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  Ciò che sta accadendo in Ucraina è una tragedia per tutti

Intervista di Milena Faustova al metropolita Nikolozi (Pachuashvili) di Akhalkalaki e Kumurdo

pravoslavie.ru

3 giugno 2015

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Molti occidentali hanno incontrato il notevole vescovo georgiano, il metropolita Nikolozi, che ha fatto una serie di visite di beneficenza in varie città degli Stati Uniti, ha tenuto conferenze e presentazioni dei suoi film, e, a sua volta ha ricevuto i pellegrini nella propria diocesi georgiana. Il suo lavoro missionario arriva direttamente dal cuore, come le tante persone che sono state battezzate durante i suoi viaggi missionari possono testimoniare.

Può un fisico credere in Dio? Come dovrebbe essere un moderno cineasta? Perché il Signore permette guerre e persecuzioni contro i cristiani? Quale esperienza può condividere la Georgia con la Russia e l'Ucraina? Queste sono questioni discusse in un'intervista di RIA Novosti con questo vecovo dai molti talenti della Chiesa ortodossa georgiana, il metropolita Nikolozi (Pachuashvili) di Akhalkalaki e Kumurdo.

Il metropolita Nikolozi (Pachuashvili) di Akhalkalaki e Kumurdo

Gli eventi in Ucraina stanno provocando una risposta attiva nella società mondiale. Anche la Chiesa, colta nel conflitto tra due stati, ha il suo rapporto con la tragedia. Anche le famiglie si stanno frantumando a causa di diverse vedute politiche – ci sono persone che vivono in Ucraina che hanno rotto i legami con i parenti in Russia...

Posso chiamare ciò che sta accadendo in Ucraina con un solo nome: una guerra fratricida. Abbiamo anche sperimentato e sperimentiamo il suo peso sia a livello di conflitto internazionale e di processi politiche, sia sul livello di manifestazioni comuni di tutti i giorni. Succede ancora nella nostra società che i membri di una famiglia abbiano diverse convinzioni politiche e quindi abbiano tra loro rapporti di tensione, di diffidenza, quasi di ostilità. Purtroppo, questa è una tragedia umana comune. Ma il problema maggiore consiste nel fatto che le persone non hanno abbastanza fede. Sarebbe corretto guardare tutto quello che succede dal punto di vista della nostra confessione religiosa.

Posso dire che quanto più una persona capisce le fonti della sua fede, quanto meno aggressiva che sarà verso un'altra persona. Avendo a che fare con georgiani, russi, abkhazi e osseti mi sono sempre rivolto a loro come a cristiani, anche se non erano cristiani. Dopo tutto, a prescindere dalla loro fede, se le persone trovano una motivazione religiosa in se stesse, se si rivolgono più spesso alle loro radici religiose, molto probabilmente si troverà una soluzione ai conflitti senza il bisogno di sangue.

Ma non ci sono mai state in Georgia così tante organizzazioni scismatiche, quante ce ne sono in Ucraina. Ora i membri del cosiddetto Patriarcato di Kiev e i greco-cattolici stanno cercando di proporre le loro piccole soluzioni politiche, e il governo del paese li sta sostenendo. Come si dovrebbero trattare gli scismatici?

Gli scismatici sono persone che hanno diverse esigenze e argomentazioni, e seguono sempre le loro finalità. Sono certo che dobbiamo combattere non tanto contro gli scismatici quanto a favore della nostra fede. Perciò invito i cristiani prima di tutto a essere più ortodossi. Allora il Signore li proteggerà da "tutti i nemici" e indicherà la retta via, che porta fuori dal conflitto.

Il problema principale è la non-religiosità di una grande maggioranza della popolazione moderna. Questo è ciò che provoca gli scismi, e la ragione di questi scismi è prima di tutto l'orgoglio. Dopo tutto, secondo le spiegazioni dei santi padri – in modo particolare, sant'Ignazio (Brianchaninov) – lo scisma e l'eresia sono "peccati della mente". E proprio come ogni peccato corrisponde a una certa inclinazione sensuale interiore, lo scisma e l'eresia corrispondono alla durezza di cuore. È meglio affrontare questo problema proprio da questo punto di vista. Se vogliamo influenzare uno scismatico, non dovremmo in alcun modo rivolgerci a lui con aggressività, ma solo con amore cristiano. Se noi ortodossi avremo questo amore cristiano e se siamo sicuri della nostra confessione di fede, allora qualsiasi conflitto può essere domato.

