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  In memoriam: metropolita Kallistos (Ware)

dal blog del sito Orthodox England, 24 agosto 2022

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Un accademico anglicano che divenne vescovo della Chiesa di Costantinopoli

Kallistos (al secolo Timothy) Ware, in seguito prete, poi vescovo e infine, dal 2007, metropolita, nacque in un'affidabile famiglia dell'Establishment britannico a Bath nel 1934. La sua istruzione scolastica a Westminster gli fornì una solida formazione anglicana. Tuttavia, nel 1952, all'età di 17 anni, visitò la vecchia cattedrale della Dormizione della ROCOR nella chiesa di san Filippo a Londra, successivamente demolita per far posto alla stazione degli autobus di Victoria. Lì, mentre cadeva sotto l'incantesimo degli aristocratici russi impoveriti e in seguito, incontrava brevemente il futuro san Giovanni (Maksimovich), si approfondì il suo interesse per la Chiesa.

La sua famiglia non si era preoccupata del suo hobby fino a quando i suoi interessi non iniziarono a prendere una piega più seria. Ciò divenne evidente quando, dopo gli studi scolastici a Westminster, Timothy andò a Oxford per studiare autori classici e teologia. Come mi raccontò nel 1974, con le truppe britanniche filo-turche ostili ai combattenti per la libertà greco-ciprioti nella colonia di Cipro occupata dagli inglesi negli anni '50, suo padre, un brigadiere della fanteria leggera di Durham, molto legato all'Establishment, e che io poi incontrai, si chiese perché suo figlio volesse 'unirsi al nemico', cioè alla Chiesa ortodossa.

Rivoltosi al vescovo della ROCOR a Londra in merito a una possibile accoglienza nella Chiesa, era stato informato che ciò non era possibile. Il fatto era che, come molti altri emigrati russi molto ansiosi in quel periodo della guerra fredda, il defunto arcivescovo Nikodim della ROCOR era spaventato dalla prospettiva di ricevere nella Chiesa una tale figura, un probabile futuro professore di Oxford e vescovo anglicano. Considerava che avrebbe potuto essere rimandato nella Russia sovietica in quella che pensava sarebbe stata una punizione da parte dell'Establishment britannico.

Questo può sembrare strano ora, nella Gran Bretagna dopo la caduta del muro di Berlino, ma non dobbiamo dimenticare che il governo britannico aveva già rimandato a Stalin, e spesso alla morte, nel 1945 decine di migliaia di russi anticomunisti. In effetti, il primo ministro conservatore Harold Macmillan era stato, certamente, coinvolto indirettamente nel rimpatrio forzato, effettuato da un ex primo ministro conservatore, Antony Eden, per volere di suo suocero, un altro ex primo ministro conservatore, Winston Churchill. Tra i rimpatriati c'erano alcuni vecchi emigrati da Parigi che furono assassinati dagli squadroni della morte di Stalin o inviati nei campi di lavoro siberiani. Perché l'Establishment egocentrico non avrebbe dovuto rimandare indietro un altro russo bianco, forse scambiandolo con una spia britannica arrestata?

In ogni caso, dopo essersi laureato brillantemente, Timothy Ware trascorse un anno in Nord America, dove chiese ancora una volta di entrare a far parte della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR). Qui, l'allora arcivescovo Vitalij del Canada, che era molto conservatore, molto severo e anche molto anti-inglese, lo rifiutò sulla base del fatto che proprio questo studioso anglicano non sarebbe mai diventato "un vero monaco ortodosso". Pertanto, Timothy Ware non si unì alla Chiesa ortodossa tramite la ROCOR e non era disposto a essere accolto nell'allora Patriarcato di Mosca controllato dai comunisti. (In effetti, l'Establishment britannico, come tutte le istituzioni occidentali, proibisce categoricamente a chiunque lavori per i suoi servizi di spionaggio di unirsi alla Chiesa ortodossa russa; solo la Chiesa greco-ortodossa è consentita). Dato il modo sgradevole in cui lo avevano trattato quei russi politicanti, quale lealtà poteva provare nei loro confronti?

