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  "Senza questa sofferenza io non sono nulla"

Orthochristian.com, 1 marzo 2022

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padre Gheorghe Calciu (†2006)

La mia vita qui in Romania è stata piena di eventi, alcuni migliori e altri peggiori. Non accuso nessuno; non biasimo assolutamente nessuno, perché tutte queste cose sono state inviate da Dio a beneficio della mia anima. Qualcuno una volta mi ha chiesto se le mie sofferenze in prigione mi hanno aiutato in qualche modo. Ho risposto: "Non è che mi hanno aiutato in qualche modo, piuttosto, io sono il prodotto di queste sofferenze". Se faccio qualcosa, se sono qualcosa, se qualcuno vede qualcosa in me, sappiate che è dovuto alla sofferenza. Senza questa sofferenza io non sono nulla! È possibile che di tutte le domande difficili per la persona umana, la sofferenza sia la più inspiegabile. Perché è necessaria la sofferenza? Ho vissuto un'esperienza di sofferenza che ha arricchito la mia anima e credo che la sofferenza sia necessaria per me. Ma è molto difficile accettare questa cosa.

Quando ero in carcere ci chiedevamo, tra tutti noi fratelli, "Perché soffrire? Perché noi? Tra tutti i milioni di romeni, perché siamo stati scelti noi per soffrire? Dov'è il senso di tutto questo?" E Dio non ci ha rivelato nessuna delle sue intenzioni. Gli gridavamo ogni giorno di diminuire le nostre sofferenze, ma sembrava che invece ci caricasse di più. Da quando sono uscito di prigione ho portato con me questo marchio di dolore che sembra aver segnato tutta la mia vita. Dopo la mia seconda prigionia sono partito per l'Occidente, ho viaggiato in tutti i paesi d'Europa, e sono andato in America per parlare di quello che era successo in Romania. La mia intenzione era questa: non posso tacere finché esiste in Romania la sofferenza, l'ingiustizia, il comunismo e la distruzione delle chiese e della personalità umana. Durante il mio pellegrinaggio sono arrivato in un monastero cattolico e ho dormito nella biblioteca del monastero. Lì ho trovato, tra tanti libri, un libretto contenente massime cristiane. L'ho aperto per caso a una pagina in cui ho visto le parole di Paul Claudel, un famoso scrittore francese. Disse questo: "Dio non è venuto nel mondo per sradicare la sofferenza; non è venuto nemmeno a spiegarla. Dio è venuto nel mondo per colmare la sofferenza umana con la sua presenza". Avete sentito? Per colmare la sofferenza umana con la sua presenza! Poi ho capito che nei momenti in cui piangevamo, o quando ci ribellavamo, o quando gridavamo: "Signore, che cosa ci fai?!", lui era in noi più che in tutti gli altri, anche con tutti i nostri peccati e debolezze. Ricolmava la nostra sofferenza con la sua presenza.

"Così Dio abita in noi"

La nostra relazione con Dio, se sentiamo che Dio ci ha risposto, è un legame speciale che non può essere spiegato. Tuttavia, se io dovessi cercare di definire la fede, la preghiera e la misericordia di Dio, userei solo parole di ragionamento umano che non hanno nulla a che fare con Dio, che è al di sopra di ogni ragionamento. Dio è fuori dal mondo, si trova solo nell'amore. Non posso spiegarvi tutte queste cose perché non possono essere spiegate. Fanno parte di una relazione mistica dell'uomo con Dio, che qualcuno può sentire o non sentire, può praticare o non praticare. Non esiste una via di mezzo.

Non è possibile oggi parlare con Dio, domani maledirlo, il giorno dopo lodarlo e così via. Dobbiamo avere una linea diretta nella nostra relazione con Dio: una linea di fede, della nostra nullità davanti a Dio e di comprensione che non siamo nulla davanti a Dio a causa della nostra peccaminosità, non perché Dio non ci abbia creati puri. Dio ci ha creati puri, ma ci siamo contaminati con i peccati, abbiamo sguazzato in ogni sorta di sporcizia e abbiamo danneggiato cuore, anima e mente. La nostra mente lavora contro il bene, il nostro cuore si è raffreddato verso Dio e non ama più nessuno: siamo induriti. Tutte queste cose cambiano la nostra relazione con Dio; la consumano e la rompono.

Abbiamo bisogno di riparare questo legame attraverso l'amore, l'impegno e la preghiera. Amiamo Dio e il prossimo perché non è possibile che qualcuno dica di amare Dio, che non vede, e di non amare il prossimo che vede (cfr 1 Gv 4:20). È impossibile amare Dio e non il prossimo. La nostra relazione con Dio ha un fine nel nostro cuore e un fine nella sua mano. Attraverso questo rapporto di fede, amore e buone opere, entriamo nella volontà di Dio e Dio dimora in noi. Come ho detto, è difficile da spiegare. Solo chi di noi ha fede, che sulla strada della vita si è adoperato almeno a poco a poco per fare il bene e rafforzarsi nella fede, ha instaurato questo rapporto. Ma non dico che sia un rapporto permanente. Possiamo romperlo con i nostri peccati, ma esiste ancora un canale spirituale attraverso il quale possiamo parlare con Dio.

Ricordo che quando ero piccolo eravamo undici bambini e i tempi erano difficili. Mia madre pregava Dio proprio come io sto parlando con voi. Si lamentava che uno dei bambini si ammalava, la mucca non produceva latte o non aveva vitelli, la gallina non deponeva le uova... Raccontava tutto a Dio come se fosse in rapporto diretto con lui. E sappiate che Dio le rispondeva. La mamma sapeva che Dio è con noi e gli parlava come ci parliamo noi, come amici. Voi raccontate il vostro dolore a un vostro fratello o amico, anche nei minimi dettagli. Dio lo sa, ma noi siamo ancora obbligati a parlargli e a rendergli lode. Voglio che voi capiate che è possibile avere un rapporto familiare con Dio, come tra figlio e padre o come tra amici, più o meno. Questo tipo di relazione è ciò che Dio ci chiede. Nel silenzio, nella semplicità e nell'umiltà possiamo stabilire questo rapporto con Dio, così da avere un posto dove andare quando siamo nei guai e quando nessuno ci riceve. Quando tutti ci abbandonano, quando la nostra vita sembra perduta, eppure Dio apre le sue braccia e ci accoglie. Questo è un mistero straordinario.

Questo vi dico: cercate di pregare! Cercate di parlare con Dio incessantemente!

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