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  Un’altra intervista di Tudor Petcu a un ortodosso italiano

Nella foto: l’autore dell’intervista, Tudor Petcu

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Tudor Petcu: Le chiedo anzitutto di parlare un po' delle sue esperienze spirituali e di dirmi qual è stata l'influenza che queste esperienze hanno avuto sulla sua personalità.

M. G.: Io sono nato e cresciuto in una famiglia cattolica praticante, quindi oltre a ricevere i sacramenti spesso sono andato alla Santa Messa anche nei giorni feriali oltre alla domenica, mi piaceva visitare le chiese, i santuari. Ho fatto anche il catechista, ho ricevuto formazione cristiana in varie associazioni cattoliche e ho partecipato anche a varie realtà della Chiesa cattolica. Ho partecipato ad attività di volontariato. Per me la spiritualità è sempre stata al primo piano. Oltre alla fede cristiana sono stato sempre attirato dalla filosofia buddista, e nel passato ho anche praticato  e sperimentato delle pratiche di meditazione.

Diciamo che tutte queste esperienze mi hanno aiutato a coltivare una grande interiorità e una pace, mi hanno insegnato ad aiutare gli altri, e ad avere sempre una fiducia in Dio  Padre.

La prego di mettere in evidenza il momento in cui lei ha scoperto l'Ortodossia e il significato di questa scoperta per l'evoluzione della sua vita.

L’Ortodossia non posso dire quando l’ho scoperta, perché forse ancora la devo scoprire, o riscoprire.

Quando ero adolescente mio padre mi ha portato nel periodo di Pasqua in una chiesa cattolica russa di rito bizantino, e devo dire che sono stato rapito dalla profondità e dalla spiritualità delle icone, del rito, dell’incenso, insomma dalla bellezza in generale.

Poi in internet avevo già trovato la preghiera del cuore e avevo approfondito questo tipo di preghiera.

Poi a 26 anni sono andato con un gruppo di volontari in Romania, e lì ho visto per la prima volta delle chiese ortodosse e devo dire che ne sono rimasto incantato. Ero rapito dalle icone, stavo tutto il tempo a guardarle. Poi li ho conosciuto quella che adesso è mia moglie e madre di due bambini (stiamo aspettando il terzo). E grazie a lei ho approfondito tante cose della fede ortodossa, tra cui anche il digiuno, che nella chiesa cattolica è praticamente scomparso dal diritto canonico. Sono stato così attratto dalla liturgia ortodossa che ho smesso di andare anche alla messa cattolica e poi ho deciso di fare catechesi e fare la triplice immersione nell’acqua battesimale, e ricevere il santo Crisma ed entrare nella Chiesa ortodossa. Poi i sacerdoti rumeni mi hanno fatto sentire sempre a casa mia.

Perche l'Ortodossia è cosi tanto bella e importante dal suo punto di vista? Come potrebbe l'Ortodossia aiutarci capire meglio il senso (direi anche "il sottosuolo") dell'esistenza umana ma anche sentire e percepire l'Infinito? Ho voluto porre questa domanda pensando infatti a una conversazione con un altro italiano convertito all'Ortodossia che mi diceva che chiunque entra anche solo una volta nelle chiese ortodosse sente e percepisce l'Infinito.

Io il paradiso e l’infinito l’ho percepito nei canti, nelle chiese ortodosse piccole e grandi, nelle icone dipinte. Le preghiere sono molto profonde, e hanno molti riferimenti al Vecchio e Nuovo Testamento.

Ormai con internet e non solo, è facilissimo accedere alle traduzioni dei testi liturgici. Secondo me l’esperienza nell’Ortodossia è molto importante, e l’esperienza del digiuno, della liturgia, ci aiuta a conoscerci meglio e quindi a conoscere la nostra umanità,nell’umanità di Cristo.

Perché dovremmo considerare che la Chiesa ortodossa è la sola Chiesa degli apostoli fondata da Gesu Cristo? Quali sarebbero i suoi argomenti?

Perché è rimasta fedele alla tradizione e non ha cambiato tante cose, come invece hanno fatto altre Chiese cristiane.

Potremmo dire che l'Ortodossia e è di fatto il regno dell'infanzia? Se sì, come dovremmo percepire questo regno?

È bello ascoltare all’inizio di ogni liturgia “Benedetto è il regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Secondo me l’Ortodossia ci aiuta proprio a sperimentare Dio, perché c’è un’ascesi che manca in altre confessioni cristiane. Bisogna diventare come bambini per capire Dio. Questo regno di Dio come regno dell’infanzia lo possiamo percepire con il digiuno, con la comunione, con la confessione e con la semplicità vivendo il momento presente.

Crede che l'icona ortodossa sia la traduzione in un linguaggio universalmente leggibile della storia cristiana? Vorrei anche sapere se per lei l'icona è l'epifania dell'essere supremo e la finestra verso l'Assoluto.

A me ha sempre colpito l’icona ortodossa. Sì, può essere considerata una traduzione della storia cristiana in quanto si basa sull’Incarnazione del Verbo di Dio, è un’epifania della sua divinità. La prima icona di Dio è stata Cristo che ci ha mostrato il Padre.

Lo sfondo dorato dell’icona aiuta a percepire l’eternità, lo sfondo rappresenta la luce, lo Spirito Santo che ci rende santi e che è la fonte della santità.

L’icona ci guarda, ed è la presenza di Dio o del santo rappresentato. Anche il nome rappresenta la sua presenza.

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