di Edessa (che regnò dal 13 al 50 d.C.) del regno Osroeno. Vi è anche la tradizione del medico Luca che avrebbe dipinto la prima icona della Theotokos (la Vergine Maria) e del bambino Gesù (la Odighitria, attualmente conservata in una chiesa sul Monte Athos). Eusebio di Cesarea ha anche scritto dell'esistenza di icone e statue di Cristo, esistite ben prima del suo tempo (263-329 d.C.): "Eusebio racconta di una statua detta di Cristo che esisteva in Palestina, e non pensava che la cosa fosse strana. Aveva sentito anche parlare dei ritratti di Pietro e Paolo " (The Orthodox Liturgy, p. 23).

Parlando dei ritratti di santi, Wybrew osserva anche:

È molto probabile che i cristiani abbiano cominciato molto presto a dipingere ritratti di illustri e venerati membri della Chiesa. Gli Atti apocrifi di Giovanni raccontano di un ritratto dell'Apostolo, che uno dei suoi discepoli, Licomede, aveva commissionato a un amico artista. Licomede lo teneva in camera sua, e lo ornava di fiori.

Oltre alla ritrattistica di base, la tradizione di arte funeraria nella Chiesa primitiva è facilmente riscontrabile nelle catacombe romane.

Non c'è dubbio che i cristiani seguissero la pratica contemporanea di far dipingere ritratti funerari di illustri membri delle loro chiese... e forse già nel terzo secolo, le immagini cristiane erano venerate e inghirlandate di fiori con luci che ardevano davanti a loro.

Ma che dire della presunta iconoclastia del giudaismo? Questa non avrebbe vietato l'avvento sia dell'iconografia sia della statuaria tra i primi cristiani?

Al contrario, e in accordo con le tradizioni della Chiesa, il giudaismo di quel tempo era decisamente non iconoclasta, né il giudaismo stesso fu mai veramente monolitico rispetto a molte credenze fondamentali. Infatti, ci sono state alcune scoperte archeologiche piuttosto importanti del secolo scorso che hanno sfatato del tutto questa pretesa.

Se si è onesti sulla testimonianza delle Sacre Scritture, dobbiamo ammettere che ci sono diversi comandamenti di approvazione relativi alla creazione di iconografia e anche di statuaria nell'Antico Testamento. Sia il tabernacolo sia il tempio erano adornati da una moltitudine di immagini, sia a due sia a tre dimensioni, che raffiguravano di tutto, dagli angeli ai melograni – e il sacerdote si prosternava davanti a queste immagini e statue, niente di meno. Il tempio era riempito con una gloriosa varietà di colori e immagini, con un simbolismo teologico alla base di tutto. E con l'incarnazione di Gesù Cristo, questa iconografia più "simbolica" ebbe una transizione verso un modello più cristiano o incarnazionista (1 Giovanni 1:1-3), con l'immagine di Cristo, della sua santa Madre e dei santi.

La "chiesa domestica" cristiana (e anche la sinagoga) scoperte a Dura Europos (risalenti al 235 circa) sono quanto di più esplicito può esistere quando si tratta di dimostrare, in modo storico e archeologico, l'esistenza di iconografia all'interno dell'architettura sia ebraica sia cristiana dell'era dopo la risurrezione, e, soprattutto, in entrambi i casi questa testimonianza si trova nel contesto di luoghi di culto.

Il villaggio di Dura Europos fu distrutto nel 256. Fortunatamente, possiamo dare uno sguardo nel loro mondo attraverso la scoperta di questi scavi archeologici relativamente ben conservati. Questi siti hanno attirato un fervente interesse nel 1921, quando è stata scoperta una serie di affreschi religiosi:

Gli archeologi hanno scoperto che tre delle case coperte erano state rinnovate per essere usate come edifici religiosi. Una era diventata un mitreo, dedicato al culto del dio Mitra. Un'altra aveva subito modifiche strutturali per diventare una sinagoga ebraica. La terza casa era stata trasformata in una chiesa cristiana. Questa chiesa cristiana è particolarmente importante in quanto è la prima chiesa completa ancora esistente.

