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  Intervista di Vladimir Basenkov al sacerdote Dimitrij Ostanin

Orthochristian.com

Parte 1 – 4 giugno 2021; Parte 2 – 5 giugno 2021

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Parte 1: "Siamo uniti da Cristo nella sua Chiesa, non dalla nostra origine, cultura o lingua"

il sacerdote Dimitrij Ostanin con i parrocchiani

Abbiamo incontrato il sacerdote Dimitrij Ostanin, che con la benedizione del futuro patriarca Kirill è stato inviato nel 2008 dall'Ucraina come rettore della parrocchia della santa Teofania a Bergen (Norvegia). Padre Dimitrij ci ha parlato di come lui e i suoi si sono trovati a Bergen, in Norvegia, della sollecitudine delle suore cattoliche norvegesi, della vita parrocchiale multilingue e della ricerca di un tunnel.

Padre Dimitrij, come è finito in Norvegia?

Ci sono venuto per caso. Una figlia spirituale del mio padre confessore gli disse che Oslo aveva bisogno di un sostituto temporaneo per il direttore del coro. Ho scritto al rettore della parrocchia di sant'Olga a Oslo, lo ieromonaco (ora archimandrita) Kliment (Huhtamäki) e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto andare da lui come direttore di coro e fare un po' di pratica. A padre Kliment è piaciuta l'idea, e io ho trascorso tre mesi in Norvegia.

Quando è stato?

Nella primavera del 2006.

È stato il suo primo viaggio all'estero?

Sì, lo è stato.

Quali sono i suoi sentimenti dopo tredici anni in Norvegia?

La lezione più importante della mia vita in Norvegia è che dobbiamo imparare a essere felici. Non è qualcosa che è già costruito dentro di noi, dobbiamo coltivarlo. Quando le persone lontane dalla loro patria vengono in chiesa, con i loro pressanti problemi familiari e finanziari, non conoscendo la lingua locale, patendo la pioggia costante e la mancanza di sole, dico loro sempre: Cercate di sorridere alle persone che vi vengono incontro. Provate a meravigliarvi per quanto tempo può piovere. Cercate di trovare qualcuno che sta peggio di voi e aiutatelo. Sarete sorpresi di come cambierà il vostro mondo interiore e anche il mondo intorno a voi. Perché un essere umano è più delle sue condizioni, ed è più importante di esse, perché Dio comunica con lui, e attraverso di lui con tutti gli esseri creati. Dovete solo superare voi stessi, aprirvi a Dio e alle persone. Credetemi, anche se vediamo tanto male dentro e fuori di noi, c'è anche del bene.

È finito subito a Bergen quando è arrivato in Norvegia?

Non subito. Alcuni anni dopo il mio ritorno dalla Norvegia sono stato invitato al Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, per un'udienza con il metropolita Kirill, l'attuale patriarca di Mosca e di tutta la Rus'. Mi ha suggerito di pensare alla Norvegia. Mi ero appena sposato e stavo aspettando il momento in cui avrei potuto portare mia moglie a casa a San Pietroburgo. La decisione è stata presa immediatamente. Ho dato il mio consenso. Sua Santità mi ha benedetto a lavorare al Dipartimento. Mentre lavorava lì, mi ha anche ordinato prima diacono a Kaliningrad, e poi sacerdote a Smolensk. Mia moglie Julja era con me a Smolensk, e durante una cena celebrativa per la mia ordinazione sua Santità ha chiesto a Julja se avesse obiezioni a trasferirsi in Norvegia. Ha detto con fermezza che non ne aveva, e sei mesi dopo eravamo già a Bergen.

Il cristianesimo ortodosso non è una religione tradizionale della Norvegia. Quando sono apparse qui le prime parrocchie?

Per quanto strano possa sembrare, l'Ortodossia non è affatto una forma storica straniera di cristianesimo per la Norvegia. Il cristianesimo ha qui radici lunghe e profonde. Più di 1000 anni fa la fede cristiana raggiunse la Norvegia con commercianti e viaggiatori e presto diede i suoi frutti: i santi ortodossi Sunniva, Olaf e Hallvard.

