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  L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (9)

La formazione di una società persecutrice: potere e devianza nell’Europa Occidentale 950–1250

Dalla rivista Orthodox England, vol. 16, n. 3 (marzo 2013)

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I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il nono di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da uno studioso della religione. Gli estratti provengono da The Formation of a Persecuting Society; Power and Deviance in Western Europe 950-1250 (La formazione di una società persecutrice: potere e devianza nell’Europa Occidentale 950–1250), del professore di storia R. I. Moore, Blackwell, Oxford (quattordici edizioni tra il 1987 e il 2000). Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudito autore.

Pp. 4-5. La persecuzione sistematica inizia in Occidente nel secolo XI, qualunque pregiudizio possano rivendicare gli storici del passato.

Ma in Occidente, lungi dall'essere 'normale' nella società medievale, essa (la persecuzione religiosa) si spense con l'Impero romano, e non si è ripresentata fino all'XI secolo; anche allora, come il primo capitolo ci ricorderà in dettaglio, divenne regolare e stabilito solo gradualmente nel corso dei successivi cento anni o giù di lì. Naturalmente si potrebbe sostenere, e si presume quasi universalmente, che la ragione di questo è che non c'erano eretici nell'Occidente medioevale prima di quel tempo, e che se ci fossero stati sarebbero stati perseguitati. Come vedremo nel capitolo 2, nessuna di queste proposizioni è così ovvia o così semplice come sembra. Ma anche se fossero vere rimane il caso che i secoli XI e XII hanno visto il risultato di un cambiamento permanente nella società occidentale.

La persecuzione divenne abituale. Ciò significa che non solo che gli individui erano oggetto di violenza, ma che la violenza deliberata e socialmente sanzionata cominciò a essere diretta attraverso le istituzioni governative, giudiziarie e sociali stabilite contro gruppi di persone definiti da caratteristiche generali come la razza, la religione o il modo di vita, e che l'appartenenza di tali gruppi era considerata sufficiente a giustificare questi attacchi.

Le vittime delle persecuzioni non erano solo gli eretici, ma i lebbrosi, gli ebrei, i sodomiti, e vari altri gruppi il cui numero si è aggiunto di volta in volta nei secoli successivi. Non c'è bisogno di elencarli qui. Gli storici sono stati assidui nella cronaca e hanno analizzato gli spaventosi resoconti dell'inquisizione del tardo Medioevo, dei cacciatori di streghe dei secoli XVI e XVII, dei regimi totalitari del XX, e di innumerevoli altri. Ma anche se un'enorme fatica, spesso di grande distinzione, è stata dedicata a particolari persecuzioni, relativamente poca attenzione è stata rivolta alla persecuzione in quanto tale, come fenomeno generale, e nessuna, per quanto ne so, alla sua origine in questi secoli. Uno dei motivi, non c'è dubbio, è che per tanti dei suoi più grandi storici, che sono cresciuti prima della prima guerra mondiale e sono morti prima della seconda, la libertà e il progresso andavano di pari passo. Se le società progrediscono uscendo dalle persecuzioni tale approccio non richiede spiegazione: la persecuzione è una caratteristica delle società barbare che la civiltà lascia alle spalle. Tale fiducia non ha potuto sopravvivere a lungo nel ventesimo secolo.

Ma la sua sostituzione con la convinzione altrettanto pessimista che la persecuzione è una normale componente della condizione umana è un risultato dello stesso errore storico, quello familiare di non riuscire a identificare i cambiamenti a causa di una visione troppo miope.

Sia che scegliamo di vedere l'epoca fin dal 1100 come epoca di progresso o di declino, fare un ulteriore passo indietro significa vedere che in quel periodo l'Europa è diventata una società persecutrice.

Pp. 12-13. L'inizio delle persecuzioni: 1022.

