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  Una vita di servizio. A 5 anni dall'intronizzazione del patriarca Kirill

Film-intervista di Pjotr Tolstoj

Dalla redazione del portale "Pravoslavie i mir", 3 febbraio 2014

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Per mezz'ora il capo della Chiesa ortodossa russa ha risposto a una serie di domande sull'indipendenza finanziaria del Patriarcato, sugli attacchi alla Chiesa e su ciò che costituisce di fatto la vita del Patriarca, su cosa è cambiato nei cinque anni dall'intronizzazione del Patriarca Kirill per la Chiesa e per lui stesso.

(cliccate sulla foto per il video dell'intervista)

Pjotr Tolstoj: Qui Sua Santità il Patriarca Kirill ci ha rilasciato la sua prima intervista televisiva dopo l'intronizzazione. Allora il Patriarca aveva parlato della perdita della società dell'idea del peccato, su cosa sono il bene e il male. Purtroppo, in questo, negli ultimi cinque anni, poco è cambiato.

Patriarca Kirill: Penso che il problema principale del mondo moderno sia la perdita del concetto di peccato. Una delle possibili traduzioni della parola "peccare" dal greco in russo è "sbagliare la mira". Il peccato significa la perdita del bersaglio, l'errore nella mira. Tutti vogliono essere felici. Il mondo è immerso nel peccato, e di conseguenza nella malattia e nelle avversità. E il compito della Chiesa è che questo sia detto e gridato al mondo di oggi. E tutto il resto è secondario.

Pjotr Tolstoj: Siamo ora nel monastero Danilov a Mosca, presso la residenza del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'. Fino a poco tempo fa era parte del monastero. Cioè, qui si prendono tutte le decisioni importanti per la Chiesa Ortodossa Russa, e qui è dove Sua Santità il Patriarca ci ha assegnato oggi un incontro. Per mezz'ora il capo della Chiesa ortodossa russa ha risposto a una serie di domande molto diverse: sull'indipendenza finanziaria del Patriarcato, sugli attacchi alla Chiesa e su ciò che costituisce di fatto la vita del Patriarca, su cosa è cambiato nei cinque anni dall'intronizzazione del Patriarca Kirill per la Chiesa e per lui stesso. E, naturalmente, la più importante – perché ogni giorno centinaia e migliaia di ortodossi sono alla ricerca proprio in chiesa di una risposta alla domanda "come vivere nel modo giusto?"

Pjotr Tolstoj: Ha avuto frustrazioni durante questo periodo?

Patriarca Kirill: Le frustrazioni a volte capitano alle persone – vale adire, uno si aspetta molto, e ottiene di meno. Ma forse questo capita a tutti i dirigenti, e probabilmente qualcuno è deluso di me. Questo è un processo naturale.

Ecco quella che è chiamata sala del trono. Beh, su questo trono, non mi sono mai seduto, ve lo dico apertamente, è solo il simbolo dell'autorità patriarcale. Questo trono è una copia di quello personale del Metropolita Pietro di Kiev, Mosca e di tutta la Rus'. Qui c'è la mitra di intronizzazione del Patriarca.

Pjotr Tolstoj: L'ha mai usata?

Patriarca Kirill: Una sola volta. Servire con questa mitra è difficile, è molto pesante. Nel vero senso della parola, è pesante.

Pjotr Tolstoj: Ma in generale è un lavoro tanto difficile?

Patriarca Kirill: Per me è piuttosto imbarazzante parlare in generale dal mio punto di vista personale.

Pjotr Tolstoj: Allora, solo per curiosità umana...

Patriarca Kirill: Solo per curiosità umana le dico che in un certo senso questo è come una consacrazione monastica. Un eremita rinuncia completamente al mondo. Un patriarca formalmente non si stacca dal mondo, al contrario, se è strappato dal mondo, scompare. L'esperienza del servizio patriarcale mi convince che questa croce può essere portata davvero solo quando preghi per tutta la Chiesa.

Pjotr Tolstoj: Il Patriarca è commemorato a ogni funzione...

