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  Recensioni: Mihai Copăceanu, "Ortodoxie la Oxford"

dal blog di Mihai Copăceanu, 13 Agosto 2012

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Ortodoxie la Oxford - Te-am gasit, Doamne! Marturiile a 12 englezi convertiti la Ortodoxie

(Ortodossia a Oxford - Ti ho trovato, Signore! Testimonianza di 12 inglesi convertiti all'Ortodossia).

Pubblicato da Mircea Gheorghe Abrudan, PhD, sulla rivista Tabor, 2010, Cluj- Napoca.

L'impulso di mettere su carta alcuni pensieri legati alle interviste di Mihai Copăceanu in un volume edito dalla prestigiosa casa editrice Deisis di padre Joan Ică jr. (1) mi è stato dato dalle le parole di James Morton, il dodicesimo convertito intervistato dall'autore in questione, in risposta alla  domanda: Com’è essere ortodossi? Il ventiquattrenne studente di bizantinologia alla Queen University in Canada, ha dichiarato quanto segue: "Prima di tutto voglio dirti che apprezzo il tuo lavoro e considero meraviglioso quello che fai, il fatto che presenti la voce dei convertiti. Alcuni si preoccupano del fatto che le persone dei paesi ortodossi tradizionali non sono consapevoli che esistano convertiti". (2) E purtroppo il giovane James ha proprio ragione!

Fatta eccezione per un paio di nomi ben noti (si spera) nella stretta cerchia di religiosi e studiosi di teologia (studenti e insegnanti) di grandi teologi contemporanei convertiti all'Ortodossia come Jaroslav Pelikan, Olivier Clément, Karl Christian Felmy, John Breck, Andrew Louth, Placide Deseille e Kallistos Ware, i casi di centinaia di migliaia di altri convertiti alla vera fede rimangono sconosciuti a un grande segmento di credenti ortodossi. Questa realtà deve essere aggiustata, soprattutto in questi giorni in cui vediamo che la nostra società e la Chiesa ortodossa sono sempre più aggredite e confrontate da un proselitismo settario neoprotestante e non solo. Tale conoscenza di esempi concreti e vivi dell'Occidente europeo e nord americano credo che sia, soprattutto per la missione pastorale e catechetica della Chiesa, un desiderio e una necessità di massima importanza.

Quando a un credente o non credente è posto di fronte un esempio di persone contemporanee che hanno cercato e trovato la verità cristiana e la possibilità della conoscenza di Cristo Salvatore nella Chiesa ortodossa, l'impatto che un incontro faccia a faccia o attraverso la lettura ha sul lettore è molto più potente di una lezione tradizionale di catechismo. E questo credo che possa essere spiegato con il fatto che l'uomo moderno non è particolarmente orientato a seguire un esempio dal passato storico lontano o vicino, ma si ferma ai confini del suo orizzonte attuale (e questo è recentemente emerso più volte dai media).

Mi ricordo in questo senso l'impatto che ha avuto su di me la lettura di un bellissimo libro scritto da un convertito americano di nome Matthew Gallatin (3), quando ero alla dodicesima classe al liceo, e che hanno rafforzato la mia fede nella Chiesa di retta fede più di molte omelie, catechesi o lezioni religiose a cui avevo preso parte, dei servizi quotidiani della Chiesa e delle lezioni di religione a scuola. La straordinaria storia del pastore protestante Matthew Gallatin, sincero nella sua ricerca, della "Chiesa degli apostoli", che è passato dagli avventisti ai pentecostali, ai battisti, con una pausa nel cattolicesimo romano e poi è arrivato a casa nell'Ortodossia, la dovevo poi ritrovare negli altri due gli americani Peter E. Gillquist (4) e l'umile padre John Breck, che ho avuto la gioia inesprimibile di incontrare tramite Vasile Manea in una libreria a Cluj dopo 3 anni.

Ma la conversione più inquietante, che letteralmente rappresenta oltre due milioni di chilometri percorsi su strada, che ho incontrato e di cui ha goduto il più grande pubblico di tutto il paese è senza dubbio la storia di Klaus Kenneth (5).

