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  Cibori e tabernacoli: una breve storia

di Aidan Hart

Orthodox Arts Journal

8 aprile 2015

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(Questo articolo è la continuazione del mio ultimo post, Sante mense con reliquiari: una breve storia).

Il ciborio

Un ciborio è una forma di tettoia sorretta da colonne che sta sopra alla santa mensa (25). A volte viene chiamato anche baldacchino, ma a rigor di termini quest'ultimo termine dovrebbe essere limitato alle tettoie di stoffa. I cibori sono divenute comuni, almeno nelle grandi chiese, dal quarto secolo in poi. Tradizionalmente avevano tende che potevano essere tirate su tutti e quattro i lati (26). I cibori servivano a richiamare l'attenzione all'altare e a donargli imponenza, così come ad aiutare a proteggere i santi doni dalla caduta di detriti e polvere.

25. Ciborio, Panagia Ekatontapyliani, Paros, Grecia.

26. Vangelo di Jaroslavl, 1220 d.C., con la raffigurazione di un ciborio con tende.

Antecedenti e simbolismo del ciborio

In molte culture si utilizzano tettoie per coprire i governanti, per motivi sia simbolici sia pratici. Le tettoie che ricoprivano imperatori romani si chiamati aediculae, e continuarono a essere usate nell'epoca bizantina. Una versione in pietra piuttosto grande, chiamata tetraphylon, era utilizzata, in particolare nelle province orientali, sopra l'intersezione di due strade. Versioni più piccole a volte erano erette per commemorare la tomba di un notabile (27). Un primo esempio di un tetraphylon cristiano è quello sulla tomba di san Giovanni Evangelista a Efeso, che Richard Krautheimer fa risalire forse già al 300 d. C. [5]

27. Tombe romane a edicola, Rupphegy, Budapest, I o II secolo. Una probabile ispirazione per i cibori cristiani.

L'arco dietro a Teodosio I raffigurato nel Missorium di Teodosio – un piatto d'argento fatto nel 388 – è visto come la rappresentazione di una aedicula (28). Il termine aedicula sembra essersi radicato quando ci si riferisce al ciborio sopra il Santo Sepolcro, ma per il resto il termine ciborio è quello utilizzato più comunemente per una copertura sopra all'altare.

28. Il Missorium di Teodosio, 388, mostra un ciborio imperiale.

Il patriarca Germano di Costantinopoli (c. 634-73), nella sua opera Sulla Divina Liturgia, scrive che il ciborio simboleggia il luogo della crocifissione, sepoltura e risurrezione del Signore, e anche l'arca dell'alleanza, la dimora del Signore.

I primi esempi e le loro varie forme

A giudicare dai manoscritti, dalle icone e dai pochi esempi antichi esistenti, le più comuni forme dei cibori erano a cupola (29), piramidale (30) e ottagonale (31a).

29. Un affresco che mostra un ciborio a cupola. Gracanica, Serbia, 1321-1322.

30. Un ciborio romanico con tetto piramidale. Legno dipinto, Barcellona, ​​c. 1175.

31. Un ciborio ottagonale mostrato in un mosaico. Rotonda, Thessaloniki, probabilmente del tardo IV secolo.

I cibori erano inizialmente eretti sulle tombe dei martiri, e a quel punto è stato naturale averli al di sopra degli altari che, come abbiamo visto in precedenza, erano spesso costruiti sulle tombe dei martiri o ne contenevano le reliquie.

Un esempio insolito e un tempo famoso di tomba a ciborio è la tomba che una volta esisteva nella basilica di san Demetrio, a Thessaloniki. Questo ciborio esagonale era originariamente in marmo. È raffigurato alle spalle di san Demetrio nell'ancora esistente mosaico del quinto secolo che si può vedere nel lato sud-ovest della chiesa (31b), e così di fatto il ciborio precede il mosaico. Si trovava leggermente a nord-ovest nella navata della chiesa. Probabilmente al tempo di Giustiniano è stato sostituito da una struttura placcata in argento con un tetto piramidale esagonale, con porte, e un divano all'interno. Per molto tempo è stato al centro di pellegrinaggi alla basilica, poiché la gerarchia di Tessalonica sosteneva di ignorare il luogo delle reliquie del santo, al fine di evitare che gli imperatori bizantini le portassero a Costantinopoli. [6] Nell'assenza virtuale delle reliquie il ciborio è diventato una casa simbolica del santo, un centro di culto.

