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  Metropolita Nikolozi (Pachuashvili): Il punto triangolare e le ragioni dei sogni umani

pravmir.ru, 16 maggio 2013

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Il Metropolita Nikolozi (Pachuashvili) è nato a Tbilisi, si è laureato presso il Dipartimento di Fisica dell'Università statale di Mosca, poi ha studiato animazione all'Istituto Teatrale. Ora ha il compito di vice-direttore del Dipartimento per la Missione e l'Evangelizzazione del Patriarcato di Georgia. Caratterizza in modo semplice il suo lavoro: "In tutta la mia opera, c'è un'unica direzione - la missione - e un unico obiettivo: servire Dio e aiutare le persone a venire a Lui, nella Chiesa."

Il Metropolita Nikolozi è il vescovo della Diocesi di Akhalkalaki e Kumurdo. Questa regione, situata al confine con la Turchia e l'Armenia, è conosciuta come la "Siberia della Georgia" per il clima rigido. I cristiani ortodossi georgiani qui sono pochi: la stragrande maggioranza della popolazione della diocesi è armena. Vladyka non ne è preoccupato: "Fondamentalmente, le persone sono per natura religiose, - ha detto. - Raramente ho incontrato non credenti, ed è molto difficile vederne".

Se vi capita di menzionare il nome del vescovo al mercato locale, alcuni mercanti armeni sono orgogliosi di comunicare che forniscono loro le spezie, le verdure o il caffè alla diocesi, e il vescovo georgiano è quasi il loro migliore amico. La differenza di confessione non preoccupa minimamente neppure loro.

Vladyka dà prova di un'astuzia orientale. Nella sua casa, dove accoglie cordialmente gli ospiti (trenta persone da Mosca? Nessun problema!), ha creato un museo - arte religiosa moderna, pezzi di meteoriti, rompicapo e pesci impagliati sui davanzali delle finestre. E di solito tutto si può toccare, e di tutto si può chiedere.

Molto presto, dopo l'apertura del "museo", ha attirato qui i bambini. E dopo di loro - anche gli adulti. Così con gli sforzi del Metropolita Nikolozi anche la popolazione locale, a poco a poco, si è interessata all'Ortodossia e va in chiesa.

Attraverso il vangelo alla fede

Come molte persone della nostra generazione, sono cresciuto in una famiglia laica ordinaria. Non andavo in chiesa, non rispettavo alcuna regola ecclesiastica, non digiunavo, non pregavo. Ora capisco che Dio mi parlava nella mia infanzia, ma io non me ne rendevo conto.

In giovane età ho iniziato ad avere ambizioni: dovevo diventare un uomo di cultura! Ma un uomo colto, sapevo, deve essere istruito. Così ho deciso di leggere le sacre Scritture. Non è stato facile. Non c’era ancora una traduzione in lingua moderna (e quando è apparsa, era difficile da ottenere, e in effetti non era di una qualità molto elevata). Avevo iniziato a leggerla in antico georgiano, che è diverso da quello attuale, anche se meno dello slavonico ecclesiastico rispetto al russo. Non ho capito tutto, ma non c’era nessuno a cui chiedere. Ho pensato che se avessi letto molto, poi avrei capito qualcosa.

Quando studiavo a Mosca, un mio amico, anche lui georgiano (ha lavorato per un certo tempo al Patriarcato), mi ha consigliato di scegliere alcune frasi dal Vangelo e di leggerle ogni mattina. "Poi - disse - ti si chiarirà il senso". Ho letto i primi cinque versetti del Vangelo di Giovanni, e ho aspettaio "rivelazioni".

Molto più tardi, quando avevo già iniziato la vita di chiesa, ho imparato che la lettura quotidiana del Vangelo è anche una preghiera. Io fino a oggi faccio così, cercando di capirlo in modo sempre più profondo.

Così ho letto semplicemente il Vangelo e attraverso di esso sono giunto alla fede.