In generale, ciò che sta accadendo oggi in Ucraina è una tragedia per tutte le persone ragionevoli. Solo poco tempo fa ero sul Monte Athos e ho servito la Divina Liturgia con il metropolita Antonio, il direttore operativo della Chiesa ortodossa ucraina. Abbiamo dedicato la nostra concelebrazione al sostegno dei cristiani ortodossi. Io non faccio distinzione tra ortodossa russi, georgiani o ucraini. Siamo tutti cristiani.

Il fatto che oggi in Ucraina ci siano attacchi alle chiese, che cerchino di impossessarsi di chiese con la forza – tutto questo è una manifestazione di qualcosa che non ha assolutamente alcun carattere religioso. Naturalmente, in Georgia preghiamo continuamente per i cristiani in Ucraina; li sosteniamo, e guardiamo con grande ansia al destino dei sacerdoti che devono adempiere ai loro doveri e svolgere il loro servizio in condizioni tanto complicate. Tutto questo è molto vicino a casa nostra: Nel 1993 abbiamo vissuto quasi la stessa cosa. In Abkhazia, nel villaggio di Comana, dove fu martirizzato san Basilisco (IV secolo) e fu sepolto san Giovanni Crisostomo (V secolo), hanno sparato allo ieromonaco Andrea (Kurashvili-Ed.), un uomo che non aveva mai preso un'arma in mano. È stato ucciso solo perché era un rappresentante della Chiesa ortodossa georgiana.

Ha parlato di cuori induriti. Quest'anno abbiamo celebrato il 70° anniversario della vittoria nella grande guerra patriottica. Ma nemmeno un secolo è passato da quella guerra mondiale e la società mondiale è già disposta a iniziarne una nuova. Quale potrebbe esserne il motivo questo – brevità della memoria umana, ambizioni politiche, o la morte delle qualità morali e spirituali? Secondo lei, perché la gente ha dimenticato così rapidamente gli orrori della seconda guerra mondiale?

Mi sembra che non ci sia bisogno che passi un secolo perché inizi una nuova guerra. Nel 1945, quando è arrivato il Giorno della Vittoria, sono convinto che ci fossero persone che si rammaricavano sinceramente che la guerra fosse finita. C'erano anche coloro che erano pronti a continuare le azioni militari, perché era vantaggioso per loro. E dopo la seconda guerra mondiale, il mondo non ha potuto tirare un sospiro di sollievo: anche nei giorni in cui le azioni militari stavano finendo e venivano scritti trattati di pace, nuove alleanze si formavano per perpetuare la guerra. Anche ora nel mondo ci sono guerre locali e conflitti militari. Coloro che iniziano le guerre cercano i propri avidi interessi, prima di tutto l'amore del denaro e l'orgoglio umano. Cosa si può fare per questo?

L'anima umana ha un solo medico – il Signore deve umiliare queste persone, come ha umiliato tutti noi alla vigilia della fine della seconda guerra mondiale. Il 6 maggio 1945 la festa del grande martire Giorgio cadde nello stesso giorno della Pasqua, e in questo stesso giorno la Germania iniziò i negoziati per la resa. Questa coincidenza, per chi ha orecchie per intendere, ovviamente, conferma la provvidenza di Dio in tutte le vicende gioiose di quei giorni e disperde tutti i dubbi in merito alla questione degli errori storici e della fine della guerra. Il Signore ci mostra direttamente dov'era la verità storica in questi eventi: l'atto di capitolazione della Germania fu firmato dal "maresciallo della Vittoria" che portava il nome di Georgij!

