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Orthodox Synaxis

3 dicembre 2018

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"Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno su di essa" (Matteo 16:18)

La Chiesa ortodossa, che è il Corpo di Cristo, non sarà mai sconfitta dalle porte degli inferi. Dovremmo, tuttavia, ammettere che lo stato dell'Ortodossia mondiale, che dovrebbe riflettere le condizioni e il modo della vita divina, è gravemente danneggiato. Sembra essersi affermata una sorta di caos generalizzato sotto la copertura delle tesi "canoniche" di alcuni e delle antitesi "canoniche" di altri. Invocano lo spirito di unità, mentre le loro azioni qua e là tradiscono e smantellano la testimonianza della Chiesa, screditandola. La Chiesa ortodossa ha sicuramente vissuto esperienze migliori e peggiori dopo la gloriosa risurrezione del Signore, che tendiamo a svuotare, col rischio di perdere tutto il significato e il potere della Croce vivificante del Salvatore.

La Chiesa ortodossa, che ha vissuto nella storia momenti peggiori di oggi, sembra essere gravemente danneggiata, dall'interno verso l'esterno. Nel momento in cui le accelerazioni della globalizzazione, della rivoluzione digitale e della comunicazione le sarebbero apparse come un vasto campo di missione e una manna caduta dal cielo, un'occasione divina per testimoniare la sua unità, l'Ortodossia sembra darsi allo spirito di questo mondo e di ogni forma di competizione interna, offrendosi a ogni forma di strumentalizzazione politica da parte delle potenze di questo mondo e di ogni possibile forma di conflitto, che rischia di provocare scismi e lacrime al suo interno.

Uno scontro deleterio, tipico di un'altra epoca, sembra essersi stabilito tra i poli di "comunione" dell'Ortodossia, trasformandoli in poli di "competizione" e persino di scontri. Un linguaggio bellicoso sembra aver sostituito quello del Vangelo. La logica della guerra di trincea sembra avere il sopravvento sulla dinamica della conciliarità e sulla reciproca responsabilità di tutte le Chiese autocefale, un soggetto caro al cuore del patriarca Daniel di Romania, di cui ha recentemente ricordato il patriarca Bartolomeo durante la consacrazione della "cattedrale nazionale".

Costruiamo enormi chiese di pietra, ma dimentichiamo Cristo, che soffre per le nostre liti interne, come se l'Ortodossia fosse un "gioco di troni". Un cristo di questo mondo sembra offuscare il nostro Signore e Dio, risorto dai morti per la vita del mondo. Una palla di fuoco sembra ruzzolare a velocità lunatica, bruciando tutto sul suo cammino. Invece di far risorgere, schiaccia. Invece di illuminare il mondo con la luce immutabile di Cristo, preoccupa il piccolo gregge...

Dovremmo rimanere in silenzio e lasciar agire i leader di tutte le parti di questa discesa agli inferi? O dovremmo proclamare ai primati forti e chiare le loro responsabilità, a prescindere da quale potrebbe essere altrimenti la validità dei loro pretesti per giustificare le loro deleterie imprese quando desiderano il bene ma fanno il male?

Sono certo che se mettesse in moto il discernimento, se l'audacia degli incaricati del gregge del Signore fosse oggi esposta per testimoniare ciò che è essenziale, l'unica cosa necessaria, correggersi e considerarsi reciprocamente – veramente e non solo nelle belle parole dei bei discorsi pronunciati nelle belle cattedrali – come membri di un solo Corpo, allora vedremo il bel Volto dei volti di Cristo Salvatore e la Croce del Signore che ha già trionfato e che trionferà ancora una volta!

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