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  La Chiesa russa risponde alle accuse del patriarca Bartolomeo in un discorso di dicembre

Orthochristian.com, 6 febbraio 2023

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foto: spzh.news

Il 9 dicembre, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli è intervenuto alla Conferenza politica mondiale "Per un mondo ragionevolmente aperto" ad Abu Dhabi.

Secondo il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Bartolomeo "ha lanciato una serie di accuse errate, infondate e apertamente calunniose alla Chiesa ortodossa russa", in un discorso che è stato "dedicato quasi completamente non tanto al tema della conferenza, ma alla critica dell'Ortodossia russa".

Il Dipartimento ha pubblicato una risposta venerdì 3 febbraio.

Potete leggere qui sotto il discorso del patriarca e la risposta del Dipartimento.

Il discorso del patriarca Bartolomeo

Signore e signori,

Cari amici,

Vorremmo ringraziare calorosamente gli organizzatori di questo nuovo simposio della Conferenza politica mondiale "Per un mondo ragionevolmente aperto", per averci invitato ancora una volta a partecipare a questo lavoro molto interessante.

La guerra ucraina, provocata dall'ingiusta aggressione della Russia nel febbraio 2022, costituisce la peggiore crisi geopolitica e umanitaria europea dalla fine della seconda guerra mondiale. È accompagnata dal sacrificio di un gran numero di ucraini, russi e altri, nonché dalla distruzione di un intero paese. C'era da aspettarsi un simile disastro?

Gli specialisti in relazioni internazionali cercano di spiegare questa situazione facendo riferimento alle condizioni della fine della guerra fredda. L'Occidente ha sbagliato ad approfittare dell'implosione dell'Unione Sovietica per stabilire la sua influenza in Oriente? Il mutamento dei grandi equilibri in Europa ha risvegliato vecchi timori di un possibile accerchiamento della Russia? D'altra parte, come non prendere in considerazione il desiderio di indipendenza dei popoli vissuti sotto l'oppressione sovietica? Come non rispondere con atti di solidarietà al colpevole abbandono dell'Est Europa al dominio di Mosca in nome del sistema di zone di influenza stabilito dagli accordi di Yalta?

Questo dibattito è senza dubbio valido. Tuttavia, la visione della nostra Chiesa va oltre queste prospettive attuali. Il suo sguardo è più radicato nella storia in generale e nella storia ecclesiastica in particolare. Riteniamo che la fonte delle nostre disgrazie sia la conseguenza di errori di giudizio in materia di fede. È per questo che ci identifichiamo con il termine "ortodossia", una fede giusta e retta.

La Chiesa ortodossa ha avuto un ruolo fondamentale nell'emergere di queste due realtà, separate e intrecciate, che sono la Russia e l'Ucraina. Il luogo del dramma è all'intersezione di un doppio incrocio, Europa e Asia; innanzitutto l'istmo tra il Mar Baltico e il Mar Nero, asse essenziale per gli scambi tra il Nord Europa e il Mediterraneo orientale. Perpendicolarmente a questo corridoio, nella parte meridionale dell'attuale Ucraina, si forma un corridoio aperto alla circolazione dei popoli, attraverso il quale sono passate diverse successive invasioni. La funzione commerciale ha permesso la strutturazione dei poteri e l'apertura alla civiltà e al mondo esterno. Le ondate di invasioni e la cupidigia dei poteri circostanti hanno, invece, spesso disfatto le strutture politiche e sottoposto le popolazioni a enormi sofferenze. È questa dialettica tra costruzione e distruzione che spiega l'emergere di un'identità ucraina.

La mappa politica spaziale dell'attuale Ucraina ha cambiato forma molte volte nel corso dei secoli, dalla Rus' kievana nel IX secolo a Caterina II nel XVIII secolo, quando la maggior parte dell'Ucraina si trovò integrata nell'Impero Russo. Nel corso dei secoli, le popolazioni dell'Ucraina hanno subito successive dominazioni straniere: russa, polacca, mongola, lituana o austriaca. Il XX secolo è stato particolarmente duro per gli ucraini. Hanno sopportato la grande carestia dell'era di Stalin, l'Holodomor, e si sono trovati nel bel mezzo di uno scontro armato tra l'Unione Sovietica e la Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.

