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  L'anziana Maria Maddalena (Le Beller), eremita al Monte Sinai (+2013)

dai blog Mystagogy, 7 aprile 2019, e Orthodoxologie, 10 aprile 2019

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La venerabile anziana Maria Maddalena, conosciuta nel mondo come Marie Madeleine Le Beller, era di Parigi e andò in Terra Santa in pellegrinaggio e nel 1986 fu battezzata cristiana ortodossa nel fiume Giordano all'eta di  quarant'anni. Lì pregò san Giovanni Climaco di mostrarle la via della sua salvezza e il posto per la sua vita solitaria di totale dedizione a Dio. Andò nel deserto del Sinai e visse vicino alla grotta di san Giovanni Climaco nella Valle di Thola (Wadi Et-Tlah) a circa 8 km dal monastero di Santa Caterina ai piedi del Monte Sinai (circa 100 minuti di camminata dal monastero ).

Per i primi sei mesi al Sinai, Maria Maddalena dormì fuori tra i macigni e le rocce, avendo solo un sacco a pelo, con scorpioni e serpenti velenosi come suoi unici compagni. Molti la consideravano una donna pazza e delirante. Aveva venduto la sua casa a Parigi e comprato un pezzo di terra da un beduino appena sotto la grotta di san Giovanni Climaco. C'era già un albero di carruba e un pozzo. Costruì cinque celle, una piccola cappella in cima alla roccia, piantò alberi di ulivo e alcuni meli, una vite, un giardino e costruì una piccola cisterna. Costruì anche un muro tutt'intorno. In questo luogo, Maria Maddalena visse una vita semplice, curando il suo giardino, facendo corde di preghiera, e più tardi nella vita si occupò di bassorilievi in legno che usava per decorare la sua cappella con le icone. Inizialmente andava al monastero ogni domenica, ma in seguito prese ad andarvi ogni quindici giorni e in occasione di grandi festività per ricevere la santa comunione.

Alcuni padri del monastero di Santa Caterina ebbero compassione di lei e la protessero, ma molti la respinsero e le resero la vita difficile. Una volta proibirono a padre Pavlos di ascoltare la sua confessione e non le permisero di ricevere l'ospitalità gratuita all'ostello per le donne. Aveva una forte fede e ricordava la benedizione che aveva ricevuto dall'anziano Sophrony, da san Porfirio e da matushka Ljubushka la Folle per Cristo di San Pietroburgo. Sembra che quei padri a cui non piaceva pensassero che non avrebbe dovuto vivere da sola nel deserto, e che avrebbe dovuto alloggiare nel monastero femminile di Faran, dove avrebbe dovuto vivere almeno per un anno e mezzo in ubbidienza. Tuttavia, san Paisio l'Athonita, durante la sua ultima visita al Sinai, quando visitò il monastero di Faran, diede alla monaca Maria Maddalena la sua benedizione per vivere nel deserto dopo averla esaminata e aver benedetto la sua regola di preghiera.

Andava a Gerusalemme ogni anno per la Settimana Santa e la Settimana Luminosa, quindi tornava nella sua cella al Sinai. Dopo la Pasqua del 2009, non andò più a Gerusalemme.

Il 18 novembre 2012, una domenica, andò a Creta per essere visitata all'Ospedale Venizelio e le fu diagnosticata una neoplasia intestinale avanzata.

Da lì andò a Mosca dove conobbe il vescovo che sovrintendeva all'ospedale della Chiesa russa. Lì le fecero esami medici prolungati e le chiesero di sottoporsi a chirurgia e chemioterapia presso il più grande centro medico oncologico in Russia. Ma lei non accettò, desiderando morire nel suo amato eremo. Andò all'eremo di san Serafino di Sarov, si lavò nella sua fonte e ne trasse molto coraggio.

Tornò al Sinai attraverso l'Italia, dove visitò la chiesa di san Nicola a Bari, e lì incontrò una donna russa di nome Efrosinia [1], a cui chiese di assisterla al Sinai. Efrosinia rispose positivamente e l'accompagnò al Sinai, dove rimase ad assistere l'anziana fino alla fine, senza alcun beneficio materiale. Efrosinia era un dono di Dio e anche se parlava russo, che Maria parlava e capiva a malapena vissero in un'eccellente cooperazione. Efrosinia fu una buona custode per lei (per circa dieci mesi), conquistando l'amore e il rispetto dei padri.

Dopo la Pasqua del 2013, Maria non riuscì più a muoversi, per non parlare di andare al monastero, ma portava la croce della sua dolorosa malattia con grande coraggio e pazienza, senza assistenza medica né cure ospedaliere.

Il 12 dicembre 2013, un giovedì, alle ore 13, l'anziana Maria si addormentò nel Signore nella sua cella, accanto alla grotta di san Giovanni Climaco. Padre Pavlos del Sinai si precipitò da lei e servì una Divina Liturgia nel suo eremo per comunicarla prima del suo beato riposo.

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Il giorno dopo, dopo che padre Pavlos ebbe servito un'altra Divina Liturgia, portarono il suo corpo all'ospedale locale per confermare la sua morte. Lì il corpo fu posto nel congelatore fino al rilascio di un permesso di sepoltura da parte del consolato francese. Poi accadde una cosa strana che suscitò l'ammirazione dei locali. Scoppiò una tempesta di neve che ricoprì l'area di neve bianca. Il monastero quindi mandò quattordici operai, tutti cristiani copti, a portare il suo corpo lungo il terreno accidentato nel bel mezzo della tormenta fino al suo eremo. Anche se ci vollero due ore per raggiungere il suo eremo dall'autostrada (un percorso che in condizioni normali richiederebbe un'ora), quando sollevarono i suoi sacri resti ci vollero solo 45 minuti per percorrere la stessa distanza, e neppure un fiocco di neve li toccò. Quando il suo corpo fu messo nella macchina, pochi minuti dopo ricominciò la tempesta di neve.

Il permesso di seppellirla fu dato nella notte del 17 dicembre 2013. Fu sepolta il giorno successivo, un mercoledì, nel cimitero del monastero femminile del profeta Mosè a Faran, secondo i desideri dei padri del monastero di Santa Caterina, anche se era suo desiderio di essere sepolta nel suo eremo. Nessuno tra quelli che le erano vicini e cari andò alla sua sepoltura tranne Efrosinia, che l'aveva servita con grande abnegazione. Un ostetrico tedesco suo conoscente le cambiò le vesti per la sepoltura e rimase sveglio tutta la notte per leggere il Salterio accanto al suo corpo, ma dovette partire per Gerusalemme prima del funerale.

L'arcivescovo Damianos del Sinai e gli ieromonaci Mikhail ed Evgenios celebrarono il funerale, assistiti da quattro monache del monastero di Faran.

Nota

[1] Efrosinia, che oggi vive in un monastero in Moldova, proviene da Bendery in Transnistria, ed è stata per diversi anni una fedele della parrocchia di san Massimo di Torino.

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