Faremmo bene a ricordare continuamente che come il nostro nemico non è un uomo e non è un politico. C'è un nemico comune, che vorrà sempre e soltanto il male per le persone, e questo nemico si manifesterà in vari modi, tra cui le guerre. Ma il Signore ci custodisce e ci protegge. E se una persona può proteggere se stessa dalle parte di persone malvagie, può essere protetta da uno spirito malvagio solo con l'aiuto di Dio. Quindi speriamo nel Signore e preghiamo. E la soluzione per tutti noi consiste nel pregare insieme.

Lei è nato a Tbilisi durante il tempo in cui la fede era perseguitata nell'URSS atea militante. Quant'era importante la religione per la sua famiglia, come ha fatto la Chiesa a conservare la fede dei suoi padri, ed è riuscita a passarla in eredità?

Sono nato in una famiglia che non aveva alcun membro del clero né una tradizione viva di religiosità. Nondimeno, il fatto che oggi oltre il 95 per cento della popolazione georgiana considera l'Ortodossia come la sua religione significa che la fede durante gli anni della persecuzione è stata davvero conservata negli strati più profondi della coscienza umana e della cultura del nostro popolo. Per esempio, quando ero bambino dipingevamo le uova a ogni Pasqua. E ogni bambino veniva battezzato senza eccezione. Io, per esempio, sono stato battezzato nella prima infanzia, cosa che era perfettamente naturale, nonostante i divieti e le persecuzioni. Queste tradizioni sono state conservate nel nostro popolo. Questo è esattamente il motivo per cui ho preso molto facilmente la decisione di entrare nella vita della Chiesa alla prima occasione.

Questo significa che non ci sono state persecuzioni su vasta scala contro la religione, la fede, la Chiesa, i sacerdoti in Georgia come ci sono state in Russia?

La Chiesa georgiana era in una posizione molto difficile. Bolscevichi e atei militanti hanno voluto distruggere completamente l'Ortodossia in Georgia. Ora, naturalmente, la situazione si è normalizzata, ma non è possibile produrre nessuna statistica. Ho sentito dire che in Russia ci sono dati statistici che dimostrano che quasi ogni giorno almeno un nuova chiesa si apre sul territorio del paese. Non esistono cifre ufficiali in Georgia, ma si costruiscono chiese, si ordinano sacerdoti, e ora ce ne sono già migliaia. Si potrebbe dire che il loro numero ha raggiunto i livelli pre-rivoluzionari.

È venuto alla Chiesa dopo la laurea presso il dipartimento di fisica dell'Università statale di Mosca. Perché ha scelto questo campo?

Fin da piccolo ho sempre avuto una sete di conoscenza ed ero interessato alla natura e alle sue leggi. Poiché la fisica è una scienza della natura, ho passato molto tempo a studiarla, fin dalla scuola elementare. Ho anche frequentato una scuola di fisica e matematica. È vero, ho pensato a lungo in quale università entrare perché avevo molti interessi diversi, come le lingue e la linguistica, o la matematica come forma astratta di pensiero. Ma alla fine ho dato la preferenza alla fisica. In un primo momento sono entrato all'Università di Tbilisi, e più tardi, nel terzo anno, mi sono trasferito all'Università statale di Mosca A quel tempo era possibile farlo – gli studenti erano inviati a studiare in varie città dell'URSS in base al loro campo. Mi sono laureato al dipartimento di fisica dell'Università statale di Mosca nel 1985.

Che cosa l'ha motivata, in quanto laureato in scienze naturali, lontano da tutte le questioni di spiritualità o comprensione religiosa del mondo, non solo a venire alla Chiesa, ma anche a rimanervi? Dopo tutto, lo stereotipo è che gli scienziati naturali sono in maggior parte atei.

E questo è veramente un falso stereotipo. Basta leggere le biografie di tutti i grandi fisici, raramente si trova un ateo tra di loro. Newton era un famoso teologo. E Blaise Pascal o Albert Einstein? Tutti credevano in Dio. Quindi non c'è nulla di innaturale quando una persona inclinata verso le scienze esatte arriva alla fede in Dio. Anche Johannes Kepler diceva mentre osservava i corpi celesti che, se non fosse stato un credente, sarebbe comunque giunto da solo al pensiero che vi è un autore di tutto questo ordine. La fisica è l'osservazione della natura; e se noi approfondiamo e guardiamo con più attenzione, possiamo sempre vedere le impronte della creazione divina.

