Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?cat_id=32&id=205  Mirrors.php?cat_id=32&id=602  Mirrors.php?cat_id=32&id=646  Mirrors.php?cat_id=32&id=647  Mirrors.php?cat_id=32&id=4898 
Mirrors.php?cat_id=32&id=2779  Mirrors.php?cat_id=32&id=204  Mirrors.php?cat_id=32&id=206  Mirrors.php?cat_id=32&id=207  Mirrors.php?cat_id=32&id=208 
Mirrors.php?cat_id=32&id=3944  Mirrors.php?cat_id=32&id=7999  Mirrors.php?cat_id=32&id=8801  Mirrors.php?cat_id=32&id=9731  Mirrors.php?cat_id=32&id=9782 
Mirrors.php?cat_id=32&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  Documenti  >  Sezione 8
  L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (3)

La riforma e il papato nel secolo XI: spiritualità e cambiamenti sociali

Dalla rivista Orthodox England, vol. 15, n. 1 (settembre 2011)

Clicca per SCARICARE il documento come PDF file  
Condividi:

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il terzo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da Reform and the Papacy in the Eleventh Century: Spirituality and Social Change (La riforma e il papato nel secolo XI: spiritualità e cambiamenti sociali), di Kathleen G. Cushing (Manchester University Press, 2005). Questi illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque dietro il papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudita autrice.

La rivoluzione religiosa occidentale del secolo XI. Dalle pagine 1 e 3

Anche se l'equazione di Chiesa e società può in linea di massima essere usata per descrivere anche la condizione della precedente Europa medievale, la tesi di questo libro è che nel corso del secolo XI la simbiosi di Chiesa e società divenne più pronunciata. Questo, naturalmente, fu una conseguenza del movimento di riforma ecclesiastica. In effetti, come verrà argomentato, il tentativo di migliorare gli standard di vita religiosa hanno avuto un impatto rivoluzionario sulla società europea del secolo XI. Sebbene questi sforzi siano emersi inizialmente a livello locale alla fine del secolo X e siano stati promossi dal clero locale e dai poteri laici, nel secolo XI furono sempre più diretti da una gerarchia ecclesiastica di recente ascesa, e in particolare da un papato romano rinvigorito... nel processo di promozione della riforma, la Chiesa avrebbe finito per delineare e imprimere una identità unica per l'Occidente latino.

Per valutare la riforma e il papato dal punto di vista del cambiamento sociale e religioso si deve inevitabilmente tener conto dei dibattiti recenti e ancora in corso su come caratterizzare il secolo XI nel suo complesso... è utile qui discutere brevemente di quello che è forse il dibattito storiografico più controverso: quello che circonda la 'rivoluzione feudale' e l'attuale quasi sinonimo mutation de l’an mil o 'trasformazione dell'anno 1000'. Prendendo spunto da Feudal Society di Marc Bloch, questa interpretazione è stata sviluppata da medievalisti francesi come Jean François Lemarignier, Georges Duby, Pierre Bonnassie, Jean-Paul Poly, Éric Bournazel e Guy Bois, che hanno caratterizzato il secolo XI come il momento in cui è stata creata la civiltà europea.

In termini generali, i mutazionisti sostengono che, intorno all'anno 1000, la società europea - e soprattutto la società francese - ha improvvisamente vissuto una profonda trasformazione che ha incluso la proliferazione dei castelli, la signoria territoriale e 'cattivi costumi' (malae consuetudines), la progressiva riduzione di una classe contadina libera nella servitù della gleba, grandi cambiamenti nella struttura delle classi sociali, la riorganizzazione dei gruppi di famiglie nobili e delle strategie familiari, cambiamenti nel carattere della nobiltà, e spostamenti corrispondenti nei modelli di matrimonio e nelle prospettive culturali.