Gli incontri con il cristianesimo e le successive conversioni furono incarnati dai primi re cristiani di Norvegia, come Haakon il Buono, Olaf Tryggvason, Sant'Olaf Haraldsson, Magnus il Buono e Harald Hardråde. Erano re vichinghi e avevano contatti con paesi cristiani, che alla fine li portarono ad adottare il cristianesimo. Portarono a casa il cristianesimo orientale, costruirono chiese dedicate ai santi orientali e portarono monaci e sacerdoti dall'Oriente ortodosso. Sant'Olaf trascorse diversi anni in Russia. Il suo predecessore, Olaf Tryggvason, visse nell'antica Rus', conobbe il principe Vladimir pari agli apostoli, e crebbe sotto la sua protezione, come fece anche Magnus il Buono, figlio di Sant'Olaf. Harald Hardråde, fratellastro di Sant'Olaf, trascorse molti anni in Oriente, sette dei quali a Costantinopoli, dove divenne capo di una guardia di variaghi. Soggiornò due volte nella Rus' di Kiev, dove sposò Elisabetta, figlia del principe Jaroslav il Saggio e di sant'Anna di Novgorod. La stessa sant'Anna (prima del battesimo, Ingegerd) era la figlia maggiore di un re svedese, Olaf Skötkonung.

Prima della riforma in Norvegia, operavano dei missionari ortodossi nel Finnmark orientale. San Trifon di Pechenga predicò il cristianesimo tra gli skolt, un popolo indigeno della Norvegia settentrionale. Costruì una piccola cappella dedicata a san Giorgio a Neiden, un villaggio dei sami che oggi si trova al confine tra Norvegia e Finlandia, dove i sacerdoti in visita celebrano ancora le funzioni. I pochi sami ortodossi rimasti partecipano alle funzioni. Quindi l'Ortodossia in Norvegia ha una solida base storica.

Per quanto riguarda la storia moderna della Chiesa ortodossa in Norvegia, questa è iniziata con un piccolo gruppo di russi fuggiti dalla rivoluzione bolscevica. Si stabilirono a Oslo e nel 1931 fondarono la prima parrocchia ortodossa in quella che oggi è la Norvegia. La parrocchia dedicata a san Nicola apparteneva all'arcidiocesi delle Chiese ortodosse russe in Europa occidentale sotto il Patriarcato di Costantinopoli (Rue Daru) e per un certo periodo è stata l'unica parrocchia ortodossa in Norvegia. Ora qui ci sono comunità delle Chiese russa, serba, romena e bulgara. La più antica delle nostre parrocchie è la parrocchia dedicata alla principessa Olga pari agli apostoli. La comunità ha recentemente festeggiato il suo venticinquesimo anniversario.

Adesso possiamo parlare del suo arrivo. Ammiro molto ciò che ha realizzato: ha chiesto un prestito per comprare un edificio ecclesiastico dai luterani, vi ha organizzato una parrocchia ortodossa e ha avviato un'attività per pagare il debito alla banca. Per favore, ci racconti questa storia incredibile!

