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  Lettera del Sinodo dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia sul centenario della tragica rivoluzione in Russia e sull'inizio delle persecuzioni da parte dei senza Dio

dal sito del Sinodo della ROCOR, synod.com

New York, 10 marzo 2017

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Nota di redazione: secondo quanto riportato oggi dalla cancelleria del Sinodo dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, sua Eminenza il metropolita Hilarion dell'America orientale e di New York ha dato la sua benedizione perché questa lettera sia letta alla seconda domenica di Quaresima da tutti gli amboni delle chiese in occasione del centenario della comparsa dell'icona della Madre di Dio "Regnante".

Beneamati fratelli e sorelle in Cristo:

Quest'anno il mondo intero, e in particolare tutti noi, ricorderà la grande tragedia del XX secolo che ha sconvolto il destino di milioni di persone. Questa calamità ha toccato letteralmente la vita di ogni famiglia russa, ovunque si trovasse. Ricordiamo ora il centesimo anniversario della sanguinosa e distruttiva rivoluzione in Russia. Come risultato del tradimento del governo e della leadership militare, lo tsar fu costretto ad abdicare al trono, cosa che ha portato a conseguenze inevitabili: la scomparsa dello stato, la morte da martire dello stesso tsar e della sua augusta famiglia, la brutale guerra intestina, e la persecuzione senza precedenti della Chiesa ortodossa e della fede in Dio in Russia.

Nel 1909, Pjotr Arkad'evich Stolypin aveva dichiarato: "date al governo 20 anni di pace, interna ed esterna, e non riconoscerete la Russia di oggi!" Ahimè, il primo ministro russo era destinato a vivere solo altri due anni. Fu ucciso davanti al suo sovrano in un teatro a Kiev nel 1911.

Il fatto che la Russia stava facendo enormi passi in avanti era riconosciuto ben oltre i confini della nostra patria, anche negli Stati Uniti d'America. Nel novembre 1914, la rivista National Geographic pubblicò un notevole numero dedicato alla Russia. Le analisi sociali ed economiche di quel tempo mostravano che entro la data indicata da Stolypin, tutti i principali indicatori economici provavano che la Russia avrebbe raggiunto una crescita inarrestabile. L'unica cosa che l'avrebbe ostacolata era una rivoluzione organizzata e sostenuta dai paesi occidentali. Alla nostra patria non furono dati neanche 20 giorni di pace. È importante notare che la costante denigrazione della Russia che vediamo oggi da parte di "civiltà occidentale" esisteva già un centinaio di anni fa e, di fatto, molto prima. Il mondo disprezzava l'impero russo, l'erede della santa Rus' ortodossa. Né il senso del dovere verso gli alleati della Russia, né la prontezza incessante alla cooperazione degli tsar russi potevano cambiare la situazione. Il celebre statista britannico, Lord Palmerston, aveva succintamente dichiarato: "Com'è difficile la vita nel mondo quando nessuno è in guerra con la Russia". Si riferiva alla metà del XIX secolo, ma purtroppo non fu notato.

All'inizio del XX secolo, san Makarij (Nevskij), metropolita di Mosca e Kolomensk, aveva ammonito: "Stiamo vivendo momenti turbolenti. La Russia è sopravvissuta a periodi di tribolazione, ma non erano mai stati così pericolosi come oggi. Allora tutti erano per Dio, ognuno voleva conoscere la sua volontà, ma oggi è diverso. Allora sostenevano lo tsar. Oggi questo è cambiato. Oggi si sentono bestemmie contro Dio e trame contro il suo unto..."

Le classi colte della Russia, allevate nelle cosiddette tradizioni "occidentalizzanti", hanno spinto la Russia con accanimento quasi suicida nell'abisso, spingendo il popolo russo in ogni modo possibile a respingere la propria fede, il proprio tsar e la propria patria. Non si può fare a meno di ricordare le parole del salmista Davide: "Lo stolto ha detto nel suo cuore: non c'è Dio" (Salmo 14:1).