Tornando alle conversioni presentate da Mihai Copăceanu, vediamo come caratteristica generale delle idee che si possono trarre da tutti e 12 i dialoghi registrati dall'autore, la sete di Dio, la ricerca della pienezza della rivelazione, di vera preghiera, di vera spiritualità e del reale significato della vita. Ciò che ricorre sempre nelle risposte di intervistati circa la gioia dell'abbracciare l'Ortodossia sono le affermazioni come: "È stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio" (Nicholas Gibbes) "Mi sento come fossi tornato a casa, questo è il mio posto, dove avrei dovuto essere sempre" (Kallistos Ware), "La prima volta che sono entrato in una chiesa ortodossa mi sono sentito a casa, come se fossi stato lì da sempre" (Seraphim Newton), "Mi sentivo come se fossi finalmente tornata a casa e, infine, come se mi fossi davvero sentita me stessa" (Gladys Bland) "Mi sentivo come se fossi tornato a casa" (James Morton).

Questa riconquista della sensazione di essere nella casa del nostro Padre (cfr Lc 2,49), vediamo che è strettamente legata a ciascuno dei dodici, entrati in contatto con la Divina Liturgia o una delle sette lodi, ma anche con la bellezza indicibile dell'innografia e dell'iconografia della Chiesa. Queste esperienze spirituali sono state integrate da una serie di libri di letture teologiche, storiche, spirituali in gran parte scritti da due dei più amati gerarchi ortodossi della Gran Bretagna, e cioè i metropoliti Kallistos Ware e Anthony Bloom. Il processo dell'avvicinamento all'Ortodossia in queste persone, assetate di nostalgia di Dio e del vero significato della vita umana sulla terra, è venuto dall'incontro dell'amore e della saggezza dei genitori, dei due vescovi menzionati, ma anche del vescovo Basil Osborne, del monaco Barnaba o di padre Michael Gelsinger, e dalla mancanza di fretta nel periodo di catecumenato che varia da due anni a sei anni nel caso di Anthony Ware.

Le testimonianze contenute in questo volume dimostrano che, vivendo in un vero spirito di amore le barriere di lingua, nazionalità o giurisdizione che purtroppo segregano molte comunità ortodosse nella diaspora, potrebbero essere superate, anche se alcuni di loro sono stati di fronte ad atteggiamenti meno benevoli, a volte proprio ripugnanti, come nel caso di padre Andrew Phillips che nella chiesa greca è stato colpito dall'atteggiamento "Va' via da noi. Non hai niente da cercare qui. Solo i greci possono essere ortodossi". (6) La freddezza di tali dichiarazioni, l'opposizione delle famiglie o lo scoraggiamento degli amici non hanno però avuto successo di fronte alla convinzione personale e allo zelo, a un ardente desiderio di diventare membri della Chiesa ortodossa, ma in particolare alla voce di Dio seminata in loro; in tutti i casi presentati dall'autore, non sembra che siano stati convinti da un sacerdote o da un vescovo. L'essenziale sono state le convinzioni personali. Così vediamo che in tutte le risposte date dai convertiti, l'Ortodossia ha significato per loro la vera fede, il mantenimento del Credo di Nicea, l'autenticità, il dono naturale dell'anima e di Dio. I convertiti, giunti a età comprese tra i 20 e i 60 anni, provenienti dai ranghi degli anglicani, dei cattolici e di varie comunità protestanti ed evangeliche, prendono sul serio la propria fede perché questa ha cambiato la loro vita. Quella che per molti di noi è un dato di fatto e una parte naturale della vita cristiana e tradizionale per il fatto che siamo nati nella maggioranza ortodossa dell'Europa sud-orientale, per questi dodici è un dono e un guadagno di gran prezzo che ha cambiato il corso della loro vita.

Così sono diventati, come confessa l'autore, una presenza visibile nella comunità, offrendo lezioni di vita spirituale ai più anziani nella Chiesa ed eccellendo nella confessione della fede negli ambienti in cui operano le loro attività. (7) Quindi anche per noi, sia che siamo semplici credenti, sia che serviamo come teologi, sacerdoti e vescovi, la loro testimonianza è un esempio di vita morale e cristiana, di pastorale e di responsabilità, di vita in Cristo, nei giorni in cui molti non vengono più in chiesa e non danno più importanza alla componente spirituale del loro essere, soprattutto nei giorni in cui in Occidente le chiese sono distrutte, chiuse o vendute e trasformate persino in bar, nei giorni in cui nello spazio tradizionale ortodosso parte del clero si ubriaca con l'idea del trionfalismo e la coscienza del pubblico, in generale e, talvolta, anche quella del clero dubita, nega o mina l'integrità e la veridicità della retta fede ortodossa.

