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  La disunione e l'Ucraina

dal blog del sito Orthodox England, 30 giugno 2022

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La notizia che l'Arcidiocesi greco-ortodossa d'America, giurisdizione locale del Patriarcato di Costantinopoli, intende consacrare Alexander Belya come vescovo ausiliare per il suo 'Vicariato slavo', ha portato ancora più disunione nel paese.

In una lettera indirizzata all'arcivescovo Elpidophoros dell'Arcidiocesi greca, i primi ierarchi delle altre cinque più grandi diocesi ortodosse del Nord America, avvertono che la consacrazione di Belya rappresenta una grande minaccia per l'unità ortodossa in America. Infatti, se viene nominato vescovo e quindi diventa membro dell'Assemblea dei vescovi, i vescovi avvertono che saranno costretti a lasciare l'Assemblea, poiché riconoscono come canonica la sua destituzione nel 2020 per opera della ROCOR, che negli ultimi trent'anni ha ricevuto molti ecclesiastici strani dall'Ucraina, che hanno sempre causato profonde divisioni e angoscia.

I vescovi sono già preoccupati per la rottura della comunione tra il Patriarcato di Mosca e quello di Costantinopoli, a seguito dell'istituzione da parte di quest'ultimo della "Chiesa" di Epifanij in Ucraina nel 2019. I vescovi dell'Assemblea non dovrebbero fare nulla per ostacolare ulteriormente l'eventuale ritorno dei vescovi russi ai lavori dell'Assemblea, scrivono i vescovi dell'OCA, di Antiochia, della Bulgaria, della Romania e della Serbia. Inoltre, abbiamo sentito che alla decisione dell'arcivescovo Elpidophoros, una figura politica molto controversa, è contraria la maggior parte dei suoi stessi vescovi greci negli Stati Uniti.

Ancora una volta, vediamo come l'Ucraina si trovi al centro della disunione all'interno del mondo ortodosso. In primo luogo, c'erano le "Chiese" non canoniche di Filaret ed Epifanij. Poi c'è la Chiesa sotto il metropolita Onufrij, che, secondo alcuni critici, ha praticamente dichiarato la propria autocefalia in chiave sergianista, e che è stata costretta a subire le pressioni dello Stato e il furto/chiusura di 250 sue chiese negli ultimi quattro mesi. Infine, c'è la quarta Chiesa ucraina, composta da quelli che continuano a commemorare il patriarca Kirill. Quindi, abbiamo effettivamente quattro gruppi sullo stesso territorio, tutti che usano più o meno la stessa lingua e lo stesso rito. Sono divisi dal nazionalismo, non dalla dottrina.

Io ho visitato l'Ucraina cinque volte tra il 2016 e il 2021, come rappresentante missionario per l'Europa, nominato dal defunto metropolita Hilarion (Kapral), l'ultimo tra i primi ierarchi della ROCOR. Posso confermare che le relazioni inter-ortodosse in tutta la Chiesa ortodossa sono in uno stato di paralisi e rimarranno tali fino alla fine del conflitto in Ucraina. Quanto tempo ci vorrà?

Secondo i dati occidentali rivelati al recente incontro della NATO a Bruxelles, le perdite militari ucraine ammontano ora a circa 200.000 soldati uccisi (tra cui circa 2.000 mercenari, 102 dei quali britannici), con la distruzione di quasi tre quarti del loro equipaggiamento militare e delle loro munizioni. In soli quattro mesi. Questo è catastrofico. Come affermano i servizi segreti occidentali, l'MI6 e il Bundesnachrichtendienst, e i servizi segreti della Polonia, c'è poco futuro o speranza per l'attuale governo di Kiev. Possiamo solo aspettarci il collasso militare e la formazione di un nuovo governo. Allora la situazione della Chiesa sarà trasformata. Ma esattamente come, nessuno lo sa.

Vediamo l'ennesima conferma che tutte le divisioni nella Chiesa sono causate dalla politica.

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