Nell'Impero d'Oriente (sic) la pena di morte per eresia era prescritta solo per poche sette molto remote e fu applicata in una manciata di occasioni. In Occidente nel 383, Priscilliano di Avila, sospettato di manicheismo, fu consegnato al prefetto il locale per pena, nonostante le proteste del vescovo Martino di Tours, e giustiziato con l'accusa di stregoneria. Gli accusatori di Priscilliano furono scomunicati da Ambrogio di Milano e da papa Siricio, e lui è rimasto non solo il primo europeo occidentale a essere bruciato come eretico (anche se, si sottolinea, non fu accusato come tale), ma l'unico, prima che quattordici tra i membri dell'alto clero e dei più rispettabili laici della città di Orleans furono bruciati per ordine del re Roberto I di Francia nel 1022.

Pp. 18-19. L'eresia 'diventa la politica della Chiesa' (sic) nel secolo XI a causa della rivoluzione 'gregoriana'.

...Le correnti dell'eresia sono state quindi risucchiate nei torrenti molto più ampi e più veloci della riforma, che a partire dalla metà del secolo trasformarono completamente la Chiesa e mezza Europa. A Milano i patarini trascinavano i sacerdoti furori dalle loro chiese, denunciando loro come ministri di Satana e i loro ordini come invalidi. Poterono sfidare l'arcivescovo per una generazione in nome della purezza apostolica da loro definita, con il pieno sostegno del papato, e quindi senza entrare nella lista di coloro che i posteri di solito ritengono eretici. Nelle Fiandre, Ramirdo di Cambrai poteva predicare che i sacerdoti avevano perduto l'autorità spirituale attraverso la loro corruzione mondana, rifiutarsi di confermare la buona fede della sua dichiarazione di dottrina ortodossa accettando i sacramenti da uno qualsiasi dei vescovi, abati e impiegati che lo interrogavano, sostenendo che tutti erano simoniaci o impudichi, ed essere salutato come un martire da parte del papa, quando i servi del vescovo lo bruciarono per il suo rifiuto. L'eresia non scomparve in quegli anni come a volte si dice: divenne la politica della chiesa.

La crescita dell'eresia popolare

Quando la rivoluzione gregoriana perse il suo zelo e cominciò di nuovo a venire a patti con il mondo, l'eresia riapparve con maggior vigore e di nuovo in due forme, anche se molto diverso da quelle di prima.

Da un lato, come dopo ogni rivoluzione, c'erano quelli che pensavano che la riforma fosse stata tradita, non era riuscita a mantenere la fede con l'ideale senza compromessi della povertà apostolica e la dissociazione dalla corruzione del potere secolare portata avanti da Leone IX, dal cardinale Umberto e da Gregorio VII e dai loro emissari in così tanti angoli d'Europa. D'altra parte, meno frequentemente in un primo momento, ma sempre di più mentre il secolo XII passava, c'erano coloro che rifiutavano, non solo il risultato, ma l'obiettivo della riforma gregoriana, l'ideale di una chiesa gerarchicamente organizzata, che pretendeva il diritto di intervenire in ogni ambito di vita e di pensiero. Ci furono molti in tutto il XII secolo i cui punti di vista potrebbero essere descritti in uno di questi due modi, soprattutto il primo, ma che a causa della loro posizione o comportamenti non furono mai chiamati in giudizio come eretici.

P. 29. L'inizio dell'antisemitismo: Hitler nacque nel secolo XI.

Il cambiamento che ha avuto luogo nel successivo secolo e mezzo (XI e XII) si trova espresso dalla scena nella Chanson de Roland (linee 3658-71), che mostra Carlo Magno vendicare la morte del suo amico con la distruzione delle sinagoghe di Saragozza assieme alle moschee, e la conversione forzata dei loro fedeli. È piuttosto fuori linea con il Carlo Magno storico, ma non con il mondo settentrionale francese del XI secolo, in cui la canzone è stata scritta. La prima indicazione generale del cambiamento d'atmosfera è venuta nel 1010-12, con una serie di attacchi a Limoges, Orleans, Rouen, Magonza e altrove, dopo che si sparse la voce che il Santo Sepolcro di Gerusalemme era stato saccheggiato per ordine del principe di Babilonia. Nel 1063 diverse comunità ebraiche in Francia sud-occidentale furono attaccate dai cavalieri in viaggio per combattere gli infedeli in Spagna; l'arcivescovo di Narbona si guadagnò un rimprovero papale per aver lasciato il quartiere ebraico a loro disposizione, mentre il visconte proteggeva i suoi ebrei dalla parte opposta della città. Questi episodi prefiguravano i massacri del 1096 nelle città della Renania e in altri punti lungo il percorso della prima crociata.