Questa storia spiega il desiderio di differenziarsi dall'insieme russo e di connettersi con l'Europa e con i suoi valori. Queste condizioni permettono anche di comprendere l'importanza della religione, elemento fondante e insieme liberatore della coscienza ucraina. Da Costantinopoli, il Patriarcato ecumenico introdusse il cristianesimo e la civiltà bizantina già nel IX secolo ai popoli di questa regione. Abbiamo avuto un ruolo fondamentale nell'organizzazione delle comunità religiose che si sono formate intorno alla Metropolia di Kiev, e poi attorno al Patriarcato di Mosca.

Tuttavia, i suoi insegnamenti sulle regole di organizzazione e di funzionamento ecclesiastico, ereditati dalla lunga storia del cristianesimo e che riflettono tutta la sapienza amministrativa e filosofica del mondo del Mediterraneo orientale, non sempre sono stati rispettati da Mosca. Il potere imperiale voleva sottomettere la Chiesa alla sua volontà nel suo sforzo di strumentalizzare il sentimento religioso per i suoi fini politici e militari. Così, dalla presa di Costantinopoli da parte degli ottomani nel 1453, Mosca aspirava a sostituire il Patriarcato ecumenico proclamando che Mosca rappresentava "la terza Roma". Questa lunga politica di Mosca costituisce un fondamentale fattore di divisione del mondo ortodosso.

A partire dal XIX secolo, la strumentalizzazione della religione da parte di Mosca si è combinata con le idee innovative del nazionalismo tedesco. Ispirata dal pangermanesimo, la nuova ideologia del panslavismo, organo della politica estera russa, acquisì una componente religiosa. Questa è l'idea che le Chiese dovrebbero organizzarsi secondo il principio dell'etnia, il cui indicatore centrale sarebbe la lingua. È questo approccio che il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha denunciato nel 1872 come eresia (l'eresia dell'etnofiletismo, una forma di razzismo ecclesiale). È in flagrante contraddizione con l'universalismo del messaggio evangelico, così come con il principio di governo del territorio che definisce l'organizzazione della nostra Chiesa.

Questa eresia era però utile agli obiettivi di Mosca poiché allontanava i credenti di lingua slava dall'influenza del Patriarcato ecumenico. Lo scopo di questa strategia era quello di creare, all'interno dell'Impero Ottomano, e successivamente sotto forma di stato indipendente, una forza politica separata, al servizio della spinta russa verso i mari caldi. È responsabile degli odi tra i cristiani balcanici che hanno portato alle guerre balcaniche e alle atrocità dell'inizio del XX secolo.

Durante l'Unione Sovietica, la religione era emarginata e oppressa. L'ideologia comunista aveva occupato il terreno attribuito allo schermo a una religione sfruttata dall'Impero Russo. Dopo la sua caduta, la fede è stata nuovamente utilizzata per scopi ideologici. La Chiesa ortodossa russa si è schierata con il regime del presidente Vladimir Putin, soprattutto dopo l'elezione di sua Beatitudine il patriarca Kirill nel 2009. Partecipa attivamente alla promozione dell'ideologia del Russkii Mir, del mondo russo, secondo la quale lingua e religione permettono di definire un insieme coerente che comprenda Russia, Ucraina, Bielorussia così come gli altri territori dell'ex Unione Sovietica e della diaspora. Mosca (potere politico e potere religioso) costituirebbe il centro di questo mondo, la cui missione sarebbe quella di combattere i valori decadenti dell'Occidente. Questa ideologia costituisce uno strumento di legittimazione dell'espansionismo russo e la base della sua strategia eurasiatica. Il legame con il passato dell'etnofiletismo e il presente del mondo russo è evidente. La fede diventa così la spina dorsale dell'ideologia del regime di Putin.