Ecco quindi alcuni dei motivi per cui crediamo che questo volume, come altri che abbiamo citato, merita di non sfuggire all'attenzione dei fedeli e del clero, di tutti i membri della Chiesa allo stesso modo, ma soprattutto di quelli che si sentono responsabili delle loro vocazioni e doveri missionari, pastorali e catechetici di seminare nei cuori dei propri contemporanei e dei propri immediati vicini la testimonianza della Santa Ortodossia, colonna e sostegno della verità.

Mircea - Gheorghe Abrudan

(1) Mihai Copăceanu, Ortodoxie la Oxford. Te-am gasit, Doamne! Marturiile a 12 englezi convertiti la Ortodoxie, Editura Deisis, Sibiu,  2010, 183 p.

(2) Ibidem, p 165.

(3) Matthew Gallatin, Însetând dupa Dumnezeu. De la ratacirile protestante la adevarul Ortodoxiei, tradotto da Tatiana Petrache, Editura Egumenita, Galati, 2005, 233 p.

(4) Peter E. Gillquist, Cum am devenit ortodox. O calatorie înspre credinta crestina primara, tradotto da Ioan Tanase Chis, Editura Reîntregirea, Alba Iulia, 2006, 277 p.

(5) Klaus Kenneth, Doua milioane de kilometri în cautarea Adevarului. Lungul meu drum spre credinta, tradotto da Raluca Toderel, Editura Agnos, Sibiu, 2009, 311 p.

(6) Mihai Copăceanu, op. cit., p 123.

(7) Ibidem, pag 179.

 

"Oxfordossia"

di Elena Băltută, pubblicato in Convorbiri Literare, giugno 2010

Siamo abituati a pensare che il fenomeno della conversione all'Ortodossia sia per lo meno insolito, se non senza precedenti. Ortodoxie la Oxford. Te-am găsit Doamne! Mărturiile a 12 englezi convertiti la Ortodoxie è un libro scritto da Michael Copăceanu, apparso nel 2010 a Sibiu presso la casa editrice Deisis, che tenta di sfatare questa visione presentando sotto forma di interviste storie di conversioni di personaggi di Oxford come Timothy Ware, Richard Swinbourne, Andrew Phillips, Wendy Robinson e Paul Elliot.

Oltre a queste interviste il volume contiene una prefazione firmata dal metropolita Kallistos di Diokleia, due articoli che hanno il ruolo di chiarimento preliminare - Ortodossia a Oxford di Andrei Levitski e Una comprensione psicologica della conversione di Olivera Petrovich - e altri tre capitoli: Dieci motivi per le conversioni, Sul cristianesimo in Gran Bretagna, una breve storia da sant'Albano fino al presente, con una panoramica di alcune conversioni all'Ortodossia e come queste si sono sviluppate a Oxford, e il capitolo finale intitolato Apprezzamenti.

Dell'autore di questo libro, Mihai Copăceanu, posso dire che ha studiato teologia e psicologia a Sibiu, che tra il 2008 e il 2009 ha frequentato un master di psicologia della religione al Balliol College di Oxford, e attualmente segue un master di psicologia centrata sui problemi della psicologia della dipendenza al Kings College di Londra. In romeno ha pubblicato due anni fa, nel 2008, il volume Freud e la religione. Totem. Illusione. Critica, per la casa editrice Agnos di Sibiu.

Anche se il volume è una raccolta di interviste, al di là delle domande e risposte dei personaggi, il lettore può trovare una breve analisi psicologica del fenomeno della conversione religiosa, in particolare nell'articolo firmato da Olivera Petrovich e nel primo capitolo del libro, in cui sono identificati e presentati dieci dei motivi più comuni che possono portare a cambiare l'opzione religiosa. Per poter applicare questi motivi a un concetto come quello della conversione, l'autore presenta una sua sfumatura, dicendo che non solo lo spostamento da una religione ad un'altra può essere etichettato come conversione, ma anche il passaggio dall'assenza di fede a una certa fede o i passaggio dai "semplici riti a una profonda convinzione della presenza di Dio (nel quadro della stessa religione), da una credenza in un Dio malvagio, giudice e che condanna, a un Dio amorevole che aiuta e vuole sempre il bene" (pag. 23). La manifestazione della conversione può essere il risultato di diversi tipi di motivazioni: di natura intellettuale, emozionale, sperimentale, mistica, di revival, di ripudio, motivazioni legate alla acquisizione di vantaggi materiali e non materiali, legati a una transizione istituzionale o risultato di crisi o di disturbi mentali o di condizioni di coercizione.

