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  L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (11)

L’Europa medioevale

Dalla rivista Orthodox England, vol. 17, n. 1 (settembre 2013)

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I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il decimo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da uno storico. Gli estratti provengono da Medieval Europe (l'Europa medioevale) di Martin Scott, Longmans, 1964. Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l'erudito autore.

p. 4-5. Roma non è caduta fino al 1453.

Infatti, per tutto il Medioevo (Nuova Roma) sarebbe rimasta una grande città, anche per gli standard moderni, in nessuna fase prima del XII secolo aveva avuto meno di mezzo milione di abitanti, e per gran parte del tempo probabilmente ne contava circa un milione. L'Occidente non ha mai avuto niente di paragonabile a questo. Inoltre, l'impero bizantino volutamente conservato le tradizioni e i metodi di governo romani in tutto il lungo corso della sua storia. Era naturale quindi che il crollo dell'Impero in Occidente doveva sembrare non il crollo dell'Impero Romano, ma semplicemente la perdita temporanea delle sue province occidentali.

La carriera dell'Imperatore Giustiniano nel VI secolo deve aver rafforzato la convinzione della probabile riconquista delle province perdute dalle legioni romane...

L'idea dell'impero romano, di un'autorità politica unica basato su una nuova o vecchia Roma, che esercitava un certo potere su tutti gli enti locali e sostenuta dall'autorità di Dio stesso, è una delle grandi costanti della storia medievale, ed è chiara a Dante nel XIV secolo come lo era stata per Prudenzio nel V secolo. Eppure la ricerca di tutto ciò che è riconoscibile come l'impero classico nel Medioevo non può che portare a Bisanzio (sic).

p. 77. Il 'Sacro Romano Impero' potrebbe essere solo nazionale e tedesco = provinciale.

Bisognava arrivare a patti con i popoli orientali. Non dovevano più essere semplicemente soggiogati con la forza delle armi tedesche; se erano disposti ad accettare il cattolicesimo e riconoscersi come membri dell'Impero, in cambio sarebbe stato permesso loro di mantenere i loro pieni diritti come popoli indipendenti. Un esempio di questa politica può essere visto nel suo trattamento dei magiari.

Santo Stefano di Ungheria (+ 1038), che si era convertito al cristianesimo nel 995, aveva intrapreso la conversione del popolo magiaro. In cambio gli fu permesso di organizzare il regno cristiano di Ungheria, che prese il suo posto tra i popoli cristiani dell'impero.

È difficile non ammirare questo approccio più umano al problema orientale (sic). Ma aveva un grave svantaggio pratico. L'impero era stato accettato in Germania come un efficace baluardo contro i nemici d'Oriente. Lo spettacolo di un imperatore che fraternizza con questi stessi nemici era destinato a minare la fiducia dei tedeschi nell'Impero; eppure anche se Ottone poteva definirsi Imperator Romanorum o Servus Jesu Christi, a meno di rimanere anche re dei tedeschi non sarebbe stato niente. Anche la Chiesa tedesca, abituata ormai a considerare se stessa come il puntello principale del potere reale, risentì il modo in cui le sue pretese a una posizione di favore erano ignorate in questa nuova ricerca di una cristianità universale.

Naturalmente un imperatore romano dovrebbe governare da Roma, ma i tentativi di Ottone di fare dell'Italia il centro del suo governo non lo resero più caro agli italiani rispetto ai tedeschi. La sua prima apparizione sulla scena italiana fu nel 996, nella maniera ormai tradizionale: fu convocato da papa Giovanni XV (985-996) per liberarlo dal dominio di una famiglia romana, i Crescenzi. La morte aveva liberato il papa dai suoi problemi prima che Ottone giungesse a Roma, ma quando Ottone arrivò si assicurò l'elezione come prossimo papa di Bruno di Carinzia, che prese il nome di Gregorio V (996-999). La sua scelta non avrebbe potuto essere più sfortunata. Il nuovo papa era ben sotto l'età canonica, avendo solo ventitré anni, e l'impopolarità di questo giovane tedesco era aumentata dal fatto che era cugino dell'imperatore.

p. 82. La difficoltà del rinnovamento a causa della secolarizzazione dei monasteri in Occidente.

Più grave di tutte fu la difficoltà di realizzare qualsiasi riforma in una chiesa così localizzata. Una volta che una parrocchia o una diocesi era diventata corrotta sotto un rettore che non era in grado di resistere a un avido o violento signore laico, o che era lui stesso incompetente o immorale, come avrebbe potuto essere riformata? Roma non offriva alcuna speranza; era troppo lontana, e in ogni caso per gran parte del periodo era stata un esempio lampante delle colpe più meritevoli di correzione. Per molti secoli si era guardato ai monasteri per la fornitura di uomini spirituali con la capacità di riformare la Chiesa fuori della clausura, ma adesso i monasteri erano strettamente coinvolti nel processo di secolarizzazione, come qualsiasi altra parte della Chiesa.