Ha visto, personalmente, queste impronte nelle sue attività scientifiche?

Alla fine non sono diventato uno scienziato. Durante i miei studi all'università mi sono interessato ad altre cose oltre alla fisica. Forse questo in una certa misura ha posto le basi per la mia formazione continua nell'istituto teatrale dopo la laurea al dipartimento di fisica. Mi sembrava che comunicare con la gente fosse più importante in quel momento, quando il servizio sociale della Chiesa stava appena cominciando a svilupparsi. La scienza – in ogni caso, come io la immaginavo – aveva come presupposto l'isolamento e la concentrazione. Considero ancora interessanti le attività scientifiche e le scienze naturali, ma non posso permettere a me stesso di perseguirle, perché sento un maggior bisogno di assistenza diretta alle persone. Quindi non posso dire nulla circa la mia esperienza accademica e l'incontro con Dio in essa.

Probabilmente sarei giunto solo teoricamente alla convinzione dell'esistenza di un creatore dal punto di vista scientifico. E sarebbe stata una cosa del genere: sia in fisica sia in matematica vi è il concetto di "spazio chiuso". Questo è uno specifico concetto scientifico. Il mondo materiale, il nostro universo, può essere immaginato come un sistema materiale chiuso, e in esso non c'è apparentemente alcuno spazio per un Dio immateriale. Ma i matematici hanno dimostrato che in ogni spazio chiuso esiste una posizione che non procede dall'assioma di questo spazio, eppure non la contraddice. Nel nostro caso questo significa che l'esistenza di Dio non procede dalle leggi del mondo materiale, e tuttavia non le contraddice.

Lei ha anche studiato presso il dipartimento di animazione nell'Istituto Statale di Cinematografia Shota Rustaveli a Tbilisi. Perché ha scelto proprio questo dipartimento? Che cosa l'ha attratto e ancora l'attrae nell'animazione? Ha creato qualche cartone animato?

Nella mia comprensione, animazione e cartoni animati sono concetti leggermente diversi. I cartoni animati sono quello che chiamano uno specifico tipo di film d'animazione, per lo più rivolto ai bambini. Ma la parola "animazione" implica "portare alla vita". Ero profondamente interessato all'animazione, proprio perché quasi ogni film, a mio avviso, è animazione. Dopo tutto, se si guardano i nastri dei film, sono tutti costituiti da immagini fisse che entrano in movimento solo quando sono guardate rapidamente, una dopo l'altra. Solo i principi della creazione dell'immagine differiscono: le immagini sono o disegnate o fotografate. Quest'ultimo è il film.

L'arte del cinema, come la letteratura, crea immagini. Dopo tutto, il Signore Gesù Cristo ci ha dato il primo esempio di creazione di tali immagini. Raccontava storie che a volte non avevano alcun fondamento nella storia reale, ma queste stesse storie sono divenute le prime opere d'arte cristiana. Mi sembra che tutta l'arte, in particolare il cinema e in parte l'animazione, è una creazione di immagini e parabole. Quindi per me ogni film è una sorta di parabola.

Lei è spesso in Russia e a Mosca. Che cosa l'ha portato questa volta nella capitale russa?

Il motivo della mia visita in Russia questa volta è di difendere la mia tesi di laurea all'Università ortodossa umanitaria di san Tikhon. Il tema della mia tesi è "Aspetti missionari del servizio del profeta Giona nell'esegesi patristica della Chiesa cristiana antica".

Ho scelto il tema, ovviamente, non per caso. È stato determinato dalle particolarità e dai compiti del mio servizio. Dal 1991, sono stato vice-presidente del dipartimento missionario del patriarcato georgiano. E il tema della missione, dell'opera apostolica, è fondamentale nella Chiesa georgiana, così come lo è nella Chiesa russa; o più esattamente, nell'Ortodossia universale. Perciò è molto importante avere una piattaforma teorica, naturalmente, sulla base della Sacra Scrittura, che dovrebbe assolutamente descrivere e spiegare i fondamenti e i principi del lavoro missionario, compresi quelli del Nuovo Testamento, che rimangono rilevanti ai nostri giorni. Ho difeso con successo la tesi.