Per quanto sia benvenuta questa indicazione dei principali motivi che scatenano la conversione religiosa in tutte le sue forme, essa avrebbe dovuto essere accompagnata da una spiegazione di come queste ragioni siano interconnesse, di come siano meccanismi di fattura psicologica o a un livello macro di fattura culturale, che porta alla loro comparsa e al loro sviluppo e quindi allo sviluppo di questo fenomeno. In altre parole, credo che se nella struttura del volume fosse stato aggiunto uno studio più scientifico, l'architettura interna non ne avrebbe sofferto, e la posta in gioco sarebbe stata diversa da quella meramente descrittiva.

Il secondo capitolo, su cui non voglio insistere, e che lascia i lettori a scoprire come il Regno Unito è messo in contatto con l'Ortodossia e come essa si manifesta con le differenze tra i paesi a maggioranza ortodossa, segue la stessa ricetta descrittiva che incontriamo nel primo capitolo. Anche questo approccio è legittimo, dato che gran parte dei dati che costituiscono questo capitolo ha un contenuto storico.

Nel terzo e più consistente capitolo sono presentate le interviste che l'autore ha preso alcuni convertiti da Oxford, alcuni già famosi, figure ben note nell'ambiente ortodosso britannico, altri molto giovani, come nel caso di James Morton, che ha solo 22 anni. Le domande sembrano seguire uno schema tipico, ma facile, dimostrando un adattamento a ogni personaggio; per la stragrande maggioranza sono di natura personale, come era previsto in un caso in cui la questione centrale è un'esperienza strettamente personale. Non ho intenzione di discutere le interviste e ciò che risponde ogni intervistato, ma vorrei dire due parole sull'impressione che mi hanno lasciato sia le risposte sia le domande, assieme all'ultimo capitolo firmato dall'autore, intitolato Apprezzamenti.

Sebbene non sia mai dichiarato che lo scopo di questo volume non sia quello di "provare trionfalmente che l'Ortodossia è l'unico modo in cui Dio può essere trovato o con cui Dio salva gli esseri umani a lui graditi" (p. 175), ovviamente non utilizzando sempre queste parole, il volume mette alla prova, molto spesso, la tolleranza religiosa. È vero, ci sono personaggi di grande livello intellettuale che non negano le caratteristiche delle altre religioni, e cioè quelle delle loro origini, ma ci sono anche osservazioni che sottolineano la superiorità dell'Ortodossia nelle differenze con le altre religioni, sia per la sua storia sia per la loro tradizione o rituali. Anche se è comprensibile che quando un individuo abbandona la propria religione in favore di un'altra, senza essere costretto o attratto da benefici, di qualsiasi tipo questi sia, ritiene che la religione che sceglie ha qualcosa abbia qualcosa di più di quella a cui ha rinunciato, credo che sarebbe stato onesto che questi giudizi normativi fossero rimasti a un livello non discorsivo, e non fossero stati verbalizzati.

Al di là di questa lacuna, non dobbiamo negare il lato positivo di questo volume, come ad esempio la condivisione di esperienze di confine, la trasposizione in parole di alcune scelte, la presa di coscienza che esiste il fenomeno della conversione all'Ortodossia, e non solo, come siamo abituati, almeno nella Romania contemporanea, dall'Ortodossia ai culti religiosi più recenti.

