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  "Stiamo assistendo a una straordinaria ondata di forza spirituale in Ucraina"

intervista del diacono Sergej Geruk al vescovo Viktor (Kotsaba) di Baryshevka

Orthochristian.com, 12 ottobre 2021

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Abbiamo parlato con il vescovo Viktor (Kotsaba) di Baryshevka, capo della Rappresentanza della Chiesa ortodossa ucraina presso le organizzazioni internazionali europee, della visita del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli a Kiev, della costituzione dell'Unione pubblica "Miriane" ("Laici") e di altri eventi recenti.

il vescovo Viktor (Kotsaba) di Baryshevka

Eminenza, l'Ortodossia oggi sta attraversando tempi difficili. Le azioni non canoniche del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli hanno portato a una crisi nella Chiesa e alla rottura della comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli, insieme ad alcuni vescovi di altre Chiese locali che hanno sostenuto queste azioni. Per favore, ci parli della situazione ecclesiastica attuale in Ucraina.

Oggi, lo stato delle cose nella vita della Chiesa ucraina è un'illustrazione grafica delle parole dell'apostolo Paolo che la forza di Dio è resa perfetta nella debolezza (2 Cor 12:9). Come prima, sono commessi atti apertamente ostili contro la Chiesa ortodossa ucraina. Ciò include l'ingerenza di funzionari statali nella sfera della Chiesa, una campagna diffamatoria nei media e comportamenti arbitrari da parte delle autorità locali impegnate nella ri-registrazione illegale delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina a favore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E l'esempio più illustrativo di questa inimicizia è ovviamente l'incursione nelle chiese da parte dei sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Queste razzie sono accompagnate da violenze contro i parrocchiani e talvolta anche contro il clero, minacce e intimidazioni contro i fedeli, e così via.

È particolarmente triste che alcuni sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che si definiscono cristiani perseguitino persino i bambini, ricorrendo talvolta alla violenza diretta. Per esempio, nel villaggio di Zadubrovka della regione di Chernovtsy, una studentessa di prima media di nome Kristina Velushchak, nel corso di una riunione dei genitori, è stata bandita dalla cerimonia di laurea perché è una parrocchiana della Chiesa ortodossa ucraina. E nel villaggio di Sadov della regione storica della Volinia alcuni seguaci della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno picchiato il figlio sedicenne del rettore della chiesa. I medici gli hanno diagnosticato gravi ferite alla testa, emorragie e numerosi ematomi.

Dall'altro, assistiamo a uno straordinario slancio di forza spirituale nei fedeli e nel clero, all'unità delle comunità con i loro sacerdoti, alla fedeltà delle persone a Cristo e alla sua Chiesa, e alla consapevolezza di essere tutti fratelli e sorelle in Cristo. Tutta la Chiesa risponde al dolore e alla sofferenza di ogni singola comunità e di ogni persona. Può sembrare sorprendente e incredibile, ma in quasi tutti i villaggi in cui è stata sequestrata una chiesa (oltre 100 posti, principalmente nelle regioni occidentali dell'Ucraina) ne è già stata costruita una nuova, o è in costruzione, o si stanno raccogliendo fondi per la sua costruzione. Inoltre, da tutto il nostro paese arrivano sia aiuti monetari che aiuti sotto forma di materiali da costruzione, vasi sacri e oggetti liturgici.

L'ondata di forza spirituale di cui parla è stata chiaramente e vividamente illustrata dalla Grande processione della Croce alla fine di luglio di quest'anno, nel giorno del Battesimo della Rus'. La sua grandezza e magnificenza hanno riaffermato le parole del Salvatore che le potenze dell'inferno non possono prevalere contro la Chiesa (cfr Mt 16,18).

Sì, è vero. Il numero dei partecipanti alla Grande processione cresce ogni anno. Quest'anno c'erano 350.000 partecipanti, l'anno scorso la processione non si è svolta a causa della pandemia, nel 2019 c'erano circa 300.000 partecipanti e l'anno prima circa 250.000. È interessante notare che la polizia di Kiev, che "tradizionalmente" riduce il numero dei partecipanti di quasi dieci volte per ordini dall'alto, testimonia il fatto che alla Grande processione partecipano sempre più credenti. Ciò indica chiaramente che, nonostante qualsiasi "sondaggio di opinione" o "studio statistico" sponsorizzato, la Chiesa ortodossa ucraina rimane la più grande Chiesa in Ucraina.