Quando io e mia moglie siamo arrivati ​​a Bergen, un gruppo di cristiani ortodossi era già qui e una parrocchia della Chiesa ortodossa russa era ufficialmente registrata. Tuttavia, non aveva un sacerdote residente perché padre Mikhail Seljavkin era formalmente il rettore della parrocchia della grande martire Irene a Stavanger. Le funzioni non erano celebrate regolarmente. La parrocchia è stata registrata nel 2004. Inizialmente, le funzioni si svolgevano alla Mariakirken, l'antica e probabilmente la più bella chiesa di Bergen. Ma a quel tempo, per una parrocchia piccola come la nostra, era un luogo inadatto per le celebrazioni. Presto la chiesa fu chiusa per riparazioni e ci trasferimmo nella piccola e accogliente chiesa cattolica di santa Sunniva adiacente all'ospedale, che al tempo era servita da un ordine monastico femminile cattolico. Abbiamo usato quella chiesa a titolo assolutamente gratuito per quattro anni. Abbiamo quindi aiutato le suore durante i lavori di ristrutturazione della chiesa. Allora servivamo subito dopo la Messa cattolica nella loro chiesa. Mentre io mettevo i paramenti per la Liturgia, il prete cattolico si toglieva i suoi dopo la Messa. Le suore venivano quasi ogni volta al nostro servizio, baciavano la croce, ricevevano piccoli pezzi di prosfora e andavano nelle loro celle. E la superiora rimaneva a servirci il caffè in soggiorno. Le suore erano molto gentili con noi e portavano sempre dolci ai nostri bambini. Non avevamo l'iconostasi e servivamo su una piattaforma, quindi queste erano liturgie piuttosto "missionarie". Era particolarmente bello quando spiegavamo loro le parti principali della Liturgia durante la celebrazione.

Dopo un po' l'ospedale fu trasformato in una scuola cattolica, la cui amministrazione richiese un pagamento per l'uso della chiesa. Quindi abbiamo dovuto cercare nuovi locali. Abbiamo continuato a servire nella chiesa di santa Sunniva mentre continuavamo la nostra ricerca. Il principale quotidiano di Bergen, Bergens Tidende, ha pubblicato un articolo intitolato "Un sacerdote cerca un tunnel". Eravamo appena tornati da Gerusalemme. Ero stato così ispirato da ciò che avevo visto in Terra Santa che avevo deciso di cercare una "grotta" per la nostra parrocchia. Ho scritto lettere ad alcune organizzazioni che possedevano locali sotterranei, ma invano. I giornalisti lo hanno scoperto ed è così che è nato un articolo di giornale, con una foto che avevo scattato a mia figlia sullo sfondo di un tunnel chiuso! Per trovare tunnel inutilizzati ho dovuto familiarizzarmi con il sottosuolo urbano. I parrocchiani e io abbiamo visitato diversi tunnel, case abbandonate e scantinati. È stato molto interessante.

Nel 2016, mentre ero in vacanza, ho ricevuto un messaggio che una tradizionale casa di preghiera norvegese era in vendita. In precedenza avevo impostato una ricerca automatica per parole chiave nel caso qualcuno stesse vendendo qualcosa. Due anni prima il consiglio parrocchiale aveva deciso di aprire un conto speciale per donazioni per l'acquisto di una chiesa e, grazie a risparmi e donazioni, avevamo raccolto una discreta somma entro il 2016, anche se non sarebbe bastate per comprare un appartamento, figuriamoci una chiesa. Ma Dio ci ha aiutato (ride).

Ho informato il consiglio parrocchiale e gli ho suggerito di andare a vedere. Avevamo già tentato di fare di questo edificio la nostra casa. Circa tre anni prima avevo tentato di trovarne i proprietari, anche se senza successo! Abbiamo scoperto che apparteneva a due organizzazioni contemporaneamente, una delle quali non esisteva più da tempo. La difficoltà stava anche nel fatto che i proprietari erano un'organizzazione specifica. A metà del XVIII secolo, la Norvegia era unita alla Danimarca ed era governata dal re Cristiano IV, che nel 1741 emanò un decreto che vietava agli individui non ordinati di predicare e condurre servizi di culto. La legge era mirata contro il movimento dei pietisti in Danimarca, ma colpiva anche la Norvegia. Coloro che si opposero formarono un movimento alla fine dello stesso secolo, che divenne la base per il bedehusbevegelse, letteralmente, "il movimento delle case di preghiera". La legge rimase in vigore fino al 1842. Il movimento è qualcosa come i bespopovtsy (la denominazione "senza sacerdoti" dei vecchi credenti) nel mondo luterano. Sebbene battezzino i loro figli nel luteranesimo, rimangono molto isolati. Il movimento delle donne ha avuto origine nelle profondità del bedehusbevegelse. Furono anche responsabili di organizzazioni sportive giovanili. Sono diventati centri di democrazia, per così dire, e non solo nella Chiesa. La nostra chiesa è stata costruita nel 1938.