La grandezza delle atrocità associate alla prima crociata non può essere stimata con precisione.

Rouen è l'unica città francese che è nota per essere stata teatro di un massacro, ma fonti sia cristiane che ebraiche dicono che ce ne sono state altre. A Rouen, secondo Guibert di Nogent, i crociati ammassarono gli ebrei in un certo luogo di culto, radunandoli con la forza o con l'astuzia, e senza distinzione di età o di sesso li passarono a fil di spada.

P. 67. Intolleranza e persecuzioni diventano generali nell'XI secolo.

I paralleli nello sviluppo della persecuzione di eretici, ebrei e lebbrosi sono molto suggestivi. Ci sono state differenze, ma in ogni caso, anche se la persecuzione era rigorosa in teoria, non si verificò in pratica fino all'inizio del secolo XI e rimase intermittente fino alla sua fine; in ogni caso, una crescente ostilità divenne acutamente evidente nei decenni centrali del XII secolo; e in ogni caso un apparato completo di persecuzioni è stato elaborato verso la fine del XII secolo, codificata dal IV Concilio Lateranense del 1215 (per i lebbrosi al III Concilio del 1179), ed è stato perfezionato entro la metà del XIII secolo o poco dopo...

Il fatto che... tre gruppi completamente distinti di persone, caratterizzati rispettivamente da convinzione religiosa, condizione fisica, e razza e cultura, abbiano tutti cominciato allo stesso tempo e tramite le stesse fasi a porre le stesse minacce, trattate secondo le stesse modalità, è una proposta troppo assurda per essere presa sul serio. L'alternativa deve essere che la spiegazione non si deve cercare tra le vittime, ma tra i persecutori. Che cosa avevano in comune eretici, lebbrosi ed ebrei era il fatto che erano tutti vittime di un zelo per la persecuzione che conquistò la società europea in questo tempo. Questo sospetto è rafforzato dall'ulteriore questione che pone, vale a dire se i gruppi da cui provenivano i perseguitati erano in realtà così grandi e distinti come erano ritenuti - considerando, in altre parole, la possibilità che l'eresia, la lebbra e l'ebraicità fossero, come la bellezza, negli occhi di chi guarda, e che i loro tratti distintivi non erano la causa, ma il risultato della persecuzione ...

Pp. 68-70. La fonte della persecuzione è nella centralizzazione romana.

La varietà di opinione religiosa esiste in molti luoghi e tempi e diventa eresia quando l'autorità la dichiara inammissibile. Nel medioevo ciò è accaduto raramente. Una volta che l'arianesimo era scomparso non ci sono prove della predicazione ai laici di dottrine che la Chiesa riteneva necessario vietare. Certamente nessuno ora crede, come hanno fatto alcuni scrittori del XII secolo, che insegnamenti di eretici antichi come Mani e Ario erano rimasti in sospeso tra i contadini per rispuntare di nuovo con rinnovato vigore nell'epoca delle crociate. Noi siamo più inclini a concordare con Adelmano di Liegi, che scrive nel 1051 che 'anche la loro memoria si era dissolta'. Tra gli stessi uomini di Chiesa, in particolare durante la 'rinascita' del IX secolo, ci sono stati disaccordi su questioni di liturgia e di tanto in tanto nella teologia, che a volte si sono trasformati in accuse di eresia. Ma questi sono rimasti conflitti individuali che non hanno riverbero al di là delle argomentazioni che li hanno provocati, né hanno stimolato la creazione di alcun metodo per risolverli, proprio come le controversie simili tra gli intellettuali del periodo successivo, come per esempio le accuse di eresia contro Abelardo o Gilbert de la Porrée, non hanno avuto un impatto sulla crescita e lo sviluppo della persecuzione dell'eresia popolare descritta nel capitolo precedente.