Prima Comunione

Mi sono interessato a diverse religioni, in particolare quelle orientali, e sapevo che consigliano a una persona non solo di imparare dai libri, ma anche di avere un mentore. Inoltre, in tutte le religioni, ci sono metodi per avere influenza sul corpo. Nel cristianesimo, questo metodo è il digiuno.

Ho sentito dire che tra i cattolici il digiuno si limita solo a non mangiare carne (questo non è del tutto vero, ma l’ho capito solo in seguito) e ho deciso di fare un digiuno di Natale al modo cattolico. E nella Quaresima del 1985, mi sono sforzato e ho iniziato a fare il digiuno al modo ortodosso.

Poi ho sentito da qualche parte che è necessario ricevere la comunione. Una bella domenica mattina, ho deciso di andare a fare la comunione (ero a Tbilisi). Mi sono seriamente preparato: una buona prima colazione (come andare senza colazione?) e una preparazione per la confessione (ho letto i dieci comandamenti).

Vado in chiesa, e ci sono solo alcune nonne. Io sono l'unico uomo.

Mi è piaciuto il prete con la barba bianca. Mi avvicino a lui con decisione e dico che voglio confessarmi e fare la comunione. Ci spostiamo di lato, inizia ad ascoltarmi. E dichiaro di aver letto i comandamenti e in realtà di averli infranti tutti. Il sacerdote si spaventa: "In che modo?" - "Ecco come". Mi segna con la croce e mi ammette alla comunione.

Senza di questo non c'è cristianesimo

Solo due anni più tardi, ho imparato che la comunione deve essere a digiuno. Poi ho pensato di trovare una guida spirituale. La scelta a Tbilisi era modesta, sono riuscito a persuadere a confessarmi un giovane sacerdote allora sconosciuto, ordinato da soli tre anni. Ora il sacerdote è uno dei nostri vescovi di spicco, il metropolita Daniel (Datuashvili). Fino a oggi, è il mio mentore spirituale.

Io ero più sorpreso che ascoltasse senza alcun interesse i peccati più intimi e carnali, che per me erano la cosa più difficile da dire. E poi mi chiese se andavo in chiesa. Dissi che ci andavo a volte. "E - disse - frequentate regolarmente le funzioni?" Non capivo di cosa si trattasse, perché non sapevo quali fossero queste funzioni. Disse: "Andate in chiesa ogni Domenica mattina?" - "No" - risposi. - "Ecco, da questo inizia il cristianesimo. Se volete essere un cristiano, è necessario andare in chiesa". Esitai, "Io lavoro, studio. Questo è il mio unico giorno libero". Ripeté: "Senza di questo, non c'è cristianesimo".

Ho pensato che se questo è il cristianesimo, allora avrei incominciato. Mi ha risposto che non sarebbe stato facile, ma io avrei trasformato la mia vita personale, per andare in chiesa. E così ho fatto.

Alla prima domenica non sono andato, alla seconda neppure, ma dalla terza in, 25 anni, ho perso poche funzioni domenicali.

Sacerdozio inaspettato

Non ho scelto da me stesso, né il sacerdozio né il monachesimo. Semplicemente vivevo come vivevo, facendo quello che pensavo fosse giusto. Nel 1986 sono entrato all’istituto teatrale, e nell’88 da noi si è aperta l'accademia teologica - per la prima volta in ottocento anni una scuola religiosa superiore in Georgia. Il mio mentore spirituale mi ha consigliato di provare a superare l’esame di ammissione. Io stesso ho pensato di non andarci, perché c’erano alcune parole che sentivo per la prima volta. Bisognava passare, per esempio, l'esame di liturgia, e per me persino questa parola era sconosciuta. L’ho chiesto al confessore, e lui dice, "preparati e dai l’esame" - e mi ha suggerito dove potevo leggere qualcosa su questa disciplina a me sconosciuta.

Ho scoperto che, in realtà, tutte queste cose le sapevo. Frequentavo regolarmente le funzioni e la loro struttura mi era chiara.