Patriarca Kirill: Non solo le commemorazioni. Le preghiere a casa per il Patriarca. Io raccomando sempre: non dimenticatelo, per favore, pregate per me. Ho bisogno di queste preghiere, come nessun altro ne ha bisogno. E sono sicuro che è solo attraverso queste preghiere che la forza fisica è appena sufficiente.

Patriarca Kirill: Questa è la chiesa della residenza patriarcale sinodale. E proprio in questa chiesa, è notevole che entrino per la nomina i vescovi eletti.

Pjotr Tolstoj: Santità, ha visto molte nomine a cattedre episcopali durante la sua permanenza a capo della Chiesa? Vuole che i vescovi siano più vicini alle parrocchie?

Patriarca Kirill: Io desidero che le eparchie siano più piccole, affinché i vescovi abbiano più possibilità di visitare le parrocchie, e l'esperienza dimostra che molti vescovi hanno già visitato due o tre volte tutte le parrocchie, cosa che sarebbe stata impensabile al momento in cui c'era un singolo vescovo in una diocesi molto grande. Noi eleggiamo persone con grande esperienza di Chiesa. E i candidati non provengono dalla capitale, sono giovani che hanno terminato l'Accademia.

Pjotr Tolstoj: I candidati sono abbastanza?

Patriarca Kirill: Per grazia di Dio, sono ancora sufficienti. Neanche io mi aspettavo quanti candidati avessimo. Bisogna solo cercare nel paese. Non cerchiamo i candidati a Mosca e a San Pietroburgo, anche se pure qui ci sono persone degne, ma guardiamo in giro, in tutto il paese, ed ecco le persone adatte, persone semplici... A proposito, quasi tutti hanno due lauree, una superiore laica e una ecclesiastica. Oppure, se mancano di istruzione superiore laica, hanno una buona istruzione ecclesiale, teologica. E poi, oltre alla formazione – la scuola della vita. Hanno una marcia in più, per così dire.

Pjotr Tolstoj: Mi dispiace di averla trattenuta con tante domande...

Patriarca Kirill: Ora vado all'altare, così inizia sempre la mia giornata. Permettetemi...

Pjotr Tolstoj: Molti pensano seriamente che la Chiesa riceva soldi dallo Stato.

Patriarca Kirill: la Chiesa non riceve soldi dallo Stato. Per la verità, in tempi relativamente recenti, la Chiesa ha cominciato a ricevere soldi dallo Stato solo per la ricostruzione di chiese, per il restauro...

Pjotr Tolstoj: ...di monumenti.

Patriarca Kirill: ...di quelle chiese che sono monumenti, e che sono di proprietà dello Stato. Ma fino a poco tempo fa, compreso il periodo sovietico, abbiamo restaurato con i nostri soldi ciò che non ci appartiene di diritto, legalmente. Ma abbiamo restaurato tutte le chiese che abbiamo usato. Senza alcuna fonte di reddito diversa dalle donazioni.

Pjotr Tolstoj: E com'è organizzato, dunque il lato finanziario? Perché questa domanda preoccupa molti, e le persone possono inconsapevolmente, così dicono alcuni, percepirne una versione selvaggia, per essere onesti. Ora, c'è la parrocchia, c'è la diocesi. O almeno così: parrocchia, decanato, diocesi.

Patriarca Kirill: sì.

Pjotr Tolstoj: E, di conseguenza, questa catena di finanziamenti dai parrocchiani, dalle persone che vengono al tempio a fare donazioni o a comprare candele, come procede, dove si sposta il denaro? E chi gestisce il denaro? Anche perché, allora, in questo senso è diverso....

Patriarca Kirill: La gente viene in chiesa, fa offerte o compra candele. Inoltre, da noi non c'è alcuna tariffa per i treby [riti su richiesta]. Poiché le attività parrocchiali sono la principale fonte di reddito per tutta la Chiesa, quando si celebrano riti, come, per esempio, battesimi o funerali, la gente dona quello che vuole. So che c'è un dibattito nel cui contesto questo principio è ridicolizzato, cosa che è molto ingiusta e amara. Perché chiunque può essere battezzato o sposarsi in chiesa senza soldi. Sappiamo che a Mosca e nei capoluoghi di provincia le parrocchie sono ricche.

