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  Sante mense con reliquiari: una breve storia

di Aidan Hart

Orthodox Arts Journal

3 aprile 2015

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In questa panoramica e in quella che seguirà ho combinato la storia degli altari (chiamati anche sante mense), dei cibori e dei tabernacoli, perché i loro rispettivi sviluppi sono in qualche modo correlati. In questa prima sezione mi occuperò delle sante mense e mi concentrerò su cibori e tabernacoli nella seconda parte. Il mio interesse per questi oggetti è cresciuto nel corso degli anni in cui ho lavorato su vari arredi liturgici: iconostasi, altari, reliquiari, tabernacoli, nonché icone e pitture murali. Nella preparazione dei disegni mi ha colpito il fatto che così spesso accettiamo l'attuale arte liturgica ortodossa come se fosse sempre stata così, e dimentichiamo che nel corso di due millenni vi è stata una notevole varietà. Durante la progettazione di nuove chiese ola  ristrutturazione di quelle esistenti, dobbiamo essere consapevoli di tutte le opzioni che la tradizione ci offre negli ultimi duemila anni.

Naturalmente ci sono stati altari fin dai primi tempi della Chiesa, ma qui voglio concentrarmi sugli altari con un reliquiario visibile dalla parte anteriore, come vediamo negli esempi dal quinto all'ottavo secolo che si trovano a Ravenna. In Occidente questa zona davanti all'altare è talvolta chiamata la predella.

Un ciborio è una forma di tettoia sulla santa mensa, molto comune dal quarto all'undicesimo secolo, sia in Oriente che in Occidente, fin dai primi tempi considerato virtualmente come una parte dell'altare.

Un tabernacolo è un contenitore per la riserva eucaristica, che per parecchio tempo, come vedremo di seguito, ha avuto la forma di una colomba sospesa dal ciborio.

La mia speranza è che questo articolo incoraggi le comunità ortodosse a utilizzare alcuni di questi antichi prototipi come ispirazione quando arrederanno le loro chiese. A causa del ruolo storico di Ravenna come punto di incontro dell'Occidente e dell'Oriente prima dello scisma, gli altari di Ravenna, così come i suoi famosi mosaici, sono in grado di offrire una fonte di ispirazione particolarmente ricca per le chiese ortodosse contemporanee in Occidente.

L'occasione per questo articolo è stata una commissione per un altare che ho ricevuto dalla cappellania cattolica romana all'Università di Cambridge (1, 2, 2a). Anche se il lavoro è basato su sante mense vecchie di 1500 anni presenti a Ravenna, la congregazione dice che il nuovo altare si armonizza perfettamente con gli interni moderni e minimalisti della cappella.

1. Pietra d'altare per la cappellania cattolica dell'Università di Cambridge. Calcare, ottone, bronzo. Progettazione e reliquario dell'autore, intaglio della pietra di Martin Earle.

2a

2

Sante mense con reliquiari a predella

Il mio interesse per gli altari con reliquiari è nato dalla consapevolezza che la forma enigmatica dipinto sulla parte anteriore del tavolo nell'icona della "Trinità" di Andrej Rublev (3) è in realtà una cavità per reliquiario. Si tratta di una versione semplificata dei reliquiari a predella. Ne sopravvivono molti esempi, in particolare Ravenna e dintorni (4, 5). Questi di solito avevano porte metalliche o griglie di ferro battuto, anche se nella maggior parte degli esempi superstiti rimane solo la cavità, mentre le porte in ottone sono state da tempo saccheggiate. Come ha fatto a svilupparsi questa forma di santa mensa con reliquario?

3. 'L'ospitalità di Abramo', di sant'Andrej Rublev, mostra una nicchia per reliquiario sul fronte dell'altare.

4. Un altare con reliquiario, Sant'Apollinare in Classe, Ravenna. Marmo, VI-VII sec.

5. Un altare con reliquiario, Battistero degli ortodossi, Ravenna. Marmo greco, seconda metà del VI secolo.

Dagli altari in legno a quelli in pietra

I primissimi altari cristiani erano tavoli in legno, come quelli utilizzati nei pasti ordinari. Poevano essere semi-circolari, quadrati o rettangolari. Le prime rappresentazioni dello "spezzare il pane", la fractio panis, possono essere viste a Roma nella cappella greca della catacomba di santa Priscilla, dei primi anni del secondo secolo (6). Le persone sono sedute attorno a un tavolo da pranzo ricurvo e drappeggiato. Un altro secondo affresco di un pasto, che si trova nella catacomba di Callisto, è anche inteso come una raffigurazione dell'Eucaristia. Questo mostra una tavola di legno a tre gambe (7). Ci sono anche numerosi riferimenti letterari agli antichi altari lignei, come quando sant'Atanasio (c. 296-373) scrive di un altare ligneo bruciato dal conte Eraclio. [1] Un altare ligneo, che si dice sia stato in uso continuo fin dal IV secolo, è racchiuso all'interno dell'altare maggiore in pietra di San Giovanni in Laterano, a Roma. Un altro di antichità simile si trova all'interno dell'altare a Santa Pudenziana, a Roma.