Roma nell'anno 1000. Da pagina 18

Mentre lo sviluppo dell'autorità papale e la trasformazione del papato nel secolo XI saranno oggetto del capitolo 4, vale la pena ricordarci in che misura il cristianesimo era diventato localizzato perfino a Roma.

In effetti, per molti versi il papato intorno all'anno 1000 era solo un altro centro di potere locale in un'Europa occidentale dove il potere emanava da molti centri localizzati.

La Roma medievale derivava la sua preminenza dal fatto che gli apostoli Pietro e Paolo avevano deciso di viaggiare verso la capitale del più grande impero sulla terra di allora, un luogo dove entrambi sono stati poi martirizzati, presumibilmente lo stesso giorno.

Nel corso dei due secoli successivi e oltre, il potere spirituale e quello secolare si sono sempre più uniti per stabilire uno status cristiano preminente di Roma, che - dopo la caduta dell'impero - era tutto ciò che rimaneva dell'antica gloria di Roma, almeno in Occidente. Entro l'anno 1000, la città iniziò a ricavare la sua ricchezza materiale dal suo posto al centro del mondo cristiano, e guadagnò da vivere con ciò che può essere chiamato un 'turismo' religioso.

Anche se i penitenti, supplicanti e pellegrini che venivano ad limina apostolorum (fino alla soglia degli apostoli) avevano bisogno di cibo, alloggio e cure pastorali, la città comunque era ben lontana da quella che era stata quando era il cuore politico dell'impero romano. Sia in termini di popolazione sia di dimensione fisica, Roma era stata ridotta di fatto dal suo antico splendore a un sobborgo di provincia, con una probabile popolazione di 25.000-30.000 abitanti, in calo da un picco di quasi 500.000 nel quarto secolo. Inoltre, dal secolo XI la parte abitata di Roma era sostanzialmente più piccola delle sezioni disabitate...

I cambiamenti del papato dopo l'inizio del secolo XI. Da pagina 24

...Tuttavia, questi documenti dimostrano pure che il papato nel corso dei secoli X e XI era un'istituzione essenzialmente passiva, fissata a Roma, in cui gli individui venivano a cercare sanzioni, privilegi, orientamento e sempre di più, si deve rilevare, giudizi. Come si vedrà, lo sviluppo del papato in una forza capace di prendere l'iniziativa di estendere la sua autorità sulla Chiesa occidentale e la società cristiana nel suo complesso caratterizza la trasformazione della Sede Apostolica durante il corso del secolo XI. Per quanto le famiglie romane aristocratiche (e non solo) continuavano a cercare di controllare l'elezione al soglio pontificio, il papa aveva sempre più bisogno di essere più efficiente ed efficace, come l'istituzione da lui presieduta, al fine di estendere la sua autorità al di là delle mura della città. La 'famiglia romana' naturalmente non poteva essere mai del tutto ignorata, ma l'equilibrio dei poteri si è andato lentamente spostando mentre i papi del secolo XI cominciavano a concentrarsi sulla più ampia famiglia europea occidentale della societas christiana.

La rivoluzione del secolo XI e il 1049. Da pagina 36

...i riformatori insistevano che gli ecclesiastici dovevano essere celibi, che non dovevano spargere sangue né umano né animale, e che avevano un espresso divieto di fare traffico dello Spirito Santo con la vendita di uffici ecclesiastici. La riforma cercava anche di impostare limiti tra le diverse parti della società e all'interno di esse. La riforma fu principalmente (e inizialmente) un esercizio di disciplina del clero, ma era anche, o almeno divenne alla fine, un tentativo di costruire un nuovo ordine sociale, basato su ferme distinzioni tra ambiti ecclesiastici e laici, tutti all'interno della gerarchia ecclesiastica stessa. I membri del clero, sia monastici e secolari, così come i laici di ogni rango su cui i riformatori tentavano di imporsi, e che non rispettavano le nuove e sempre più forzate dispensazioni di stato e condizione divennero nel secolo XI 'materiale fuori posto', anomalie pericolose che violavano l'ordine sociale. Infatti, l'esercizio del potere nel secolo XI, come ha suggerito R. I. Moore, divenne sempre più subordinato all'occupazione di ruoli specifici, ognuno dei quali era definito da un particolare codice di condotta morale e soprattutto sessuale. Questo discorso, come giustamente suggerisce Moore, sottende l'intera trasformazione della società europea in questo periodo.