Alla fine, nel 1958 Timothy Ware trovò un compromesso tipicamente anglicano, alla maniera dell'Establishment: fu accolto nella Chiesa ortodossa attraverso il Patriarcato di Costantinopoli. Dopotutto, conosceva il greco antico, ma non conosceva il russo. In ogni caso, l'Establishment anglo-cattolico era sempre stato piuttosto russofobo, poiché la cricca governativa britannica aveva erroneamente considerato la Russia come una rivale in quello che gli imperialisti vittoriani russofobi come Palmerston e Disraeli chiamavano fantasiosamente "il grande gioco". Il Patriarcato di Mosca era agli occhi degli inglesi contaminato dal comunismo. Pertanto, il Patriarcato di Costantinopoli, con i suoi legami con la famiglia reale britannica, per esempio il defunto principe Filippo (che era massone), e popolato in Gran Bretagna principalmente da ciprioti del Commonwealth, era il compromesso ideale per gli anglicani di origini istituzionali.

Dopo aver conseguito il dottorato a Oxford, Timothy Ware scrisse il suo libro, The Orthodox Church, apparso nel 1963. Questo testo ora sembra essere un'opera molto datata e ingenua. Era una visione della Chiesa ortodossa vista attraverso gli occhi di un accademico anglicano, scritta come il rapporto di un funzionario britannico in stile scolastico pubblico. Il suo approccio scolastico era quello di un estraneo, che conosceva la teoria dell'Ortodossia, ma non ne conosceva la pratica. Tuttavia, dovremmo ricordare che a quel tempo c'era ben poco in lingua inglese sulla Chiesa ortodossa per gli estranei. Il libro è stato una manna dal cielo per gli anglicani istruiti e per altri potenziali convertiti, e sebbene le edizioni successive aggiornate abbiano attirato critiche dall'interno della Chiesa, è ancora un libro di riferimento molto conveniente.

Nel 1966 il compianto arcivescovo Athenagoras dell'arcidiocesi greca di Thyateira a Londra ordinò Timothy al diaconato e molto rapidamente al sacerdozio. Il suo nome greco Timothy fu trasformato nel nome greco Kallistos (sicuramente da non scrivere alla latina, Callistus, come mi disse con un sorriso ironico l'allora padre Kallistos nel 1975), in modo che questa figura molto anglicana fosse almeno superficialmente ellenizzate. Anche padre Kallistos, ora accademico di Oxford, era diventato un monaco nominale a Patmos, dove in seguito mi disse che l'abate e lui stesso erano gli unici due monaci su venti che non fumavano. Tali erano quei tempi nella Chiesa.

Ora padre Kallistos prestava servizio nella parrocchia greca di Oxford. Tuttavia, in realtà, si era sviluppata una situazione unica, costruita attorno alla personalità di padre Kallistos, che avrebbe preferito essere accolto nell'allora Esarcato russo di Parigi sotto Costantinopoli ('Rue Daru'). Tuttavia, a quel tempo all'Esarcato non era consentita alcuna giurisdizione in Inghilterra. La piccola comunità di Oxford divenne allora la combinazione delle parrocchie "patriarcali" greca e russa in un unico edificio.

In realtà, padre Kallistos prestava spesso servizio nella parrocchia russa, ma sotto il Patriarcato di Costantinopoli. Ciò fu possibile perché la parrocchia russa, ufficialmente nella diocesi di Sourozh, era in realtà una strana combinazione di russi parigini, che in realtà non volevano essere sotto il vero Patriarcato di Mosca né sotto la ROCOR. I parrocchiani della ROCOR andavano a Londra. I veri parrocchiani patriarcali guardavano altrove e si lamentavano, aspettando pazientemente tempi migliori e un nuovo vescovo non parigino.

Nel 1973 si aprì a Oxford la curiosa cappella greco-ortodossa, dall'aspetto piuttosto metodista. In effetti, questa era una doppia parrocchia, la cui canonicità fu messa in dubbio da molti vescovi ortodossi dell'epoca. Il defunto metropolita Antony Bloom stesso mi informò alla fine degli anni '70 che si rammaricava della sua decisione di consentire questo esperimento, e che non l'avrebbe mai più permesso. In effetti, come sappiamo, l'intero esperimento finì in lacrime circa trent'anni dopo.

Oltre a essere sacerdote greco-ortodosso, padre Kallistos serviva anche, con la benedizione del metropolita Filaret, presso il convento della ROCOR a Londra. A quel tempo il Patriarcato di Costantinopoli non aveva ancora interrotto la comunione con la ROCOR e viceversa. Questa situazione continuò fino al 1976, quando il Patriarcato di Costantinopoli interruppe finalmente la comunione con la ROCOR, in seguito alla tempesta sulla "confessione di Thyateira", scritta dal defunto arcivescovo Athenagoras. Questo compendio di sciocchezze diplomatiche e sincretistiche, tanto amato dai chierici greco-americani degli anni '60, è stato ampiamente ignorato dagli altri ortodossi, che si resero conto che era solo un altro esempio di diplomazia fanariota, certamente da non prendere sul serio, e aspettarono che se ne facesse strame.