 

Mihai Copăceanu, Ortodoxie la Oxford, Editura Deisis, Sibiu, 2010, 183 p

Pubblicato in Revista Teologică 2/2010, Sibiu, autore Marian Curtean

Ortodoxie la Oxford è il frutto dell'incontro dell'autore con una comunità ortodossa viva, vicina al modello della prima comunità cristiana, in un paese dove ce lo saremmo aspettari ben poco, a causa della sua laicità e del suo aspetto multiculturale: la Gran Bretagna. Si tratta di un libro di interviste con vescovi, parroci, filosofi e psicoterapeuti, studenti o semplici fedeli, tutti inglesi, convertiti all'Ortodossia. "Ti ho trovato, Signore!" - il grido di gioia e la certezza nel corso del tempo di questi "apostoli", che "hanno visto e creduto", costituisce il sottotitolo del libro.

Aperto con le introduzioni di tre personalità del mondo accademico cristiano inglese contemporaneo - il metropolita Kallistos di Diokleia, il dott. Andrei Levitski e la dott. Olivera Petrovich - strutturalmente, il libro ha quattro sezioni principali: I. Dieci motivi delle conversioni (p. 21 - 33), ii. Il cristianesimo nel Gran Bretagna e a Oxford (p. 33-51) III. I convertiti (p. 51-165) IV. Apprezzamenti (p. 175-179).

Fin dall'inizio, il metropolita Kallistos ripercorre il filo rosso del libro, sottolineando il primo significato della parola "conversione", quello di "trasformare il nostro cuore verso Gesù Cristo, il Salvatore" (Prefazione, pag 5-6).

Andrei Levitski fa una valutazione dei significati storici e culturali nascosti nelle testimonianze dei dodici. Come introduzione, e per una migliore comprensione del fenomeno della conversione all'Ortodossia a Oxford, il lettore fa conoscenza con questo luogo speciale, "caratterizzato da un ambiente intellettuale distinto e di una spiritualità tranquilla e al tempo stesso provocatoria" che "stupisce fin dall'inizio per la bellezza ispirata dalle magnifiche cattedre medievali, dai collegi antichi che conservano ancora l'aspetto e l'atmosfera dei monasteri "(p. 8-9). Nel 1947, l'Università di Oxford è la prima istituzione accademica britannica che accetta un corso sull'Ortodossia, come parte del suo programma accademico. Il titolare del corso era il prof. Nicholas Zernov, uno di quelli che, amando questo luogo, hanno considerato una sua responsabilità annunciare Cristo con molto buon senso, servendo il prossimo, adempiendo così la vocazione ecumenica dell'Ortodossia, senza tracce di proselitismo.

Dal momento che sui cristiani ortodossi non c'è ancora uno studio empirico sul fenomeno psicologico della conversione, Olivera Petrovich fa appello alla letteratura generale sulla conversione. Giunge all'idea che di solito le conversioni sono "consapevoli, volontarie e spesso preparate gradualmente" (p. 17). Esse comportano, a un dato momento, un approccio autodidatta, "un punto in cui il soggetto cessa di sentire ogni appello alla lealtà verso il proprio gruppo religioso", e la conversione segna quindi un'unificazione interiore tra fede e azione "(p. 15-19).

La prima parte del libro offre dieci motivi per la conversione, che l'autore commenta, mostrando i loro limiti relativi alla conversione all'Ortodossia (p. 21-31).

Le icone del primo cristianesimo in Gran Bretagna (sant'Albano e santa Frideswide, pag 33-35), e le relazioni del paese, ma soprattutto di Oxford, con l'Ortodossia (L'Inghilterra e l'Ortodossia, pag 35-38) sono presentate nella seconda parte del libro. La storia del cristianesimo in Gran Bretagna, in particolare a Oxford, ha una lunga tradizione, con prove a partire dal quarto secolo. Degni di nota sono i ritratti di personalità ortodosse fatti da Mihai Copăceanu, ben documentati, ma che allo stesso tempo rivelano il calore e il rispetto con cui si è accostato a quelle persone presenti nella memoria della comunità o attive in lei, chiaramente segnato da ciò che vi ha incontrato. Si parla dell'archimandrita Nicholas Gibbes, ex insegnante di inglese dei figli dello tsar Nicola II di Russia, un'incarnazione di Babbo Natale per i bambini di Oxford o dello starets Zosima per gli studenti dell'università. Non lontano da loro, con grande umiltà, distanti da ogni gloria mondana, i vescovi locali rimangono tra la gente e con la gente, cantando nel coro, servendo e venendo costantemente loro incontro (Ierarhii – modele de excepţie, pag 48-50).