Oggi i bedehusbevegelse restano in disparte. Sono molto conservatori quando si tratta di moralità. Il loro numero continua a diminuire, i restanti membri attivi sono anziani e questi luoghi di culto sono spesso messi in vendita. Quindi ne abbiamo comprato uno. Abbiamo vinto l'asta e abbiamo firmato un contratto per comprarlo.

Parliamo della sua parrocchia, dei parrocchiani e delle loro attività.

Quando studiavo nelle scuole teologiche, non potevo immaginare che avrei servito in una comunità così diversificata. Quando sono arrivato a Bergen, ero l'unico sacerdote ortodosso permanente. Avevamo molti serbi, romeni e bulgari in chiesa. C'erano anche greci, cristiani ortodossi dall'India, dal Giappone, dagli Stati Uniti e convertiti dalle Chiese ortodosse orientali. Avevamo due professori – una coppia sposata dagli Stati Uniti – che ho ricevuto nell'Ortodossia dall'anglicanesimo.

Man mano che i gruppi nazionali ortodossi crescevano, le loro Chiese inviavano i loro sacerdoti. Oggi nella nostra città c'è una comunità di romeni guidata dal mio buon amico, padre Andrei, e un gruppo di serbi che viene regolarmente visitato da un sacerdote serbo di Oslo. L'archimandrita greco Alexander è pastore di una piccola comunità di greci e gode della nostra ospitalità circa due o tre volte ogni tre mesi, servendo la liturgia in greco nella nostra chiesa. Uno dei nostri ex parrocchiani è diventato sacerdote dell'Esarcato dell'Europa occidentale ed è ora sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa russa. È un norvegese convertito e ora dirige una parrocchia di norvegesi ortodossi. Abbiamo anche un gruppo di russi e norvegesi ortodossi serviti dall'archimandrita Johannes di Oslo sotto la giurisdizione del Patriarcato serbo. Non molto tempo fa, hanno comprato un piccolo appartamento che hanno trasformato in chiesa. La maggior parte dei fondi è stata donata dallo stesso prete in pensione e dallo ierodiacono Seraphim che serve con lui.

Questa diversità è un incentivo: io ho imparato il serbo dai miei parrocchiani, capisco il bulgaro parlato e parlo e scrivo in norvegese. A volte nel refettorio abbiamo una "comunità linguistica", che discute le nostre lingue slave. Russi, ucraini, serbi, bulgari, moravi, ruteni (dalla Polonia, dalla Romania, dalla Slovacchia) siedono allo stesso tavolo. Sebbene la maggior parte dei parrocchiani sia di lingua russa, i paesi da cui provengono costituiscono metà del globo: Ucraina, Russia, Bielorussia, Stati Baltici, Portogallo, Spagna e molti altri paesi. E poi la gente parte e va in tutte le direzioni dall'Australia al Sud America, ma noi restiamo in contatto con i nostri parrocchiani.

In che lingua celebra le funzioni?

Poiché c'è sempre qualcuno dalla Serbia o dalla Bulgaria alle funzioni, queste due lingue, insieme allo slavonico ecclesiastico e all'ucraino, sono in uso permanente. Anche il norvegese viene sempre utilizzato, anche quando i nostri norvegesi sono assenti dalle funzioni.

Questi norvegesi hanno l'opportunità di frequentare parrocchie ortodosse di lingua norvegese a Bergen?