Tuttavia, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non si vergogna di dichiarare in ogni angolo che la propria "Chiesa" sta crescendo rapidamente grazie a tutti i nuovi aderenti...

Vorrei chiedere: dove sono tutti questi sostenitori? Perché non li vediamo alle processioni, nelle chiese della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che restano vuote? Le processioni della Croce sono una parte importante della vita spirituale dei cristiani ortodossi. Non voglio assolutamente vantarmi della moltitudine di partecipanti alla Grande processione e di molte altre azioni di preghiera in tutta l'Ucraina organizzate dalla nostra Chiesa, ma tutte testimoniano che il Signore è con noi.

In questo contesto, la visita del patriarca Bartolomeo a Kiev è sembrata molto patetica. Cosa può dire di questa visita?

In primo luogo, questa visita è avvenuta su invito delle autorità laiche del nostro paese. Pertanto, lo status in cui è stato ricevuto in Ucraina non è chiaro. Se è venuto come chierico, allora è stata una violazione del principio costituzionale della separazione tra Chiesa e Stato. Se è stato ricevuto come leader politico, ebbene, a differenza del Vaticano, il Fanar non è uno stato.

In secondo luogo, la Chiesa ortodossa ucraina non solo non ha invitato nel nostro paese il patriarca Bartolomeo, ma lo ha anche esortato ad astenersi da tale visita, temendo giustamente che essa provocasse una nuova ondata di sequestri di chiese e di violazioni dei diritti dei fedeli, cosa che è avvenuta in alcune diocesi della Chiesa ortodossa ucraina. Quindi la visita del primate della Chiesa di Costantinopoli non può essere considerata altro che un'invasione illegale del nostro territorio canonico.

Tuttavia, presumendo di aver revocato la decisione del 1686 di trasferire la metropolia di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca, il patriarca Bartolomeo non ha dichiarato l'Ucraina suo territorio canonico?

Sì, ha giustamente qualificato la sua affermazione come una "presunzione". Le decisioni del Sinodo della Chiesa di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018 sulla revoca del decreto del 1686 e sull'accoglimento degli scismatici ucraini nella comunione ecclesiale, infatti, non sono solo una violazione dei canoni della Chiesa. Creano anche una "realtà" fittizia a cui il Fanar invita tutti ad aderire.

Con la sua visita in Ucraina il patriarca Bartolomeo ha dimostrato ancora una volta la sua persistenza nell'illusione e, nonostante l'evidente fallimento del suo progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", continua a insistere sul fatto che questa organizzazione è la Chiesa canonica in Ucraina, e il suo capo, Epifanij Dumenko, è il "metropolita di Kiev". Non c'è da stupirsi che il leader degli scismatici ucraini, Filaret Denisenko, dopo aver lasciato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" abbia giustamente notato che se lui stesso era sotto anatema, allora Epifanij, "ordinato" da lui, non era nemmeno un prete.

il patriarca Bartolomeo ed Epifanij Dumenko, il capo degli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Basti ricordare la reazione alla veglia di preghiera dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina fuori dalla Verkhovna Rada (il parlamento dell'Ucraina). Il patriarca Bartolomeo ha rifiutato di incontrare il gregge ortodosso e ascoltare la posizione degli ortodossi in Ucraina. Mentre 10.000 persone lo aspettavano davanti alla Verkhovna Rada, lui, circondato da cordoni di polizia, è entrato nell'edificio della Rada dall'ingresso laterale e ne è uscito attraverso il cortile. Tutto ciò dimostra che il patriarca Bartolomeo non vuole conoscere l'opinione di milioni di cittadini ortodossi dell'Ucraina e si sta semplicemente nascondendo da loro. Nel suo comportamento possiamo vedere chiaramente lo stile di uno scismatico militante. La storia ci mostra che la maggior parte degli scismi sono stati orchestrati con il sostegno delle forze politiche, e anche la situazione religiosa in Ucraina lo dimostra.