6. Affresco di un'eucaristia nella cappella greca, catacomba di santa Priscilla, Roma, II sec.

7. Affresco di un'eucaristia, che mostra una tavola a tre gambe come altare. Catacombe di Callisto. II secolo.

Entro il quarto secolo gli altari di pietra sostituiscono sempre di più quelli di legno. Nel suo De Christi Baptismate san Gregorio di Nissa (c. 335 – c. 395) parla della pietra di cui è fatto l'altare che è santificata dalla consacrazione. E san Giovanni Crisostomo (c. 349-407) dice che la pietra, piuttosto che il legno, è il materiale più adatto per gli altari (Omelia su 2 Corinzi, XX). Il più antico concilio che stipula che la pietra è preferibile al legno è il Sinodo francese di Epao nel 517, anche se il concilio fu locale e non universale e questo canone non è stato considerato vincolante per tutti. Il legno ha continuato a essere fino a oggi un materiale accettabile per gli altari, sia in Occidente sia in Oriente.

I piani dei primitivi altari in pietra, chiamati mense, potevano essere rettangolari, quadrati o semi-circolari (8), ed erano spesso scolpiti con un labbro intorno al bordo. Ci sono due antiche mense bizantine, di forma semi-circolare, ora incastonate come decorazioni all'esterno di San Marco a Venezia. Una è di marmo verde della Tessaglia ed è sulla parete del transetto nord occidentale (9), e l'altra è di marmo venato rosso e si trova sulla facciata sud.

8. Altare semicircolare, mosaico in Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, inizio del secolo VI.

9. Mensa bizantina semi-circolare, ora a San Marco, Venezia, dal V al VII secolo.

Le mense di pietra erano inizialmente sostenute da colonne, una (10), quattro (11) o cinque (12) di numero. A volte altari a piedistallo singolo usavano una sezione di una colonna presa da un tempio pagano. Questo è il caso nella cappella Portaitissa al monastero Iviron, al Monte Athos.

10. Altare a colonna unica, Auriol, Francia, V secolo.

11. Mosaico nel Battistero degli ortodossi, Ravenna, fine V secolo, che mostra un altare a quattro colonne.

12. Altare a cinque colonne, Torcello, Venezia, VI / VII secolo.

La tendenza a utilizzare la pietra anziché in legno è dovuta in parte alla preferenza per un materiale più resistente, ma era sempre più giustificata dal fatto che i cristiani cominciavano a vedere l'altare anche come raffigurazione simbolica di una tomba. L'incorporazione di un reliquiario nell'altare ne è una naturale conseguenza. Così, invece di vedere la sommità sostenuta principalmente da gambe o colonne, la troviamo sempre più spesso in cima ad un reliquiario a forma di parallelepipedo. A volte ci sono ancora colonne negli angoli (13), a volte no (14). In quest'ultimo caso le colonne sono spesso integrate nella predella in forma di rilievi decorativi (15).

13. Altare reliquiario con quattro colonne, Sant'Apollinare in Classe, Ravenna, VI secolo.

14. Altare reliquiario senza colonne, Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, inizio del secolo VI.

15. Fronte d'altare, senza colonne, ma con colonne scolpite a rilievo. San Carlino, Ravenna, 500-550, marmo proconnesio, ora al Cleveland Museum of Art.

Reliquie e altari

Oggi, una parte integrante della consacrazione di un altare nella tradizione della Chiesa ortodossa vuole che il vescovo fissi delle reliquie nella parte superiore dell'altare. E il panno dell'antimensio (16), che un sacerdote deve usare a ogni Santa Liturgia, ha anch'esso una reliquia inserita. Com'è allora che reliquie hanno iniziato a essere così strettamente associate agli altari?

