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  L'icona della Madre di Dio "Siciliana"

di padre Eugenio Miosi, sacerdote del Patriarcato di Mosca

Palermo, 15 febbraio 2016

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Il 18 febbraio di ogni anno la Chiesa ortodossa russa fa memoria della santa martire Agata di Catania, la giovane siciliana che nei secoli ha dato lustro alla nostra isola per l'eroica difesa della sua fede cristiana e della sua dignità di donna. Nello stesso giorno, ricorda anche l'icona della Madre di Dio Divnogorskaja-Siciliana, chiamata così perché portata nella località di Divnogorsk da due monaci siciliani, greco-ortodossi di nascita, Ksenofont e Ioasaf, che erano sfuggiti alle persecuzioni degli spagnoli nei confronti della popolazione cristiano-ortodossa ancora presente in Sicilia. Essi arrivarono in Russia verso la fine del XV secolo e su di un'altura sopra il fiume Don, vicino alla confluenza del fiume Tikha Sosna, fondarono un monastero scavato nella roccia calcarea. Lì i due monaci vissero in preghiera venerando l'icona della Madre di Dio Sitsiliskaja (Siciliana), che avevano portato con loro, e infine si addormentarono nel Signore, imprimendo in quelle rocce la loro imperitura memoria.

Nell'Icona Divnogorskaja-Siciliana la Madre di Dio è raffigurata seduta in trono col bambino, mentre nella mano destra regge un giglio bianco e con il braccio sinistro sostiene il Divino Bambino che siede ritto sulle sue ginocchia. Il Salvatore tiene anche lui un giglio nella mano sinistra e benedice con la destra, mentre intorno alle figure di madre e figlio si dispongono otto angeli, due dei quali al di sotto sono in ginocchio con le mani levate in preghiera.

Il prof. Nikodim Pavlovich Kondakov in Ikonografia Bogomateri, tomo II, p. 335-338 (in russo), riprendendo Placido Samperi (Iconologia della gloriosa vergine madre di Dio Maria protettrice di Messina), individua nel celebre mosaico della Madonna della Ciambretta di Santa Maria Monialium di Messina, il prototipo dell'icona della Madre di Dio Siciliana: una "Kiriotissa", cioè una madonna in trono con bambino, dove la madonna è il trono stesso su cui è assiso il Cristo bambino.

Un mosaico molto simile lo troviamo sul portico meridionale della Cattedrale di Palermo, segno che il modello iconografico era certamente diffuso nella nostra isola. In particolare l'icona Siciliana che si trova oggi in Russia e' molto originale in quanto inserisce all'interno del tema iconografico della "Kiriotissa" quello della Madre di Dio "Fiore immarcescibile", dove la Madonna regge con il braccio destro il bambino mentre con la mano sinistra mostra un giglio, se non che l'icona Siciliana si distingue ulteriormente per originalità, in quanto qui anche il bambino regge un giglio con la mano sinistra. "Rallegrati , o Sposa divina, che hai dato alla luce il medico degli uomini; mistico ramo, che ha fatto fiorire l'immarcescibile fiore", così canta Romano il Melode nell'Acatisto alla Vergine, una preghiera ancora usata in alcune parti della Sicilia e conservatasi anche nel nostro dialetto.

Il giglio è stato spesso ripreso nella sua simbologia dalla mistica, e quindi la storia dell'arte lo ha riproposto nei secoli  quale segno di regalità, di verginità e non ultimo di amore: "Come un giglio tra le spine, così è la mia amata tra le figlie di Gerusalemme", dice il Cantico dei Cantici (Ct 2,2). Cristo stesso indica ai discepoli i gigli del campo, che nella loro bellezza superano persino l'eleganza del re Salomone, invitando i cristiani a un fiducioso abbandonarsi alla grazia di Dio che sostiene il credente. In Italia, il grande poeta e mistico Jacopone da Todi, ne "Il Pianto della Madonna", ci presenta nel giglio il Cristo stesso, che attraverso Maria è divenuto l'unico interlocutore capace di rispondere alla sete spirituale dell'uomo: "O figlio, figlio, figlio! Figlio, amoroso giglio, Figlio, chi dà consiglio al cor me' angustïato? Figlio occhi iocundi, figlio, co' non respundi? Figlio, perché t'ascundi al petto o' sì lattato?". Ecco come Oriente e Occidente s'incontrano nel comune linguaggio della mistica e delle icone!

Tra breve una copia dell'icona Siciliana, dipinta da Liliya Sitdikova, iconografa e artista russa, tornerà nella sua patria di origine, e sarà offerta alla venerazione dei fedeli nella città di Palermo.

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