L'autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina concessa nel 2019 dal Patriarcato ecumenico ha peggiorato i rapporti con la Chiesa russa. Qui troviamo tensioni già espresse, quando il Patriarcato di Mosca decise di non partecipare al Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa riunitosi a Creta nel 2016.

L'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio ha portato la polarizzazione al culmine. La posizione ambigua del patriarca Kirill sulla guerra e il sostegno alle politiche del presidente Putin hanno provocato forti critiche all'interno del mondo ortodosso e non solo. Disapprovazione anche per gli ortodossi dell'Ucraina, che avevano scelto di rimanere sotto la tutela della Chiesa russa.

Pertanto, la divisione del mondo ortodosso si approfondisce e si espande. Alcune Chiese sono d'accordo con il Patriarcato ecumenico; altri, i cui paesi sono troppo dipendenti dalla Russia, sostengono ciecamente il Patriarcato di Mosca; altri ancora preferiscono mantenere un complice silenzio. Nel frattempo, la Chiesa russa usa i mezzi dello Stato per stabilire la sua influenza sul territorio canonico di altre Chiese, nonostante le regole più elementari dell'organizzazione ecclesiastica dell'Ortodossia. Le sue ingerenze in Africa sono presentate come azioni punitive contro il Patriarcato di Alessandria per il riconoscimento dell'autocefalia della Chiesa ortodossa dell'Ucraina. È evidente che in queste condizioni il ruolo pacificatore della Chiesa diventa molto difficile.

Cosa significa questo per i dibattiti al di fuori dei circoli ecclesiastici? Mostra ancora una volta il ruolo crescente del fattore religioso nelle grandi questioni globali. Le ideologie si stanno indebolendo una dopo l'altra. La fine del comunismo ha lasciato un grande vuoto in tutta una parte del mondo che viveva sotto il suo dominio e in altri popoli che in esso avevano riposto le proprie speranze. La crisi della globalizzazione e del liberalismo sta creando anche profonde frustrazioni e pericolosi risentimenti. In questo panorama di ideologie materialiste al collasso, lo spirituale sta tornando con forza. Tuttavia, questo ritorno può costituire un pericolo, se non si esprime secondo approcci che integrino la sapienza delle tradizioni religiose attinte dall'eredità delle grandi civiltà del passato.

Gli errori di discernimento, le eresie, non sono fenomeni trascurabili che interessano solo pochi chierici e pochi studiosi. Al contrario, hanno gravissime conseguenze per la vita spirituale e per la vita materiale. La fonte dei problemi è la strumentalizzazione della religione da parte di attori che spesso non hanno una vera fede.

Gli ortodossi russi costituiscono una grande ricchezza per l'Ortodossia e per il mondo intero. L'Ortodossia russa ha offerto un enorme contributo intellettuale, spirituale e artistico. Purtroppo è stata vittima dell'interferenza del potere politico russo. L'oppressione sovietica ha provocato il caos, privando intere generazioni delle benedizioni della fede e della saggezza della Chiesa. Il regime neoimperiale, nella sua necessità di rafforzarsi, ha attinto a quello che gli sembrava un prezioso capitale politico: il rinnovato sentimento religioso del popolo russo. Purtroppo è riuscioto a guidare su questa strada parte del clero ortodosso. Soprattutto ha ripreso e rafforzato gli approcci eretici del regime zarista in un contesto di scarsa conoscenza delle regole ecclesiastiche, dovuto anche al decadimento spirituale del periodo sovietico.

Le conseguenze sono molto gravi. Il fanatismo etnico-religioso inculcato nella gioventù russa soffoca le prospettive di pace e di riconciliazione. Il mondo ortodosso è diviso e questa frammentazione si proietta sui paesi poveri, i cui popoli speravano di trovare sollievo nella fede. Soprattutto danneggia la Chiesa russa poiché prima o poi il popolo si accorgerà degli eccessi di una Chiesa soggetta a obiettivi che nulla hanno a che vedere con la sua missione originaria.