La lingua significa molto, ma non tutto. La maggior parte di noi è venuta in Norvegia da paesi in cui la religione, in particolare l'Ortodossia, svolge un ruolo importante nella vita e nella cultura. È questa esperienza di vita nell'Ortodossia che attrae i norvegesi nella nostra parrocchia. Alcuni di loro imparano il russo! Qui abbiamo una tradizione spirituale. È molto importante che questa tradizione non venga confusa con una tradizione basata esclusivamente sulla cultura e sulla lingua. Altrimenti una parrocchia ortodossa corre il rischio di diventare un club culturale ed etnico. Amare Cristo nella tradizione ortodossa è una cosa, e le cupole a cipolla e i tradizionali biscotti a forma di uccellini per la festa dei Quaranta Martiri di Sebaste sono un'altra. Siamo uniti da Cristo nella sua Chiesa, non dalla nostra origine, cultura o lingua. Ed è a lui che dovremmo guidare una persona piuttosto che assicurarci che questa diventi "russa" o qualcos'altro. La Chiesa ortodossa russa è una madre per tutti i suoi figli, non importa quale lingua parlino o da dove provengano.

I convertiti norvegesi hanno problemi nelle loro famiglie? Sono accusati di "tradire la fede dei loro antenati?"

(Ride) I norvegesi oggi non sono molto religiosi. La conversione all'Ortodossia per loro è in molti modi una scelta intellettuale. È più probabile che si convertano al cattolicesimo. Ma è una scelta legata alla tradizione. È importante che i norvegesi partecipino al battesimo dei loro figli, anche se avviene nell'Ortodossia. Vogliono che il padrino o la madrina appartengano alla loro cerchia, ma c'è un problema: non possono essere padrini perché non sono ortodossi.

C'è una via d'uscita da questo problema?

Facciamo uso del loro atteggiamento disinvolto verso tutto. Quando propongo loro di diventare padrini nominali, cioè in senso non religioso, sono pienamente d'accordo.

Parte 2: "Ci siamo resi conto che la cosa più importante è una comunità riunita nel nome di Cristo"

Padre Dimitrij parla del mito della scristianizzazione della Norvegia, del tempo benedetto della pandemia e della vendita del pane a 350 euro a pagnotta.

La scristianizzazione della Norvegia è un mito o una realtà?

La sua domanda suggerisce che esista un certo modello che possiamo applicare a uno Stato, a una società e verificare se i contorni del cristianesimo, fissati dal modello, coincidono con ciò che vediamo. La domanda è speculativa. Presuppone l'esistenza di uno Stato cristiano con cui ci confrontiamo. Non esiste tale Stato. Quanto alla questione dei valori, mi è difficile condividere la tesi secondo cui l'Occidente vive secondo valori non cristiani.

Quando leggiamo il Vangelo, leggiamo di cose molto specifiche. A un uomo fu detto: non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre (Mc 10:19). E nel Vangelo di Matteo: Ama i tuoi nemici, benedici quelli che ti maledicono, fa' del bene a quelli che ti odiano e prega per quelli che ti trattano con disprezzo e ti perseguitano (Mt 5:44). Queste parole non si riferiscono alla società, ma a persone specifiche, a tutti noi.

Perché lo Stato funzioni, si creano leggi. In Norvegia, e in tutta Europa, queste leggi sono storicamente basate sull'etica cristiana. Questo significa che tutti coloro che li osservano sono cristiani? No. O forse quelli che non osservano queste leggi non sono cristiani? Ancora una volta no. Quindi, come possiamo determinare se l'Europa si è scristianizzata o no? È come cercare di confrontare misure non correlate come il peso e il calore: il fatto che lo Stato adotti leggi non cristiane è la prova di un maggiore o minore declino del cristianesimo rispetto alla non osservanza delle leggi basate sul cristianesimo? In termini percentuali, il numero di persone che frequentano le funzioni religiose in Norvegia è più alto che in Russia. Penso che la scristianizzazione della Norvegia sia un mito.

Come trova personalmente l'atmosfera nel paese? Le piace qui o sente una sorta di pressione? Considera la Norvegia un buon paese in cui vivere? I cristiani si sentono a loro agio qui?