...Nel decimo secolo, la Chiesa occidentale aveva raggiunto un livello molto basso. Per fare un esempio, nel 936 l'abate della grande casa benedettina di Farfa nelle colline Sabine era stato assassinato da due dei suoi monaci. La coppia dei colpevoli aveva poi proceduto a governare l'abbazia da se stessi in una problematica diarchia, dove per un certo numero di anni continuarono a usare i ricavi dell'abbazia per il sostentamento delle loro amanti e dei loro numerosi figli illegittimi. Farfa non era molto distante da Roma, e ci si potrebbe aspettare che qui, in ogni caso il papato avesse potuto intraprendere una riforma drastica. Ma la Roma del X secolo non poteva riformare nulla, i suoi papi erano le deboli creature dei principi laici, succedendosi l'un l'altro in un susseguirsi impressionante di intrighi e omicidi. Per un certo tempo la scena è stata dominata dalla figura di Marozia, che ha visto sia il figlio che il nipote fatti papi. Se non era la famigerata prostituta dell'immaginazione di Gibbon, il periodo ben merita il disprezzo che Gibbon gli riservò in uno dei suoi passi più brillantemente ironici. Fino alla riforma effettuata da Ottone il Grande la Chiesa occidentale era del tutto marcia al suo interno.

p. 110. Come il trionfo della ex Chiesa in Occidente è stato anche la sua rovina.

(La morte di Enrico IV nel 1106) segnò la fine di quella fase del conflitto in cui il vero problema non erano le investiture, ma la questione di chi avrebbe dovuto governare l'Europa. L'imperatore tedesco come tutore designato di Dio per la Chiesa sulla terra non era più una possibilità politica, la questione era ormai se poteva sperare di controllare la Germania. Questo rappresentò un grande trionfo per l'idea papale. La possibilità che il Papato potesse infatti imporsi sulle nazioni per fare giustizia e punire l'iniquità era improvvisamente diventata reale. È stata ancor più impressionante in quanto questa vittoria era stata vinta, almeno in parte, dalla vera associazione di Roma con la giustizia. Eppure era una vittoria che nascondeva gravi pericoli per il futuro.

Comunque lo si potesse vincere, il potere politico non poteva essere mantenuto se non con mezzi politici; i rapporti di Gregorio VII con i normanni lo avevano già dimostrato. A Canossa lo storico può vedere non solo la promessa della potenza di Innocenzo III, ma un avvertimento della caduta di Bonifacio VIII. Il vicario di Cristo sulla terra doveva ormai fatalmente occuparsi delle cose di Cesare.

p 208. L'Occidente 'cristiano' saccheggia la capitale della cristianità.

A questo punto (l'installazione di un imperatore ortodosso nei primi mesi del 1204), l'esercito latino perse la pazienza e prese d'assalto con successo la città. La sua cattura fu seguita da un'orgia vergognosa di saccheggi, incendi dolosi, e rapine. L' esercito crociato, la cui disciplina era costantemente peggiorata durante i mesi di inattività forzata nei sobborghi, perse ogni controllo e si abbandonò al peggio.

Il sacco di Bisanzio (sic) è il più vergognoso episodio in tutta la storia dell'Occidente cristiano.

Quando il fumo si era schiarito si poteva vedere che questi cavalieri dedicati al servizio di Cristo erano riusciti a distruggere gran parte della città più popolata e colta della cristianità... E non riuscirono neppure a raggiungere i loro scopi, dal punto di vista occidentale. Si era progettato di sostituire l'impero distrutto con un nuovo Impero latino di Costantinopoli. Questo fu istituito sotto Baldovino, conte di Fiandra, ma avrebbe avuto un'esistenza breve e infelice. Non riuscì mai a conquistare le province periferiche dell'Impero o a farsi apprezzare in alcun modo dalla popolazione greca. Poteva essere mantenuto solo con un costante aiuto dall'Occidente, e nessuno ne pianse la dipartita nel 1261. Si era sperato che la distruzione dell'impero bizantino avrebbe portato a una riunione delle Chiese orientale e occidentale (sic), perché il nuovo patriarca di Costantinopoli avrebbe dovuto essere in comunione con Roma. In pratica si ebbe esattamente l'effetto contrario. Ciò che i greci avevano visto del cristianesimo latino in azione rese molto più distante la speranza di ricongiungimento tra le Chiese.

Che una crociata potesse finire in questo modo screditò definitivamente il movimento crociato; in futuro fu solo un uomo come san Luigi, che viveva quasi consapevolmente nel passato, che poté catturare nuovamente qualcosa del vecchio fervore religioso di servire Dio con la spada.

La quarta crociata indebolì le difese dell'Europa in Oriente, difese che erano rimaste intatte per un migliaio di anni. La colpa della caduta di Costantinopoli (sic) in mano ai Turchi nel 1453 deve essere attribuita almeno in parte alla Quarta Crociata. Sull'altro piatto della bilancia solo Venezia sembra averne tratto profitto, e anche questo solo per un periodo relativamente breve. Negli accordi politici presi nel 1204 Dandolo assicurò alla sua città la concessione di una grande parte di Costantinopoli (sic) e di una serie di avamposti commerciali nel Mediterraneo orientale, in modo che il suo controllo del commercio orientale era per il momento sicuro. Lui almeno emerge dalle vicende del 1203-1204 dimostrando un'astuta intelligenza; il resto dei crociati era tanto malvagio quanto stupido.

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