Il nucleo centrale di questo libro è la terza parte, del resto quella più grande. Qui, in un dialogo familiare, ma mai superficiale, si profilano da un lato i volti di dodici inglesi che hanno trovato nell'Ortodossia la "casa" in cui hanno sentito la pienezza del significato della cultura, dell'istruzione e della loro fede di partenza, e d'altra parte, l'immagine dell'Ortodossia viva, vissuta in modo autentico nella comunità liturgica, che si estende nelle gesta sociali, pur mantenendo il suo carattere di servizio cristiano.

La scelta del numero degli intervistati non è casuale, come l'autore stesso afferma, a livello libresco, costituiscono una comunità simbolica di "apostoli" chiamati e inviati da Cristo a essere suoi testimoni e annunciatori di fronte ai loro contemporanei, la comunità ortodossa di Oxford chiamata a diventare "sale della terra" britannica.

Dalle loro testimonianze si notano tratti specifici comuni che definiscono questa comunità cristiana e l'Ortodossia a Oxford. Vorrei sottolinearne alcuni.

In primo luogo, notiamo una paternità spirituale comune, perché, parlando della propria conversione, ciascuno fa riferimento a una delle figure attive dell'Ortodossia a Oxford, incominciando da Nicholas Gibbes o da Nicholas Zernov e continuando con vescovi contemporanei, quali Anthony Bloom, Kallistos di Diokleia, Basil Osborne, alcuni di loro stessi convertiti.

Si osserva poi la comprensione di una vocazione ecumenica, universale dell'Ortodossia, e i convertiti riescono a sfuggire alle limitazioni geografiche e a quelle imposte dall'orgoglio nazionalista. L'Ortodossia può assumere diverse nazionalità e culture di comunità nazionali, offrendo la possibilità di trovare e realizzare la loro identità nella diversità. L'autentica comunione è una delle linee di definizione, in virtù dell'universalità della salvezza. La natura stessa dell'uomo è ortodosse e per questo ogni ritorno alla retta fede è vissuto come un "ritorno a casa", una ri-localizzazione nel proprio essere naturale. "Penso che l'anima autentica, inalterata sia naturalmente cristiana e naturalmente ortodossa. Questo è anche l'insegnamento dei Santi Padri. Se sei ortodosso nel profondo della tua anima, allora la tua cultura diventa ortodosso qualunque sia la lingua che parli. Nella sua infanzia, anche l'Inghilterra era ortodossa (...). La cosa più importante per noi non è passaporto che deteniamo, inglese, romeno o qualunque altro, la cosa più importante è se siamo veramente ortodossi, se abbiamo un passaporto spirituale. Se l'abbiamo, allora tutto si ricompone in modo naturale ", afferma padre Andrew Phillips (p. 125).

La coscienza della successione apostolica, come il rapporto alla Tradizione viva e attuale della Chiesa e si osserva nella maggior parte delle testimonianze. Sfidato a dire "qualcosa di unico sull'Ortodossia", padre Ian Graham dice: "Quello che mi ha portato all'Ortodossia e che ho molto apprezzato e rispettato è stata continuità con il passato e l'enfasi sull'importanza della santa Tradizione. Diventando ortodosso, mi sono reso conto che non solo appartengo a una chiesa locale e geografica di oggi, ma appartengo allo stesso tempo al corpo di Cristo nella storia e attraverso la storia. Ogni volta che si celebro la Santa Liturgia sono consapevole la celebro insieme con gli apostoli, con san Giovanni Crisostomo e con tutti i santi di tutti i tempi. Questo è importante per me" (p. 105-106).

La rigorosa preparazione dei catecumeni, almeno per un anno - in alcuni casi anche di più - è un altro tratto distintivo della comunità ortodossa di Oxford. Si segnala la pazienza, l'onestà e la serietà con cui i convertiti scelgono di passare attraverso il periodo preliminare al loro ingresso nella Chiesa Ortodossa. Questo probabilmente riflette lo spirito inglese e le sue caratteristiche. Padre Seraphim Vänttinen Newton riconosce che "è molto difficile da Oxford comportarsi solo con saggezza" (p. 118). La conversione è intesa come un atto individuale e deve pertanto essere effettuata e assistita in modo personale: "non sono generalmente favorevole a una conversione di massa, cresciamo per quanto possiamo, per quanto riusciamo ad assimilare, perché qualsiasi fretta porta a un'assimilazione difficile. Il contatto con le persone è individuale perché hanno bisogno di assistenza nell'assimilazione e di un sostegno costante", afferma il vescovo Basil (p. 69).