L’esame sulla liturgia me lo ha fatto il patriarca. Ho risposto alle domande scritte su biglietti, e mi ha fatto una domanda supplementare: "Che cosa c’è in comune tra la struttura del servizio del Mattutino e del Moleben?" Ci ho pensato e ho risposto: il Canone e il Vangelo. Mi ha ammesso subito.

L’ammissione all'accademia spirituale era per me assolutamente logica e naturale, anche se non ho mai avuto la minima idea che avrei potuto diventare sacerdote. Avevo appena iniziato a imparare. Ma quando dopo tre anni sua Santità mi ha detto: "Preparatevi, presto ci sarà la vostra ordinazione" - non mi è venuto neppure in mente di rifiutare. Così doveva essere.

Una lezione dall'infanzia: chiedere perdono

In famiglia c’era una regola incondizionata (mio padre era particolarmente esigente in questo senso): se sei colpevole - assicurati di chiedere perdono. E non mentire mai. Se lo hai fatto - vuol dire che lo hai fatto. E i miei genitori mi hanno abituato al fatto che, anche se avessi fatto qualcosa di molto brutto, ma lo avessi confessato e chiesto perdono, allora sarei stato perdonato.

Questo mi ha aiutato molto a comunicare con i coetanei, poi - in tutti i tipi di lavoro comune... Non mi è difficile chiedere scusa quando vedo che mi sbaglio.

Inoltre, i genitori mi premiavano per aver fatto bene a scuola, e mi è sempre piaciuto imparare. Per questo a volte i genitori mi autorizzavano, per esempio, ad andare con gli amici al cinema senza essere accompagnato, al sesto anno di scuola.

Una volta alla fine del sesto anno di scuola, che avevo passato come primo della classe, sono tornato a casa in lacrime: un mio compagno di classe aveva detto che i suoi genitori avevano promesso di comprargli una moto, se non arrivava secondo. Naturalmente, nessuno aveva acquistato una moto per nessuno, ma questo non lo sapevo. "Mamma - sono triste a dirlo - sono sempre stato il primo della classe da cinque anni, e non ho mai visto una moto. Non è giusto! "

Perché è necessario un sogno

Nella mia infanzia volevo diventare un tassista. In primo luogo, giri in auto, in secondo luogo trasporti passeggeri, facendo qualcosa per loro, e in terzo luogo, è possibile chiacchierare con loro.

È successo qualcosa di simile: sto lavorando per le persone, li conduco al raggiungimento degli obiettivi e comunico con loro.

Il Vangelo dice: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto" (Mt 7:7). L’arte insegna la stessa cosa. L'idea principale del film di Andrej Tarkovskij "Stalker" è: una persona deve avere necessariamente avere un desiderio. Io insegno questo ai miei parrocchiani e da me stesso cerco di formulare una richiesta a Dio.

Ci sono anche sogni concreti. Per esempio, ora stiamo progettando di completare la riparazione nella nostra scuola diocesana. Voglio davvero e prego che tutti riescano a imparare, e che la scuola funzioni.

Un sogno si compiva - ne iniziava un altro. Ho già un sogno per il prossimo futuro: voglio costruire una casa sul lago dove abbiamo fatto i campi per gli studenti nell’estate 2012, e cercare lì, in condizioni difficili, di trascorrere l'intero inverno lontano dalla civiltà. Tuttavia, senza Internet c’è da temere che non funzioni.

Pagare per un sogno

Ancor prima di iniziare ad andare in chiesa, ho insegnato fisica a scuola. Un giorno ho detto agli studenti della sesta classe, "Oggi faremo una verifica, ma non di fisica. Immaginate un negozio. Ci andate, e lì potete acquistare qualsiasi desiderio, ma dovete pagarlo. Dovete pensare a un desiderio e scrivermi, quanto sareste disposti a pagarlo". Un ragazzo ha scritto: "Comprerei il desiderio che mia mamma non muoia mai finché vivo io, e per questo sono pronto a combattere con uno squalo".