Signore e signori, cari amici,

gli specialisti in relazioni internazionali a volte tendono a ignorare o a marginalizzare il ruolo e il significato del fattore religioso, autentico o manipolato. Siamo però entrati in un periodo in cui questo fattore sta diventando sempre più importante. I teologi e gli altri specialisti in questioni che hanno a che fare con il funzionamento delle Chiese devono senza dubbio aprirsi ad altre prospettive e sviluppare il dialogo con altre discipline scientifiche. È anche importante che gli specialisti delle scienze sociali, delle scienze politiche e delle relazioni internazionali superino una certa esitazione ad approfondire le questioni religiose. La comprensione di un mondo nuovo che si va formando davanti ai nostri occhi non può prescindere dal fatto religioso. Grazie per l'attenzione!

La risposta del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa russa

Il 9 dicembre, durante la conferenza politica mondiale "Per un mondo ragionevolmente aperto", il patriarca Bartolomeo ha lanciato una serie di accuse errate, infondate e apertamente calunniose alla Chiesa ortodossa russa. Nel suo intervento, dedicato quasi completamente non tanto al tema del convegno quanto alla critica all'Ortodossia russa, ha dato un'interpretazione parziale e distorta della storia della nostra Chiesa e dei popoli che essa unisce e ha alluso a una presunta deviazione della Chiesa ortodossa russa dalla dottrina e dai canoni ortodossi.

Indipendentemente dalle valutazioni assolutamente discutibili, incompetenti e politicizzate del patriarca Bartolomeo su una serie di eventi storici nella storia della Russia e dell'Europa orientale, dobbiamo affermare quanto segue.

Il cristianesimo ortodosso è stato davvero alla base dell'identità politica e culturale della Rus' di Kiev e per molti versi ha formato l'identità nazionale dei popoli che fanno risalire la loro storia al fonte battesimale di Kiev. Nonostante periodi di frammentazione e sconvolgimenti, questi popoli si sono sempre percepiti come un'unica comunità ecclesiale.

Kiev, chiamata nelle nostre cronache più antiche 'la madre delle città russe', è stata storicamente la culla dell'ortodossia russa e la prima sede della Chiesa russa. Come l'antica Antiochia è stata per l'Oriente ortodosso, Mtskheta per la Georgia, il Patriarcato di Peć per la Serbia, così per i nostri popoli Kiev è rimasta fino ad oggi il luogo santo comune venerato in tutta la Chiesa russa.

L'emergere dell'identità ucraina non è legato alla 'dialettica tra creazione e distruzione', come ha vagamente formulato il primate della Chiesa di Costantinopoli, ma piuttosto alle conseguenze della storia della Rus' del sud-ovest in una situazione di secolare lotta dei cristiani ortodossi per la conservazione della loro fede, cultura e tradizioni nella situazione di un'aggressiva espansione non ortodossa sia dall'est che dall'ovest. In questa lotta, i nostri antenati fecero affidamento sul sostegno dei loro fratelli della stessa fede nel nord, e il risultato fu l'unificazione di Mosca e Kiev nel XVII secolo, unificazione sia politica che ecclesiale, che ha soddisfatto le aspettative secolari dei nostri antenati e la sua natura volontaria e nazionale è stata sigillata nei documenti e questa unificazione non può in alcun modo essere chiamata "dominio straniero russo" perché i partecipanti a questa unificazione da entrambe le parti si sentivano, pensavano e si definivano russi a quel tempo.