L'atmosfera nel paese è buona e, francamente, mi piace la Norvegia. Ci sono cose che un po' mi infastidiscono, ma alla fine non sono molto significative.

Il problema principale nei paesi ad alto livello di sviluppo è "l'istituzionalizzazione delle virtù", come la definisce Ivan Illich [1] nel suo libro Deschooling Society. Prendiamo la virtù del coraggio. In Norvegia, una persona non fa affidamento sul proprio coraggio o sul coraggio di un'altra persona. Si affida all'istituzione della polizia. Il posto della giustizia personale è preso da un processo equo. L'amore è sostituito dai servizi sociali. Ecco perché una varietà di progetti di beneficenza è un modo importante per una persona di mostrare la sua umanità.

La carità è presente nella vita della sua parrocchia? Ci racconti uno dei suoi progetti.

Sicuro! Questa è una parte importante della nostra vita parrocchiale, anche se siamo una parrocchia povera.

Prima di Natale in Norvegia, ho appreso per caso che una nave russa era in quarantena nel porto di Bergen. L'equipaggio aveva contratto il coronavirus e uno dei pescatori è morto in mare. Avevo il desiderio di consegnare il pane appena sfornato alla nave. Mia figlia ed io abbiamo cotto venti pagnotte di pane Borodinskij [un pane di segale a pasta madre marrone scura, di origine russa, ndc] e abbiamo fatto in modo che il pane fosse consegnato all'equipaggio. Allo stesso tempo, ho fatto un appello su Internet con una proposta di acquistare questo pane dalla parrocchia e utilizzare il ricavato per acquistare cibo e tutto il necessario per l'equipaggio. Abbiamo raccolto più di 7.000 euro in due giorni! La gente ha donato soldi da tutta la Norvegia. Ma sono arrivate donazioni anche da Bulgaria, Lettonia e Bielorussia. Ed è stato il pane più costoso che io abbia mai fatto in vita mia: 350 euro a pagnotta! Mi sono reso conto che questa era una piccola favola di Natale in cui eravamo tutti dei "re magi". La gente aveva bisogno dell'opportunità di mostrare più gentilezza in quei giorni santi.

È incredibile! Che tipo di pane fa?

Ho studiato panificazione in corsi di formazione professionale per fornai a Bruxelles. Cucino tutti i tipi di pane: francese e italiano, pane di segale tedesco e pane di mais portoghese e varietà baltiche. Anche Borodinskij e Pumpernickel [2] sono eccellenti e tra i miei preferiti.

Tutto sembra filare liscio da voi. Qual è stata la prova più difficile in Norvegia per lei, la sua famiglia e la parrocchia?

Probabilmente sono troppo legato alla mia parrocchia perché le nostre difficoltà familiari, le mie difficoltà personali e le difficoltà del rafforzamento della nostra parrocchia sono state tutte una sfida simultanea per noi. Ma questo è avvenuto molto tempo fa. Ho imparato una lezione importante da loro.

Lo Stato sostiene le comunità ortodosse nel paese? Come sono in generale i rapporti con le autorità? Cosa è successo nel rapporto tra parrocchie e Stato durante la pandemia?