16. Antimensio.

I primi cristiani si riunivano nelle sinagoghe, ma ben presto dovettero ricorrere a radunarsi in case private. A poco a poco furono costruite chiese edificate appositamente, anche prima della legalizzazione del cristianesimo nel 312. Fin dall'inizio era pratica comune costruire queste chiese, ove possibile, sia sul sito di chiese domestiche preesistenti (San Clemente a Roma è un famoso esempio) o il luogo di sepoltura di un martire, chiamato confessio. Il canone 83 del Concilio di Cartagine dell'anno 419 testimonia di questi altari quando sancisce: "Gli altari che sono stati eretti qua e là nei campi e lungo le strade come memorie di martiri, ma in cui non si può dimostrare che siano stati sepolti corpi o reliquie dei martiri, dovrebbero essere smantellati dai vescovi che presiedono tali luoghi, se la cosa è possibile".

All'incirca dal IV secolo era consuetudine a Roma e nei luoghi che seguivano l'usanza romana di elevare il pavimento del santuario sulla tomba del martire e costruire l'altare direttamente sopra la confessio. Un reticolo verticale (fenestella confessionis) era spesso messo davanti alla tomba, di fronte alla navata centrale, in modo che i fedeli potessero vedere il sarcofago del santo e al tempo stesso fare il collegamento tra il sacrificio di Cristo e il sacrificio dei martiri. Attraverso una ricostruzione degli inizi del XIII secolo, un esempio ancora esistente di questo può essere trovato a San Giorgio al Velabro a Roma, probabilmente costruito dal papa greco Leone II (782-783). (17). Il ciborio sopra all'altare risale al XII o al XIII secolo. Un'altra versione, con un livello del pavimento dell'altare molto più alto (probabilmente portato a questa altezza nel X secolo) si trova a San Pietro in Trento, vicino a Ravenna (18).

17. San Giorgio al Velabro, vicino a Roma, con un piano rialzato sopra la confessio e con una fenestella a reticolo. Ricostruzione del XIII secolo.

18. San Pietro in Trento, vicino a Ravenna, con un santuario a piano rialzato con fenestella (indicato da una freccia), X secolo. L'altare è del VI secolo.

La stessa basilica di san Pietro ha un'altra versione di questo sistema di un altare rialzato rispetto alla confessio (19). Poiché l'altare è a una certa distanza sopra le tombe originali dei santi Pietro e Paolo era stata edificata una lunga conduttura dall'altare alle tombe. Al di sopra della conduttura erano state collocate delle griglie (cataractae), in modo tale che un panno (chiamato brandeum) vi potesse essere appoggiato per un po', e successivamente venerato come reliquia secondaria.

19. San Pietro, Roma, prima del 590, con la tomba e le reliquie dei santi nella cripta sotto l'altare.

Fu sviluppata un'altra versione di questo sistema, che è il precursore diretto degli altari con reliquiari a predella. In questi casi la tomba vera e propria diventa il supporto per la parte superiore dell'altare, e una fenestella è aperta davanti all'altare. Un esempio del V secolo di questo sistema è stato trovato tra le rovine della basilica di sant'Alessandro sulla via Nomentana, a sette miglia fuori Roma (20). La mensa è di porfido e il resto è di marmo. Si ritiene che il foro quadrato al centro fungesse da fenestella.

20. Altare di sant'Alessandro, Roma, V secolo, con un'apertura a fenestella per i panni da posare sulle reliquie del martire.

Questa usanza di costruire altari e celebrare la Liturgia sopra il luogo di sepoltura dei martiri fu probabilmente ispirata dalla convinzione che il martirio è una condivisione delle sofferenze di Cristo. Come scrisse san Paolo: "Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24).

In un primo momento una chiesa era costruita dove giacevano le reliquie di un martire. C'era un forte sentimento contrario a spostare i corpi dei martiri dal loro luogo di riposo, come si può vedere in una lettera di Gregorio Magno all'imperatrice Costanza. Ma, a partire dal quarto secolo, i cristiani cominciarono a spostare le reliquie nei luoghi in cui si costruiva una chiesa. La pratica sembra essersi diffusa in Oriente in gran parte con lo sviluppo di Costantinopoli come nuova capitale cristiana dell'Impero Romano. L'imperatore Costantino aveva bisogno di reliquie per la sua nuova capitale. Costantinopoli doveva almeno corrispondere alla vecchia capitale di Roma nella sua ricchezza di chiese e reliquie, ma, a differenza di Roma, non aveva martiri locali. L'unica soluzione era quella di spostarvi le reliquie dei martiri.