In seguito, i nostri popoli hanno sopportato insieme momenti gloriosi e momenti tragici nella loro storia comune. Il XX secolo, di cui il patriarca di Costantinopoli ha fatto una menzione speciale, è stato "particolarmente crudele" non solo per il popolo ucraino ma anche per quello russo. Abbiamo sopportato insieme le difficoltà e le perdite della prima guerra mondiale (1914-1918), la devastazione portata dalla guerra civile (1918-1923), la carestia di massa nell'URSS (1932-1933), che comprendeva terre non solo nell'odierna Ucraina ma anche nella regione del Volga, negli Urali, nella Chernozemje centrale, nel Caucaso settentrionale e infine l'intervento degli invasori fascisti tedeschi nel 1941.

Dire che il popolo ucraino si è appena trovato "nel mezzo di uno scontro armato tra l'Unione Sovietica e la Germania nazista", presentarlo come una vittima apatica e volitiva del conflitto globale significa sottovalutare e sminuire l'impresa degli ucraini durante la seconda guerra mondiale . Dal 1941 al 1945, le nazioni russa e ucraina resistettero spalla a spalla contro l'Europa riunita dal fascismo. Oltre cinque milioni di soldati russi e circa un milione e mezzo di ucraini hanno dato la vita per la vittoria sul nazismo tedesco. Fu per i loro diritti di vincitori nella seconda guerra mondiale che sia la nazione russa che quella ucraina furono incluse nel numero dei fondatori dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. È triste che il primate di Costantinopoli non sia a conoscenza dei servizi delle nostre nazioni alla storia del mondo, e che non abbia empatia per i loro sacrifici, che sia pronto a insultare la memoria dei caduti per amore della momentanea retorica politica e dello stato attuale delle cose.

Tra le prove subite dalle nostre nazioni nel XX secolo vanno annoverate anche le persecuzioni ateiste sotto il regime comunista, che il patriarca Bartolomeo menziona solo di sfuggita. Queste persecuzioni religiose, tra le più brutali nella storia del cristianesimo, sono costate la vita a molte migliaia di membri del clero della Chiesa ortodossa russa e a centinaia di migliaia di laici. Negli anni '20, le autorità comuniste crearono artificialmente uno scisma rinnovazionista nella Chiesa russa e Costantinopoli lo sostenne apertamente.

Le accuse del patriarca di Costantinopoli contro la Chiesa russa appaiono ingrate e ingiuste quando sostiene che dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453 'Mosca ha rivendicato il suo diritto di sostituire il Patriarcato ecumenico'. Anche negli anni più infami per la Chiesa di Costantinopoli, quando ha deviato nell'unia (1439) e ha legittimato lo scisma ecclesiastico ucraino (2018), la Chiesa ortodossa russa si è limitata solo a una rottura di comunione con coloro che si scomunicavano dalla dottrina e dall'unità canonica della Chiesa ortodossa. Ma non ha mai rivendicato il posto del Patriarcato di Costantinopoli nella famiglia delle Chiese ortodosse locali.

Dopo la caduta dell'Impero bizantino, il principato di Mosca e il suo regno successivo rimasero di fatto per molti anni l'unico stato ortodosso indipendente in grado di sostenere i cristiani ortodossi in Oriente. È per questo motivo che il patriarca Geremia di Costantinopoli, nella sua Lettera legislativa del 1589 sull'istituzione del patriarcato in Rus', si rivolse allo zar Feodor Ivanovich, dicendo: 'O tsar devoto, il tuo grande tsar russo, la terza Roma, ha superato tutti nella pietà, e tutti i tuoi pii tsar sono stati riuniti, e solo tu sotto il cielo cristiano sei chiamato tsar nell'intero universo, per tutti i cristiani.

Tuttavia, dai tempi del patriarca Geremia e fino ad oggi, in nessuno dei documenti ufficiali e delle dichiarazioni della Chiesa russa è mai stato applicato il concetto politico di "Terza Roma". Nel XX secolo, le idee menzionate dal patriarca Bartolomeo sono diventate principalmente lo strumento dell'ideologia e della propaganda del Fanar. Durante la "guerra fredda" condotta dalla famigerata "Terza Roma" e il "panslavismo" erano tradizionalmente usati per intimidire i nostri fratelli greci nella fede e nella comunità occidentale. Come dimostrano i documenti recentemente pubblicati dalla CIA sulla cooperazione del patriarca Atenagora con l'intelligence statunitense, il mitico argomento della "Terza Roma" è stato utilizzato attivamente dal Fanar, principalmente per promuovere il fattore religioso nella politica internazionale e coinvolgere il sostegno delle forze della politica mondiale.