Se una persona non ha assolutamente alcun desiderio - penso che sia un peccato. Chiedi al Signore anche di qualcosa di personale: una buona macchina o una barretta di cioccolato - e il Signore provvederà. Naturalmente, questo non è un sogno di tutta una vita, come se avessi la possibilità di esprimere uno o tre desideri in tutta la vita. Ma è possibile di fatto avere anche piccoli sogni!

La diversità: il punto triangolare

Penso che la cosa più difficile sia quando si perde un supporto. La morte di una persona cara o il disappunto nei confronti di una persona. Io non ho avuto tali situazioni. Per lo meno, posso dire che nella Chiesa non sono stato colpito da queste cose.

Ma non ho potuto sfuggire dalle crisi della vita.

Fino a 25 anni ho vissuto una vita nel mondo, e ho sempre avuto problemi con la comunicazione. Nelle mie inclinazioni, interessi, pensieri, stime per qualche motivo non ero assolutamente come gli altri.

Mi hanno detto in prima elementare che ero il più intelligente e in possesso di abilità quasi geniali, anche se non era il mio caso. In terza media, sono andato alla scuola di fisica e matematica, e nella mia classe c’erano alcuni studenti (erano i miei amici più stretti) molto più capaci in fisica e matematica.

Ma ero molto testardo e amavo la precisione. Alle Olimpiadi della matematica, abbiamo avuto il problema: (2 alla 99 -1) - questo numero è divisibile per tre? Non riuscivo a trovare un indizio e ho deciso di calcolare 2 alla 99a potenza.

L'insegnante è passato tra noi e, vedendo questo, ha cominciato a gridarmi, "Che cosa stai facendo?" Certo, sapevo che per un numero del genere i libri non sono sufficienti, e speravo solo che ci fosse una sorta di modello. Ma era difficile da spiegare. Tutti ricordano solo che ho iniziato a moltiplicare a due a due, e fino a oggi gli ex compagni di classe si ricordano questo.

Un altro caso: abbiamo risolto un problema in cui bisognava trovare i lati di un triangolo. L'insegnante stava per dare il compito successivo, quando all'improvviso ho detto: "No, c'è di più! Il problema ha un'altra soluzione - banale. Cioè, ogni lato è uguale a zero". L’insegnante risponde: "Qui non ci può essere una soluzione banale. Come ci può essere un triangolo in cui tutti i lati sono uguali a zero? Puoi immaginare una cosa del genere?" - "Sì, - dico io - un punto triangolare".

In generale, avevo sempre simili problemi di comunicazione. Ora è divertente, ma a quel tempo era difficile.

Anche in seguito all'università, e più tardi, mi è stato difficile trovare una lingua comune con il gruppo, anche con gli amici vicini. Ad esempio, tutti i miei amici hanno pensato che il film di Otar Iosseliani "Pastorale" era assolutamente privo di significato. E io ho detto che non potevo spiegare perché, ma mi piaceva molto. Mi hanno chiesto che cosa mi piaceva, e ho risposto che il film crea un "umore pastorale", e naturalmente tutti hanno riso.

Tutto questo mi portava molte difficoltà, fino a quando ho capito che va bene così, se la mia opinione è diversa da quella universale, non c’è niente di male. Forse è ancora più interessante. E poi ho scoperto che il mio parere a volte è corretto.

Gli errori di un cristiano

Nella vita ecclesiale ho avuto ripensamenti gravi.

Mi è molto difficile rendermi conto dei miei peccati. Inoltre, la mia esperienza di vita cristiana è stata tutt'altro che solida: nel 1987 per la prima volta ho consapevolmente ricevuto la comunione, nell’88 sono entrato in seminario, nel ’91 sono diventato sacerdote, e nel ’96 ero già vescovo. Come sacerdote è particolarmente difficile sopportare alcuni dei miei errori. Per esempio, qualcuno mi ha chiesto la comunione, non mi è stato possibile o sono arrivato in ritardo, e la persona è morta.