La struttura della stessa Chiesa occidentale nel medioevo consentiva, e doveva consentire, una varietà molto maggiore di quella che in seguito sarebbe stata ritenuta in linea con il mantenimento dell'unità cattolica. Non aveva ancora sviluppato i mezzi, o, come direbbe qualcuno, l'inclinazione, per pretendere uniformità di culto e di pratica in tutta la cristianità occidentale. Ogni vescovo governava la sua diocesi come erede e successore del santo patrono che s riteneva il suo fondatore.

Roma godeva di un'autorità generale, comunque lontana da un primato incontrastato, e non universalmente riconosciuta, di intervenire negli affari diocesani o provinciali. I suoi precetti non avevano in generale maggiore stato o autorità di quanto accordato dalla consuetudine. Infatti la riforma papale dell'XI secolo era appunto, in uno dei suoi aspetti più centrali, una lotta per imporre l'autorità romana sulla tradizione locale. L'esempio più familiare ma non atipico è quello di Milano, il cui clero rivendicava l'autorità tradizionale di S. Ambrogio per le proprie 'abitudini' di pagare per i loro benefici, prendere moglie e mantenere una liturgia distinta - abitudini che i riformatori appassionati denunciavano come le più vili delle eresie.

Queste circostanze non resero impossibile l'identificazione e la persecuzione delle 'eresie', come in effetti cominciò ad avvenire prima che la riforma papale fosse in corso. Gli uomini di chiesa non dimenticavano le minacce poste dalle grandi eresie dell'antichità, e continuavano a concordare sulla necessità della loro denuncia e sull'attenzione alla loro rinascita. Sarebbe un eccesso di scetticismo immaginare che un movimento sostanziale tra i laici dell'ottavo secolo in opposizione, diciamo, al battesimo o all'unità della Trinità sarebbe passato inosservato o inconfutato. Ciò nonostante, qualsiasi confronto tra la prevalenza dell'eresia nell'alto medioevo con la mancanza di essa nel periodo precedente deve fare una sostanziale concessione alla maggiore sensibilità di una struttura più centralizzata per le manifestazioni di dissenso.

Non è necessario soffermarsi a lungo sulla parte che la Chiesa stessa ha giocato nel trasformare il dissenso in eresia.

Pp. 84-85. Come l'Occidente si rivoltò contro gli ebrei, costringendoli ai prestiti di denaro o alla schiavitù del ​​feudalesimo.

Nel periodo carolingio e subito dopo di esso (i secoli IX e X) non c'è nulla che suggerisce che gli ebrei fossero particolarmente associati con l'usura. Infatti gli ebrei del Mâconnais si trovavano spesso costretti a ricorrere a usurai e a ipotecare a loro le loro terre. È solo dopo la prima crociata che comincia ad apparire l'identificazione degli ebrei con il prestito di denaro. Con la proibizione della sepoltura degli usurai in cimiteri cristiani il secondo Concilio Lateranense del 1139, ripudiò l'usura come non-cristiana, e al tempo stesso riconobbe che molti dei suoi praticanti erano cristiani. Fu lamentandosi questo fatto che san Bernardo di Chiaravalle, nel 1140, sembra essere stato il primo a usare il verbo giudaizzare, nel senso di 'essere un usuraio', piuttosto che 'difendere o fare conversioni al giudaismo', un senso che, in un altro segno dei tempi, non c'era più bisogno di esprimere, com'era accaduto alcune volte nel secolo XI. Né il cambiamento fu improvviso. È chiaro che i più grandi e influenti usurai in Inghilterra, nazionali e internazionali, erano cristiani addirittura fino al 1164, quando Enrico II sembra aver trasferito il suo giro d'affari, piuttosto bruscamente, agli ebrei, per motivi che restano poco chiari; il suo contemporaneo Papa Alessandro III è stato un altro importante cliente di usurai cristiani, tra cui inglesi e fiamminghi. Come ha osservato R. B. Dobson, 'gli ebrei hanno probabilmente sostituito cristiani non tanto perché offrivano un nuovo servizio economico quanto perché offrivano un servizio ben consolidato in modo più efficiente rispetto ai loro concorrenti cristiani'.