Fino a poco tempo fa, in Norvegia la Chiesa luterana era la Chiesa di Stato. Ma i nostri diritti non sono stati in alcun modo limitati da questo fatto. Al contrario, il principio di uguaglianza è stato e continua ad essere prevalente in Norvegia. Ciò riguarda principalmente il sostegno finanziario. Ma in generale lo Stato è molto rispettoso verso tutte le religioni. I leader religiosi, solitamente di origine straniera, sono invitati a corsi appositamente organizzati presso il Dipartimento di teologia di Oslo. Al termine, è possibile ricevere i documenti di qualificazione statale. I corsi sono molto interessanti. Durano un anno o un anno e mezzo e sono tenuti da professori universitari. Ciò vale non solo per le questioni amministrative (cioè l'insegnamento dei principi della democrazia nel processo decisionale nella vita parrocchiale) ma anche per la pratica pastorale. In Norvegia i sacerdoti hanno sempre avuto accesso agli ospedali. E c'è un gran numero di lavori scientifici legati specificamente al lavoro pastorale nelle istituzioni mediche, in particolare nel campo della medicina palliativa. Ora, a causa dell'apertura della società alle altre religioni, non ci sono solo cristiani che svolgono tali incarichi negli ospedali. Nel nostro ospedale universitario, per esempio, l'imam di una moschea locale aiuta le persone. E ogni seguace di una religione ha il diritto di invitare un chierico della sua fede. Per questo l'ospedale dispone di personale speciale che si prende cura dei pazienti in questa particolare area. Io stesso sono stato in ospedale su invito di operatori sanitari e pazienti: quando i medici vedono che un paziente si trova in una situazione difficile, ci chiamano e ci invitano. Non fanno eccezione neppure i reparti ospedalieri chiusi dove sono trattenute persone con diritti limitati. Lo Stato coopera ampiamente con le organizzazioni religiose senza interferire nella loro vita interna.

La popolazione della Norvegia si fida dello Stato. Pertanto, le persone hanno reagito alle questioni legate alla pandemia con grande comprensione. In caso di difficoltà, tutte le questioni sono risolte grazie a organizzazioni che difendono gli interessi dei propri iscritti, come i sindacati. L'altro ieri, le autorità comunali di Bergen hanno invitato me e alcuni leader religiosi a una conferenza online sulla situazione del coronavirus nella nostra città. È stata una conferenza buona, interessante, con una discussione aperta sui problemi delle organizzazioni religiose durante la pandemia. Per quanto riguarda le restrizioni associate alla pandemia, seguiamo incondizionatamente le istruzioni delle autorità. Allo stesso tempo, sebbene lo Stato abbia chiuso le chiese, ci ha lasciato l'opportunità di celebrare le funzioni. E sebbene i fedeli non potessero partecipare alla Divina Liturgia, hanno potuto comunque ricevere la comunione in questo momento difficile. Io ho viaggiato e ho dato la comunione a casa a tutti coloro che ne avevano bisogno. Alcuni parrocchiani sono venuti in chiesa (abbiamo messo degli altoparlanti fuori dalla chiesa e la gente poteva ascoltare la funzione dalle loro macchine), e io ho dato loro la comunione vicino alla chiesa. E devo dire che è stato un periodo fortunato.

Come mai?

Abbiamo cominciato a sentirci una comunità unita intorno a Cristo. Non era la lingua, né la cultura, e nemmeno una chiesa ortodossa, ma era Cristo attorno al quale ci riunivamo.

Durante la pandemia un mio amico (che presta servizio anche all'estero, solo in un paese più esotico della Norvegia) mi ha inviato una nota sul tipico. Io amo le funzioni celebrate secondo il tipico. Ma qui ho pensato a quanto segue: al Concilio locale della Chiesa ortodossa russa del 1917-1918, i Padri hanno discusso sulla possibilità o sull'impossibilità di servire la Liturgia con prosfore non fatte di pura farina di frumento e con vino non fatto d'uva. Sono passati alcuni mesi e molti di loro si sono trovati in una situazione in cui non c'erano affatto prosfore e invece del vino dovevano usare il succo di mirtillo. Non c'erano paramenti, né utensili liturgici. Invece di un epitrachilio avevano uno straccio pulito con una croce disegnata sopra usando il mozzicone di una matita chimica, e al posto di un calice avevano una coppa incatenata a una cisterna d'acqua nella caserma. E il pane era il pane della vita con la 'v' minuscola, perché la razione di pane era la loro vita. Con questo pane si celebrava l'eucaristia. Secondo i ricordi di molte persone che furono in contatto con questi Nuovi Confessori, dopo il ritorno dai campi e dalle carceri i confessori continuarono a celebrare in quei "paramenti", che fungevano da felonio, sebbene avessero l'opportunità di cucirsi i paramenti per se stessi. La sofferenza che aveva colpito la Chiesa e i suoi membri li riportava al tempo in cui non c'era nulla. C'era Cristo e c'erano i suoi discepoli, gli apostoli. Si è scoperto che ciò che sembrava eterno e incrollabile non lo era. La pandemia ha operato anche in noi una meravigliosa trasformazione. Ci siamo resi conto che la cosa più importante è una comunità riunita nel Nome di Cristo. E questa comunità camminerà con lui fino alla Croce. Una tale comunità può cavarsela temporaneamente senza tutto il resto. Questa è la mia esperienza personale durante la pandemia. Ho parlato con sacerdoti di altre Chiese ortodosse locali in Norvegia e mi hanno detto che avevano sperimentato qualcosa di simile.