La tesi passerà attraverso il comitato superiore d'attestazione [statale]?

L'Università ortodossa umanitaria di san Tikhon, fondata nel 1992 con la benedizione del patriarca Alessio II, ha tra i suoi obiettivi l'introduzione delle discipline ecclesiastiche nello standard educativo statale. Anche questa è una sorta di opera missionaria. Una tesi di teologia è già accettata dal comitato superiore d'attestazione, ma non è ancora considerata come un titolo accademico. Tuttavia, mi auguro che alla fine lo sarà.

In Russia da alcuni mesi c'è stata una vivace discussione attorno al film di Andrej Zvjagintsev, "Leviathan". Alcuni lo definiscono tempestivo e necessario, per l'Ortodossia tra le altre cose, mentre altri, al contrario, sono sicuri che il produttore stia agendo contro la Chiesa e la fede ortodossa russa. Ha visto questo film, e se sì, cosa prova a riguardo?

Sì, ho visto il film. Gli autori del film stavano cercando di creare l'immagine di un leviatano, cioè del male invincibile, nell'alleanza tra le autorità secolari e quelle spirituali, e di mostrare in questo una certa disperazione in esso. Il leviatano esiste: è il principe di questo mondo. Purtroppo, è presente nella vita reale e si manifesta attraverso persone reali, ma dobbiamo proteggerci da lui in modo corretto. Ho diverse denunce gravi da fare al film "Leviathan". E la prima è, ovviamente, legata alle norme linguistiche. Quello che oggi è chiamato in modo accettabile un lessico non normativo è di fatto un linguaggio volgare, e questo, purtroppo, è il peccato di molti autori. Mi sembra che il turpiloquio non possa avere nulla in comune con l'arte. Ogni emozione, che si tratti di rabbia, gioia o delusione, può essere espressa in un linguaggio letterario decente. La spiegazione che questo sia presumibilmente un riflesso della realtà suona in questo caso come non più di una giustificazione per le inadeguate capacità professionali a presentare quei pensieri e a evocare quei sentimenti nel pubblico che il film dovrebbe apparentemente toccare. Il lessico non normativo non corrisponde alla realtà; è solo la sua parte oscura. Dopo tutto, ci sono immagini in cui anche gli eroi più negativi sono abbastanza convincenti, anche se sono in grado di fare a meno di tale linguaggio. E sia gli attori sia i produttori trasmettono appieno il significato degli eventi e dei sentimenti dei loro personaggi, forse con ancor maggiore forza e precisione.

La seconda lamentela che ho è al livello della comprensione: perché l'artista crea questa o quella immagine, e che cosa vuole dire o descrivere con loro? Una cosa è quando l'autore ha un certo prototipo vero e proprio, e un'altra è quando si tratta solo di pura invenzione. In quest'ultimo caso dobbiamo capire chiaramente quale è lo scopo per cui si fa una certa cosa. Mi riferisco all'immagine di un vescovo presentato nel film.

Se questa è una forma di "aiuto amichevole" nella guarigione della presunta malattia nella Chiesa, allora come la vedo io, l'autore non è riuscito affatto nel suo scopo. Oggi non ci sono così tanti vescovi da poter creare un'immagine generalizzata di uno di loro. Pertanto, la presentazione di un simile personaggio sullo schermo porta immediatamente a sentire il desiderio di sapere chi è la persona specifica nascosta dietro di esso. Ma per il mero fatto del piccolo numero di vescovi, uno del genere, anche se fosse esistito, sarebbe stato denunciato dalla gerarchia ecclesiastica prima di quanto sarebbe stato in grado di fare l'autore di questo film.

E se questa è un'immagine inventata, allora non si riesce a capire perché sia necessaria. Se una persona vuole pensare al ruolo della Chiesa nella società moderna, dire la sua su di essa, allora dovrebbe almeno familiarizzarsi con gli ecclesiastici, conoscere il loro servizio, la vita della Chiesa, capire perché un sacerdote è necessario alla società e all'autore stesso, cosa che, secondo le mie impressioni del film, gli autori non sono riusciti a fare.

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