Si noti l'ultima affermazione. Al momento della sua scoperta, questa era la più antica chiesa cristiana esistente conservata fino ai nostri giorni. Questo va oltre la mera speculazione su ciò che fosse la "chiesa primitiva": qui era la chiesa primitiva a guardarci attraverso i secoli.

La disposizione della chiesa di Dura Europos riflette le prassi liturgiche consolidate dei cristiani, con un posto per un battistero, una tavola d'altare dove il vescovo sovrintendeva alla celebrazione della festa eucaristica, e, ultima ma non da meno, l'iconografia. Questa scoperta è, di nuovo, in sintonia con la tradizione della Chiesa ortodossa e cattolica. Tuttavia, per coloro che considerano la tradizione della Chiesa con qualsiasi misura di scetticismo o disprezzo, l'esistenza di tali prove archeologiche dovrebbe essere, quanto meno, intrigante.

Quando alla Chiesa fu data maggiore libertà da parte dell'imperatore san Costantino il Grande nel IV secolo, i templi e le chiese più grandi dell'impero romano avevano una disposizione simile, architettonicamente parlando, a queste chiese domestiche, ma su una scala molto più grande (cioè la basilica):

L'esame dei resti produce molto materiale circa la liturgia della chiesa paleocristiana.

Una tipica casa romana di classe superiore era incentrata intorno a un cortile colonnato, con uno spazio aperto chiamato atrio. Al centro del cortile vi era una piscina o impluvium. All'estremità opposta dall'ingresso vi  il tablinum, una zona rialzata contenente un tavolo e utilizzata dalla famiglia come area di ricevimento e per le funzioni cerimoniali.

Nella casa di Dura Europos convertita in una chiesa, gli studiosi ipotizzano che la congregazione si riunisse intorno alla piscina, che era utilizzata per il battesimo. Nel tablinum sedeva il vescovo, che presiedeva l'Eucaristia, celebrata sulla tavola. Tale accordo fornisce una base logica per la disposizione liturgica delle chiese successive di tipo basilica.

Come accennato in precedenza, sono state scoperte raffigurazioni iconografiche sia nella sinagoga sia nella chiesa domestica cristiana a Dura Europos. Qui di seguito sono alcune foto dalla sinagoga ebraica, che mostrano affreschi con immagini dall'Antico Testamento, tra cui una scena del libro di Ester, l' "incidente" del vitello d'oro, e lo stesso patriarca Abramo:

Anche nella chiesa di Dura Europos ci sono molti affreschi iconografici.

La prima è una scena del Santo Vangelo in cui Gesù guarisce un paralitico. La rappresentazione mostra Gesù in piedi sopra il paralitico mentre gli dicendogli: "Perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati: alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". Particolare abbastanza interessante, questa immagine è sopra il battistero, mostrando un collegamento tra il battesimo e la guarigione dalla corruzione della morte. Si può vedere chiaramente accanto alla scena il paralitico che prende il suo lettuccio e si allontana guarito, proprio come nel racconto evangelico (e proprio come le icone successive di questo racconto evangelico):

Accanto a questa, c'è una scena del Signore Gesù che estende la sua mano verso l'apostolo Pietro, perché non anneghi nell'acqua (anche questa dai vangeli):

La continuità tra il culto del tardo giudaismo e quello del cristianesimo primitivo sembra evidente qui, non solo dal punto di vista delle preghiere di ringraziamento nel contesto eucaristico (come discusso nel precedente articolo), ma anche con questa pratica comune dell'iconografia sia catechistica sia decorativa.

Il culto ortodosso e la pietà devozionale si comprende meglio quando ci si accosta dal punto di vista del culto del tempio (e di quello sinagogale). Cristo non è venuto ad abolire la Legge e i Profeti, ma per dar loro compimento, ed è in Lui che noi comprendiamo il compimento del culto del Cristianesimo ortodosso: un'icona del culto celeste. Questo si vede nella Lettera agli Ebrei, così come nell'Apocalisse. Se si sta cercando il culto della chiesa del Nuovo Testamento, per radunarsi come facevano i primi credenti fatto in queste chiese domestiche antiche, allora non c'è posto migliore per farlo - unendosi al culto eterno della Chiesa di Cristo - che nella Chiesa ortodossa.

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