Vladyka, la veglia di preghiera al di fuori dalla Verkhovna Rada è stata organizzata dall'Unione pubblica dei "Laici". Può raccontare ai lettori di questo movimento?

I "Laici", come suggerisce il nome, sono una struttura non governativa che ha unito i credenti di tutte le diocesi della Chiesa ortodossa ucraina, che si sono resi conto che il futuro della Chiesa e il suo posto nella società ucraina dipende in gran parte dalla loro posizione attiva. Le attività dei "Laici" hanno ricevuto la benedizione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Sono stati accolti con grande entusiasmo dalla comunità ortodossa e in breve tempo sedi locali dei "Laici" sono state ufficialmente registrate in quasi tutti i centri diocesani; la nuova organizzazione ortodossa continua a crescere di iscritti.

Possiamo parlare di qualche risultato specifico dell'attività dei "Laici"?

Dipende da ciò che chiamiamo "risultati specifici". Le leggi anti-ecclesiali non sono ancora state abrogate nel nostro Paese, le razzie contro le chiese non sono cessate, la propaganda contro la Chiesa ortodossa ucraina sui media non diminuisce di intensità. Ma l'emergere dell'Unione pubblica dei "Laici" ha dimostrato ai nemici della Chiesa che i credenti in gran numero, compresi rappresentanti delle arti e della scienza, politici, giornalisti e comuni cittadini del paese, sono pronti a difendere la Chiesa del santo principe Vladimir, per servirla con la loro fede, i loro talenti e le loro capacità.

La prima azione dei "Laici", avvenuta il 15 giugno di quest'anno, ha riunito oltre 20.000 fedeli . Quel giorno alcuni attivisti sono arrivati alla Verkhovna Rada e all'Ufficio del presidente per presentare due disegni di legge elaborati dall'Unione pan-ucraina degli avvocati ortodossi per aiutare i parlamentari a modificare le leggi adottate che violano i diritti costituzionali dei cittadini ucraini.

la veglia di preghiera dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina davanti alla Verkhovna Rada il 21 agosto 2021

Già prima della visita di Bartolomeo a Kiev, i "Laici" hanno inviato una lettera ufficiale all'ufficio del Fanar, nella quale invitavano il patriarca a un incontro con i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. Hanno anche preparato un "tomos" di risposta, in cui hanno espresso il loro disaccordo con le azioni del patriarca ecumenico in Ucraina. I fedeli hanno pensato di consegnare questo documento al patriarca Bartolomeo durante l'incontro.

Sono riusciti a consegnarlo al patriarca Bartolomeo?

No, non ci sono riusciti, ma questo testo in greco è stato pubblicato dalle agenzie di stampa della Chiesa greca. Quindi non c'è dubbio che il patriarca Bartolomeo ne fosse informato: la posizione dei laici della nostra Chiesa è stata trasmessa al pubblico di lingua greca e il personale del Patriarcato di Costantinopoli deve averne preso conoscenza.

L'istituzione dell'Unione pubblica dei "Laici" ci ricorda la situazione religiosa nel XVII secolo, quando furono fondate confraternite ortodosse per contrastare l'Unia in Ucraina. Si può dire che i "Laici" stiano facendo rivivere tali confraternite nell'ambiente contemporaneo?

Le confraternite nascono quando la Chiesa è perseguitata e sotto la pressione delle autorità. Nel XVII secolo, le confraternite hanno svolto un ruolo molto importante proprio per il fatto che l'Ortodossia in Ucraina non era stata distrutta sotto la pressione dei cattolici e degli uniati. Le confraternite difendevano i diritti della popolazione ortodossa, erano impegnate nella pubblicazione e nella distribuzione di letteratura ortodossa, nell'istruzione, in opere di beneficenza, ecc. Oggi i "laici" stanno facendo praticamente la stessa cosa, usando solo metodi moderni per proteggere i loro diritti e mezzi di comunicazione moderni.