Una volta, mi ricordo, ho permesso a un giovane di convertirsi al cristianesimo. Lui era appassionato di religioni orientali, e io, volendo sembrare autorevole, ho detto che le conoscevo molto bene, e tuttavia avevo deciso di diventare cristiano. Ha iniziato a controllarmi, a pormi alcune domande, e ha scoperto che mi vantavo in quel campo, ma in realtà non avevo letto tanti libri seri sulle religioni orientali.

Abkhazia ’93

Non credo affatto che una persona credente possa avere paura. Se spera davvero in Dio, di che dovrebbe avere paura? Ma durante la guerra con le forze russe in Abkhazia è stato difficile. Vi ho aiutato il vescovo locale a sostenere la popolazione, e abbiamo dovuto lasciare Sukhumi con centoventimila profughi alla fine di settembre 1993. Non avevano alcun posto dove andare. Durante il passaggio attraverso i valichi di montagna molti sono stati uccisi.

In quel tempo mi sono rotto una gamba. Illuminare il cammino era pericoloso, si poteva essere individuati. Ho dovuto sdraiarmi per dodici giorni nel bosco. Davanti ai miei occhi sono passati centinaia e migliaia di miei concittadini, anziani e bambini - tutti erano a piedi, alcuni scalzi ... Vederli è stato doloroso.

2008: l’apatia di tutto un popolo

È stato molto difficile, nel 2008, al tempo della guerra dei cinque giorni tra Russia e  Georgia .

In tutto il paese regnava l’apatia. Io stesso la ricordo, e l’ho sentita da parte degli altri sacerdoti, era tanto pesante che anche pregare era difficile.

La guerra ha avuto luogo tra due nazioni ortodosse, ma non abbiamo avuto la forza di pensarci. Sui media russi hanno detto che la guerra l’abbiamo iniziata noi, non era affatto così - ma non siamo stati in grado di spiegarlo. È impossibile trasmettere cosa significa, quando le forze armate di un altro stato sono a 20 km dal tuo capoluogo, e nessuno sa quando muoveranno su di esso! È impossibile trasmettere cosa significa, quando un'altra persona ti prende di mira quando la capitale è bombardata, quando senti la terra tremare e ti rendi conto che la tua casa potrebbe essere distrutta...

Poi si è saputo che sono stati bombardati punti specifici: un ospedale militare, una fabbrica di aerei - ma all’inizio non ci siamo resi conto che le abitazioni della capitale non erano coinvolte.

Il Signore ha fermato il conflitto

Questo peso tocca il cuore stesso della fede. Cosa doveva dire un prete in questo momento alla gente? Che cosa stava succedendo? Come reagire? Cosa fare?

All'inizio eravamo senza comunicazioni. Io da due giorni ero fuori portata, nelle montagne del Caucaso, e non avevo capito cos'era successo. Poi ho chiamato il patriarca, che mi ha detto che bisognava che tutti noi fossimo al nostro posto. Salii in macchina e andai alla mia diocesi. E già da lì giungevano tutte le notizie. Qui era un po' più facile: abbiamo una popolazione al novantacinque per cento armena, e tra la Russia e l'Armenia, sappiamo, ci sono buoni rapporti, quindi non ci aspettavamo un'azione militare.

Ma più tardi anche qui, come in tutta la Georgia, è iniziato il panico: la gente acquistava sacchetti di pasta. Ho parlato subito con il vescovo a Gori, e lui mi ha detto: "Stiamo morendo di fame. Se potete, inviate qualunque tipo di alimenti a lunga conservazione". Sono andato a fare la spesa - da noi i venditori sono principalmente armeni - e ho comprato cibo per circa trecento dollari. I padroni dei negozi si sono interessati, "dove va così tanto cibo?". Ho risposto che ora andavo a Gori. E da me non hanno preso soldi. "Date loro il cibo a nome del popolo armeno."

