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  La coscienza cristiana e il pensiero pragmatico: intervista di Tudor Petcu a padre Philippe Dautais
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Discutere della coscienza cristiana è un argomento più che interessante, ma allo stesso tempo un po' troppo sensibile considerando le esigenze del pensiero contemporaneo per il quale gli approcci spirituali, o metafisici, se vuole, non sono più una necessità. Forse da questo punto di vista sarebbe necessario per i difensori dei valori tradizionali e specialmente della Chiesa assumere nuovi compiti per un ritorno a una vera coscienza cristiana. Crede che questo ritorno di cui parlo sia possibile e come si dovrebbe capire a suo avviso la situazione morale della società contemporanea?

L'essere umano e le società sono in continua evoluzione. Per questo motivo, nessun ritorno quale che sia è possibile. Dobbiamo tenere in considerazione la storia, l'evoluzione del pensiero e della cultura. È indiscutibile che la tradizione giudaico-cristiana abbia plasmato la cultura occidentale per 18 secoli, ed è pur vero che, soprattutto dal XVI secolo, ci sono scuole di pensiero che hanno criticato gli eccessi e le deviazioni del cristianesimo. Questi critici sottolineano che i cristiani non sono sempre aderenti al Vangelo in termini di morale, etica, rispetto dell'altro e in relazione al denaro e al potere. Esprimono anche un'emancipazione dall'autorità della Chiesa. Tuttavia, questa emancipazione sta crescendo nelle società occidentali e mette in discussione la credibilità della Chiesa, specialmente in relazione alle divisioni delle chiese e al divario tra il messaggio e l'ethos. Vi possiamo vedere un processo negativo, perché abbiamo molto da essere colpiti da alcune dichiarazioni e dalla deviazione etica, ma possiamo anche notare le dinamiche di riflessione e di dialogo, che devono costantemente integrare le nuove esigenze sollevate dall'evoluzione della scienza, della tecnologia e dell'informatica, dinamica all'opera nelle nostre società occidentali. È necessaria una maturazione della coscienza, che riguarda tutti, compresi i cristiani. Oggi la fede non si trova più senza l'intelligenza della fede. Dato lo sviluppo della scienza, non possiamo fermarci a una lettura convenzionale dei nostri testi sacri, è urgente approfondire la nostra antropologia integrandovi il contributo delle scienze umane.

La cristianità è una delle radici più antiche del pensiero europeo e sappiamo bene che ha sempre svolto un ruolo molto importante nei diversi campi della conoscenza. Inoltre, la spiritualità cristiana ha significato per lungo tempo non solo un'identità, ma un modo di vivere e comprendere la vita nella storia dell'Europa, ma oggi mi sembra che quest'eredità sia rinnegata. Qual è la ragione principale per cui i valori cristiani sembrano rifiutati dalle società contemporanee?

Possiamo vedere, in effetti, un certo rifiuto dei valori cristiani nelle nostre società moderne, che può essere attribuito a diversi fattori. Ricorderò qui i due principali:

- Prima di tutto, c'è una forte affermazione dell'individualismo espressa attraverso la ricerca di benessere materiale, interesse personale e liberazione da ogni forma di vincolo. Nel nome della libertà, tutti vogliono ottenere ciò che è meglio per loro senza prestare troppa attenzione alle conseguenze etiche. È il trionfo dell'ego che vuole fare ciò che vuole, quando vuole, dove vuole e se lo vuole. I cristiani, mettendo in evidenza i pericoli di una simile concezione della libertà tra cui applicazioni quali la procreazione medicalmente assistita, la tendenza eugenista, la surrogazione di maternità, il suicidio assistito sono considerati... fastidi da conservatori limitati. Da qui il rifiuto dei valori che sembrano troppo impegnativi.

- In secondo luogo, dobbiamo menzionare l'effetto della secolarizzazione delle nostre società che si basa su valori ereditati dal cristianesimo, come la carta universale dei diritti umani, senza riconoscerne le fonti. Così, in Francia, si sviluppa una spiritualità secolare che, fortemente ispirata dalla moralità cristiana, sviluppa una spiritualità senza Dio.

- Allora è necessario menzionare la crescente influenza della filosofia della decostruzione che si è sviluppata con i maestri del sospetto: Marx, Freud, Nietzsche, Feuerbach... e poi in secondo luogo in Francia con Sartre, Althusser, Deleuze, Derrida, Foucault... Questa filosofia è rivelata alla luce della teoria del gender che sta facendo incancrenire le nostre società. Abbiamo a che fare con una corrente ideologica anti-cristiana che afferma che l'uomo ha la capacità di fare meglio della natura (e quindi meglio di Dio!) e che presto sarà in grado di curare tutte le malattie e prolungare indefinitamente la vita umana. Stiamo entrando nell'era della smoderatezza con conseguenze incalcolabili.

- Tuttavia, di fronte a tali prospettive, le coscienze si risvegliano e si elevano. Tanto quanto in Francia possiamo notare una sfiducia nei confronti di ciò che è religioso, allo stesso modo, vediamo sviluppare una ricerca di significato e di valori e pratiche spirituali. La Chiesa deve essere attenta a questa sete e rispondervi, avendo cura di essere udibile nel contesto della cultura attuale.