Il papato, almeno dalla parte centrale del secolo XI, ebbe una parte di rilievo in questi sviluppi, ma le sue iniziative vennero dopo molti cambiamenti sociali, politici e religiosi, nonché molte azioni delle autorità religiose locali. Il focus anacronistico di molti storici che si occupano esclusivamente dei papi riformatori, e in particolare del pontificato di Gregorio VII, ha oscurato non solo questi sviluppi precedenti, ma in senso lato ha anche omesso di prendere in considerazione il contesto molto naturale e culturale degli sforzi di riforma del secolo XI. È quindi di notevole importanza che si dedichi attenzione sia alla trasformazione del papato in tutto il secolo XI e anche al contesto della società in evoluzione, in cui il movimento di riforma e il papato sono esistiti e si sono sviluppati. Per troppo tempo, le rispettive discussioni sono state affrontate in modo isolato le une dalle altre.

Infatti, non è solo la storiografia papale che si divide al 1049 con l'elevazione di papa Leone IX. Piuttosto, la storiografia di tutto il secolo XI per molti versi è rimasta divisa tra quegli storici, come i mutazionisti, che si concentrano sulla storia socio-economica, in particolare in Francia prima del 1050, e quelli che si concentrano sulla storia ecclesiastica e politica del papato dopo la riforma del 1050. Cercare di riunire entrambi i filoni insieme non è una piccola sfida, perché cambia la questione di come capire la natura e la tempistica di tali modifiche...

Il cambiamento nell'uso della parola 'papa' e nel ruolo del papa. Dalle pagine 57-58-59

Di fatto nella Chiesa antica e a tutti gli effetti fino all'anno 1000 circa, il papa come successore di Pietro era conosciuto soprattutto come il vescovo di Roma, infatti, il titolo di papa è stato raramente utilizzato prima della fine del secolo XI. Il papa era effettivamente il primo fra pari (primus inter pares), cioè tra gli altri vescovi, anche se era accordata una stima speciale al vescovo di Roma, perché la città era stata il luogo del martirio degli apostoli. Il pontificato di Gregorio I (590-604) è qui istruttivo.

Anche se, come Leone I, egli è stato spesso visto come una figura chiave nello sviluppo di quello che molti storici medioevale definiscono 'monarchia papale', Gregorio illustra la posizione teoricamente forte, ma in termini pratici limitata, del papa nella Chiesa antica. Gregorio si riferiva a se stesso come 'il servo dei servi di Dio' (servus servorum Dei), un titolo adottato da molti dei suoi successori, in particolare a partire dalla seconda metà del secolo XI. Questo non solo sottolineava la sua umiltà, ma rafforzava pure la comprensione che Gregorio aveva sia dell'autorità papale sia del ruolo pastorale del papa.

Gregory chiaramente era convinto che il papa fosse il capo giurisdizionale nonché spirituale della Chiesa, ma è evidente dalle lettere nel suo registro che comprendeva questo soprattutto vedendo la Chiesa romana in termini di corte d'appello finale, piuttosto che come un'autorità esecutiva. Più importante per Gregorio era il ruolo pastorale del pontefice, che lo costringeva ad avere cura animarum (cura d'anime) per tutte le chiese sotto la sua autorità. Questo non era, come è stato spesso sostenuto, una richiesta di 'autorità assoluta'. Piuttosto, Gregorio capiva il primato papale in termini di difesa e di estensione della fede, insieme con la garanzia di una giurisdizione d'appello finale nelle questioni ecclesiastiche...