Verità bibliche nel cinema

- Tarkovskij è il vostro regista preferito?

- Ho molti registi preferiti. Ora scriviamo un programma per gli studenti della nostra scuola, per i preti, su come predicare attraverso l'arte, compreso il cinema. Scegliamo film che hanno archetipi biblici. Ho cercato di dimostrare che in "Solaris" è presente l’archetipo del figliol prodigo. "Stalker", come ho detto, è dedicato al tema del desiderio intimo. Esattamente la stessa cosa è presente in un film di Federico Fellini, "Le notti di Cabiria".

Quando abbiamo valutato le "notti di Cabiria", ho messo sullo schermo l'immagine di "Stalker" con la stanza in cui si esaudiscono i desideri. Il momento culminante del film di Fellini: l’eroina, una donna di facili costumi, si imbatte accidentalmente in una processione religiosa verso una chiesa, dove la Vergine Maria esaudisce qualsiasi richiesta. L'eroina chiede con tutto il cuore che qualcosa cambi - non vuole vivere così. Entra in chiesa - e nulla cambia. La donna cade in una profonda depressione. E poi scopre che il suo desiderio si è avverato: ha perso tutto ciò che ha acquisito con una tale vita, ma ne ha iniziato una nuova.

Alcuni registi riempiono tutti i film di verità bibliche. Per esempio, il regista giapponese Akira Kurosawa ricava quasi tutto, dai thriller ai drammi psicologici, da tali verità.

Gli autori affrontano consapevolmente questi argomenti? L’ho chiesto a molti di loro. Molti anni fa, ho fatto questa domanda al nostro eccezionale regista Otar Iosseliani. Ha diretto il film "Foglie d'autunno". Il suo nome georgiano è il nome georgiano antico del mese di novembre: "Il mese di San Giorgio". Credo che il film stesso è in realtà una vittoria di San Giorgio sul drago. Josseliani è d'accordo con me. Indipendentemente dalle idee del regista, il film parla decisamente di questo, perché, ha detto, la vita di San Giorgio si riflette naturalmente nel carattere e nel subconscio di ogni georgiano, di ogni cristiano: San Giorgio ha vinto molte volte e ha professato molte volte con fermezza la fede. E con questo ha sconfitto il male.

L'arte moderna: impossibile generalizzare

- È possibile un dialogo con l'arte contemporanea? Di che cosa può parlare un cristiano con un rappresentante dell'arte contemporanea, che nella migliore delle ipotesi non pensa per nulla al cristianesimo, e nel peggiore dei casi, si oppone in generale a qualsiasi tradizione?

- Non si può negare che nell'arte contemporanea è molto facile che si nasconda una persona non qualificata. Se uno avesse disegnato all'epoca di Michelangelo o Leonardo, gli sarebbe stato estremamente difficile ingannare qualcuno. Ora chiunque può fare esposizioni su un piedistallo. Il compositore moderno John Cage, che i critici chiamato uno dei più influenti compositori americani del XX secolo, presenta un’opera a libera composizione di strumenti, "Quattro minuti, trentatré secondi": per tutto il percorso della performance di questa "opera" i membri dell’orchestra non producono un singolo suono dai loro strumenti. Non è chiaro quali siano i criteri per valutare tale lavoro, anche se è certamente molto interessante.

Comunque, nell’arte contemporanea, ci sono persone che lavorano molto sul serio. E questo li rende attraenti.

Ho incontrato ortodossi interessanti che lavorano in stili musicali, quali, per esempio, l’heavy metal - anche se personalmente li capisco con difficoltà.

Lo stesso si può dire sia del cinema moderno sia dell'arte contemporanea. Quindi sono molto cauto nel cercare di giudicare, e discuto con gli autori. Non ho fretta di trarre conclusioni che il loro lavoro viene dalle forze oscure. A me sembra che sia necessario prima capire a fondo.

Foto di Julia Makovejchuk

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