La parrocchia è la migliore scuola di formazione dei cristiani. Leggere libri sull'Ortodossia, fare pellegrinaggi ai luoghi pieni di autentica spiritualità ortodossa, un tirocinio sotto un padre spirituale, la partecipazione alle funzioni religiose, il compimento della 'liturgia dopo la Liturgia' stando in comunione con gli altri sono i mezzi con cui il convertito cresce e matura in Cristo. In questo spazio liturgico, la comunità viva, reale, raccolta attorno al vescovo, cresce i suoi presbiteri. "Nelle parrocchie della diocesi di Sourozh si è rafforzata la consuetudine di selezionare i candidati all'ordinazione tra i laici che hanno vissuto un certo numero di anni in mezzo alla parrocchia e che hanno il vescovo come padre spirituale", dice il Vescovo Basil Osborne (p. 70). Lo stesso consiglio ha osservato riguardo alla loro ordinazione, per la quale la preparazione, in alcuni casi, è della durata di 6-14 anni (si veda il caso del metropolita Kallistos, pag 53-67).

Senza insistere sulle ragioni di conversione derivanti dalle interviste, si deve ricordare quello che è stato osservato nella maggior parte dei soggetti del libro, vale a dire "la sfrenata sete di conoscenza " (p. 111). L'Ortodossia non tiene in considerazione solo affetto, ma affronta pienamente anche la ragione. L'ingresso nella Chiesa significa l'incontro con la Ragione oltre la ragione, cioè con Cristo. Un approccio all'Ortodossia e ai suoi dogmi da un punto di vista filosofico e delle ragioni della scienza si trova soprattutto nel dialogo con il professor Richard Swinburne (p. 75-91).

Ciascuno dei dodici profili è completato dalle le informazioni relative alla persona e della sua opera, laddove esistono, o da un apprezzamento da parte dei suoi conoscenti.

L'ultima parte è dedicata alle osservazioni e conclusioni dell'autore. Realizzata con coraggio e lucidità, spesso attraverso l'equilibrio tra la realtà della Romania, un paese a dichiarata maggioranza ortodossa, e quella di Oxford, questa parte mostra l'attitudine di un ortodosso "riconvertito" all'Ortodossia, l'uomo che veniva da una scuola teologica tradizionale, la Facoltà di Teologia "A. Şaguna" di Sibiu, dove ha imparato a conoscere autentica comunità cristiana ortodossa, ha avuto la sorpresa di viverla in modo reale e personale, dove meno lo pensava: nell'ambiente accademico di Oxford.

Ortodoxie la Oxford, nato dalla naturalezza del dialogo tra persone di culture diverse, è una lezione di umiltà, un libro-testimonianza di un lavoro ben fatto, con serietà e buon senso. Percorrendo questi dodici dialoghi cominci a sentirti parte di questa comunità viva, contemporanea, le cui confessioni di fede riescono a trascendere la mera lettura e ad esorcizzare gli idoli della falsa adorazione che sono cresciuti per pigrizia, per mancanza di attenzione o per il peccato dell'ignoranza reale dell'Ortodossia. Con ogni convertito, il lettore riattiva in sé i contenuti della sua fede, li riafferma insieme con loro in una testimonianza interiore.

Il libro è rivolto a sacerdoti e laici, credenti e non credenti, giovani e meno giovani, quelli che hanno già trovato l'Ortodossia e quelli che ne sono alla ricerca. È la testimonianza delfatto che il mondo contemporaneo ha bisogno di Cristo, anche nei modelli più evoluti del suo patrimonio culturale e spirituale. In cosa ha mai mancato Oxford perché la spiritualità giunga a compimento? In questo spazio che "incoraggia l'eccellenza in tutti gli aspetti della vita studentesca, degli studi accademici o nello sport" e "fornisce sicurezza di un lavoro ben fatto, con infinite opportunità di esplorare, di pensare, di discutere e di contemplare", in cui "ogni collegio ha una biblioteca e una cappella", era necessaria l'Ortodossia.

Marian Curtean 

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