È triste che l'aiuto dato alle nazioni della stessa fede nei Balcani, compreso il popolo greco fraterno, nel liberarle dal giogo ottomano, sia definito dal patriarca Bartolomeo una "politica di lunga data di Mosca" per dividere la comunità del mondo ortodosso. È evidente che per forza d'abitudine il irimate di Costantinopoli vede il mondo dell'Ortodossia limitato ai confini dell'Impero Ottomano dei secoli XVIII – XIX. La sua macchina di sostegno e di esecuzione amministrativa fu utilizzata a quel tempo dai fanarioti per sradicare senza pietà la cultura distintiva delle nazioni balcaniche, le loro tradizioni liturgiche, il canto e persino la lingua, sostituendoli con il greco. Così il Fanar comprendeva allora "l'universalità del messaggio evangelico" e ogni opposizione a questa espansione aggressiva da parte di bulgari, serbi e romeni fu etichettata come "etnofiletismo" e fu condannata come eresia. Allo stesso tempo, l'idea del diritto esclusivo di Costantinopoli è stata inventata per richiamare unilateralmente l'autocefalia delle Chiese locali ad essa obbedienti, che si basava non sulla Tradizione millenaria della Chiesa ma piuttosto sui poteri amministrativi del millet-bashi concesso dalle autorità turche.

Avendo inventato la nozione di etnofiletismo e avendola condannata al Concilio di Costantinopoli del 1872, il Fanar ha condannato in realtà la sua stessa politica di lunga data di soggezione culturale delle nazioni ortodosse. Le accuse della Chiesa ortodossa russa di "etnofiletismo" o, ancor più, di "razzismo ecclesiale" suonano assurde e volgari; è infatti una Chiesa che unisce milioni di fedeli e centinaia di nazioni e ogni giorno predica, prega e celebra servizi divini in dozzine di lingue di popoli nel mondo.

Il territorio canonico della Chiesa ortodossa russa comprende 17 stati e in ognuno di essi la nostra Chiesa sostiene la sovranità del paese, promuove il miglioramento spirituale della società, favorisce l'accordo pubblico, dà il suo contributo al rafforzamento dei valori morali tradizionali e dell'istituto della famiglia.

In questo contesto, gli sforzi della Chiesa di Costantinopoli per rafforzare i valori tradizionali e familiari appaiono tutt'altro che adeguati mentre la sua posizione appare estremamente ambigua. L'aperto sostegno dato da alcuni vescovi del Fanar al movimento LGTB, agli aborti e al programma di pianificazione familiare, nonché il permesso ufficiale del secondo matrimonio per il clero, schiacciano i millenari principi canonici dell'Ortodossia, creano discordia con i documenti ortodossi universali adottati in precedenza e provocano grandi tentazioni nell'Ortodossia mondiale, anche tra il clero e i fedeli della stessa Chiesa di Costantinopoli.

La predicazione di "un mondo nuovo" non impedisce al patriarca di Costantinopoli di accusare di eresia i suoi oppositori. Gli appelli alle "regole fondamentali dell'ordine ecclesiale dell'Ortodossia" non hanno ostacolato il suo riconoscimento dei "vescovi" dello scisma ucraino che non hanno successione apostolica. E la promozione dei 'valori occidentali' menzionati nel discorso, compresa la peculiare interpretazione del tema dei diritti umani, non impedisce al primate della Chiesa di Costantinopoli di chiudere un occhio sulle clamorose violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali di chierici e fedeli in Ucraina.

