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  Ortodossi e copti: non possiamo andare tutti d'accordo?

Russian Faith, 21 febbraio 2020

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L'approccio di Rodney King, can't we all just get along? ("non possiamo semplicemente andare tutti d'accordo?"), è allettante per molti cristiani ortodossi e copti. Così si suggerisce che una divisione durata 1500 anni sia stata causata da un semplice malinteso.

Purtroppo, una tale visione presuppone che i nostri padri ortodossi, ignari della verità, abbiano "diviso" la Chiesa sulla semantica e sui giochi di parole...

il papa copto ortodosso Tawadros II

Abbiamo ricevuto da una persona a New York una lettera, in cui si suggerisce che i copti sono ortodossi e che lo scisma di oltre 1500 anni è stato semplicemente una sorta di malinteso. Ecco il testo della lettera:

Un sacerdote che conosco dice che i copti sono ortodossi, che sono stati vittime di un malinteso teologico da parte della Chiesa ortodossa e che hanno un sacerdozio valido. Li comunica e dice che fanno parte della nostra Fede... Mi sembra che lei la pensi diversamente. Può spiegarmi la sua posizione, che secondo questo sacerdote è vecchia e superata? Mi ha dato un articolo del vescovo Maximos di Pittsburgh dell'arcidiocesi greca. Dice che il vescovo Maximos è un grande studioso patristico e che la sua parola, che sostiene i copti come ortodossi, è definitiva. (M.K., NY)

Una risposta ortodossa:

I copti sono monofisiti e quindi eretici. I loro misteri non sono validi e, se si uniscono alla Chiesa ortodossa, devono essere ricevuti come non ortodossi. In effetti, ora che la maggior parte dei copti ha respinto gli errori dell'eresia monofisita, questo è il momento per il loro ricongiungimento con l'Ortodossia. Qui c'è un posto per il vero ecumenismo. Ma nonostante il fatto che i tempi sembrino maturi, dobbiamo ancora appoggiarci sulla Provvidenza di Dio e riportare i copti all'Ortodossia in modo adeguato. Non si può dire che sia ortodosso semplicemente chi crede correttamente e recita il Credo. Deve essere ricevuto nella Chiesa mediante la cresima o il battesimo. Il fatto che i copti una volta fossero ortodossi, si siano allontanati e ora siano giunti alla giusta credenza non ha alcuna importanza. La grazia non resiste a generazioni di eresia e di separazione dalla Chiesa.

Chiunque creda che i Padri ortodossi abbiano sbagliato a condannare i monofisiti, e che i copti siano sempre stati ortodossi, è colpevole di blasfemia contro i Padri della Chiesa e contro il Concilio ecumenico di Calcedonia, che ha condannato l'eresia monofisita. È anche colpevole di eresia, in quanto tale proposizione presuppone non solo che i Padri della Chiesa siano stati in errore e che questo errore sia entrato nella coscienza della Chiesa, ma che la Chiesa ortodossa sia stata per secoli "divisa" tra due "famiglie" di ortodossi di retta fede e di copti "presumibilmente di retta fede". Inoltre, tale visione presuppone che i nostri padri ortodossi, ignoranti della verità, abbiano "diviso" la Chiesa sulla semantica e sui giochi di parole.

Ci sono anche alcuni ortodossi conservatori, che non hanno sufficiente familiarità con i materiali storici primari e che seguono le visioni storiografiche occidentali degli eventi che circondano il Concilio di Calcedonia (visioni che hanno spesso mostrato, come osservava padre Florovsky, simpatie sia per il monofisismo che per l'eresia nestoriana che lo aveva provocato), che immaginano che l'errata interpretazione, l'incomprensione e l'intransigenza siano le fonti dello scisma di Calcedonia.

Questa imitazione del mondo accademico occidentale, per quanto popolare, genera un approccio non ortodosso al dibattito cristologico tra i partiti ortodossi ed eterodossi. Il partito ortodosso difendeva fermamente la verità, il partito non ortodosso difendeva fermamente una falsa visione di Cristo. Mentre gli storici "obiettivi" possono quindi attribuire "intransigenza" alle due parti in questo dibattito, ovviamente non è coerente con la pietà ortodossa accusare di intransigenza chi difende la verità. È un'eresia, una resistenza alla verità, che in realtà ha le sue radici nell'intransigenza e che è definita dall'intransigenza.

Cosa possiamo dire anche dei chierici e dei teologi monofisiti che hanno condannato i nostri padri ortodossi come eretici e che oggi sono venerati dai copti? Dobbiamo lodarli e onorarli insieme ai "santi" monofisiti di cui i copti invocano l'intercessione? Dobbiamo commemorare insieme le memorie di chierici che erano diametralmente opposti l'uno all'altro e pretendere che tali commemorazioni siano coerenti con la "mente unica" della Chiesa apostolica? E dobbiamo ora respingere il consiglio del grande abba Eutimio, che mise in guardia san Gerasimo del Giordano contro l'eresia monofisita, portando quest'ultimo a lacrime amare per i suoi precedenti errori?

I teologi e i chierici che non leggono i Padri, che non conducono una vita spirituale e che vedono l'unione degli uomini come qualcosa di più importante della nostra unione con Dio nell'unità della fede, non hanno alcun compito di condurre dialoghi tra ortodossi e copti. Non agiscono in modo spirituale e i risultati che ottengono non saranno spirituali. Sono troppo deboli per dire la verità e per ricondurre i copti, come devono essere ricondotti, alla Chiesa in umile sottomissione.