Anche se la Donazione di Costantino (un falso del IX secolo) sembrava concedere il potere politico al papa in Italia, nei secoli prima del secolo XI, il papa rimaneva di fatto un leader spirituale, vescovo della sua città, con poca coerente autorità al di là dei suoi dintorni. Come indicato nel capitolo I, il papato era effettivamente solo uno dei centri localizzati di potere in un Occidente latino composto da centri locali. Non ci fu alcun tentativo sostenuto dai pontefici prima del secolo XI di arrogarsi il potere 'politico' come leader universali, al di là delle loro pretese di universalità in termini spirituali. Infatti, un tale concetto sarebbe stato privo di senso prima che i riformatori del secolo XI separassero il ​​secolare e il divino.

Il punto di svolta: Bruno di Toul (Leone IX (1049-1054), responsabile dello scisma d'Occidente. Da pagina 65.

L'elevazione del vescovo Bruno di Toul come papa Leone IX il 12 febbraio 1049 è stata a lunga vista come il momento decisivo per le sorti sia del papato sia del movimento per la riforma ecclesiastica... Leone IX fu il riformatore per eccellenza... Leone era un modello di come il papato romano poteva assumere la leadership tangibile sulla Chiesa universale.

Come è stato attuato lo scisma: concili, legati e diritto canonico. Da pagina 83.

... altre estensioni altrettanto significative del modo di governo possono essere viste negli sviluppi di tre antiche tradizioni: concili, legati e diritto canonico, che erano vitali per estendere l'autorità papale e la promozione delle riforme papali.

I concili erano stati a lungo una caratteristica centrale della Chiesa, ma ciò che è peculiare al secolo XI è che Roma è riuscita a utilizzare queste riunioni a suo vantaggio. Nella Chiesa antica, erano spesso stati rivali dell'autorità papale, con i concili ecumenici che esercitavano una giurisdizione universale in materia di fede e di dottrina, che in seguito sarebbe stata associata più con il papato stesso. In effetti, il primo concilio ecumenico o universale a Nicea nel 325 era stato convocato dall'imperatore Costantino, e Papa Silvestro I (314-25), che non poté partecipare a causa dell'età e della malattia, inviò semplicemente rappresentanti. Ciò costituì un precedente che proseguì per i primi sette concili ecumenici stati riconosciuti come autorevoli da entrambe le Chiese orientale e occidentale, fino a Nicea II (787): sono stati tutti convocati dagli imperatori e i papi hanno inviato rappresentanti piuttosto che essere personalmente presenti. Solo a partire dal XI secolo le questioni di fede finirono per essere più spesso decise dal papa con l'assistenza dei concili, come quando Innocenzo III convocò il Concilio Lateranense IV nel 1215.

...Fu solo con l'elevazione di papa Leone IX nel 1049, tuttavia, che i concili cominciarono a essere strumenti significativi del papato, convocati non solo a Roma stessa, ma anche al di là delle Alpi, come quando Leone presiedette i concili a Reims e a Magonza nel 1049.

La trasformazione del secolo XI. Da pagina 86

Durante tutto il corso del XI secolo, il papato ha subito niente di meno che una trasformazione fenomenale. Da un centro di potere locale riverito, ma limitato, con al massimo una capacità intermittente di fare sentire la propria autorità al di là di Roma e del patrimonio papale, a partire dal pontificato di Urbano II il papato aveva acquisito una sorta di posizione inattaccabile. Enfatizzando e raffinando (se non, a volte, inventando) le giustificazioni teoriche dell'autorità papale fin dalla Chiesa primitiva, capitalizzando sulla necessità di monasteri e chiese in tutto l'Occidente latino per mezzo dei privilegi confermati dall'autorità apostolica, che il papato rivolse a proprio vantaggio, instaurando legami con regni e governanti laici della periferia dell'Occidente latino, ed estendendo il suo apparato amministrativo (per quanto rudimentale questo potesse essere), il papato fu sempre più in grado sia di dirigere i propri affari sia di imporre la sua autorità in modo più coerente. Entro la fine del secolo XI, anche se rimaneva incapace di imporre del tutto la propria volontà e di esigere completa obbedienza ai suoi comandi, il papato romano era diventato un potere che governanti, uomini di Chiesa e la società in generale potevano ignorare solo a un prezzo estremamente alto.