Ma ci sono anche diverse differenze significative. All'inizio del XVI secolo, la stragrande maggioranza dei vescovi della metropolia di Kiev entrò nell'Unia con Roma. Lo hanno fatto apertamente o di nascosto, perdendo così la fiducia dei fedeli. Di norma, le confraternite ricevevano ampi diritti dal Patriarcato di Costantinopoli: erano al di fuori del controllo dei vescovi locali e esercitavano persino una sorta di supervisione per impedire ai vescovi ortodossi di aderire all'Unia.

L'attuale situazione in Ucraina è, a questo riguardo, completamente diversa. Solo un vescovo ordinario e un vescovo vicario della Chiesa ortodossa ucraina hanno disertato nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", mentre tutti gli altri vescovi sono rimasti fedeli alla Chiesa senza soccombere a minacce e persuasioni. Quindi, l'Unione dei "Laici" non agisce in modo autonomo, ma con la benedizione della gerarchia ecclesiale.

Molti confrontano la situazione in Ucraina con quella del Montenegro. Secondo lei sono simili?

Sono molto simili in molti modi. Sia in Montenegro che in Ucraina le autorità si oppongono alla Chiesa canonica. Dall'inizio degli anni '90 c'è stato in Ucraina uno scisma della Chiesa istigato dalle autorità; anche in Montenegro è apparsa la cosiddetta "Chiesa ortodossa montenegrina". Il governo ucraino ha adottato leggi anti-ecclesiali; in Montenegro sono andati anche oltre, approvando una legge secondo la quale lo Stato aveva il diritto di impadronirsi della maggior parte degli edifici ecclesiastici e dei beni della Chiesa canonica e di trasferirli agli scismatici.

la processione della croce a Budva il 28 gennaio 2020

In entrambi i nostri paesi i fedeli si sono schierati in gran numero a favore della Chiesa. I nostri vescovi, compreso sua Beatitudine il metropolita Onufrij, hanno visitato il Montenegro e hanno partecipato alle processioni locali. Il fatto che in alcuni giorni in Montenegro fino a metà della popolazione del paese abbia partecipato a processioni religiose è stato molto impressionante e ci è servito come esempio nella difesa dei nostri diritti.

Un altro punto significativo è che sia in Montenegro alle elezioni parlamentari che in Ucraina alle elezioni presidenziali le forze che avevano scommesso sull'inimicizia con la Chiesa hanno subito una sconfitta. Tuttavia, c'è anche una differenza. Durante la campagna elettorale del 2020 in Montenegro, il defunto metropolita Amfilohije del Montenegro e del Litorale ha dovuto invitare apertamente i cittadini del paese a non votare per le forze politiche ostili alla Chiesa canonica. Questa è stata una misura forzata, anche se non è tipico che la Chiesa interferisca nella vita politica. Oggi in Ucraina non riteniamo possibile immischiarsi in battaglie politiche o invitare i membri della Chiesa ortodossa ucraina a votare per determinati partiti.

In conclusione, ci parli delle sue attività come capo della Rappresentanza della Chiesa ortodossa ucraina presso le organizzazioni internazionali europee.

Viviamo in un mondo in cui le organizzazioni internazionali hanno un forte impatto sulla politica interna in diversi paesi. In alcuni casi, questo impatto si verifica a seguito di meccanismi legali specifici, in altri casi è un'influenza più morbida, informativa e ideologica. L'esperienza degli ultimi anni suggerisce quanto segue: Quando i rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina parlano alle piattaforme internazionali per i diritti umani, come l'ONU e l'OSCE, dove presentiamo fatti documentati che citano violazioni dei diritti dei fedeli nel nostro paese, viene creato un ambiente informativo, sullo sfondo del quale non è così facile per le nostre istituzioni ignorare le dichiarazioni e le denunce portate all'attenzione del pubblico straniero. Le autorità sono semplicemente obbligate a reagire in qualche modo.

la sessione della XXV Assemblea interparlamentare giubilare dell'Ortodossia. Atene. 25 giugno 2018

Ed è molto importante non arrendersi. Una goccia può consumare la pietra. Per esempio, i rappresentanti dell'OSCE vengono sulle scene dei conflitti interreligiosi e possono monitorare direttamente le situazioni. Sui siti dell'ONU e dell'OSCE si trovano informazioni sistematizzate sulle violazioni dei diritti dei fedeli e delle comunità religiose della Chiesa ortodossa ucraina.

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