Ma nei villaggi o nelle campagne spesso i costi sono semplicemente insostenibili. Pertanto, ci sono diversi standard. E il vescovo stabilisce un tetto massimo per i compensi che possono essere richiesti nelle parrocchie di villaggio o nelle zone rurali, oppure indica l'ammontare delle donazioni. Nelle chiese urbane ci saranno altri standard di donazioni.

La maggior parte del denaro rimane nella parrocchia, ma una parte del reddito della parrocchia va alla diocesi.

Pjotr Tolstoj: E quando i figli chiedono al sacerdote: "Papà, possiamo andare al mare?", e lui dice, "No, non possiamo. Non è possibile, abbiamo una parrocchia – dodici persone. Ed ecco il pagamento alla diocesi, la tassa per il gas, e..."

Patriarca Kirill: Se la parrocchia è costituita da dodici persone, allora non c'è alcun contributo diocesano, o solo un contributo simbolico. Il più simbolico che chiunque possa pagare. In fondo, i contributi diocesani sono forniti da parrocchie – e sono contributi reali – dove c'è veramente molta gente, e dove si accumulano molti fondi.

Pjotr Tolstoj: Dietro queste porte c'è lo studio. E qui è il luogo dove il Patriarca lavora ogni giorno.

Patriarca Kirill: Ogni giorno. Io lavoro qui e ricevo qui i miei stretti collaboratori.

Pjotr Tolstoj: E come inizia la sua giornata? Viene qui alla residenza, va in ufficio ed ecco tutto?

Patriarca Kirill: Apro questa valigia qui – oggi pesa sei chili – e qualche volta due valigie, in tal caso saranno dodici chili.

Pjotr Tolstoj: Ora tutti quelli che potrebbero provare invidia cesseranno di invidiarla, perché qui ha una valigia piena di documenti, e ho appena visto che anche il tavolo è pieno di cartelle...

Patriarca Kirill: Ogni giorno esamino documenti diversi, a volte da 100 a 300 pagine di testo. Questo richiede molto tempo e fatica. Per far fronte a questo, è necessario lavorare fino a tardi... fino a tarda notte, e anche tutta la notte, oppure alzarsi molto presto la mattina.

Pjotr Tolstoj: Ma sono tutti fondamentalmente documenti sulla vita interna della Chiesa, vero?

Patriarca Kirill: Sono documenti diversi. Documenti legali, documenti finanziari.

Patriarca Kirill: Il sacerdote non aiuta tanto con le sue conoscenze, quanto con la sua esperienza spirituale personale. La Chiesa non porta nulla di male, non insegna il male – insegna il bene.

Pjotr Tolstoj: Perdonatemi, ma già cinque anni fa abbiamo detto che molto è cambiato nella Chiesa. Vorrei chiederle del ruolo sociale della Chiesa. Ci dica in cosa consiste la differenza significativa tra qualsivoglia organizzazione caritativa informale e la Chiesa.

Patriarca Kirill: Penso che tra i cristiani, tra i credenti in generale, vi sono motivazioni molto profonde e forti per compiere buone azioni. C'è sempre stata, indipendentemente da come sia stata chiamata - un'opera sociale o semplicemente delle buone azioni.

Pjotr Tolstoj: Fin dai tempi di Cristo.

Patriarca Kirill: Dai tempi di Cristo, dai tempi degli Apostoli, dai tempi di Maria Maddalena. Ma sempre, si è basata su semplici e persuasive parole: la fede senza le opere è morta. Pertanto, se predichiamo Cristo, se diciamo che il messaggio del Vangelo è attuale, e allo stesso tempo non facciamo ciò che consegue da questo messaggio – diventiamo bronzo che suona e cimbalo che tintinna, come dice l'apostolo Paolo.

Ecco come penso che la nostra opera sia diversa da tutte le altre. Anche se non differisce molto formalmente, ci sono molte organizzazioni che sono ottimamente impegnate nell'opera sociale. E, forse, dal punto di vista di un principio organizzativo, non può esserci nulla di peggio che lasciar fare le cose a noi. Anche se naturalmente, negli ultimi tempi sono lieto di poter dire che questo lavoro è molto, molto ben organizzato. Anche in questo caso, resta molto da fare, ma oggi l'opera sociale della Chiesa è organizzata, a mio parere, in modo molto corretto.