Sfortunatamente, alcuni convertiti alla ROCOR, quasi tutti ex anglicani, presero questo testo alla lettera e si fecero ribattezzare in modo non canonico. Ciò causò una grande tempesta tra gli estremisti, principalmente convertiti protestanti, che erano sostenuti da elementi di destra finanziati dalla CIA, che tentarono poi di ottenere il controllo del santo ma estremamente ingenuo metropolita Filaret e del Sinodo della ROCOR a New York. Il pericolo di questa mentalità vecchio-calendarista greca all'interno della ROCOR con i suoi atteggiamenti censori e neofiti e i suoi ribattesimi era già stato individuato dal sempre memorabile padre Georgij Sheremet'ev della cattedrale della ROCOR a Londra.

Padre Georgij era stato il confessore di padre Kallistos fino alla sua morte nel 1971 e aveva detto a padre Kallistos di non unirsi a questa nuova ROCOR di americani vecchio-calendaristi convertiti. Se padre Kallistos fosse vissuto sul continente europeo, penso che si sarebbe unito alla ROCOR locale sotto il sempre memorabile arcivescovo Antonij di Ginevra, che era fedele alla vecchia ROCOR e resisteva ferocemente alla folle americanizzazione dei convertiti e al suo spirito settario. Padre Kallistos non aveva tempo da perdere con la nuova ROCOR, con le sue censure, politicizzazioni, competizioni, e la sua completa mancanza di comprensione della cultura inglese.

In quanto ex anglicano di mentalità letteralista, padre Kallistos, immerso nella cultura universitaria di Oxford, prese anch'egli sul serio la Confessione di Thyateira e chiese di essere ricevuto nella peculiare diocesi di Sourozh, guidata da una forte personalità. Il metropolita Antony Bloom, a quel tempo, stava preparando una petizione per essere accolto nella ROCOR dopo l'affare Solzhenitsyn. In quel tempo i rappresentanti del Patriarcato di Mosca, presi in ostaggio, furono costretti a sostenere il governo sovietico ateo contro Solzhenitsyn. Il metropolita Antony, con il suo passaporto britannico in tasca, resistette alla sua stessa gerarchia ma si trovò punito da essa.

Il metropolita Antony fu rifiutato dalla ROCOR per ottime ragioni canoniche (in cui non ci addentreremo qui, questa è un'altra triste storia da raccontare in futuro) e si rifiutò di ricevere padre Kallistos. Così, l'ingenuo padre Kallistos rimase sotto Costantinopoli. Questo fu il punto di svolta. Se fosse entrato a far parte della diocesi di Sourozh della Chiesa russa, forse con il tempo ne sarebbe diventato il vescovo diocesano dopo la morte del metropolita Antony Bloom. In tal caso avrebbe forse potuto riportare quella diocesi alla normalità, invece di lasciarla dividere in un amaro scisma e in una caduta nel nazionalismo. Ancora una volta, questa è un'altra triste storia da raccontare in futuro.

Ora, a metà della sua vita, padre Kallistos si trasformò in un fanariota liberale. Trovò sbocchi per le sue energie nel lavoro accademico e nel suo amore accademico per i Padri della Chiesa e nella creazione della fratellanza greco-ortodossa di San Giovanni Battista. Col tempo questa fratellanza divenne un punto di incontro per tre giurisdizioni di convertiti anglicani, sotto Antiochia, nell'ex gruppo di Sourozh e nell'Arcidiocesi greca. Rendendosi conto che avrebbero potuto perdere il loro illustre convertito, al Fanar si spaventarono per gli eventi a cui abbiamo fatto cenno, e decisero di consacrare padre Kallistos all'episcopato. In questo modo, come vescovo vicario, sarebbe stato effettivamente loro. Padre Kallistos rifiutò due volte la consacrazione, ma nel 1982 alla fine accettò, diventando vescovo titolare di un villaggio in Turchia chiamato Diokleia.

Con il passare degli anni, il vescovo titolare Kallistos, incapacitato a fare un'ordinazione senza la benedizione degli arcivescovi di Thyateira, si rivolse sempre più al sicuro isolamento del lavoro accademico e delle pubbliche relazioni con i non ortodossi. Le attività pastorali erano limitate al campo accademico, principalmente con ex anglicani. Avendo in mente questo tipo di persone, scrisse anche per i convertiti su temi pastorali, storici e accademici, come quelli in The Orthodox Way. Negli anni successivi gli fu chiesto anche di ordinare ex vicari anglicani per il servizio nell'allora Decanato di Antiochia, creato per loro dalla Chiesa antiochena.