Ma non c'è dubbio perché si siano prefissi di fare così. Come dice l'ebreo nel Dialogo di Abelardo (c. 1125-6): 'confinati e ristretti in questo modo, come se il mondo avesse cospirato contro di noi da soli, è una meraviglia che ci sia permesso di vivere. Non ci è permesso di possedere né campi né vigne né alcuna proprietà terriera perché non c'è nessuno che li possa proteggere per noi dagli attacchi aperti od occulti. Di conseguenza la principale fonte di guadagno che ci è lasciata è di sostenere le nostre vite miserabili in questo mondo prestando denaro a interesse a sconosciuti. Ma questo ci rende solo più odiosi agli occhi di coloro che pensano di esserne oppressi'.

Il destino dei proprietari terrieri e dei coltivatori ebrei del secolo XI non è registrato, ma è abbastanza ovvio. La soggezione dei proprietari allodiali alla servitù della gleba per pura forza nei decenni centrali e finali del secolo XI, soprattutto in Europa nord-occidentale, è ora abbastanza familiare.

Pp. 88-89. Il punto di svolta dell'XI secolo.

Né lo sviluppo delle persecuzioni durante i secoli XI e XII può essere spiegato semplicemente con riferimenti a variazioni di numero, qualità o natura delle vittime. Se nel caso di eretici e lebbrosi spesso è difficile distinguere la realtà dalla percezione, il caso degli ebrei è decisivo, perché non mostra semplicemente un velo di ignoranza tra l'antichità e l'alto medioevo, ma un netto cambio di direzione dopo l'anno1000 circa. Le prove dimostrano abbastanza fermamente che tra il VII e il X secolo l'autorità cristiana in Europa occidentale ha trattato gli ebrei in modo notevolmente meno duro di quanto non avesse fatto prima o avrebbe fatto di nuovo; che gli ebrei erano assimilati nella società cristiana a un notevole grado; per alcuni aspetti, che l'assimilazione è continuata fino al XII secolo, e che è stata invertita dalla crescita delle persecuzioni. La lunga agonia degli ebrei europei, pertanto (e questa è una conclusione che va contro venerabili tradizioni di storiografia ebraica così come cristiana) non ha forse le sue origini più lontane ma certamente le sue cause dirette e più importanti negli eventi che hanno avuto luogo nella società occidentale intorno a quei due secoli.

P. 118 e p. 123. Come i ricchi e i potenti manipolavano la gente a prendere parte alla loro persecuzione.

A Magonza, la gente del paese prima sostenne gli ebrei contro i crociati, anche se in seguito alcuni di loro si unirono all'uccisione e ai saccheggi; presso Worms gli Ebrei consegnavano i loro oggetti di valore in custodia ai loro vicini cristiani quando hanno sentirono delle uccisioni; a Colonia andarono dai gentili a trovare rifugio.

Le motivazioni dei crociati stessi non sono del tutto chiare, e alcune erano senza dubbio personali: Emicho di Leiningen, il cui esercito effettuò i primi attacchi, era apparentemente piuttosto squilibrato.

Ma un obiettivo di primo piano erano senza dubbio le forniture e il bottino, inevitabilmente richiesti da un grande ma mal organizzato esercito in marcia senza rifornimenti, e un altro, almeno per alcuni dei leader, era il pizzo che le loro minacce e atti precedenti permettevano loro di estorcere dagli ebrei sul loro percorso.

Anche il massacro di York del 1190, con l'eccellente autorità di Roger di Hoveden, sembra aver avuto la sua origine in una cospirazione dei notabili locali per liquidare i propri debiti con i loro creditori. Abbiamo già notato che le impiccagioni a Bray-sur-Seine l'anno successivo erano ispirate agli interessi militari di Filippo Augusto nel far valere la sua presenza locale, e i roghi a Blois 20 anni prima erano stati originati da intrighi di corte, apparentemente innescati dalla gelosia di Polcelina, l'amante ebrea del conte...