Ma anche nei momenti più bui della persecuzione, il Signore non ha abbandonato il suo popolo. Così, quest'anno cade un altro centenario non meno importante – quello del ripristino del patriarcato in Russia. Ciò è accaduto proprio quando era particolarmente necessario un intercessore sofferente per tutta la Chiesa russa. L'intronizzazione di san Tikhon il Confessore, patriarca di tutta la Rus', ha avuto luogo il 21 novembre / 4 dicembre 1917, nella cattedrale della Dormizione al Cremlino di Mosca, nel giorno della festa dell'Ingresso nel tempio della santissima Madre di Dio. Ma prima ancora, il giorno stesso dell'abdicazione dell'unto di Dio, lo tsar Nikolaj Aleksandrovich, il 2/15 marzo 1917, la miracolosa icona "Regnante" della Madre di Dio è stata rivelata al nostro popolo come un segno che la purissima Regina non avrebbe abbandonato la sua cura per la terra russa sofferente, che dai tempi antichi era conosciuta come la Casa della santissima Madre di Dio.

Anche adesso, quando nelle parole di sua Santità il patriarca di Mosca e di tutta la Rus', "Il Signore ha sostituito l'ira con la misericordia verso la Russia", a tutti i russi è divinamente concessa la possibilità di tornare alle loro radici cristiane ortodosse. Dobbiamo ora dare un senso alla nostra storia e capire le ragioni per le quali la Russia è caduta in una così terribile tribolazione. Uno dei motivi di quei tempi tragici è stata l'apostasia e l'abbandono della fede in Cristo, e il rifiuto i un governo divinamente ordinato. Non dobbiamo in alcun caso giustificare le azioni dei responsabili della rivoluzione mortale. Un simbolo della riconciliazione della nazione russa con il Signore sarebbe quello di liberare la Piazza Rossa dai resti del principale persecutore e carnefice del XX secolo, e di distruggere i suoi monumenti. Sono tutti simboli della catastrofe, della tragedia e della distruzione della nostra sovranità data da Dio. Lo stesso vale per le città, le regioni e le strade che erano state private dei loro nomi storici originali.

In quei momenti di turbamento, la Chiesa russa all'Estero ha sempre ritenuto suo sacro dovere di esprimere la piena verità sulla storia russa, cosa che era impossibile fare in patria. Ora dobbiamo, prima di tutto, ricordare al popolo russo il sentiero della Croce dei nuovi martiri. Questa non è una questione politica, come qualcuno potrebbe insistere a dire, ma una questione di coscienza spirituale. In verità, dobbiamo conoscere nella massima misura possibile, la storia del podvig dei santi nuovi martiri e confessori della Rus'. Poi, speriamo, ogni persona russa seguirà i comandi della propria coscienza e giungerà alla conclusione che, nel suo paese conservato da Dio, non c'è posto per i simboli dello Stato senza Dio e per i nomi degli atei militanti.

Dieci anni fa, durante la grande consacrazione della chiesa al poligono di Butovo, il metropolita Lavr di beata memoria, rivolgendosi a tutti i presenti, ha detto: "La terra qui è abbondantemente intrisa di sangue dei martiri, ed è seminata con le loro ossa; può essere come un altare a Cristo nostro Dio. Un profeta ha detto molto tempo fa riguardo ai persecutori della Chiesa di Cristo: 'Ho visto l'empio in grande potenza, distendersi come un albero verde d'alloro. Eppure è passato via, ed ecco, non c'era più: sì, l'ho cercato, ma non è stato possibile trovarlo' (Salmi 37:35-36). Possa la loro memoria essere cancellata dal cuore degli uomini, e la Chiesa di Cristo essere stabilita per sempre nella terra russa!"

Facciamo appello a tutto il nostro gregge, e a tutti gli ortodossi russi, nella patria e nella diaspora: conservate come la pupilla dei vostri occhi il dono che il Signore ci ha dato –la santa e salvifica fede cristiana ortodossa, ricordando sempre le parole di Cristo: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia" (Matteo 6:33). Amen.

Con amore in Cristo,

+ HILARION,

metropolita dell'America orientale e di New York,

primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

+ MARK,

arcivescovo di Berlino e della Germania.

+ KYRILL,

arcivescovo di San Francisco e dell'America occidentale,

segretario del Sinodo dei Vescovi.

+ GABRIEL,

arcivescovo di Montreal e del Canada.

+ PETER,

arcivescovo di Chicago e degli Stati Uniti centali.

+ NICHOLAS,

vescovo di Manhattan,

vice segretario del Sinodo dei Vescovi.

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