31b. Mosaico di San Demetrio del V secolo, con un ciborio esagonale alle spalle, una sostituzione simbolica della sua stessa confessio, la cui ubicazione era tenuta segreta.

La pratica di collocare cibori sugli altari inizia nel IV secolo. Il primo esempio citato nei testi è un ciborio d'argento (probabilmente in legno ricoperto d'argento) a San Giovanni in Laterano a Roma, donato dall'imperatore Costantino. Questi ne donò anche un altro sopra la tomba di San Pietro, attorno al 324. [7] Il ciborio del Santo Sepolcro di Gerusalemme è simile per antichità: fu anch'esso donato da Costantino. La forma di questo ciborio a Gerusalemme può essere ricostruita da tre fonti: le ampolle del V secolo che ora si trovano a Bobbio e Monza (le ampolle sono piccoli contenitori per acqua santa o olio) (32); un modello in pietra del V secolo ora a Narbonne, Francia; descrizioni scritte, come quella della pellegrina Egeria 381-384 AD (33). [8]

32. Ampolla del VI secolo che mostra il ciborio costruito dall'imperatore Costantino al Santo Sepolcro, Gerusalemme, all'inizio del IV secolo. Museo dell'abbazia di Bobbio.

33. Ricostruzione della tomba di Cristo con il ciborio di Costantino, da Egeria's Travels, di John Wilkinson , p. 174.

Probabilmente il più antico ciborio completamente intatto è quello che trova a sinistra del santuario a Sant'Apollinare in Classe, a Ravenna (34, 35). Risale circa all'anno 806-810. Il Royal Ontario Museum possiede un alto ciborio bizantino, ma senza le colonne originali, datate attorno al 550. (36).

34. Il più antico ciborio completo, 806-810, Sant'Apollinare in Classe, Ravenna.

35. Dettaglio del più antico ciborio completo, 806-810, Sant'Apollinare in Classe, Ravenna.

36. Ciborio bizantino, senza colonne originali, 550 d.C. Ricavato da un unico blocco di pietra calcarea. Royal Ontario Museum.

Agia Sophia sfoggiava un ciborio placcato d'argento con aggiunte in oro, commissionate da Giustiniano attorno al 537. Paulus Silentarius (d. 575-580 d. C.), il poeta e ufficiale di palazzo di Giustiniano, descrive il tetto a otto pannelli, dal che deduco che avesse o una sommità piramidale a otto facce o forse emisferica con otto pannelli sagomati.

La maggior parte dei cibori medievali esistenti proviene dalle basiliche o da altre grandi chiese. Non è noto se le chiese minori li avessero o no. Forse quello illustrato sotto (37) apparteneva a una piccola chiesa. Datato all'VIII o al IX secolo, è insolito per le sue piccole dimensioni, il che suggerisce che fosse collocato non a terra ma direttamente sull'altare. Il catalogo del museo offre la regione di Roma come sua provenienza, ma a mio avviso lo stile della sua scultura è più spagnolo che italiano.

37. Un piccolo ciborio, probabilmente collocato direttamente sull'altare. Dalla regione di Roma (o forse dalla Spagna). VIII o IX secolo. Museo Archeologico Nazionale di Spagna.