Rispettiamo e ammiriamo profondamente la pietà copta. Molti copti superano di gran lunga gli ortodossi nella loro dedizione a Dio e nella fedeltà alla loro fede. Ma il nostro rispetto non deve impedirci di dire loro la verità, di portarli correttamente nella Chiesa e di offrire loro il pane, piuttosto che la pietra della politica ecumenista a buon mercato. Gli uomini spirituali bramano l'unità nella verità. I politici ecumenisti cercano di esaltarsi con grandi imprese di valore umano. Quegli uomini spirituali che sono stati fuorviati dal loro comprensibile entusiasmo per l'unità della Chiesa dovrebbero riflettere seriamente su chi li sta conducendo a questa falsa unità e quali sono le loro motivazioni. Quando anche i copti rifletteranno su questo, vedremo senza dubbio un raffreddamento in quello che ora è un entusiasmo infondato. E man mano che i copti crescono nel loro desiderio di tornare all'Ortodossia, essi stessi desidereranno farlo in modo ordinato e non attraverso la porta sul retro che è stata loro aperta da politici ecumenisti e da chierici spiritualmente irresponsabili.

L'articolo del vescovo Maximos sui monofisiti (The Illuminator, Vol. XII, n. 86) si basa interamente sull'opinione teologica di Jean Lebon, sacerdote e studioso cattolico romano, che scrisse un'interessante tesi su una figura monofisita. Sua Grazia suggerisce che tutti i "seri studiosi e patrologi" seguano gli scritti di questo "grande professore e studioso del nostro secolo" e non trovino differenze in definitiva essenziali, tranne quelle terminologiche, tra l'Ortodossia e il Monofisismo. "Sono solo le persone ignoranti e [...] ristrette[...], irresponsabili che possono opporsi all'opera dello Spirito Santo di Dio" e tali opinioni, sostiene. Dubito, dato l'odio prevalente per i tradizionalisti nella sua giurisdizione, che sua Grazia si scuserebbe con me e altri vecchi calendaristi sotto questo ombrello di condanna, ma certamente deve delle scuse ad altri teologi che la pensano come noi: il compianto protopresbitero Georges Florovsky, il beato archimandrita Justin (Popovich), il professor P. Trembelas e altri.

Quanto al suggerimento del vescovo Maximos che i "politici ecclesiastici" e gli "amministratori" risolvano questa questione, res ipsa loquitur. Ogni volta che è violata la coscienza della Chiesa, ci guardiamo ai politici e agli amministratori ecclesiastici, fonte e prodotto del modernismo e dell'innovazione. Quando invece quella coscienza è difesa, guardiamo ai Padri, ai Concili ecumenici e alla Tradizione della Chiesa. E questi hanno già parlato, come abbiamo notato.

Siamo stupiti e profondamente rattristati dalle parole sconsiderate del vescovo Maximos.

Da Orthodox Tradition, Vol. IX, NO. 1, pp. 8-10.

* * *

Estratto da una lettera del vescovo Auxentios in merito alla mia domanda sui copti e sulla loro pretesa di essere ortodossi:

La risposta breve, Patrick, è: cosa ti aspetti davvero che proclamino, che sono eretici? Scusa il mio tono in questo, ma devi fare un passo indietro e guardare oltre i particolari, che sono stati complicati da secoli di autogiustificazione da parte dei vari gruppi monofisiti. Le domande di base sono davvero molto semplici (anche se gli ecumenisti professionisti pensano che noi siamo "semplicisti" per il fatto di vedere le cose in questo modo): Crediamo nella teoria dei rami della Chiesa oppure no?

Lo Sposo divino della Chiesa, che ci assicura che neppure un passero cade a terra senza la volontà del nostro Padre celeste, è incapace di mantenere l'integrità del suo corpo, o lo lascia spezzare, perché le varie componenti si anatematizzino l'una con l'altra, e tuttavia che tutte le parti (o i rami) mantengano la loro unità con lui (e la separazione l'una dall'altra) nel corso dei secoli?

In un modo o nell'altro, i copti presumono proprio questo nella loro contemporanea argomentazione a favore della "ortodossia" della loro confessione. Per quanto strano possa sembrare, se avessero una mentalità veramente ortodossa, discuterebbero della nostra eterodossia (basata sui secoli della nostra separazione da loro), piuttosto che cercare di dimostrare che siamo tutti la stessa cosa.

Se i discendenti storici dell'eresia monofisita hanno chiuso il cerchio e rifiutato le componenti eretiche delle loro antiche confessioni, sta a loro provarlo e correggersi con spirito contrito. C'è un disprezzo blasfemo per la politica conciliare divinamente ispirata della Chiesa e per le ben note conseguenze dello scisma nascoste nelle loro argomentazioni. Per il credente ortodosso ragionevole, questa è una prova sufficiente che hanno perso la pienezza della grazia e che, come ha saggiamente osservato padre Florovsky:

"la storia delle divisioni cristiane non può essere dedotta o costruita sulla base del principio dell'intolleranza, né dei principi dell'orgoglio, della brama di potere, della concupiscenza o della meschinità [e si possono certamente aggiungere le idiosincrasie 'culturali e 'linguistiche' a questo elenco]. Naturalmente, la passione umana in tutta la sua potenza è "scoperta" ed esposta nelle divisioni del cristianesimo. Ma la fonte iniziale di questi scismi cristiani non era la depravazione morale o la debolezza umana, ma l'illusione".

...L'insistenza fondamentalista del monofisita su una formula ["una sola natura del Verbo incarnato"] con l'esclusione di un'altra formula che persino san Cirillo era arrivato a intendere come sinonimo [la doppia consustanzialità] riflette una visione non ortodossa del dogma. Quelli di spirito ortodosso sanno che il dogma è fatto di simboli imperfetti che descrivono la Rivelazione, ma non è la Rivelazione stessa. Ciò che è fondamentale per gli ortodossi è l'integrità di tale Rivelazione, non la rigidità terminologica. (Fonte)

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