Dalla Chiesa in Occidente a una Chiesa occidentalizzata. Come lo scisma divenne fisicamente visibile. Da pagina 93

...Questo legame tra costruzione e di riforma divenne sempre più comune. I doni di Enrico III al vescovado di Spira, per esempio, furono effettuati a condizione che i canonici proseguissero gli studi e fossero rigorosi con le loro preghiere. In Inghilterra, inoltre, a seguito della conquista normanna, con la nomina di ecclesiastici dalla Normandia e più in seguito, alla morte di vescovi e abati inglesi, ogni grande cattedrale e monastero furono ricostruiti. Questi progetti furono accompagnati da tentativi di portare la Chiesa anglosassone in conformità con la prassi romana. Nella penisola iberica, la costruzione accompagnava sia la promozione della riforma sia la soppressione del rito liturgico dei visigoti, per esempio a Compostella nel 1056. Simili progetti di cattedrali su larga scala ebbero luogo a Lucca, Reims, Colonia, Canterbury, Worcester, Durham, Norwich, Merseburg e altrove in Europa ...

Il celibato obbligatorio, la clericalizzazione e la comparsa dell'auto-flagellazione. Il sentiero verso la perversione. Da pagina 115.

Il sacerdozio, rivendicando ora per sé il ruolo sia di custode sia di critico della morale sociale e religiosa, si trovava sempre più in una posizione ambivalente; quello che era stato precedentemente accettabile non era più tollerato. Il celibato e la verginità non erano più solo la proprietà speciale dei monaci, ma erano ora anche le caratteristiche che definivano - come richiesto dai loro ruoli sacramentali - il clero secolare, che era sempre più tenuto a prendere le distanze dal contatto mondano. Inoltre, con la progressiva estensione degli ordini sacri nel secolo XI fino a includere i suddiaconi nel clero maggiore, una forma esteriore non era più accettabile e si usava un linguaggio sempre più esplicito per ammonire i recalcitranti.

Pier Damiani, da parte sua, insisteva sul celibato completo, sulla castità e sull'evitare tutti i pensieri sessuali come cosa essenziale per l'individuo che ha un qualsiasi ruolo sacramentale. Questo doveva essere raggiunto, secondo Damiani, attraverso l'abnegazione ascetica, il digiuno e anche la 'disciplina benedetta' dell'auto-flagellazione...

Le implicazioni pratiche e le ramificazioni dello scisma. Come sono cambiati gli obiettivi nella seconda metà del secolo XI, come l'ascetica è diventata mondana e il volontario e spirituale è divenuto obbligatorio e morale. Da pagina 133.

Nella seconda metà del secolo XI, gli obiettivi della riforma si sono spostati, così come i mezzi di persuadere le persone ad accettare tali obiettivi di espansione. Così come, nell'agiografia episcopale, i vescovi dovevano essere visti sempre più non solo come uomini pratici di azione, ma anche come veri 'religiosi', colmando con successo la tensione tra lo spirituale e il secolare, così anche gli asceti venivano richiamati di nuovo nel mondo per ruoli attivi.

Persuadere il clero ad accettare nuovi codici di comportamento non significava semplicemente suddividere ciò che i riformatori consideravano attività adeguate e inadeguate, con un linguaggio sempre più veemente e coerente di purezza, ma anche (e forse soprattutto) far rispettare più nettamente tali suddivisioni. Per i riformatori, questo significava sempre camminare su una linea molto sottile tra i presupposti sociali abituali e la loro visione in continua evoluzione della società cristiana.