È molto deplorevole che le uniche traduzioni liturgiche eseguite dal vescovo Kallistos siano state quelle degli anni '70. Mi riferisco alla sua brillante co-traduzione del Triodio quaresimale e alla suo eccellente revisione delle traduzioni dell'Ottoico domenicale. Se solo avesse tradotto il Pentecostario, i Minei e anche altri libri liturgici, attraverso di lui avremmo avuto una riserva di traduzioni in lingua inglese più o meno definitive dei libri liturgici ortodossi, da lui tradotte, al posto delle particolarissime traduzioni dei convertiti americani, che devono essere tutte completamente revisionate per corrispondere all'inglese britannico. È chiaro che i doni del metropolita Kallistos in questo campo erano straordinari. Da un lato aveva una conoscenza brillante dell'inglese liturgico, d'altra parte aveva una brillante comprensione del greco bizantino e del greco antico, nonché della teologia accademica ortodossa. Le sue traduzioni sono di gran lunga migliori di tutte le altre.

Invece della traduzione liturgica, l'idealista vescovo Kallistos, lavorando con altri, in particolare il laico della ROCOR ed ex parlamentare George Palmer, e l'ex filosofo platonico Philip Sherrard, si concentrò sulla traduzione della Filocalia (con l'eccezione del quinto e ultimo volume). Il mondo ortodosso di lingua inglese ha un grande debito nei confronti del metropolita Kallistos e dei suoi colleghi per queste traduzioni. Alla fine degli anni '90 la St Vladimir's Seminary Press, alla ricerca di scrittori accademici liberali, iniziò a pubblicare la raccolta di scritti del vescovo Kallistos, che ormai si era accumulata. Fu raggiunto un accordo e i suoi scritti per i convertiti apparvero debitamente sotto l'insolito titolo Il regno interiore, che suona quasi buddhista.

Come conferenziere in circoli accademici, il metropolita Kallistos era apprezzato in molti luoghi, non ultimo nell'allora Esarcato di Parigi (che è stato sciolto nel 2019). Parlava un ottimo francese, ed era un caro amico del defunto ecumenista padre Boris Bobrinskoy. Di formazione gesuita, quest'ultimo era noto per aver celebrato la Liturgia con il filioque, "per non offendere i cattolici".

Il metropolita titolare Kallistos, amato da piccoli gruppi di convertiti e intellettuali di classe piuttosto alta, completamente sconosciuto alle masse di ortodossi ordinari che riempiono le nostre parrocchie, è stato il più illustre convertito anglicano della sua generazione. Comprendendo molto bene gli anglicani, negli anni successivi il metropolita Kallistos contribuì a costruire il gruppo anglicano-ortodosso nel decanato di Antiochia. Come vera figura di ponte tra l'anglicanesimo e l'Ortodossia, che non rinunciava alla sua cultura dell'Establishment o alla teoria dei rami, ha aiutato molti anglicani ad adattarsi a una versione da convertiti all'Ortodossia ai margini della Chiesa. E alcuni di questi in seguito sono passati da questo antipasto al piatto principale: la comprensione e la pratica dell'Ortodossia.

Nel 1977, l'allora cappellano del Keble College di Oxford mi disse che secondo lui padre Kallistos era semplicemente 'un anglicano della Chiesa alta che aveva esagerato'. Certo, le attitudini nella celebrazione e le intonazioni di padre Kallistos (ereditate dalla madre) erano profondamente anglo-cattoliche, ma in seguito, da vescovo greco, furono anche un po' ellenizzate, e molti sentirono la mancanza del vecchio padre Kallistos, che non ritrovavano nel suo successivo fanariotismo. Ma l'osservazione del cappellano e di altri simili trascurava il fatto che il metropolita Kallistos aiutava disinteressatamente i compagni anglicani e altri a raggiungere l'Ortodossia e che era un traduttore molto brillante. E va detto che era per lo meno pronto a parlare sia con gli "stranieri" sia con gli inglesi che non erano della sua stessa estrazione sociale.