Dato il soggetto della nostra intervista, vorrei che facessimo riferimento anche alla dimensione filosofica della spiritualità cristiana. Studiando l'evoluzione del pensiero cristiano in Occidente, si può facilmente notare una vocazione filosofica inquieta, specialmente attraverso l'attenzione rivolta alla presenza della ragione nell'orizzonte della credenza. Crede che al momento la Chiesa abbia bisogno di approfondire la sua storica vocazione filosofica e di avere un dialogo più coerente con la filosofia per integrarsi meglio nella società?

Per rispondere a questa sete dei nostri contemporanei e per essere credibile, sta diventando sempre più necessario che i cristiani siano ben informati e abbiano una buona conoscenza della Bibbia, dell'antropologia biblica e della tradizione patristica per essere in grado di dialogare con coloro che sono lontani dalla Chiesa. Il dialogo non ha lo scopo di convincere, ma di testimoniare. La missione dei cristiani è di risvegliare le coscienze, di aprirle a orizzonti più ampi di quelli delimitati solo dalle realtà esistenziali. La ragione è una buona guida per l'uomo, ma è solo una delle facoltà dell'essere umano. La dimensione del cuore-mente include la ragione e la supera, la apre alla contemplazione dell'invisibile che è alla base del visibile e della dinamica del vivente. La razionalità è necessaria ma miope. Per questo, non può essere una guida sicura per costruire il futuro dell'umanità. È qui trova tutto il suo posto che il messaggio del Vangelo. È una saggezza applicabile alla vita quotidiana e ci guida alla salvezza dell'uomo e di tutta l'umanità.

Essere cristiani potrebbe significare la gioia del "regno dell'infanzia". D'altra parte, potremmo non avere il diritto di attribuire un significato a ciò che ora chiamiamo "pragmatismo". In ogni caso, con tutto ciò che la società ha sperimentato, la vecchia moralità elementare è stata sostituita da tendenze eterogenee e ironiche. Ecco un nuovo tipo di comportamento morale che non può essere facilmente definito. Ma da questo punto di vista vorrei porle la seguente domanda: vivere come cristiano e diffondere valori cristiani significherebbe il coraggio di affrontare la tentazione di vivere pericolosamente, che, secondo me, è la caratteristica della nuova società?

Gesù di Nazareth ha avuto il coraggio di testimoniare la vita vera, la vita in Dio, anche in opposizione alle autorità religiose del tempo. Era consapevole dei pericoli. Essere vivi significa osare correre dei rischi. Seguendolo, noi dobbiamo dare testimonianza anche se questa comporta conseguenze sfortunate. La vera coscienza cristiana, per riprendere la sua terminologia, deve essere acquisita con la preghiera e la lotta interiore, poi deve essere portata come una torcia nel cuore della città: "Voi siete la luce del mondo... che la vostra luce risplenda davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,14-16).

Un altro argomento molto interessante per la nostra discussione sarebbe il modo in cui la Chiesa e i cristiani dovrebbero comprendere i buchi della storia, le ferite del passato. Stiamo parlando di una storia e soprattutto di una storia recente che non è stata troppo decente (non possiamo dimenticare l'Olocausto e i Gulag comunisti) e che ha distrutto così tante vite. Sfortunatamente queste realtà non sono ben note oggi e forse questo è il motivo per cui la nuova coscienza, tanto individuale quanto collettiva, di solito diluisce gli impegni dal punto di vista morale. La Chiesa e i teologi dovrebbero lottare e lavorare di più sulla conoscenza della storia recente in modo che le persone possano comprendere l'importanza della lotta contro il male e, naturalmente, contro l'ignoranza morale?

Oltre che a livello personale, non possiamo ignorare la nostra storia, oppure trasmetteremo il dolore e lo schema del passato al futuro, quindi collettivamente dobbiamo assumere la storia per evitare ripetizioni drammatiche. Questo mette in evidenzia sia le passioni umane sia la traiettoria della grazia. È molto importante ricordare, almeno, i tragici eventi del XX secolo per rendersi conto che l'essere umano, in particolari circostanze, può essere capace del peggio e generare orrore. Tutta la tradizione ascetica ci mostra che ogni essere umano è soggetto a passioni e può danneggiare il suo prossimo. Ognuno, quindi, ha il bisogno di copiere una lotta interna per la pacificazione dell'anima e l'acquisizione delle virtù. Collettivamente, è sulla memoria della Shoa che è stata costruita l'Europa, il cui obiettivo primario è quello di stabilire la pace in questo spazio geografico. È quindi sul riconoscimento comune del male e delle deviazioni umane personali e collettive che possiamo costruire insieme il futuro. La moralità è un fondamento, ma non dovrebbe andare alla deriva nel moralismo, che è un'infantilizzazione. Deve essere il supporto di un risveglio della coscienza per l'avvento di uomini e donne responsabili di se stessi e della società. La legge non ha finalità in se stessa, è al servizio della costruzione della società, il suo obiettivo è l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Che i cristiani siano il lievito nell'impasto umano per costruire una vita insieme benefica per ogni essere umano, nel rispetto della dignità di ciascuno, nel rispetto della vita e del vivente.

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