La pratica del trasferimento (translatio) delle reliquie fu molto più lenta a svilupparsi in Occidente, in gran parte, forse, perché Roma era ampiamente fornita di martiri, e quindi non aveva bisogno di effettuare alcun trasferimento. A Roma iniziarono a trasferire reliquie solo nel V secolo, cosa in gran parte motivate dalla necessità di proteggere le reliquie dalle tribù di invasori barbari.

Agli inizi si trasferivano corpi interi a un altare. Un antico resoconto di un simile trasferimento è quello di san Babila a Daphne, un sobborgo di Antiochia, nel 354. La più antica menzione di una suddivisione delle reliquie viene da Teodoreto, che scrive nel V secolo, e che, difendendo la pratica, afferma che "la grazia rimane in ogni parte". Al tempo del Concilio di Nicea (787) la suddivisione delle reliquie era diventata pratica comune, e questo Concilio stabilisce che ogni altare deve contenere una reliquia.

L'altare come immagine di Cristo

Per i primi cristiani l'altare è di per sé un'immagine di Cristo. Scrivendo nel 110, sant' Ignazio di Antiochia si riferisce a Cristo come altare celeste: "Tutti sono diretti al singolo Gesù Cristo che procede dal Padre, che è uno con lui... A lui tutti devono andare come singolo tempio e altare".

L'apostolo Giovanni, scrivendo intorno al 90 d.C. e probabilmente riferendosi alla corrente pratica liturgica, afferma nella sua visione che "aveva visto sotto l'altare le anime di coloro che erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che gli avevano resa" (Ap 6:9). La presenza delle reliquie reali dei santi all'interno dell'altare può essere vista come una estensione di questa visione, perché i martiri sono una forma di continuità sacramentale del corpo crocifisso e risorto di Cristo, con la sola differenza che i corpi dei martiri attendono la risurrezione dell'ultimo giorno. Il collegamento delle reliquie del martire con l'altare è dunque una forma di realizzazione della vita escatologica della Chiesa. Le reliquie collegano la Chiesa sofferente del tempo presente con la Chiesa che risorgerà nella seconda venuta di Cristo.

Questo spiega perché molti dei primi altari cristiani portano cinque croci. Queste croci scolpite sulla mensa dell'altare rappresentano le cinque piaghe di Cristo, e la sua unzione con il sacro crisma alla consacrazione rappresenta l'unzione di Cristo come sommo sacerdote all'Incarnazione. Queste pratiche sono giunte fino a noi almeno dai tempi di san Gregorio Magno. Vediamo per esempio cinque croci scolpite nell'altare ligneo portatile collocato all'interno della tomba di san Cuthbert a Lindisfarne nel 687 d. C. (21).

21. Altare ligneo portatile di san Cuthbert, Northumbria, prima dell'anno 687. Ricostruzione.

L'associazione dell'altare con Cristo spiega perché la Chiesa primitiva, in Oriente e in Occidente, era abbastanza severa nella regola di non tenere nulla sulla mensa, tranne i Vangeli e gli arredi sacri per l'Eucaristia – e non candelieri, reliquie, tabernacoli, croci o qualsiasi altra cosa. Il desiderio di mantenere la mensa sgombra da un lato, e dall'altro che l'altare avesse reliquie, è una motivazione importante per lo sviluppo di reliquiari a predella al di sotto della mensa.

La pratica di mantenere la mensa sgombra cominciò a cambiare in Occidente intorno al IX secolo, quando leggiamo un'ammonizione  sinodale attribuita a papa Leone IV (847-855): "Non lasciate che nulla sia posto sopra l'altare, tranne le casse delle reliquie, o forse il Vangelo e una pisside, con il corpo del Signore per il viatico dei malati". Questo rilassamento della pratica precedente è senza dubbio un fattore importante che porta alla scomparsa dei reliquiari a predella.

La pratica ortodossa corrente

La pratica ortodossa attuale è che una piccola reliquia sia inserita in una nicchia nella mensa con cera e resina durante il servizio di consacrazione dell'altare, e che poi sia livellata con la superficie del tavolo. Tuttavia, è la stoffa consacrata chiamata antimensio (greco per 'al posto della mensa'), che è richiesta per la celebrazione della Liturgia, piuttosto che un altare consacrato in quanto tale. La liturgia può essere celebrata ovunque purché il sacerdote abbia quest'antimensio. Esso porta l'immagine del Signore deposto nel sepolcro, la firma del vescovo e una reliquia. Originariamente, l'antimensio portava semplicemente l'immagine della croce e la firma del vescovo e la data (22).