La morte della sua amata madre (che si era unita alla Chiesa adottata dal figlio) nel 2000 fu molto dolorosa per il vescovo Kallistos. Nel 2011 mi disse che non voleva vivere e che aveva chiesto a Dio di prenderlo con sé. Lo scisma di Amphipolis (ex-Sourozh) del 2006 causò un enorme dolore al metropolita Kallistos, facendo sembrare vano molto di ciò per cui aveva lavorato. Qualcuno potrebbe dire che aveva sempre lavorato tra illusioni e compromessi e che il suo lavoro sarebbe fallito, essendo costruito su false premesse, quella di costruire un'Ortodossia anglicana. Questo sembra ingiusto e poco caritatevole. Tale punto di vista trascura i suoi sforzi per far conoscere l'Ortodossia agli accademici e il fatto che nella sua generazione anche l'adesione alla Chiesa ortodossa, per non parlare del diventare effettivamente ortodossi, era di per sé un'enorme difficoltà per qualcuno del suo background.

Il metropolita Kallistos è stato molto addolorato dal recente e del tutto inutile scisma tra greci e russi in conflitto dopo l'intervento non canonico in Ucraina da parte del suo stesso Patriarcato di Costantinopoli, con la sua invenzione di un'altra "Chiesa" ucraina. Per questo ha apertamente criticato il patriarca Bartolomeo. Tuttavia, il metropolita Kallistos credeva che anche la Chiesa russa avesse reagito in modo eccessivo vietando la concelebrazione con Costantinopoli e poi intervenendo negli affari del Patriarcato d'Alessandria in Africa. Per tutta la vita aveva lavorato per l'unità ortodossa. Che enorme disillusione sono state le lotte politiche tra Grecia e Russia per lui, come del resto per tutti gli ortodossi. Entrambe avevano torto, ossessionate dal loro nazionalismo. La disunione era il destino.

Il metropolita Kallistos era un convertito anglicano, uno di una generazione che si sta estinguendo e che aveva una visione molto anglicana dell'Ortodossia, cosa che ha lasciato gli ingenui piuttosto scioccati. Quella vecchia Ortodossia anglicana ora è quasi scomparsa, peraltro insieme all'anglicanesimo vecchio stile, che non esiste quasi più. Ricordo che il metropolita Kallistos mi disse con rammarico una quindicina di anni fa di essere stato alla cattedrale russa di Londra a Ennismore Gardens, ma "non ho visto nessuno che conoscessi, solo giovani russi". Noi ortodossi ci rallegravamo di vedere la cattedrale piena di giovani ortodossi; per lui la scomparsa dei vecchi emigrati di stile edoardiano, di vecchia scuola (come lo era lui) era motivo di rimpianto.

Tuttavia, in una generazione di decadenza per molti alti membri del clero ortodosso, il metropolita Kallistos si è distinto da funzionari di nomina politica privi di ispirazione, burocrati infedeli, carrieristi spietati, diplomatici codardi, secolaristi falliti, degenerati morali, narcisisti senza cuore, agenti di potere anti-canonici, politici subdoli, ciechi nazionalisti, massoni accecati e ciarlatani fraudolenti che hanno caratterizzato buona parte dell'episcopato ortodosso nella diaspora (li abbiamo conosciuti tutti e ne abbiamo sofferto).

Il metropolita Kallistos è stato molto criticato in alcuni ambienti per il suo apparente liberalismo ed ecumenismo e per apparenti simpatie quasi anglicane per il sacerdozio femminile e forse anche per il matrimonio omosessuale. Questo sembra eccessivo. Tuttavia, è vero che, sebbene fosse amato dai convertiti anglicani, il metropolita Kallistos era meno apprezzato dai non anglicani e da quanti avevano radici nell'Ortodossia. Infatti il suo confratello, il metropolita Polykarpos, come molti altri, lo ha sempre chiamato o anglikanos, 'l'anglicano'. Il metropolita Kallistos è stato anche criticato da alcuni per non aver difeso l'Ortodossia e per aver invece sempre scelto vaghi compromessi alla maniera anglicana. Anche questo è eccessivo. Io difenderei le sue buone intenzioni.

In effetti, il metropolita Kallistos era un uomo molto sincero, gentile e onesto, un accademico anglicano ingenuo con tutte le illusioni di un gentiluomo di un ambiente di eruditi fuori dal mondo. Come tale, sarà ricordato con grande affetto e grande rammarico. Chi vive oggi non vedrà più uno simile a lui. Personalmente lo ricorderò con grande nostalgia. Stava di gran lunga al di sopra di molti. Che i senza peccato scaglino la prima pietra. Preghiamo per il riposo della sua anima, che oggi è passata alla vita eterna.

A sua Eminenza il metropolita Kallistos – Eterna Memoria!

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