Nei giorni in cui è stato redatto il discorso del patriarca Bartolomeo ad Abu-Dhabi, si sono svolte perquisizioni e interrogatori di massa nei monasteri e nelle chiese della Chiesa ortodossa ucraina; sono stati avviati procedimenti penali contro i suoi vescovi e chierici sulla base di accuse artificiose o calunniose, sono continuati i sequestri forzati delle sue chiese e gli assalti ai chierici; i suoi arcipastori e pastori sono stati privati dei loro diritti costituzionali e di una piena opportunità di vivere nel proprio paese. Nessuna parola al riguardo è stata pronunciata nel discorso di gala del Primate di Costantinopoli. Nel frattempo, politici e funzionari ucraini fanno riferimento direttamente al Tomos del patriarca di Costantinopoli come base per la persecuzione e il divieto assoluto delle attività della Chiesa ortodossa ucraina. Inoltre, i vescovi del Fanar sostengono pubblicamente le persecuzioni in Ucraina, definendole ipocritamente "la purificazione e il rinnovamento dell'ortodossia ucraina".

Nel suo discorso, il patriarca Bartolomeo ha accusato infondatamente la Chiesa russa di 'usare risorse pubbliche' per raggiungere i suoi scopi. Difficile fornire un esempio più evidente di utilizzo di risorse statali con finalità ecclesiali, di quanto sia stato il processo di legalizzazione di uno scisma ecclesiastico intrapreso da Costantinopoli in Ucraina e del suo riconoscimento da parte dei primati di alcune Chiese ortodosse locali. Secondo testimoni oculari, nel 2018 il presidente dell'Ucraina si è seduto nel presidium del cosiddetto 'concilio' degli scismatici, ha fatto pressioni sui 'vescovi' scismatici e persino sul rappresentante di Costantinopoli, l'attuale metropolita Emmanuel di Calcedonia.

Proprio questa brutale pressione delle forze politiche mondiali sulla Chiesa ortodossa in tutto il mondo e il desiderio del Fanar di agire in Ucraina unilateralmente, contrariamente alla volontà e alle proteste di altre Chiese locali, ha portato a quella profonda divisione nella comunità mondiale ortodossa che il patriarca Bartolomeo ha ricordato nel suo discorso.

Con profondo rammarico dobbiamo affermare che anche adesso il primate di Costantinopoli non fa altro che sostenere e approfondire questa divisione. Egli non solo tenta di accusare indirettamente la Chiesa ortodossa russa di alcuni 'errori', 'eresie', deviazioni dai canoni e dai dogmi, ma anche in tono offensivo commenta la presa di posizione di tutte le Chiese ortodosse locali che non si sono schierate con il Fanar nella questione ecclesiale ucraina.

Proprio questa mancanza di rispetto del patriarca di Costantinopoli per i suoi fratelli in altre Chiese locali è diventata la causa principale dei fallimenti vissuti dal Concilio di Creta del 2016. Durante i decenni di preparazione del Concilio, i rappresentanti di Costantinopoli avevano continuato a sopprimere le discussioni per loro indesiderabili bloccando le questioni più acute delle relazioni inter-ortodosse e escludendole dall'ordine del giorno. Naturalmente, ciò ha comportato un rallentamento del processo di preparazione e, successivamente, un vero e proprio fallimento del Concilio. Con il suo scandaloso discorso ad Abu Dhabi il primate di Costantinopoli non fa che ribadire la sua effettiva perdita del diritto morale e della capacità di essere il coordinatore delle relazioni inter-ortodosse.

Vorremmo sperare che la posizione della Chiesa ortodossa di Costantinopoli non si estenda ai punti di vista e alle opinioni personali del suo primate e che tale Chiesa abbia ancora forze sane che ricordano le parole del Salvatore: "Chiunque sarà grande tra voi, sia il vostro ministro; e chiunque vorrà essere capo tra voi, sia vostro servitore; proprio come il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt 20:26-28).

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