Sappiamo che i cibori di solito avevano veli su tutti e quattro i lati. Per esempio, si legge che papa Giovanni VI (701-705) donò una serie di veli (tetravela, un termine greco che significa quattro veli) a San Paolo fuori le Mura. Non si sa con certezza a quali punti nella liturgia si tirassero questi veli. San Giovanni Crisostomo nella sua terza Omelia su Efesini parla di tende tirate al momento della consacrazione eucaristica. I mosaici tra le finestre absidali a Sant'Apollinare in Classe mostrano vescovi dentro quello che sembra essere un ciborio a cupola, con le tende tirate e una corona appesa sopra (38), e le miniature a volte mostrano cibori con tende (vedi l'immagine 26 come esempio).

38. Mosaico in Sant 'Apollinare in Classe (533-549), Ravenna, che mostra un ciborio con tende.

Pochi cibori medievali sono rimasti intatti nel mondo ortodosso orientale. Un esempio si trova nella antica chiesa di Ekatontapyliani a Paro, in Grecia (39). È sostenuto da quattro colonne e capitelli corinzi risalenti all'epoca classica. Il ciborio è stato descritto di prima mano da Simone il Metafraste all'inizio del X secolo, quando aveva visitato Paro accompagnando l'ammiraglio Imerio nella sua campagna contro i saraceni di Creta. "Non appena abbiamo visto il baldacchino sopra la santa mensa siamo rimasti sorpresi dalla sua bellezza perché non sembra essere scolpito nel marmo né sembra cesellato da strumenti di ferro o da mani umane, ma sembrava modellato, come il latte cagliato".

39. Ciborio bizantino nella chiesa della Panagia Ekatontapyliani, Paro, Grecia.

Scomparsa

Dal X secolo circa, fatta eccezione per l'Italia e l'Oriente, i cibori furono impiegati raramente. La diminuzione della popolarità dei cibori nelle chiese bizantine potrebbe essere legata allo sviluppo delle iconostasi. Prima di questo periodo le partizioni del coro avevano la forma di muretti (40), e più tardi, di colonne con architravi (41, 42). Questi schermi o templa non avevano icone. Ma intorno al X secolo si comincia a vedere le icone poste in cima all'architrave (43), e in seguito, tra le colonne (44). Le iconostasi, in particolare quelle più alte viste in Russia dall'inizio del XV secolo, e le tende e le porte sante messe attraverso l'apertura centrale, resero effettivamente ridondante il ciborio. Possiamo supporre che in Europa occidentale lo sviluppo delle partizioni di tipo jubé e  rood screen ha avuto lo stesso effetto di far scomparire i cibori.

40. Schermo basso da coro a Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, VI secolo, del tipo consueto in entrambe le chiese orientali e occidentali prima dell'avvento del rood screen o dell' iconostasi.

41. Schermo per coro a colonne con ciborio, Sant'Eufemia, Costantinopoli, VII secolo.

42. Templon bizantino, senza icone, circa sec. X

43. Un templon del X secolo circa, con icone (tardo medievali) sull'architrave, Torcello, Venezia.

44. Un templon bizantino con le icone inserite.

Potenziale odierno per la rinascita del ciborio

In molte parti del mondo ortodosso c'è una tendenza verso templa più semplici e trasparenti, con un minor numero di icone. Questa tendenza corre parallela allo spostamento dell'enfasi dalle icone su tavola alle pitture murali. È soprattutto in queste situazioni che un ciborio può essere preso in considerazione: evita che la zona del santuario diventi troppo semplice e aggiunge enfasi visiva alla santa mensa.

Si deve prestare attenzione a non fare cibori tanto alti o massicci da oscurare qualsiasi iconografia nell'abside. Si veda l'esempio nell'immagine 45, dove il ciborio sovra-dimensionato aggiunto nel 1294 ostacola la vista dell'abside affrescata. C'è stato anche poco tentativo di armonizzare il suo stile con quello dell'architettura e degli arredi esistenti.