Padre Dimitrij, come si stanno sviluppando i rapporti con rappresentanti di altre confessioni e clero di altre Chiese ortodosse locali? Siete in rapporti amichevoli?

Manteniamo buoni rapporti con altre confessioni (luterani e cattolici), ma abbiamo anche rapporti di lavoro con rappresentanti di altre fedi. Ci incontriamo spesso in vari tipi di forum religioso dove discutiamo di problemi comuni. I norvegesi sono fedeli allo Stato grazie alle organizzazioni che ne tutelano i diritti. Tali riunioni in cui discutiamo alcune decisioni dello Stato ci danno l'opportunità di conoscerci meglio. Ma, naturalmente, non partecipiamo agli incontri ecumenici di preghiera.

Ho già detto che abbiamo diversi preti ortodossi a Bergen. Non solo concelebriamo insieme, anche le nostre famiglie sono amiche. Questo è meraviglioso perché è un altro testamento della nostra fede.

Se alcuni dei nostri lettori decidessero di visitare la Norvegia, cosa consiglierebbe loro di vedere o visitare a Bergen e in altre città?

La Norvegia è un paese meraviglioso. Ma ha solo uno svantaggio significativo: i prezzi elevati. Ciò sconvolge non solo i turisti provenienti dai paesi dell'ex Unione Sovietica, ma anche dall'Unione Europea. Pertanto, vi consiglierei di pianificare accuratamente il vostro viaggio. L'elenco dei luoghi da visitare in Norvegia è infinito. Bergen è una bellissima città, non lontana da fiordi e montagne. Tutto questo, unito ai siti storici, crea un'incredibile armonia. Se i lettori si trovano a Bergen, li accompagnerò volentieri in un giro turistico della nostra città.

Quali sono i vostri progetti per il prossimo futuro?

I nostri piani sono semplici: estinguere il debito, ordinare un'iconostasi e far dipingere le icone per garantire che la chiesa acquisisca un aspetto tradizionale ortodosso. Abbiamo già iniziato la seconda parte dell'attuazione dei nostri piani: abbiamo ordinato, acquistato e benedetto una bellissima icona del Velo Protettivo della santissima Theotokos. È una copia dell'icona della Chiesa della santa Protezione a Kizhi, un'icona molto calda e molto grande. Ora stiamo raccogliendo fondi per acquistare un'icona della scuola di Novgorod, un Cristo in trono di 140 per 100 cm. È incredibilmente bello! Questa icona sarà installata al soglio alto del santuario.

Grazie per l'intervista, padre Dimitrij! Per concludere, vorrei farle la nostra domanda tradizionale: quali parole della Sacra Scrittura l'hanno particolarmente ispirato e sostenuto nei momenti difficili della sua vita?

Questa è la gioia più grande, dal Vangelo di Giovanni: Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3:16).

Note

[1] Ivan Illich (1926-2002) è stato un educatore e scrittore americano di origine austriaca che sosteneva la deistituzionalizzazione dell'istruzione, della religione e della medicina.

[2] Pane tedesco scuro e denso di farina integrale macinata grossolanamente.

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