22. Antimensio, 1148 d.C., Novgorod.

La pratica di un antimensio come panno d'altare portatile esiste almeno dall'anno 809, quando se ne parla in una lettera di Naucrazio al suo padre spirituale, san Teodoro Studita: "Se... il prete ortodosso possiede un altare consacrato in forma di una tavola di legno o di un panno..." (san Teodoro Studita, Lettere, PG 99:1056). [2] Un esempio occidentale di un altare portatile ligneo è quello posto nella tomba di san Cuthbert, già menzionato. Oltre alle cinque croci ha anche scolpite le parole IN HONOREM S PETRU, (in onore di san Pietro) [3].

La rinascita di altari con reliquiari oggi

Poiché le reliquie sia all'interno della mensa sia all'interno dell'antimensio sono ora del tutto nascoste alla vista del profano, l'associazione delle reliquie con gli altari è in pericolo di essere perduta. Questo è un potente argomento per considerare i reliquiari a predella come opzione per la creazione di nuovi altari oggi. L'altare con reliquiario, come si vede a Ravenna, e che è stato creato per la Fisher House, si trova tra questi due poli dell'antica usanza di chiese costruite sul luogo di sepoltura dei martiri e l'usanza posteriore di inserire reliquie molto piccole nella mensa. Le reliquie – o almeno la porta dietro la quale si trovano le reliquie – sono sempre visibili alla congregazione. Questo aiuta i fedeli a ricordare che la testimonianza delle morti dei martiri e la loro vita quotidiana (martire è il termine greco per il testimone) sono una partecipazione alla morte e risurrezione del Signore.

Anche se non si crea un reliquiario nella parte anteriore dell'altare, i reliquiari a predella offrono molta ispirazione per disegni da scolpire in rilievo sul lato frontale delle sante mense. Il disegno che segue è stato scolpito da me per la mia chiesa parrocchiale a Shrewsbury, nel Regno Unito. (23). Sono sopravvissute sono numerose predelle che sono disponibili per idee progettuali, anche se sono ora separate dai loro altari (24).

23. Altare contemporaneo, Shrewsbury, UK. Progettato e scolpito dall'autore, sulla base di altari con reliquiari frontali, ma senza un reliquiario. Calcare.

24. Fronte d'altare, Porec, Croazia, VI secolo. Uno dei tanti altari a predella ancora esistente ma separato dall'altare originale.

È significativo per la nostra discussione sugli arredi per le chiese ortodosse in Occidente che la maggior parte degli altari a reliquiario esistenti si trovano a Ravenna [4]. Nel periodo di massimo splendore, le chiese di Ravenna sono state il ​​frutto di un connubio di arte liturgica bizantina e occidentale. Situata nei pressi della costa nord-orientale d'Italia, Ravenna fu la capitale dell'Impero Romano d'Occidente dal 402 fino alla sua disintegrazione nel 476. Ravenna divenne la capitale degli ostrogoti ariani fino al 540, quando fu riconquistata sotto l'imperatore bizantino Giustiniano I. Da 540 fu il centro del governatore bizantino d'Italia, l'Esarcato, fino al 751 quando cadde in mano ai franchi. La maggior parte delle sue antiche chiese è stata costruita nel regno dell'ostrogoto Teodorico tra il 493 e il 526 (Sant'Apollinare Nuovo, il Battistero degli ariani, il Battistero degli ortodossi di Neon, la Cappella arcivescovile), o sotto gli imperatori bizantini tra il 540 e il 600 (le basiliche di San Vitale e Sant'Apollinare in Classe, quando anche gli elementi ariani dei mosaici ostrogoti di Sant'Apollinare Nuovo sono stati espunti e resi ortodossi).

Note

[1] Atanasio, Ad. Mon, lvi.

[2] Per una storia dell'antimensio vedere "The Antimension in the Liturgical and Canonical Tradition of the Byzantine and Latin Churches", dell'archimandrita Gennaro Izzo, disponibile all'indirizzo https://archive.org/stream/antimensioninlit00izzo/antimensioninlit00izzo_djvu.txt

[3] Si veda "The Pectoral cross and Portable Altar from the Tomb of St Cuthbert", di Elizabeth Coatsworth in St. Cuthbert, His Cult and His Community to AD 1200, a cura di Gerald Bonner, David Rollason, Clare Stancliffe, (Boydell Press, 2002), pagina 297.

[4] Per una rassegna completa vedere Gli altari nella scultura e nei mosaici di Ravenna (V-VIII secolo), Letizia Sotira (Ante Quem, Bologna, 2013).

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