45. Santa Maria in Cosmedin, Roma, c. 782, con ciborio sovra-dimensionato aggiunto nel 1294.

Anche se forse ancora di dimensioni un po' troppo grandi, un ciborio di maggior successo è quello aggiunto nel 1227 alla notevole basilica eufrasiana a Porec, Croazia (46). Quest'abside della cattedrale ha splendidi mosaici bizantini del VI secolo in condizioni quasi incontaminate. Nel 1227 il vescovo Otto fece sostituire il ciborio originale del VI secolo con quello attuale. Le colonne originali sono state riutilizzate, ma la struttura del tetto è stata rifatta di nuovo, probabilmente un po' più massiccia di quella originale, simile a quella costruita nello stesso secolo a Veliko Tarnovo, in Bulgaria (47). In una certa misura questo aumento di massa è mitigato dall'uso di mosaici sul ciborio stesso (48), che lo fonde con i mosaici absidali dietro, e l'uso di un tetto piano per consentire una visione chiara dell'abside. E i mosaici absidali inferiori situati tra le finestre rimangono in gran parte visibili attraverso gli archi del ciborio.

46. ​​Un ciborio aggiunto nel 1227 alla basilica eufrasiana a Porec, Croazia, con mosaici del VI secolo.

47. Altare e coro a Veliko Tarnovo, in Bulgaria, VI secolo. Ricostruzione di N. Angelov.

48. Mosaici del ciborio del 1227, progettati per fondere il ciborio con i mosaici parietali del secolo VI.

Ogni ciborio deve essere messo in scala con le dimensioni della sua chiesa. La dovuta proporzione, la scelta di buoni materiali, e se si desidera un'ornamentazione, l'uso controllato di scultura a basso rilievo è sufficiente per la loro bellezza. Penso che gli ornamenti superflui dovrebbero essere evitati. Un esempio contemporaneo di ciborio è quello progettato dall'archimandrita Zinon (Teodor) per la cripta della cattedrale di san Teodoro a Pietroburgo (49). I cibori hanno anche il vantaggio di consentire la ripresa dei tabernacoli a colomba discussi sotto, in quanto questi sono di solito sospesi nei cibori al di sopra della santa mensa.

49. Un ciborio contemporaneo, cripta della cattedrale di san Teodoro, Pietroburgo, 2002. Progettato dall'archimandrita Zinon (Teodor).

Tabernacoli/artofori

Un tabernacolo è un ricettacolo per la conservazione della riserva eucaristica, o più precisamente, l'alloggiamento esterno entro cui i sacramenti sono conservati in una pisside più piccola di metallo prezioso. Nei tempi moderni questa pisside è spesso chiamata ciborio. Nella pratica ortodossa corrente del tabernacolo, chiamato anche artoforio, è situato sopra la mensa dell'altare in ogni momento, e spesso ha la forma di una chiesa in miniatura (50, 51).

50. Un piccolo tabernacolo di metallo (daronositsa), Kiev, Rus'.

51. Un tabernacolo, detto anche Sion, XIX secolo, dall'originale del 1486, fatto per la cattedrale della Dormizione, Cremlino. Museo storico di Stato, Mosca.

Negli ultimi anni sono stato incaricato di fare tre tabernacoli. Due sono in forma di una chiesa in miniatura, da posizionare sulla santa mensa (52, 53). Uno di questi ha la forma di una chiesa russa in quanto commissionato da un monastero russo, e il secondo è romanico, per una cappella in Gran Bretagna. Il terzo tabernacolo ha una struttura più grande (820 x 444 mm) ed è stato progettato per essere fissato alla parete dietro la santa mensa (54). Questa opera raffigura l'Annunciazione sulle porte alla maniera delle porte sante dell'iconostasi. L'associazione dell'Annunciazione con i santi doni ha lo scopo di associare la discesa dello Spirito Santo su Maria con la sua discesa sui doni e sulla congregazione all'epiclesi.

52. Artoforio fatto dall'autore per il monastero di san Silvano a Saint Mar de Locquenay, Francia. tiglio policromo e doratura.

53. Artoforio realizzato dall'autore per una cappella privata a Leeds, UK. Quercia dorata, porta di mogano.

54. Tabernacolo con Annunciazione sulle porte. Realizzato dall'autore per il priorato di Silverstream, Repubblica d'Irlanda.