...Insomma, nonostante la semplice pietà che siamo incoraggiati a ritenere il cuore della vita quotidiana nell'Europa delle cattedrali, e nonostante la spiacevole situazione che occupavano senza dubbio gli ebrei nelle sue strutture politiche e finanziarie, appare necessario concludere che gli eretici e gli ebrei dovevano la loro persecuzione, in primo luogo, non all'odio del popolo, ma alle decisioni dei principi e dei prelati.

P. 144. Le accuse e le persecuzioni contro le minoranze erano solo i metodi di auto-giustificazione del nuovo regime dopo lo scisma d'Occidente.

Le accuse di eresia sorsero nell'Occidente del secolo XI nel contesto di rivalità politiche, e continuarono a servire scopi simili in vari contesti e a diversi livelli sociali; nel 1160, per esempio, Lambert Le Begue lamentava di essere stato accusato di eresia dai confratelli impauriti che il proprio lassismo e avidità fossero denunciati dai suoi ministeri parrocchiali vigorosi e di successo, e non vi è motivo di pensare che la sua denuncia non fosse giustificata. Ma a partire dall'inizio del XII secolo in poi il sospetto e l'accusa di eresia tra la popolazione in generale sono stati sempre più utilizzati come mezzo di sopprimere la resistenza all'esercizio del potere sul popolo, e per legittimare il nuovo regime nella chiesa e nello stato; la vigilanza rafforzata per la salute morale e fisica serviva gli stessi fini. Prima della fine del secolo, il nuovo regime era stabile.

Pp. 150-153. La causa di antisemitismo era nella gelosia spietata dell'élite dell'XI secolo, che aveva preso il potere.

Come spesso accade in queste pagine abbiamo raggiunto un punto in cui la speculazione va al di là delle attuali conoscenze.

Molto potrebbe probabilmente essere aggiunto per mezzo di una collezione paziente dalle fonti cristiane, e ancora di più con la sua integrazione con le ricche fonti ebraiche del XII secolo, cosa che rimane palesemente imperfetta negli studi contemporanei.

Tuttavia, è difficile sottrarsi alla conclusione che il motivo urgente e convincente per la persecuzione degli ebrei in questo momento - una persecuzione, come abbiamo visto, che ha invertito la precedente e consolidata tendenza all'integrazione tra le due culture - era che essi offrivano una vera alternativa, e quindi una vera e propria sfida, ai letterati cristiani come consiglieri dei principi e degli agenti e beneficiari del potere burocratico. La corte papale usava consiglieri ebrei nel secolo XI, e de casa pontificia ha continuato a essere gestita da ebrei in tutto il dodicesimo.

Nel contemplare questa possibilità, che va così forte contro corrente almeno per i presupposti dei gentili sulla natura dell'antica società medievale, è necessario ancora una volta ricordare quanto erano rivoluzionari i tempi di cui ci occupiamo. A metà del IX secolo il vescovo Amolo di Lione diceva che gli ebrei facevano più convertiti dei cristiani perché i rabbini predicavano molto meglio dei sacerdoti cattolici.

Continuarono a verificarsi conversioni al giudaismo anche nel secolo XI; la loro cessazione è un'altra indicazione della svolta della marea dell'intolleranza, piuttosto che di un grande miglioramento del potere della Chiesa di affrontare le sfide intellettuali dell'ebraismo. E fino al secolo XI e oltre resta applicabile il commento di J. M. Wallace-Hadrill sulle parole di Amolo: 'È solo quando si coglie quanto fragile fosse la presa del cristianesimo organizzato e quanto erano varie le sue pratiche che la reazione al giudaismo ha un senso'.

Le riforme religiose del XII secolo, la sua rinascita intellettuale, la sua elaborazione delle procedure di legge e di governo, rappresentano insomma non solo la creazione di un nuovo regime, il passaggio da una società segmentaria a una statale, da cui è nato così tanto, ma con essa l'imposizione di un'alta cultura, che definisce, unisce e perpetua un'élite dominante in tutta l'ampiezza della cristianità latina. Come sempre, l'istituzione di quest'alta cultura richiedeva l'eliminazione spietata dei suoi concorrenti attuali e potenziali. E il ​​più grande di questi era l'ebraismo...