Un paradosso: la clericalizzazione ha dato potere al clero, ma lo ha anche evirato. Il percorso per l'omosessualizzazione del clero occidentale e il potenziale aumento della pedofilia. Dalle pagine 151-2.

...Questo sviluppo è stato di pari passo con una Chiesa sempre più 'paternalistica' (se possiamo usare quest'espressione), che ha preteso autorità sui laici non solo per il matrimonio ma per questioni spirituali in generale. Allo stesso tempo, la Chiesa aveva anche bisogno di garantire che il proprio personale, per cui il celibato e anche la verginità erano stati usati per stabilirli come i custodi della proprietà e del potere, tendevano all'ideale di perfezione cristiana sottraendosi da tutti gli stili di vita maschile. Forse, come è stato suggerito da Leyser, questo era in qualche modo una sorta di compensazione per i diseredati: i loro voti di castità e povertà forse non voluti permettevano loro - almeno potenzialmente - di esercitare ampio potere e supervisionare enormi ricchezze.

Questo attira inevitabilmente l'attenzione a quello che molti storici hanno più recentemente indicato come una 'crisi della mascolinità' nell'Europa del secolo XI. Sarà già evidente dalle pagine precedenti che i cambiamenti socio-politici e religiosi nel secolo XI riguardavano principalmente gli uomini. Come è stato rivelato anche attraverso l'esame di vari testi e legislazioni nei capitoli precedenti, al centro delle preoccupazioni di riforma nel secolo XI stava la questione del comportamento e delle abitudini degli uomini, chierici o laici.

Questa preoccupazione, come abbiamo visto, il più delle volte ha trovato la sua espressione nella condanna di attività specifiche per entrambi i gruppi, ad esempio i divieti di incesto o i divieti del clero di portare armi. Inoltre, è già stato sostenuto che ciò che sta alla base sia di queste preoccupazioni sia della legislazione era la questione di quale tipo di uomo era quello appropriato per esercitare il potere nella e sulla società.

Per il clero, tuttavia, la questione ha avuto importanti implicazioni per la loro identità di uomini. In effetti, come ha discusso Miller, la normativa che promuoveva la separazione (e superiorità) del clero gli ha effettivamente negato i simboli culturali della mascolinità laicale all'interno della società del secolo XI: il diritto di portare armi, di avere cani da caccia, di visitare taverne o di godere la compagnia delle donne. Ma una crisi di identità può ugualmente essere applicata ai laici nel secolo XI. Le censure ecclesiastiche, con il loro riferimento al 'tipico' (in altre parole, 'cattivo') comportamento laicale, chiaramente sottolineano non solo lo stato più basso dei laici rispetto al clero, ma sottolineano anche implicitamente la qualità inferiore della loro pretesa di esercitare il potere. Si può difficilmente negare che una parte integrante della pretesa dei riformatori di dirigere la società includeva una meditata svalutazione (almeno in termini retorici) dell'autorità laica nel suo complesso. Ai figli più giovani, tuttavia, a cui era negato il diritto di diventare pieni adulti di genere maschile a causa delle pressioni familiari e della necessità di trasmettere patrimoni intatti in un sistema di primogenitura, la prospettiva non era solo desolante in termini "reali", ma anche nei termini della loro funzione o identità all'interno della società. Infatti, con così tanti scrittori ecclesiastici che da una parte censuravano gli uomini e dall'altra prescrivevano il comportamento maschile appropriato - principalmente per tenere a distanza e privilegiare certi gruppi o tipi di uomini (per esempio il clero) dai loro concorrenti - ci si può meravigliare che le identità maschili fossero minacciate nel loro complesso?