Qual è la storia del tabernacolo, e quali forme ha preso negli ultimi due millenni?

Nei primi tre secoli dopo Cristo non era sicuro tenere la riserva eucaristica nelle chiese a causa delle persecuzioni. Ma era consuetudine in molti casi dare ai fedeli, dopo che avevano ricevuto la comunione alla Liturgia, del pane consacrato da portare a casa per la loro comunione durante la settimana, o al fine di riceverlo prima del momento della morte. San Basilio il Grande (c.329-379) scrive: "Anche ad Alessandria e in Egitto, la maggior parte dei laici mantiene la comunione a casa, e vi partecipa ogni volta che lo desidera". [9]

Un diacono o un'altra persona ordinata, forse anche un servitore della chiesa, portava i doni ai malati o a coloro che non potevano partecipare. Il martirio di san Tarcisio nel terzo secolo (registrato da papa Damaso, 366-384) si è verificato quando era sulla strada per portare i santi doni ai cristiani imprigionati. Sant'Ambrogio di Milano (339-397) menziona che i marinai cristiani e i passeggeri in pericolo di morte in mare "hanno con loro il sacramento divino dei fedeli." In tutti questi casi, i sacramenti erano coservati al sicuro in qualche forma di scatola, che fu la prima forma di tabernacolo o pisside.

Ma dopo che la persecuzione cessò sotto con l'Editto di Milano (313 dC), questa usanza presto si arrestò. Al suo posto si sviluppò la tradizione di conservare il sacramento in modo permanente nelle chiese, in un primo momento soprattutto per gli infermi e più tardi in modo che ai fedeli potesse essere data la comunione alla Liturgia dei Presantificati durante i giorni feriali della Quaresima, quando non si celebrava la Santa Liturgia.

I mezzi utilizzati per conservare il sacramento variarono con il tempo e luogo. Le opzioni principali erano: in una camera nella sacrestia, chiamata in Occidente secretarium; in una nicchia nel muro, che è stata la comune pratica cattolico-romana fino alle riforme tridentine (1545-1563); in un locale separato dalla navata o dal santuario, variamente chiamato diaconium, sacrarium, pastophorium e vestiarium; nell'altare, nei reliquiari a predella descritti in precedenza. Quest'ultimo metodo è menzionato nella "Admonitio synodalis" del IX secolo da Regino di Prum (+ 915). Ovunque sono stati mantenuti i doni, ci si aspettava che il loro contenitore o pisside fosse di argento o d'oro. Questo non era solo per onorare i doni, ma aveva la ragione pratica di evitare qualsiasi contaminazione dovuta alla corrosione o ai tarli del legno.

Dal tempo dell'imperatore Costantino una forma comune di tabernacolo, sia in Oriente e Occidente, è quella di colomba, che era appesa sopra l'altare dal baldacchino del ciborio (55). Era abbastanza in alto da non essere facilmente rubata, e poteva essere abbassata con un sistema di pulegge. In alcuni casi, questa corda era attaccata alle campane della chiesa in modo da dare l'allarme se qualcuno avesse cercato di rubare la colomba. Era idealmente d'argento o d'oro, anche se in età romanica vediamo versioni in ottone smaltato, dal momento che la riserva era contenuta in una pisside d'argento o d'oro conservata all'interno della colomba (56,57, 58,). Per un esempio contemporaneo si veda l'illustrazione 59.

55. Tabernacolo a colomba, argento, fine VI / inizio VII secolo, Siria. Metropolitan Museum di New York.

56. Tabernacolo francese a colomba, Limoges, 1215-1235. Metropolitan Museum di New York. Di rame dorato e smalto champlevé.