Pjotr Tolstoj: E a chi la Chiesa dovrebbe offrire aiuto in primo luogo: a chi non è protetto all'interno della nostra società?

Patriarca Kirill: Iniziamo, prima di tutto, dalle nostre comunità. Ci sono molti ortodossi che vivono da soli, anziani.

E ci sono queste nostre enormi parrocchie – ancora la domanda sul perché c'è bisogno di più parrocchie. Poiché queste enormi parrocchie, con migliaia di parrocchiani, non danno la possibilità di organizzare una vera comunità cristiana, dove, tra l'altro, ci sia cura per i bisognosi all'interno della comunità stessa.

Pjotr Tolstoj: Perché la comunità è come una famiglia.

Patriarca Kirill: La comunità è come una famiglia, il sacerdote deve conoscere tutte le persone sole, tutti i sofferenti, le cause della loro sofferenza, e con l'aiuto dei suoi assistenti, che ormai, devono esserci, in base alle disposizioni del Concilio dei vescovi, in tutte le principali parrocchie bisogna lavorare con queste persone e trovare il modo per aiutare tutti. Questo credo sia il passo più importante che abbiamo fatto negli ultimi cinque anni.

Pjotr Tolstoj: Mi perdoni, ha parlato di assistenza sociale nel paese – abbiamo davvero una situazione complessa sotto molti aspetti. Ma, tuttavia, la Chiesa ortodossa russa aiuta molto anche all'estero, fuori dalle frontiere. E, di conseguenza, la questione – anche nel nostro paese ci sono molti problemi – forse alcuni problemi del popolo della Siria sembrano di terz'ordine di fronte a ciò che sta accadendo da noi negli orfanotrofi, nelle case di cura.

Patriarca Kirill: Esiste una tale filosofia. Ma è una cosa impossibile per chi confessa la propria fede, limitare le proprie attività all'interno di qualsiasi confine particolare.

Pjotr Tolstoj: Cioè, non si può essere selettivi...

Patriarca Kirill: Certo, non si può essere selettivi. Se non ti addolora l'anima l'odierna uccisione di persone innocenti in Siria, se non ti addolora l'anima il fatto che là rapiscano le monache, violentino le ragazze cristiane scaccino migliaia di cristiani dal luogo storico di residenza, allora significano ben poco le buone azioni fatte per la scuola materna che sta vicino a te. Questa è una questione che riguarda tutta la persona umana, la sua castità, la sua integrità. Non si può essere buono in un posto e insensibile in un altro. Significa che da qualche parte si è falsi – in un luogo o nell'altro. Ma per dirla in modo più concreto, in realtà, la Siria, il Medio Oriente, è il luogo da cui proviene il cristianesimo. Proprio ad Antiochia, nell'Antiochia storica, che è ora sul territorio della Turchia, ma era nella Siria storica, per la prima volta una comunità di credenti in Cristo è stata chiamata "i cristiani". Da lì è nato tutto.

Pjotr Tolstoj: La culla.

Patriarca Kirill: La culla. E l'inizio della civiltà cristiana. E ora i cristiani sono espulsi dal Medio Oriente.

Cosa significa questo? Questo significa un enorme cambiamento culturale e geopolitico sulla scala della civilizzazione. E solo le persone che vedono la realtà in modo restrittivo non capiscono che cosa può effettivamente portare questa tragedia all'intera razza umana, a tutte le persone.

Pjotr Tolstoj: in cinque anni ci sono state molte storie spiacevoli legate agli attacchi su di lei, in particolare, e agli attacchi contro la Chiesa. È chiaro che in qualità di persona che sta a capo della Chiesa, tutto ciò, per così dire, la fa riflettere e preoccupare umanamente?

Patriarca Kirill: Ciò dipende un po' dalla natura dell'irritazione, che tipo di stimolo. Non si tratta di attacchi alla persona, ma di attacchi al capo della Chiesa. E attraverso di lui, all'intera Chiesa. Perciò prendo questo tipo di attacchi come una strategia precisa, come azioni definite che hanno il loro scopo.