Swanson ha recentemente suggerito di utilizzare la categoria analitica di un 'terzo sesso', al fine di spiegare l'identità del clero riformato nel secolo XI e oltre. Prendendo in considerazione lo status ambiguo della posizione del clero simultaneamente come uomini, ma anche come 'spose di Cristo' votate al celibato, ha sostenuto che il periodo di riforma ha essenzialmente visto la costruzione di ciò che ha definito 'emascolinità' ('emasculinity').

La rivoluzione del secolo XI cominciò tra le élite. Tuttavia, dal momento che 'il pesce marcisce a partire dalla testa', ciò ha garantito la separazione del secolare dal divino, portando infine alla laicità. La 'totale reinvenzione della società europea latina' si svolgerà nei prossimi secoli. Dalle pagine 160-161.

Occorre quindi riconoscere che, a un livello molto importante, la riforma della Chiesa e della società cristiana nel XI secolo ci dice di più a proposito dell'immagine di una società perfetta ritenuta da una piccola minoranza di élite di alti funzionari della ecclesiastici come se fosse nei migliori interessi del loro mondo.

Inevitabilmente, la completa riforma e ricostruzione della Chiesa e della società cristiana era un ideale impossibile da realizzare mai pienamente.

Questo non vuol dire che non ci sia stato alcun vero cambiamento. Il movimento di riforma ha lasciato un segno indelebile nella società europea occidentale, e le sue ripercussioni si sarebbero fatte sentire per secoli. Lo sviluppo del papato romano come istituzione con la capacità di fare sentire la propria autorità in modo più coerente al di là di Roma ha sempre più abilitato i papi del secolo XI ad assumere un ruolo decisivo non solo nell'imprimere misure di riforma, ma anche nel chiederne il rispetto. Anche se non si può negare che la simonia, il matrimonio e il concubinaggio clericale, così come il controllo dei laici sulle chiese e sulle nomine ecclesiastiche siano continuati dopo la fine del secolo XI, questi non sarebbero più stati visti come pratiche accettabili o giustificabili, anche se erano spesso inevitabilmente tollerati in realtà, soprattutto ai livelli più bassi. Inoltre, è evidente che il privilegiare lo status dei chierici a causa del loro celibato e servizio all'altare, sia sui 'combattenti' sia sui 'lavoratori', aveva contribuito a un crescente riconoscimento del fatto che la loro identità si situava prima di tutto nell'ambito ecclesiastico.

La ridefinizione del comportamento e delle tradizioni culturali dell'aristocrazia laica, anche se chiaramente questo non è stato solo il prodotto del movimento di riforma, tuttavia dà un'indicazione univoca dei cambiamenti nelle regole e convenzioni con cui funzionava la società del secolo XI.

I ruoli all'interno della società cristiana, anche quelli dei re e imperatori unti, sono stati sempre più classificati in base alla loro utilità per gli obiettivi della Chiesa e soprattutto del papato - una Chiesa, e ancora in particolare un papato, che chiaramente si posizionavano sia come identificatori sia come esecutori di quella utilitas.

Inoltre, l'elevazione del populus - la loro partecipazione alla 'pace' di Dio e al boicottaggio del clero indegno - sia come testimoni e come forze tangibili che hanno reso le riforme dei papi Nicola II e soprattutto Gregorio VII così potenti e persino rivoluzionarie, rivela la misura in cui i presupposti religiosi e culturali della Chiesa 'riformata' erano messi alla prova e trovati carenti.

La seconda e decisiva rottura nel 1080 tra Gregorio VII ed Enrico IV per molti versi ha semplicemente accelerato quello che forse era sempre stato un esito inevitabile della riforma: la separazione irrevocabile del secolare e del divino. Così la sfida che ha aveva affrontato i riformatori del secolo XI - rinnovare la Chiesa e la vita cristiana – fu in ultima analisi, e forse inevitabilmente, la totale reinvenzione della società latina europea.

Condividi:
Inizio  >  Documenti  >  Sezione 8