57. Tabernacolo a colomba.

58. Tabernacolo a colomba francese, inizi del XIII secolo. Museo Walters, New York.

59. Tabernacolo contemporaneo a colomba. Cappella del centro pastorale di Boston. Fatto in Spagna.

La forma di colomba del tabernacolo forse derivava dalla pratica iniziale di conservare il crisma consacrato in una colomba sospesa sopra il fonte battesimale. Una delle accuse mosse contro il patriarca monofisita Severo di Antiochia da parte del clero di Antiochia al Concilio di Costantinopoli nel 536 era che aveva rimosso e preso per uso proprio le colombe d'oro e d'argento sospese sopra gli altari e i fonti battesimali. L'associazione della colomba con l'Eucaristia è anche naturale a causa dell'epiclesi, quando si chiede che scenda lo Spirito Santo "su di noi e su questi doni".

A Roma e in altre parti d'Occidente era consuetudine di contenere la colomba all'interno di un recipiente a forma di torre (turres). Nel Liber Pontificalis troviamo dal IV secolo in poi che le menzioni dei doni di colombe non sono mai senza un dono parallelo di una torre. Sappiamo che l'imperatore Costantino ha dato una torre e una colomba d'oro alla basilica di San Pietro a Roma, e alcuni papi poi hanno fatto lo stesso. È argomento di dibattito il luogo in cui erano custodite queste torri. Alcuni studiosi dicono che erano tenute in sacrestia, altri sostengono che erano state collocate sull'altare fin dai primi tempi. Quest'ultima teoria è discutibile alla luce dei primi divieti di avere oggetti sulla mensa a parte i sacri vasi e i Vangeli.

La pratica della colomba e della torre continuò in Occidente fino intorno al XVI secolo, quando divenne usanza avere un tabernacolo sull'altare (l'attuale pratica ortodossa). In Gran Bretagna l'adozione di tali tabernacoli fissi e bloccabili sembra essere stata introdotta a causa dei crescenti racconti di profanazione e furto delle colombe d'oro e d'argento, come nel caso del figlio maggiore di re Enrico II d'Inghilterra, il principe Enrico.

Non fu fino alla Controriforma (c. 1545-1648) e in particolare alle riforme del Concilio di Trento che il sacramento riservato divenne un centro di devozione tra i cristiani occidentali, una reazione al rifiuto protestante della presenza reale. Fino ad allora il sacramento era stato riservato esclusivamente per dare la comunione ai malati o quando non c'era Liturgia, e non come centro di devozione.

Alcune riflessioni sui tabernacoli ortodossi contemporanei

Sarebbe bene esplorare i meriti di far rivivere la tradizione della colomba. Ha il vantaggio di lasciare la mensa più libera, il che a sua volta restituisce l'enfasi al ruolo primario della santa mensa come altare per il sacrificio eucaristico. L'alta visibilità della colomba servirebbe anche a sottolineare il ruolo dello Spirito Santo nella Liturgia.

Una rinascita degli artofori a colomba dovrebbe andare di pari passo con la rinascita del ciborio da cui di solito sono appesi. Un sistema di pulegge potrebbe essere usato per abbassare la colomba, e doni stessi possono essere contenuti in una pisside all'interno della colomba per permetterne una facile rimozione.

Note

[5] Early Christian and Byzantine Architecture, Richard Krautheimer, revised with Slobodan Curcic, (New Haven & London, Yale University Press, 1986), p. 36.

[6] Per dettagli si veda “Pilgrimage to Thessalonike: The Tomb of St. Demetrios”, di Charalambos Bakirtzis , in Dumbarton Oaks Papers, No. 56 , Editor: Alice-Mary Talbot , Dumbarton Oaks, Washington, D.C., 2002.

[7] Early Christian and Byzantine Architecture, Richard Krautheimer, revised with Slobodan Curcic, (New Haven & London, Yale University Press, 1986), p. 36.

[8] Egeria's Travels, John Wilkinson (SPCK, 1971), page 174

[9] San Basilio, Lettera 93, trad. W.H. Freestone, in The Sacrament Reserved (Alcuin Club Collections, Vol. XXI; London: A. R. Mowbray and Co, 1917), p. 41.

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