...Loro (gli ebrei) sarebbero stati perfettamente in grado di prendere il posto a cui aspiravano i chierici come cervello e muscoli del regime burocratico. Questa era una verità troppo pericolosa per la propaganda. Al contrario, doveva essere nascosta il più completamente possibile. I cristiani (sic) rubarono le proprietà degli ebrei, uccisero i loro figli, profanarono i loro luoghi sacri e imposero la loro conversione con la forza, e quindi inventarono una mitologia che deve la sua plausibilità l'incubo che un giorno gli ebrei avrebbero potuto fare proprio ciò che sono stati costretti a fare. Allo stesso modo, e per le stesse ragioni, dal momento che gli ebrei erano in realtà più istruiti, più colti e più abili rispetto ai loro omologhi cristiani, la leggenda doveva ridurli al di sotto del livello della comune umanità, sporchi nelle loro persone e rozzi nelle loro passioni, mentre minacciavano la società cristiana minaccioso dalle basi, richiedendo l'aiuto delle potenze delle tenebre per compiere il male ben oltre le proprie spregevoli capacità. Per tutti quelli che dovevano essere perseguitati, si è visto, era necessario in primo luogo creare un'identità. Nel caso degli ebrei era ancor più necessario distruggere quella che avevano. A questo proposito, come in altri, la società persecutrice iniziò così come avrebbe continuato.

Non si otterrebbe nulla sostituendo una spiegazione semplicistica della comparsa della persecuzione nell'Europa medievale - il fatto che fosse una risposta inevitabile, o almeno naturale, alla crescita di pericoli reali e percepiti - con un'altra - che si sia trattato di un dispositivo per fissare il potere nelle mani di una classe clericale emergente e corrotta. Questo significherebbe presumere, con un compiacimento che neppure la riflessione più superficiale può difendere, che le cattive conseguenze nascono solo dalle cattive azioni, e le azioni malvagie solo dalle cattive intenzioni. Inoltre implicherebbe, in modo altrettanto insostenibile, che la rappresentazione degli sviluppi intellettuali e istituzionali dei secoli XI e XII nelle pagine precedenti, e degli uomini che li hanno provocati, sia completa. Al contrario, il contributo delle idee, delle azioni e delle istituzioni fin qui menzionate alla formazione di quella che abbiamo chiamato la società persecutrice era solo un aspetto, e non sempre accettato senza contestazioni o esitazione, di una parte delle profonde e spettacolari innovazioni che hanno reso questo periodo un punto di svolta nella storia europea, il periodo in cui, nel bene e nel male, inizia la storia continua della moderna società europea e delle sue realizzazioni.

È stata forse la caratteristica più generale e più indispensabile degli innumerevoli cambiamenti che hanno composto quella trasformazione, il fatto che abbia coinvolto una penetrazione molto più profonda e pervasiva della società, della cultura e delle istituzioni della minoranza alfabetizzata. Questo fatto è implicito in tutte le etichette di questo periodo, di cui i nostri libri di testo abbondano. Se abbiamo scelto di enfatizzare gli aspetti idealistici scrivendo del 'ri-ordinamento della vita cristiana' o della 'rinascita del XII secolo', oppure preferiamo sottolineare l'affermazione e la definizione della gerarchia sociale e l'espansione del potere governativo nell’ 'età della cavalleria', nella 'rinascita della monarchia' e nella 'la rivoluzione di governo del XII secolo', questa è in gran parte una questione di gusto, anche se come tutte le espressioni di gusto rivela i nostri valori. E l'argomento di questo libro è che, per quanto sia descritta tale tremenda estensione del potere e dell'influenza dei letterati, lo sviluppo della persecuzione in tutte le sue forme ne è una parte, e quindi è inscindibile dai grandi e positivi risultati raggiunti con cui è associata. Che questo sviluppo abbia potuto aver luogo senza persecuzioni è un'altra questione, una questione che, forse per fortuna, gli storici non sono chiamati a rispondere.

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