Pjotr Tolstoj: Ma lei è una persona logica, in questo momento parla a mente fredda, e umanamente le fa male, vero? Ci sono momenti in cui questo la sbalordisce direttamente?

Patriarca Kirill: Sa, quando per la prima volta hanno cominciato a scrivere di me queste cose incredibili, era nel 1995 o '96, quando ho aperto il giornale e ho letto di me, ho pensato: che siano diventati pazzi? Per quanto fosse necessario spiegare alla gente, che si trattava di incredibili equivoci, non ho mai più pensato lo stesso: perché l'hanno scritto? Questa è stata la reazione. E poi quando ho scoperto cosa c'è dietro questo tipo di pubblicazioni, quale strategia, quali finanze, il mio atteggiamento è cambiato. E da allora, per grazia di Dio, questo non mi ferisce più molto in termini umani.

Pjotr Tolstoj: È necessario rispondere?

Patriarca Kirill: Dipende. In alcuni casi, non si deve rispondere, in alcuni casi si deve. La prima cosa che abbiamo fatto è creare strutture adeguate, che ora si occupano professionalmente di questi problemi. Perché un patriarca o un vescovo, che sta davanti al trono di Dio, che è chiamato a pregare, a preparare prediche, a impegnarsi nel lavoro pastorale, non dovrebbe essere il più coinvolto professionalmente in questo elemento. Questo è un compito che dovrebbe essere svolto da professionisti, anche da parte dei laici.

Pjotr Tolstoj: E in genere le persone che vi circondano in questa opera di direzione nella Chiesa ortodossa russa, il vostro entourage che lavora al Patriarcato, queste persone le ha sostituite oppure non sono cambiate?

Patriarca Kirill: Come leader difficilmente cambio le persone. Penso che tutti possano trarre benefici, a determinate condizioni. In alcuni casi, quando si modificano le condizioni e una persona non porta alcun vantaggio, allora si deve cambiare la persona. Ma se cambi le condizioni, e la persona improvvisamente comincia a rivelare aspetti del suo carattere, della sua personalità che in precedenza erano invisibili, allora ringrazi Dio per aver trovato un assistente affidabile. Io sono una persona senza riguardi per nessuno, non mi nascondo mai, dico con i miei occhi quello che penso. E anche se sono insoddisfatto di qualcosa, mi permetto di parlarne in privato, ma non in modo aperto al pubblico.

Pjotr Tolstoj: In genere le piace l'inverno?

Patriarca Kirill: Mi piace.

Pjotr Tolstoj: Non ha sofferto di congelamento durante l'infanzia, no? Si sa, chi ha patito il gelo nell'infanzia, poi è diffidente verso l'inverno.

Patriarca Kirill: No, io amo l'inverno, soprattutto le giornate di gelo come quella di oggi, per me è facile.

Pjotr Tolstoj: Santità, volevo farle una domanda dopo che sono passati cinque anni da quando dopo la sua intronizzazione abbiamo parlato del suo senso della chiesa, del senso con aveva deciso di guidare la Chiesa ortodossa russa. Volevo chiederle, è cambiato qualcosa di quel senso in questi cinque anni?

Patriarca Kirill: C'è una comprensione più realistica di ciò che rappresenta per me la Chiesa, e una comprensione più realistica di ciò che significa essere Patriarca. Questa è una zona completamente nuova. Sentivo che ero sempre stato vicino al Patriarca, e che sapevo abbastanza bene tutto ciò che accade al piano superiore di autorità e di governo della Chiesa. Ma una cosa è essere vicino, e un'altra cosa è essere immerso in questa responsabilità. Qui c'è bisogno, forse, di qualche tipo di nuova esperienza che io ancora non ho, che mi avrebbe dato l'opportunità di liberare lo spazio per ciò che, forse, è la cosa più importante per il Patriarca: pensare, pregare e cercare di vedere chiaramente lo sviluppo della vita della Chiesa.

Pjotr Tolstoj: Santità, grazie per averci dedicato del tempo per parlare, per questa conversazione. Speriamo di avere ancora occasioni per continuarla.

Patriarca Kirill: Tutto è nelle mani di Dio.

Pjotr Tolstoj: Grazie di cuore.

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